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    N°22-Facebook è nel cervello

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    By Enzo Pennetta on 25 Ottobre 2011 Senza categoria

    “Sempre più ricerche indicano come il comportamento delle persone online corrisponda a meccanismi molto più profondi di quanto si creda.”

    Questo è il titolo con cui Le Scienze da la notizia dello studio pubblicato da Proceedings of the Royal Society B.

     

    Più che da “meccanismi più profondi” il comportamento sembrerebbe dipendere da meccanismi e basta, siamo di fronte al consueto riduzionismo a cui le neuroscienze vorrebbero ricondurre ogni aspetto del comportamento umano.

    Ma siamo anche di fronte ad una delle solite ovvietà, notizie irrilevanti alle quali siamo stati purtroppo abituati dal succedersi di troppi episodi in cui quello che sembra veramente importare non è la scoperta scientifica ma la pubblicazione, il risultato che dia risonanza e, spesso, finanziamenti. Al riguardo è illuminante un passaggio dell’articolo pubblicato da Le Scienze:

    Una nuova ricerca condotta presso il Wellcome Trust Institute sembra ora confutare questa tesi (che la vita virtuale sostituisca la vita reale Ndr), dal momento che ha concluso che il numero di “amici su Facebook” di una persona è proporzionale al numero di amici che ha nella vita reale.

    La vera notizia semmai sarebbe stata il contrario, nessuno ha mai pensato che la propensione ad instaurare rapporti di “conoscenza” (la parola amicizia ha un significato molto diverso) potesse essere differente nel caso delle conoscenze fisiche rispetto a quello delle conoscenze virtuali. Se qualcuno dà facilmente confidenza dal “vivo” perché dovrebbe essere restio a darla su Facebook?

    E questa sarebbe una parte della scoperta.

    La seconda parte ci cala direttamente nel meraviglioso mondo delle neuroscienze:

    Non solo: questa tendenza a stabilire rapporti di amicizia o di conoscenza sarebbe veramente connaturata alla personalità del soggetto, al punto da trovarne traccia nel suo cervello, e sarebbe “scritta” nelle dimensioni di una particolare area cerebrale. Geraint Rees, primo autore dello studio apparso sulla rivista Proceedings of the Royal Society B, ha analizzato, insieme con i colleghi, le scansioni cerebrali di 125 studenti universitari, tutti attivi su Facebook, studiando in particolare l’amigdala, una regione strettamente connessa alla memoria e alle risposte emotive.

    Recentemente, uno studio ha trovato che il volume di materia grigia di questa regione tende a essere maggiore nelle persone con un’ampia rete di amicizie nella vita reale e quest’ultimo risultato sembra così estendere le conclusioni anche alla vita online.

    Quindi è dallo sviluppo dell’amigdala che dipende quanto siamo socievoli, e dunque l’amigdala dovrebbe essere l’organo dell’amicizia?

    Peccato però che a “rompere le uova nel paniere” ci sia già un precedente studio, pubblicato da la Repubblica nel 2010 intitolato Svelato il segreto della donna senza paura, nel quale si sostiene che l’asportazione dell’amigdala elimina la sensazione di paura:

    S. M. abita in un rustico dello Iowa, in America, ed è studiata da molti ricercatori: le manca l’amigdala. È priva cioè di quella parte del cervello da cui nascono i timori che possiedono l’uomo e tanti animali…

    È noto da tempo che in quel piccolo organo sta il segreto della condizione umana, la sentinella della nostra sopravvivenza, la condanna delle nostre notti, la molla dei nostri comportamenti. Menomazioni, patologie, difetti della amigdala cambiano radicalmente il rapporto con il mondo esterno, possono impedire di riconoscere, nelle situazioni, nei gesti, addirittura nello sguardo degli altri quei segnali sottili che fanno scattare il meccanismo del “fuggi o lotta”, presente in tutti gli animali superiori.

    Ma allora l’amigdala ci fa essere più sicuri e quindi più aperti agli altri, o viceversa è la sua asportazione che ci toglie ogni timore?

    Di sicuro queste notizie ci tolgono la fiducia nella “scienza”.

     

     


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    Enzo Pennetta

    Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

    2 commenti

    1. Riccardo on 25 Ottobre 2011 09:54

      Salve Professor Pennetta,

      A me sembra una grandissima bufala questa ricerca, poichè molti dei miei amici hanno un comportamento su Facebook diverso da quello che hanno nella vita reale!

      • Enzo Pennetta on 25 Ottobre 2011 15:13

        Caro Riccardo,

        grazie per il contributo.
        Adesso la notizia mi sembra, se possibile, ancora più bufala di quanto pensavo prima…

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