Global Warming 1: come si adattano i fatti alla teoria

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“Se i fatti non concordano con la teoria tanto peggio per i fatti”.

Questa è la scienza secondo i sostenitori del riscaldamento globale antropico?

Nella campagna d’opinione per convincere tutti del rischio di una riscaldamento globale (dovuto dogmaticamente all’azione umana – AGW) che sarebbe in grado di mettere in pericolo le zone costiere per via dello scioglimento dei ghiacci continentali con il conseguente aumento del livello dell’acqua degli oceani, si è tentato di tutto per negare la realtà, anche la manipolazione dei dati.

Questo è infatti accaduto recentemente riguardo ad un “ritocchino” delle misurazioni delle temperature degli ultimi 18 anni che proprio non ne volevano sapere di accordarsi con le previsioni fatte dai sostenitori dell’AGW (il grafico sottostante mette in evidenza una delle peggiori previsioni valutate dall’IPCC, il modello canadese).

E così il NOAA (National Oceanographic and Atmospheric Administration) non potendo ammettere che le previsioni fossero errate è andato a rivedere come veniva misurata la temperatura superficiale del mare per cercare se ci fosse qualche errore, dello studio si è occupata anche Le Scienze nell’articolo “Nessuna pausa nel riscaldamento globale” dove si legge:

L’apparente rallentamento nella tendenza al riscaldamento globale registrato da vari studi per il periodo successivo al 1998 probabilmente non c’è mai stato. Secondo una ricerca pubblicata su “Science”, questa pausa nel riscaldamento sarebbe solo un artefatto statistico, frutto di un errore sistematico nella valutazione dei dati, dovuto ai cambiamenti e aggiornamenti intervenuti negli anni nelle reti di rilevazione delle temperature superficiali.

…….

Integrando i dati storici con quelli ottenuti da migliaia di nuove stazioni terrestri di rilevazione delle temperature in regioni scarsamente coperte (soprattutto in Asia, Sud America e Africa), e dai sensori installati su boe marine e navi commerciali, i ricercatori hanno ottenuto una nuova stima del tasso di riscaldamento tra il 1998 e il 2012, che sarebbe stato pari a 0,086 °C. Questo valore è più del doppio di quello indicato nel rapporto del 2013 dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), ed è molto vicino al tasso di riscaldamento di 0,113 °C per decennio che ha caratterizzato il periodo fra il 1950 e il 1999.

Questo è il nuovo grafico che ne viene fuori, la pausa nel riscaldamento non c’è più:

Insomma, le misurazioni che mostravano una pausa non prevista dalla teoria del riscaldamento globale, sarebbero state errate per via delle nuove tecniche e dei nuovi punti di misurazione, cosa che però ha il difetto di rendere inattendibili tutti i dati precedenti e quindi rendere inattendibile l’intera faccenda del riscaldamento globale. Un rimedio peggiore del danno.

Non solo, come viene fatto notare sul conosciutissimo sito WUWT, i dati così ottenuti dal NOAA si mettono in contrapposizione con altri centri di ricerca che si avvalgono di una fitta e diffusa rete di rilevamento, tra cui il più affidabile sistema satellitare, e che non hanno dovuto fare alcuna correzione ai loro dati continuando così a registrare una pausa nell’incremento delle temperature. Sempre su WUWT, in un altro articolo intitolato “NOAA Study Takes World ‘by Storm’: No Global Warming Pause!“, viene paragonato lo studio del NOAA ad una casa composta da nove stanze dove in otto stanze c’è un elefante e nella stanza da bagno qualcuno non trova elefanti, possiamo con questo dire che nella casa non ci siano elefanti?

In cosa consistano esattamente gli aggiustamenti dei dati riguardanti le boe e zone poco coperte da rilevatori lo spiega chiaramente Judith Curry sul suo sito in cui definisce “ironico” il fatto che si sia andati a correggere i dati del periodo che ha visto il maggior impiego di mezzi dall’inizio delle rilevazioni. L’aggiustamento dei dati sarebbe stato reso necessario per via delle divergenze nelle misurazioni della temperatura del mare tra quelle effettuate dalle navi nelle condotte di refrigerazione dei motori e dalle boe:

The treatment of the buoy sea-surface temperature (SST) data was guaranteed to put a warming trend in recent data. They were adjusted upwards 0.12°C to make them “homogeneous” with the longer-running temperature records taken from engine intake channels in marine vessels. As has been acknowledged by numerous scientists, the engine intake data are clearly contaminated by heat conduction from the structure, and they were never intended for scientific use. On the other hand, environmental monitoring is the specific purpose for the buoys.

Adjusting good data upwards to match bad data seems questionable, and the fact that the buoy network becomes increasingly dense in the last two decades means that this adjustment must put a warming trend in the data.

Come giustamente fa osservare Curry, appare quantomeno discutibile modificare i dati ottenuti con strumentazioni scientifiche affidabili per spingerli verso quelli ottenuti in modo meno affidabile. Inoltre, sempre dall’analisi di Judith Curry, l’affermazione che l’artico si stia riscaldando maggiormente deriva non da misurazioni dirette ma da un’estrapolazione indebita delle misurazioni effettuate sulla terra ferma ai mari artici:

The extension of high-latitude arctic land data over the Arctic Ocean is also questionable.   Much of the Arctic Ocean is ice-covered even in high summer, so that the surface temperature must remain near freezing. Extending land data out into the ocean will obviously induce substantially exaggerated temperatures.

L’operazione di “aggiustamento” fa in definitiva somigliare il modo di operare del NOAA e dell’IPCC a quello che contraddistinse Hegel nel 1781 quando avendo previsto che i pianeti non potessero essere più di 6 venne a sapere che era stato scoperto Urano: «Tanto peggio per i fatti (se non si accordano con la teoria)» in originale «Wenn die Tatsachen nicht mit der Theorie übereinstimmen, umso schlimmer für die Tatsachen».

Per ultimo, su WUWT, si fa notare che se le temperature superficiali del mare fossero davvero quelle ottenute con l’aggiustamento, ci troveremmo davanti ad una scoperta assolutamente incredibile: nientemeno che la violazione del secondo principio della termodinamica

Where is Karl’s surface warming coming from?

It is not coming from above, for in the lower troposphere there was no warming over the 11-year period 2004-2014 (or, for that matter, over the 15-year period 2000-2014).

Four-fifths of it is not coming from below, for Karl’s paper says that from 2000-2014, the 15-year period that includes the 11 years for which we have ARGO data, the surface warming rate was equivalent to 0.116 degrees per decade – more or less exactly five times the measured ocean warming rate.

Come ha fatto la superficie del mare a scaldarsi ad un tasso superiore a quello dello strato superiore e di quello inferiore? Se le temperature riportate nello studio di Karl fossero davvero esatte ci troveremmo di fronte ad una violazione delle leggi della termodinamica.

In conclusione, il tentativo di negare la pausa nel riscaldamento globale porta ad un’umiliante serie di contraddizioni che fanno purtroppo male alla scienza stessa.

Ma quello che passerà nell’opinione pubblica è rappresentato dal titolo di Le Scienze: “Nessuna pausa nel riscaldamento globale”.

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

25 commenti

  1. Secondo i signori del NOAA pare inoltre che l’Artico si stia riscaldando ad una velocità “quasi” doppia rispetto al resto del Pianeta. Ma quello che non riesco a capire é come mai continuano a fare elaborazioni ipotizzando che l’andamento della temperatura media debba essere studiato senza minimamente cercare di depurare le serie storiche originali dagli ineludibili cicli naturali (X anni, Y decenni, Z secoli, ecc…).
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    Pare che nei prossimi anni andremo incontro ad un abbassamento della temperatura media (secondo correlazioni deducibili dalle previsioni sull’attività solare e sulle “configurazioni” pianetali)… non é che i signori del NOAA “giocheranno” sulla stima dei parametri di ciclicità per “potenziare” fittiziamente la componente antropica? Quanto é difficile accalappiare la pagnotta dei finanziamenti pubblici… Se così fosse direi che più che di “scienza” si dovrebbe parlare di “tattica” per mantenere la visibilità rispetto al “potere” finanziatore 🙁 .

    • Beppino, sul previsto abbassamento delle temperature farò infatti il prossimo articolo.
      Riguardo alla questione finanziamenti hai toccato un punto rilevante.

  2. Certo è che il discorso scientifco si sta dando verghe per farsi frustare e perdere definitivamente la sua aura. Queste imposture pseudoscientifiche trasformano il discorso scientifico in discorso politico e in favola ridicola, mentre il vulgum pecus ingoia scemamente e ascientificamente qel che gli si dice di credere irrazionalmente sulla base di un’autorità scientifca in realtà alquanto inesistente… Fine di una civilizzazione cominciata 2500 anno fa.

    • Simon, spero in un classico caso di eterogenesi dei fini.
      Una volta che la realtà dei fatti avrà mostrato in modo inequivocabile il fallimento di queste speculazioni spero che il disastro a cui verrà portata la scienza con la questione dell’AGW possa essere utile a mostrare finalmente quanto essa possa essere strumentalizzata, e quindi alla fine dello scientismo.

    • Giuseppe Cipriani on

      Quanto sei presuntuoso, caro Simon… Sei convinto di viaggiare su una lunghezza d’onda da superuomo… Tutto il resto è vulgum pecus (scemo). E ti ergi, ultimo baluardo della civilizzazione, tal Simone de Cyrène, a sentenziare che la civilizzazione è finita… Ma chi ti credi di essere?!

      • Veramente, a sostenere che la civilizzazione abbia segnato nei millenni diverse regressioni e che adesso si stia andando verso una di esse, c’è anche uno scienziato serissimo e non certo cattolico (che infatti, se non erro, è stato oggetto di critiche anche in questo sito), Lucio Russo. Autore di alcuni libri che a mio parere vale decisamente la pena di leggere, pur conservando un atteggiamento critico verso alcune specifiche affermazioni.

  3. Un articolo di una chiarezza e di una lucidita’ esemplare. Grazie Prof. Pennetta!

  4. Il suo ragionamento, qui come in altri post, parte dalla premessa che le temperature negli ultimi 11/15 anni non sarebbero salite (la “pausa” o lo “iato” che smentirebbero le previsioni dell’IPCC). Lei supporta questa affermazione con testi ricavati da blog o, spesso, con studi che non sono stati sottoposti a peer review e/o che, come nel caso del grafico che compare in cima all’articolo, sono stati prodotti da enti/istituzioni che ricevono/hanno ricevuto finanziamenti dall’industria dei combustibili fossili. Si potrebbe anche concedere il beneficio del dubbio, e considerare irrilevanti la mancanza di revisione paritaria e gli (eventuali) condizionamenti da parte di un soggetto strutturalmente interessato a negare l’influenza della CO2 sulle temperature globali, e credere a quello che scrive. Le sue affermazioni vanno però confrontate con i dati ricavabili dai database di istituzioni come il NOAA, il GISS, l’HadCRUT, il BEST, l’RSS, i vari dell’NECP e dell’ERA, oltre a quelli della WMO e del JML: tutti concordano nell’indicare che dal 1880 (circa) la temperatura è cresciuta di circa 0,8 °C e che negli ultimi 15 anni al massimo si può parlare di un rallentamento nel rateo di crescita delle temperature superficiali.
    A questo punto uno sceglie. Può cioè scegliere di dare credito a chi parla di complotti, di manipolazioni, di errori, di frodi, e lo fa senza darne prova convincente (l’esempio del ClimateGate su tutti). Può scegliere di dare credito a chi basa le proprie assunzioni su dati e teorie sbagliati o incompleti (la decennale storia di errori di Lindzen sulla sensitività o i ripetuti tentativi di ascrivere l’innalzamento delle temperature all’attività solare come esempi su tutti). Oppure, può scegliere di basare i propri giudizi sul lavoro di soggetti trasparenti, che pubblicano i propri risultati dopo processi di peer review, e che si muovono nell’ambito dei limiti di un corpus di conoscenze accumulate da una comunità che, in più di due secoli di lavoro, ha più volte dimostrato di essere in grado di autocorreggersi.

    • Diego vediamo di andare per ordine.
      I grafici mettono a confronto proprio le stime delle temperature dell’IPCC con quelle misurate, di quale peer review ci sarebbe bisogno? Può lei mostrare un analogo confronto realizzato dall’IPCC?
      La risposta mi sembra che sia no, e il motivo è facile da comprendere: mostrerebbero le stesse cose che mostrano i grafici come quello proposto qui.
      .
      La pausa o il rallentamento non erano previsti dai modelli IPCC, quindi anche se di rallentamento si trattasse il discorso non cambia.
      A pensar male poi ci sarebbe da dire che se la pausa non fosse stata un problema al NOAA non si sarebbero dati tanto da fare per fare gli “aggiustamenti”.
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      Lei parla di aumento delle temperature dall’800, e chi lo nega?
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      Ma non si accorge che è proprio di quelli che pubblicano su peer review che sono i dati che ho preso in considerazione in questo articolo?
      E che è emerso che si tratta di peer review alle quali sono sfuggite forzature evidenti a tutti quelli che sanno come si applica correttamente il metodo sperimentale?

      • Professore, se sapessimo in dettaglio come prendevano le misure della temperatura dell’acqua, ci metteremmo le mani nei capelli…
        Tipicamente prendevano l’acqua aspirandola dalle sale motori (sulle motonavi), chissa’ che “noise” (tanto per usare una parola per fare il figo)…
        Oppure quando il cuoco di bordo buttava in mare gli scarti delle cucina, ne approfittava per tirare su una secchiata… poi infilava un termometro nel secchio sul ponte…
        Recentemente e’ stata “declassata” la piu’ alta temperatura registrata al mondo, in Libia, quando era colonia italiana…
        https://it.wikipedia.org/wiki/Primati_climatologici_mondiali#Temperatura_massima

        http://www.corriere.it/scienze/12_settembre_14/temperatura-record-valle-della-morte-non-libia_7f72de10-fe56-11e1-82d3-7cd1971272b9.shtml?refresh_ce-cp

      • Rispondo a quello che riesco a capire.

        “I grafici mettono a confronto proprio le stime delle temperature dell’IPCC con quelle misurate, di quale peer review ci sarebbe bisogno? Può lei mostrare un analogo confronto realizzato dall’IPCC?
        La risposta mi sembra che sia no, e il motivo è facile da comprendere: mostrerebbero le stesse cose che mostrano i grafici come quello proposto qui.”

        Ancora una volta, no. Come le ho già scritto in un precedente commento, se guarda la figura 1.4 dell’AR5 vedrà che le temperature osservate sono nel range delle proiezioni assemblato dall’IPCC.

        “La pausa o il rallentamento non erano previsti dai modelli IPCC, quindi anche se di rallentamento si trattasse il discorso non cambia.”

        Sicuro? In tanti ci hanno marciato sopra, e hanno scritto che la pausa dimostra che il riscaldamento globale si è fermato o, peggio, che il riscaldamento globale non esiste.
        I modelli non hanno previsto il rallentamento? Intanto i modelli non funzionano granché bene su periodi di tempo brevi, e nessun modellista si sogna di dire il contrario. E poi benissimo, cerchiamo di capire perché si è verificato il rallentamento e poi usiamo le conoscenze acquisite per raffinare i modelli e, nel caso, ma NON in questo caso, correggere la teoria. A oggi le spiegazioni proposte per il rallentamento si incentrano sulla variabilità interna del sistema e le forzanti esterne (oltre a dati scarsi nell’Artico). C’è ancora parecchio da lavorare, ma il quadro è oggi più chiaro (e, francamente, più inquietante).
        Quindi: teoria > previsione > osservazioni > fatti nuovi > raccolta dati, verifica e affinamento della teoria > nuova previsione > osservazioni… Questo, per me, è progresso scientifico.

        “A pensar male poi ci sarebbe da dire che se la pausa non fosse stata un problema al NOAA non si sarebbero dati tanto da fare per fare gli ‘aggiustamenti’”.

        Idem come sopra: all’inizio del paper Karl et al. scrivono: “The data used in our long-term global temperature analysis primarily involve surface air temperature observations taken at thousands of weather observing stations over land, and for coverage across oceans, the data are sea surface temperature (SST) observations taken primarily by thou-sands of commercial ships and drifting surface buoys. These networks of observations are always undergoing change. Changes of particular importance include: (i) an increasing amount of ocean data from buoys, which are slightly differ-ent than data from ships; (ii) an increasing amount of ship data from engine intake thermome-ters, which are slightly different than data from bucket sea-water temperatures; and (iii) a large increase in land-station data that enables better analysis of key regions that may be warming faster or slower than the global average. We address all three of these, none of which were in-cluded in our previous analysis used in the IPCC report”.
        Ancora una volta: nuove tecnologie, nuove strumentazioni, nuovi metodi di raccolta ed elaborazione dei dati, nuovi risultati. Perché continuare a pensare male?

        • @Diego,
          “Come le ho già scritto in un precedente commento, se guarda la figura 1.4 dell’AR5 vedrà che le temperature osservate sono nel range delle proiezioni assemblato dall’IPCC.”
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          Nella figura 1,4 si vede invece che le temperature sono al di sotto della quasi totalità delle previsioni, dire che sono nel range è veramente un aggrapparsi all’ultimo salvagente.

          Va inoltre aggiunto il fatto che nel report successivo, quello 2014, non è stata riproposta la stessa figura, forse era ormai davvero troppo imbarazzante?
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          “In tanti ci hanno marciato sopra, e hanno scritto che la pausa dimostra che il riscaldamento globale si è fermato o, peggio, che il riscaldamento globale non esiste.
          I modelli non hanno previsto il rallentamento? Intanto i modelli non funzionano granché bene su periodi di tempo brevi, e nessun modellista si sogna di dire il contrario. E poi benissimo, cerchiamo di capire perché si è verificato il rallentamento e poi usiamo le conoscenze acquisite per raffinare i modelli e, nel caso, ma NON in questo caso, correggere la teoria. A oggi le spiegazioni proposte per il rallentamento si incentrano sulla variabilità interna del sistema e le forzanti esterne (oltre a dati scarsi nell’Artico). C’è ancora parecchio da lavorare, ma il quadro è oggi più chiaro (e, francamente, più inquietante).
          Quindi: teoria > previsione > osservazioni > fatti nuovi > raccolta dati, verifica e affinamento della teoria > nuova previsione > osservazioni… Questo, per me, è progresso scientifico.”

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          Dunque mi sta dicendo che il modello è un supporto alla teoria dell’AGW se funziona bene, se però non funziona bene in fondo non è colpa della teoria, sono i modelli che sono fatti così…
          Per spiegare la pausa sono state proposte decine di teorie anche in contrasto tra loro ma nessuna provata.
          Assolutamente da notare poi che in quello che per lei è il progresso scientifico non c’è posto per la confutazione di una teoria, una volta formulata può solo essere confermata o affinata al di là dei dati che emergeranno, ma mai smentita!
          teoria > previsione > osservazioni > fatti nuovi > raccolta dati, verifica e affinamento della teoria > nuova previsione > osservazioni…
          Ci rifletta sopra.
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          “Ancora una volta: nuove tecnologie, nuove strumentazioni, nuovi metodi di raccolta ed elaborazione dei dati, nuovi risultati. Perché continuare a pensare male?
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          Riguardo ai nuovi dati faccio un esempio chiarificatore.
          Quando un medico prescrive di controllare il peso corporeo in genere si raccomanda di utilizzare sempre la stessa bilancia.
          Se infatti per un anno mi peso con una vecchia bilancia potrò avere con certezza la tendenza ad ingrassare o dimagrire, se però nell’ultimo mese compro una bilancia nuova e più precisa da quel momento saprò più esattamente qual è il mio peso ma non potrò inserire quel dato nella serie storica dell’anno precedente perché non potrò essere certo che i due valori siano compatibili.
          Quindi, a parte il fatto che i valori delle navi sono inattendibili, a parte il fatto che le temperature dell’Artico sono estrapolate da quelle della terra ferma, cambiare il modo di prendere i dati crea un problema di confronto con le serie storiche.
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          E comunque, per concludere, dal report IPCC 2014, vediamo come la pausa sia evidente, mentre la concentrazione di CO2 invece aumenta.

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          Resta quindi fortemente confermata l’idea che le nuove misurazioni del NOAA siano una toppa e neanche tanto ben riuscita.

  5. Forse interessante in questo contesto

    GEOINGEGNERIA: LA PROVA ARRIVA DALLA NASA?

    Nel 2011 è stato pubblicato un rapporto particolarmente interessante (ma giusto sulle pagine del sito di casa) da una Top -Scienziata della NOAA : Susan Solomon. La scienziata era partecipe alla stesura del quarto rapporto del IPCC di cui era co-presidente (1). In veste di specializzata in chimica dell’atmosfera dirigeva il Chemistry and Climate Processes Group della National Oceanic and Atmospheric Administration. E’ stata una delle prime a proporre i clorofluorocarburi come causa del buco di ozono sopra l’Antartide. È membro della US National Academy of Sciences, dell’Accademia Europea delle Scienze e dell’Accademia delle Scienze Francese.

    Nel 2010 pubblicò un rapporto, a suo tempo ripreso dal Corriere della sera: Meno vapore acqueo. La Terra si raffredda

    La Solomon dichiara in questa ricerca che ci sia stata una sottovalutazione del ruolo del vapore acqueo nella stratosfera e del suo significato per l’innalzamento delle temperatura del pianeta. Secondo la ricercatrice l’impennata delle temperature negli anni ’90 era causata dalla maggiore concentrazione del vapore acqueo nell’alta atmosfera di quel periodo: dal 2000 invece la tendenza si è invertita. Dall’anno 2000 si poteva osservare unasignificativa riduzione del vapore acqueo stratosferico. Il vapore acqueo è il principale gas serra ed è concentrato soprattutto nella troposfera (circa 99%) e, in misura di gran lunga minore, nella stratosfera. Il gruppo di ricercatori del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) ha potuto constatare, con i dati raccolti attraverso osservazioni satellitari e palloni sonda, che la concentrazione del vapore acqueo nella stratosfera è diminuito del 10% dal 2000 al 2010. Conseguenza: la diminuzione del vapore acqueo ha provocato un rallentamento del riscaldamento globale!

    http://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/areosol/geoingegneria-la-prova-arriva-dalla-nasa/

  6. alessandrobarbolini on

    Carissimo signor enzo la ringrazio per i bellissimi articoli che dedica al clima…aspetto con molto interesse l.articolo che dedicherà al abbassamento delle temperature…vedo seguendo il web che le notizie a riguardo del gw sono infinite.quasi come si volesse scrivere una soap opera.con la differenza che la posta in gioco non è una love Store. Ma l.ererna lotta tra caldo e freddo…questi registi della scontata e oramai trama apocalittica non hanno ancora capito che esiste la compensazione ovvero quella parte di bicchiere metà di una cosa e metà di un altra..non mi stupisce se in alaska l.inverno è stato out..mi avrebbe stupito se anche il resto del continente nordamericano fosse andato in verde….invece.abilmente snobbato da molti Tg. .il super inverno americano è passato del tutto inosservato…..signor enzo una curiosità. ..che spessore di ghiaccio detiene l.antartide e la Groenlandia. ..da qui si arriva dritti al finale stravolto di questa soap climatica che a dir del vero serve oramai solamente casomai ai gestori telefonici che con internet ci campano a suon di giga ed mb consumati a valanga e ricariche infinite…grazie signor pennetta perché il suo blog è uno dei pochi fari esistenti che ci illumina da questo buio informativo dominato dal….c’è caldo è caldo nuovo record……record di chi è dove!

    • Grazie Alessandro, hai colto un aspetto che rende con molta efficacia la situazione, seguendo il confronto sul clima sembra davvero di avere a che fare con la trama di una soap opera: una storia potenzialmente infinita piena di continui ribaltamenti della situazione, una trama in cui spesso le cose non sono come appaiono.
      Confermo che presto potremo confrontarci sullo studio sul ciclo glaciale prossimo venturo, intanto mentre, come fai notare, il super inverno USA è passato sotto silenzio è bastato dell’asfalto difettoso in India a far aprire la puntata di Report sulle emissioni di CO2.

  7. L’IPCC, organo dell’ONU (“foraggiato” in gran parte, anche se indirettamente, da USA e stati nord-europei) sostiene la tesi che è in atto un surriscaldamento dovuto alle attività umane ed in particolare al continuo aumento della CO2. Di converso altri scienziati ritengono che il “riscaldamento globale”, indipendentemente da l’esatta caratterizzazione e significatività, è studiato comunque in modo approssimativo per il fatto che i modelli non tengono conto di altri fattori come i cicli dell’attività solare (in buona sostanza il cambiamento climatico “pare” avrebbe poco a che fare con le emissioni di CO2…). Più e più volte l’IPCC “avrebbe” ammesso sbagli sulle previsioni climatiche fornendo successive revisione delle stime. “Pare” che il sole attualmente stia lasciando il massimo di attività espletata negli ultimi 50-60 anni; “pare” sia quindi in arrivo una nuova piccola era glaciale. L’Ipcc descrive di converso un futuro di temperature globali in aumento, con ghiacciai in riduzione a vista d’occhio.
    Ma nel frattempo sono “sicuramente” aumentati gli investimenti ed il numero dei modelli climatici globali (con esborsi economici ad andamento esponenziale). Secondo le ultime prese di posizione IPCC la “colpa” del GW è imputabile per il 90% all’attività dell’uomo; inoltre il drastico scioglimento dei ghiacciai e del ghiaccio polare “pare” aumenterà il livello medio del mare (e non di centimetri ma addirittura di decine di centimetri… 🙁 …).
    Ma poi si scopre che nella realtà la storia climatica della terra è una storia di cicli climatici naturali ed una continua rincorsa fra variazioni climatiche da glaciazione a surriscaldamenti e viceversa. Tra il 1300 e il 1800 si verificò una piccola era glaciale (dalle mie parti nel 1700, ad esempio, la Laguna di Venezia ghiacciò completamente più volte ed in vari inverni tanto che si poteva camminarci sopra per raggiungere la terraferma). Dopo il 1800 le temperature hanno ripreso ad aumentare. E’ dal 1851 che gli studi di Schwabe hanno evidenziato il ciclo undecennale dell’attività solare; altri cicli solari sono stati appurati oltre quello undecennale. E’ dimostrata l’inequivocabile correlazione fra andamenti climatici ed attività solare.
    In realtà da quello che decide/presenta IPCC et similia consegue, più o meno linearmente, un “giro d’affari” stratosferico ed una profonda incidenza sulle stesse scelte di politica economica dei vari Stati al mondo. “Comandare” i dati, e di seguito “comandare” le previsioni, è fondamentale per il “potere” sia degli Stati che foraggiano questi enti sia per gli stessi studiosi e ricercatori dipendenti. Questa, purtroppo, é l’unica verità assodata ed incontestabile di questa infinita storia di “pare”, “forse”, “ma”, ecc.
    C’é un mio amico che possiede una piccola casetta vicino alla costa adriatica… questa estate consiglierò di vendere. Non si sa mai, fra 20-25 anni il mare sarà più alto mediamente di 40-50 cm ed i figli non saranno così costretti a passare le ferie tenendo sempre a portata di mano gli stivali da pescatore entro casa.

    • Però, quanto mi piacerebbe vedere la laguna di Venezia ghiacciata (i veneziani sono autorizzati agli scongiuri, non mi offenderò)

    • Giustamente Beppino se dovessimo giudicare gli studi da chi li finanzia e da quanti soldi girano intorno i primi ad essere sospettati di conflitto di interessi sarebbero proprio quelli dell’IPCC.

      • Forse questo mio commento risulterà scontato ma lo faccio ugualmente:
        Come lessi in un interessantissimo libro, “Le balle di Newton” [che le consiglio Professore, qualora non lo conoscesse anche se non credo sia la verità assoluta rivelata ma offre molti spunti su cui indagare]

        http://www.medicinaepersona.org/resources/argomento/N11841a211cfd7d869e1/N11841a211cfd7d869e1/le_balle_di_Newton.pdf

        i filo comunisti, socialisti, fissati con la classe operaia e la loro prole, una volta crollato il muro e l’Unione Sovietica, si rifugiarono nell’ambientalismo di Greenpeace per continuare la battaglia contro il nemico capitalista.
        Siccome l’assioma capitalista=padrone=bastardo non teneva più hanno inventato l’assioma capitalista=inquinatore=bastardo.
        L’autore del libro la vede più o meno così e anche io in fondo…
        E’ questo il motivo per cui la teoria AGW è ideologica…

        • Certamente…
          Ma il Vecchio PC* si e’ anche “radicalizzato”, come ha ampiamente previsto il prof. Augusto Del Noce, pretendendo di rappresentare le istanze dei cosiddetti “nuovi diritti” (LGBTAGIOPMNIUTEWVJIQ), oltre a pretendere il monopolio della difesa dei cosiddetti “poveri” e dell’ecologismo…

          OT: mi scuso ma volevo rispondere alla domanda di Luca M. sul fatto che la Sindone non e’ indistruttibile…
          Ma mica siamo nella Justice League e non e’ il martello di Thor! E’ pur sempre un oggetto materiale… scusate, ma era troppo bella, non sono riuscito a postarla in tempo perche’ erano stati chiusi i commenti…

        • Giuseppe Cipriani on

          Caro Paolos, rispondo qui, doverosamente, alla tua di là… Del resto non potevo farne a meno.
          Come non darti ragione, caro Paolos? Sono d’accordo che ci vorrebbe meno muro contro muro, meno slogans, e l’ho detto anch’io qualche volta. Solo che, a differenza di te che conti fino a 100, io mi faccio prendere dal mio carattere sanguigno e rispondo colpo su colpo a quelli che ritengo attacchi beceri, puerili, indottrinati, magari divenendo becero allo stesso modo… Ma tutto finisce lì per me.
          Tu, come il grande Sto, siete perle rare, intrisi di buon senso e umiltà, e non vi si può che apprezzare. Fossimo tutti così, caratterialmente, non ci sarebbero più conflitti. E ne sono davvero convinto!
          Un abbraccio
          .
          Della Sindone e di tutto quel che penso torneremo a parlare a seguito dell’articolo del prof. Masiero del 18 c.m.

          • Grazie Sig Cipriani.
            Umiltà e buon senso? Non saprei. Ci provo.

            E sull’articolo del dott. Masiero… Calma e sangue freddo ok? 🙂
            Io ne approfittero’ per imparar qualcosa…

            A presto

  8. alessandro barbolini on

    Questi teoremi e storia climatica sono contraddittori perche il freddo. Contraddice il caldo..il.caldo contraddice il freddo..in mezzo ci siamo noi che assorbiamo un mare di notazione banali scontate..una storia come i detti popolari.uno contraddice l.altro

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