Scientocracy 2: la democrazia in pericolo?

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Due giorni dopo la pubblicazione su CS di “Scientocracy”, su La Repubblica appare un articolo del Costituzionalista Gustavo Zagrebelsky che denuncia gli stessi pericoli.

 

Una singolare sincronicità che probabilmente non è casuale.

 

“Scientocrazia” è un termine coniato per indicare un popolo i cui cittadini decidano liberamente… ma in base a quello che dicono gli scienziati (anche conosciuti come “tecnici”).

Così iniziava l’articolo intitolato Scientocracy del 19 febbraio in cui veniva affrontato il problema del governo degli scienziati o “tecnici”, due giorni dopo l’ex Presidente della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky scriveva sl quotidiano La Repubblica un articolo dai contenuti molto simili “Decidere noi della scienza“, un articolo che inizia con le seguenti parole:
1. “Decidere noi della scienza”. Questo sembra uno dei punti-chiave sul quale si chiede un approfondimento. “Noi” significa l’insieme dei cittadini che, in democrazia, hanno il diritto di deliberare sul modo d’essere della società. L’obiettivo polemico è la scienza che decide per noi, al posto nostro, privandoci del senso più profondo della democrazia. Chi deve modellare le nostre società?

Come si vede il messaggio sembra proprio essere lo stesso, ma la questione sembra essere così importante che sull’argomento si è aperto un interessante dibattito che è possibile seguire sul sito scienceanddemocracy.

Il fatto è ancor più interessante in quanto Zagrebelsky parte non solo da un approccio giuridico, mentre su CS si partiva dal versante scientifico, ma lo stesso Zagrebelsky ha condotto delle battaglie contro le “verità” della religione cattolica indicandole come pericolo per la democrazia, vedi sempre su La Repubblica, Zagrebelsky: “Se il potere nichilista si allea con la Chiesa del dogma“.

Quello che infatti intravede il Costituzionalista, è una scienza che si avvia ad imporre le sue verità come “dogmi”, annullando di fatto la libertà di scelta finendo per somigliare sempre più ad una religione. Ma quello che forse sfugge a Zagrebelsky è che nelle società del passato i dogmi religiosi non riguardavano la vita della società ma la fede, ed essa era la “fons iuris” delle società dell’epoca, proprio come gli articoli della Costituzione, norme poste a tutela del cittadino e della giustizia che Zagrebelsky certamente non vedrà negativamente.

Questa errata concezione trova conferma in un intervento che appare sul forum:

di MARCO MAMONE CAPRIA Dipartimento di Matematica e Informatica Università degli Studi di Perugia

Le opinioni di un cittadino, nelle nostre società, sono libere: se pensa che gli asini volano o che il volo delle streghe su un manico di scopa è impossibile, nessuna istituzione lo perseguiterà per questo. Com’è noto, ciò non è sempre accaduto: in tempi e luoghi non molto lontani se qualcuno era accusato di avere opinioni in contrasto con i dogmi della chiesa cattolica, o – per citare un altro esempio storicamente significativo – con i principî del materialismo dialettico, poteva essere inquisito e punito.

 

A questo intervento possiamo fare le seguenti osservazioni:

1- Nella nostra società un cittadino potrà anche credere che gli asini volano, ma non potrà mettere in dubbio la spiegazione neodarwinina dell’evoluzione:

CS-Telmo Pievani: chi muove delle obiezioni alla teoria di Darwin è un “matto” ;

CS- Avvertimenti “mafiosi” 1: il darwinismo è la nostra ideologia

 

Ma anche M.M. Capria nel seguito del suo intervento giunge alle stesse conclusioni:

Invece l’uso delle opinioni (inclusa la loro comunicazione) non è affatto libero nemmeno oggi e negli stati “occidentali”: se chi pensa che gli asini volano è un maestro di scuola e intende insegnarlo alla sua classe, glielo si impedirà e, qualora insista, sarà colpito da misure disciplinari.
Si può dire che questo stato di cose è abbastanza ragionevole: gli asini non volano, ed è quindi giusto che a chi nutre la bizzarra opinione contraria si impedisca di insegnarla ai nostri figli. Il problema è che accanto a tesi sulle quali praticamente non c’è mai stato alcun dubbio e altre su cui oggi ci sono relativamente pochi dubbi (per esempio quelle relative alla forma della Terra), ce ne sono molte altre che godono di due proprietà:
1) sono controverse;
2) il loro riconoscimento ufficiale (o quello della loro negazione) ha importanti conseguenze socio-politiche.

 

Ricordiamo allora che proprio la negazione del fatto che determinati argomenti siano controversi è stata al centro di alcuni dibattiti di questi giorni, vedi CS- Global warming: la bufala è il problema minore.

 

Riguardo invece ai paragoni con altre situazioni del passato si possono invece fare le seguenti osservazioni:

1- Come detto la Chiesa difendeva la “fons iuris” degli Stati allo stesso modo in cui oggi viene difesa la Costituzione

2- Corretto il paragone col Materialismo Dialettico descritto da Orwell in “La fattoria degli animali”.

I dogmi dello scientismo appartengono alla stessa categoria.

 

Un’ultima cosa resta da dire: perché questa strana sincronicità degli articoli?

La risposta è semplice: perché la “Scientocrazia” si sta compiendo proprio adesso davanti ai nostri occhi.

 

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

23 commenti

  1. Alessandro Giuliani on

    Interessante questione, attenzione però a non confondere i piani, Zagrebelsky è del tutto fuori dalla conoscenza scientifica e dalla sua forma mentis e fa il solito errore di confondere la scienza con la tecnica e (ancor peggio) con lo scientismo masticato dai filosofi e rivomitato sui media. Marco Mamone-Capria che tra l’altro conosco di persona e mi sta molto simpatico (anche se non concordo con molta parte della sua impostazione pur ammirando la sua volontà di operare una ‘critica razionale delle scienze’ che è quello che cerchiamo di fare noi in questo sito) è un matematico e paradossalmente anche lui non si rende conto della limitatezza intrinseca ai contenuti della scienza (mi ricordo certe sue prese di posizione contro i modelli animali in farmacologia che partivano dal fatto che molte volte il dato animale non si potesse estrapolare all’uomo senza chiedersi se ci fosse qualcosa di meglio..).
    Entrambe le posizioni sono ancora toccate, a mio vedere, della follia del mondo moderno, quello che sostituisce i pregiudizi ai dogmi e le tendenze ai fatti. Cerchiamo di capirci meglio, allora ciò che rimane e DEVE RIMANERE dogmatico nella scienza (pena la totale perdita di libertà, la quale libertà è salvaguardata dai dogmi e distrutta dai pregiudizi..) è il METODO, cioè le regole del buon costruire di un esperimento e di una argomentazione, è il contratto stipulato con l’utente, diremmo in maniera un pò prosaica..

    Era il 1911 ed il chimico-fisico neozelandese Ernest Rutherford si era fatto venire in testa un’idea di come potesse essere un modello di struttura atomica: un nucleo centrale dove erano stipati protoni e neutroni (e quindi le cariche positive e la massa neutra) con attorno degli elettroni (cariche negative) praticamente immateriali rispetto a protoni e neutroni che orbitavano in uno spazio molto grande rispetto alle dimensioni totali dell’atomo .
    Egli chiaramente non aveva alcun modo di ‘andare a vedere’ DIRETTAMENTE se le cose stessero veramente così o magari gli atomi non fossero degli oggettini molto più compatti, delle rocce piuttosto che dei sistemi planetari. Allora che ti fa Ernest ? Fa l’azione specifica che qualifica la scienza come RAGIONE IN ATTO (la definizione data da S.Tommaso all’Arte si addice perfettamente alla Scienza che non è altro se non un particolare tipo di espressione artistica), SI INVENTA UN MODELLO BASATO SU UNA METAFORA facendo lo stesso patto (con la Natura e con gli altri uomini) che ogni vero artista stipula, e cioè che esista una senso comune e che il mondo sia sostenuto da pochi ed immutabili archetipi riconoscibili anche sotto mutate spoglie. Allora, dice Ernest: se una palla piccola va a sbattere contro una palla grande (entrambi oggetti compatti) la palla piccola viene devita dall’urto, se invece di essere compatta la palla grande fosse per larga parte vuota, la palla piccola gli passerebbe attraverso. Chiaro no ? Il patto, per il suo essere fondato sul senso comune è immediatamente comprensibile e quindi stipulabile da tutti.
    Allora Ernest si procura l’analogo delle palle piccole nella forma di particelle alfa (peso atomico 4, due protoni e due neutroni) e li spara contro delle palle grandi (atomi d’oro peso atomico circa 200). Lo scenario del gioco è costituto da un cannone spara particelle alfa puntato su una sottilissima lamina d’oro con dietro un rivelatore di particelle (una lastra fotografica, niente di speciale). Se la maggior parte delle particelle sparate si ritroveranno impresse sulla lastra dietro la lamina allora il modello planetario (lo spazio atomico è gran parte vuoto) funziona, altrimenti no.
    Pronti via, il cannone spara, i colpi si ritrovano dietro la lamina, impressi sulla lastra. Colpito e Affondato, nulla da aggiungere.’

    Questo va salvaguardato a tutti i costi anche difendendo la scienza da sè stessa quando prova a farsi paladina di una ‘opposizione al senso comune’ come sua cifra principale, bene questa è una menzogna e chiunque abbia lavorato in un laboratorio lo sa. E’ la costituzione della scienza, e come la costituzione può essere modificata nella formulazione per adeguarla ai tempi ma l’ispirazione deve rimanere la stessa, così al posto della lamina potrò avere un supeconduttore, al posto della pellicola un microscopio a scansione,invece di un esperimento fisico una ricerca epidemiologica, al posto della conta delle tracce delle particelle una misura di intensità elettrica o di pressione..Il punto è che devo stipulare un contratto accordandomi sull’esistenza di una realtà fuori da me indipendente dal mio pensiero e dalle mie idee che io ovviamente indagherò attraverso IL MIO PARTICOLARE PUNTO DI VISTA ma con una scommessa equa che posso anche perdere, mi accorderò inoltre sull’esistenza di un senso comune condiviso derivante dalla vita di tutti i giorni che noi uomini condividiamo su questa terra in cui facciamo degli esperimenti archetipici: lanciamo sassi nelle pozze, tiriamo delle bocce, inciampiamo se incontriamo un ostacolo, abbiamo dei pesci che restano impigliati nelle reti se sono più grandi delle maglie, altrimenti sgusciano fuori….questo è il materiale condiviso della scienza ed è esperienza fisica, materica (Cfr. Pavel Florenskij ‘Le basi fisiche della matematica’). La scuola deve insegnare questo tipo di ragionamento (cosa che non fa e l’uso del PC ci allontana pericolosamente dalla materia come noto con terrore quando vedo la faccia stupita di mia figlia Irene quando cerco di spiegarle la matematica o la chimica parlandole di caramelle nei cassetti, collanine da comporre, viti e bulloni) per mettere le persone in grado di farsi un’idea propria del mondo e metterle al riparo dalle sole.
    Poi ci sono i contenuti delle scienze che vengono raggiunti dall’applicazione dei metodi, e contenuti ed applicazioni, a differenza dei metodi sono transienti, l’esperimento di Rutherford (per me il più bell’esperimento mai eseguito su questa terra) ha generato un modello di atomo che ha permesso di fare grandi avanzamenti scientifici e tecnologici ma poi è stato superato NEI CONTENUTI ad esempio dalla meccanica quantistica dei campi. Ma questo NON TOGLIE NULLA alla ‘verità’ dell’impianto metodologico di Rutherford.
    Allora, tiriamo le fila, solo il rendersi conto (ed il maneggiare almeno da osservatori se non da artisti)delle basi estetiche dell’arte della scienza ci permette di giudicarne i contenuti e di valutare la congruità di quello che ci racconatano gli scienziati e decidere in piena libertà se fidarsi o meno.
    Altro non c’è, ma bisogna essere chiari di che cosa parliamo quando parliamo di scienza.

    • Alessandro,
      tanto per cominciare grazie per il tuo ampio intervento che permette di inquadrare dove si nascondano gli equivoci sui quali viene resa possibile la costruzione di quell’edificio che sono le tecnoscenze. Si assiste così ad travisamento vero e proprio della scienza, su cui è poi possibile imbastire una divulgazione orientata alla costruzione del consenso.

      Quello che mi sembra in particolare apprezzabile nell’intervento di M.M Capria, è l’aver focalizzato il “nodo” delle questioni controverse.
      E ce ne siamo resi conto proprio direttamente, quando alcuni personaggi in vista e larga parte di coloro che si occupano di evoluzione ti negano la “dignità” di interlocutore proprio partendo dal presupposto che le questioni che poni non siano controverse. Chi decide cosa è controverso o no?

      In ultima istanza dovrebbe essere ciascuno di noi, proprio come dici tu:
      Allora, tiriamo le fila, solo il rendersi conto (ed il maneggiare almeno da osservatori se non da artisti)delle basi estetiche dell’arte della scienza ci permette di giudicarne i contenuti e di valutare la congruità di quello che ci racconatano gli scienziati e decidere in piena libertà se fidarsi o meno.

      Ma per poter fare questo ci vuole gente che esca dalla scuola con una preparazione critica e non indottrinata secondo il paradigma corrente.

      Ma guardacaso la scuola è ormai ridotta come sappiamo, quando funziona bene riesce a preparare persone da introdurre nel mondo del lavoro.

      E le capacità critiche, la cultura, la formazione complessiva dell’uomo?
      Chi riuscirà a valutare la congruità di quello che raccontano gli scienziati?

  2. Alessandro Giuliani on

    Chi riuscirà a valutare la congruità di quello che raccontano gli scienziati?

    Una volta ti avrei risposto, qualsiasi medio fruttivendolo, ora non saprei, ho cominciato a vedere delle copie dell’inserto scientifico de La Repubblica anche al mercato….

  3. Al di la che la democrazia sembra proprio una di quelle cose che stanno solo nel mondo platonico delle idee;è interessante ciò che Alessandro dici riguardo al fatto di fare distinzione fra scienziato e tecnico,parafrasando..
    In verità ciò che ora si va ad indicare con scientocracy,altro non è che la buon vecchia http://en.wikipedia.org/wiki/Technocracy
    (fra l’altro collegato a scientismo,positivismo,transumanesimo,new age,nazionalismo,neo progressismo,socialismo globale,economia evoluzionista,massoneria,eugenetica etc etc etc..)del qual movimento, ultimamente,per esempio,è ‘rivenuto fuori’ anche Jaques Fresco…
    Il concetto in breve,brutalmente,è questo,la scienza è uno strumento che dovrebbe dirci come vivere affinchè le cose vadano e funzionino al meglio,per usarlo,questo strumento,nel modo ottimo,è necessario che esista un ‘consiglio di sapienti’,tipo polis greca,che saranno al vertice di una piramide di tecnici,che sapranno valutare i dati,i fenomeni e fornire cosa come e quando fare le varie cose nel modo con errore nullo o prossimo ad esserlo.
    Un punto che,non a tutti pirtroppo,ma che viene subito all’occhio è:come si sceglie l’elites tecnica che da le direttive,chi si accerta che siano state fornite analisi oggettive e non condizionate,e se la maggior parte della gente non fosse d’accordo?Può davvero un oracolo dire cosa fare e non fare e non esistere possibilità di controbatterlo?
    E’ un tema che sicuramente abbiamo visto e rivisto in più film fantascientifici,dove future civiltà avevano un sistema del genere…
    All’interno di un processo Hegeliano di tesi antitesi e sintesi,vine proposto un ‘goal ‘ da paese dei balocchi da raggiungere,ossia la sopravvivenza senza sofferenza in un benessere, in rispetto fra persone,esseri viventi e natura,più tempo per la vita di tutti ,nessuna catena a polsi e caviglie,salute per tutti,risorse per tutti,sempre.Per raggiungerlo scienza ala base,ottimizzazione dei centri abitati e del pianeta,governo globale,religione globale che è più che altro una filosofia di vita.
    Il tutto sembrerebbe in qualche modo convincere i più,ma la cosa che è necessario visualizzare è quella che manca,ossia come avviene il processo che trasforma il sistema attuale nel nuovo tecnocratico;non si fa parola di come i politici dovrebbero venir soppiantati da tecnici e non si fa neanche tanto caso al nuovo sistema dove la conoscenza rimarrebbe gelosamente custodita dalla nuova elites di tecnici,coloro che hanno il vero potere delle macchine(possono mantenerle crearle,programmarle)le quali macchine hanno il potere sulle genti,le quali sono sempre più legati per la loro esistenza alle macchine,idem per l’interpretazione dei fenomeni,lo studio dei vari settori e quindi le decisioni prese in base a queste cose.
    Altri cardini sarebbero unaa gestione globale del pianeta,legata ad una metodologia, non gestita da individui,con decisioni attraverso il metodo scientifico(valutato da tecnci scelti e sorvegliati non si sa come), non tramite supposizioni,ma nemmeno da scelte democratiche.
    Chi riuscirà a valutare la congruità di quello che raccontano gli scienziati?
    Inoltre poi ,sempre riguardo le macchine,si postula che esse siano necessarie per prendere decisioni oggettive,infatti,si dice, gli esseri umani sono infatti suscettibili di convinzioni personali, desideri e pregiudizi. Le macchine sono inoltre necessarie per archiviare informazioni poiché la capacità di memoria di un uomo è limitata.Un altra cosa che viene un po’ velata è l’abolizione della proprietà privata,che viene vista inefficiente e insostenibile; in favore di un sistema di accesso universale alle risorse, reso possibile attraverso l’abbondanza di beni e servizi, eliminando perciò la necessità di possedere qualcosa.
    Quindi dipendenti in tutto e per tutto dal sistema tecnocratico…
    La domanda viene calcolata sulla base di indagini con cui la gente descrive le proprie esigenze.
    Quindi Alessandro dici bene ma il fatto è,come aaccade ad altre cose,anche la scienza,quantomeno quella che passa alle genti per informarla su fatti,fenomenoi etc..viene filosofizzata,ideologizzata,tanto che probabilmente neanche si potrebbe definirla più scienza,però di fatto ,di nome,e per tacito consenso della comunità scientifica,lo è,e ha potere di influenzare ed istruire,anzi indottrinare in un certo modo.
    Ma veramente un pragmatismo di tale entità può davvero essere visto come una valida scelta,o addirittura l’unica possibile,la più giusta,tale da accettare un progressivo annullamento della creatività in un certo senso ,della religiosità,della spiritualità,del dibattito,praticamente dell’uomo stesso?
    Cosa accadrebbe se una tecnocrazia determinasse le mie esigenze? La mia stessa percezione di tali esigenze muterebbe? Sarei poi ancora libero di contraddirmi?

  4. “La risposta è semplice: perché la “Scientocrazia” si sta compiendo proprio adesso davanti ai nostri occhi.”

    Purtroppo ,poco o molto, ma l’affermazione mi sembra pienamente condivisibile..

    • Leonetto, anche il tuo intervento così ricco non fa che confermare che l’argomento è importante e vasto, siamo di fronte a qualcosa della quale la maggior parte delle persone non ha consapevolezza, eppure ce l’ha davanti gli occhi, come giustamente dici:
      la cosa che è necessario visualizzare è quella che manca,ossia come avviene il processo che trasforma il sistema attuale nel nuovo tecnocratico;non si fa parola di come i politici dovrebbero venir soppiantati da tecnici e non si fa neanche tanto caso al nuovo sistema dove la conoscenza rimarrebbe gelosamente custodita dalla nuova elites di tecnici

      Proprio adesso siamo in mano ai “tecnici”, persone che ci dicono quali sono le ricette giuste per ogni problema.

      E come vediamo, nessuno mette in dubbio che le “cure” siano quelle giuste.
      Perché l’hanno detto i “tecnici”…

    • Per esempio:
      http://www.adnkronos.com/IGN/Sostenibilita/World_in_Progress/Edifici-ecologici-ecosostenibili-e-intelligenti-il-futuro-e-wireless_313029211501.html

      Il futuro è wireless

      Ma come? Hanno fatto tanto casino con le “onde” di Radio Maria, che fanno venire il cancro, la cellulite e fanno cadere i glutei… E adesso? I sensori wireless?
      Meglio avere un trasmettitore da 50KW a 100Km di distanza (ricordo che il campo elettrico è inversamente proporzionale al quadrato della distanza) o qualche sorgente da qualche mW a qualche centrimetro dal cranio?

      • Piero, proprio oggi mi domandavo dove fossi finito… sono contento di rivederti su queste pagine.

        • Grazie per l’interessamento.

          Guai guai guai sempre e solo guai.
          Qualche maledizione o rito voodoo di qualche antico “avversario” militante nel blog deve avere fatto centro. :-\

  5. Che poi,intendiamo,che un ministro come può essere del turismo,dell’economia,delle semplificazioni,della salute etc,un governante,un manager pubblico….debba avere buona istruzione e buone conoscenze e competenze su quello di cui si occupa(come fra l’altro avviene in ogni cosa,non è che andiamo a operarci di calcoli da un carroziere,no?)è un qualcosa che sembra buona cosa e ragionevole ed auspicabile,a differenza di come disse l’on.Brunetta un qualcosa di banale e stucchevole…
    Però,se le conoscenze,l’esser tecnico è un ausilio per l’amministrare,il governare,l’occuparsi del settore di interesse,tutto va bene,ma se quello diventa qualcosa di ‘Hobbesiano’ allora chiaramente la cosa non va più bene..

  6. Molto triste, tutto dall’inizio alla fine.

    p.s. preferirei un posto con meno serpenti velenosi della Papuasia, propongo il Madagascar

      • Non ho detto pericolosi, ho detto velenosi, poi farsi mangiare da un grosso costrittore non credo sia comunque divertente, ma l’idea di farmi iniettare del veleno mi inorridisce.

        Se poi parliamo di altri tipi di serpi, beh quelle le troviamo dappertutto e per evitarle non esisteposto al mondo in cui poter fuggire.

        Non ho visto il film ma credo che lo nolleggerò 😉

        • La seconda che hai detto! 😉

          Io comunque non ho detto niente, non ho visto niente, non ho mai commentato in questo blog, non lo conosco e non so se esiste, non ci sono mai stato e anche se c’ero dormivo! 😉

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