La storia di Moira Greyland (un caso di esperimento gender)

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Marion Zimmer Bradley (1930-1999).

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“Ciò che rende diversa la cultura gay da quella etero è la convinzione che il sesso in giovane età sia positivo e che l’unico modo per produrre un altro omosessuale è attraverso un’esperienza sessuale PRIMA che il ragazzo possa essere “rovinato” dall’attrazione verso le ragazze.”

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Questa testimonianza, come ricordato anche da Emanuela che l’ha tradotta e commentata (e che ringrazio), non può essere considerata, e non intende esserlo, un documento scientifico sulle realtà che sottostanno alle situazioni familiari a cui si fa riferimento.

Quel che rende le parole di Moira Greyland particolarmente interessanti, oltre la sua drammatica vicenda personale, è il fatto che lei è stata sottoposta ad una specie di esperimento “gender” per provare a forzare il suo orientamento in senso omosessuale. La visione proposta dalla sua esperienza è quella del tentativo tramite una sessualizzazione precoce di promuovere comportamenti omosessuali, si badi bene, non per combattere le discriminazioni ma per spingere il maggior numero possibile di ragazzi ad orientarsi in senso omosessuale. Dal punto di vista scientifico possiamo solo riproporci di verificare in futuro se veramente le iniziative che verranno promosse su istanze del movimento LGBTQ saranno nella direzione della sessualizzazione precoce e in un secondo tempo dello sdoganamento della pedofilia, cioè la tecnica indicata dalla Greyland o no. Si tratta di un’ipotesi seguita da una previsione.

Staremo a vedere. Ovviamente felicissimi di essere smentiti.

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Molti conosceranno, anche solo di nome, la scrittrice statunitense Marion Zimmer Bradley (1930-1999). Divenne famosa grazie a delle serie di romanzi di genere fantascientifico (come il Ciclo di Darkover) e fantasy (come il Ciclo di Avalon, ispirato ai temi arturiani). Il suo romanzo più famoso fu probabilmente Le nebbie di Avalon, da cui venne tratta anche una miniserie.

Nel 1964 sposò in seconde nozze Walter Breen, da cui ebbe un figlio, Patrick (1964), e una figlia, Dorothy (1966), oggi nota come Moira Greyland. Nel 1979 i due si separarono, per poi divorziare nel 1990.

La Bradley morì nel 1999 e nel 2014 la figlia rivelò pubblicamente di aver subito violenze da entrambi i genitori, fatto che, come c’era da aspettarsi, scatenò un grande dibattito tra i fan della scrittrice. Questa è la traduzione di un post  scritto dalla Greyland sul blog di Katy Faust Ask the Bigot.

Molti potranno obiettare che si tratta solo di una vicenda personale, e che quindi non ha la validità di una ricerca scientifica sui figli di coppie gay. Va però notato che queste ricerche si basano tutte sullo studio di vicende personali, studio che, per poter essere davvero esaustivo, deve essere portato avanti almeno per qualche decina d’anni. Quando i figli di coppie gay raccontano storie non esattamente positive, le loro parole non vengono tenute in nessuna considerazione. Nessuno li vuole ascoltare. Niente sembra scalfire il dogma secondo cui “non c’è differenza” tra l’essere allevati da due genitori dello stesso sesso o di sesso diverso. Dal momento che esistono studi e testimonianze conto l’omogenitorialità, perché non ci si ferma a riflettere e a studiare, invece di mettere i bambini in situazioni di cui si sa ancora poco?

 Di conseguenza, poiché nessuno vuole ascoltare queste testimonianze, abbiamo deciso di ascoltarle noi.


Sono nata negli anni ’60, in una famiglia di famosi scrittori omosessuali e pagani. Mia madre era Marion Zimmer Bradley e mio padre Walter Breen. Tra tutti e due hanno scritto più di cento libri: mia madre scriveva libri fantasy e di fantascienza (Le nebbie di Avalon) e mio padre libri di numismatica (era un esperto di monete).

Quello che mi hanno fatto è sfortunatamente di dominio pubblico: basti dire che entrambi i miei genitori volevano che fossi omosessuale ed erano inorriditi dal fatto che fossi femmina. Mia madre mi molestò da quando avevo 3 anni fino ai 12. La prima volta che mio padre mi fece qualcosa di violento avevo cinque anni. Sì, mi stuprò. Non mi piace ripensarci. Se volete sapere qualcosa in più sulle sue bravate con le ragazzine, cercate su Google Breendoggle,  lo scandalo che PER POCO non lo bandì dal fandom della fantascienza.

Il suo disgusto per il fatto che fossi femmina era profondo, nonostante le sue molte relazioni con donne e le molte vittime femminili. Mi disse, in modo inequivocabile, che nessun uomo mi avrebbe mai voluta, perché tutti gli uomini sono segretamente gay e non sono ancora venuti a patti con la loro naturale omosessualità. Per cui iniziai ad avere atteggiamenti maschili e a camminare tenendo fermi i fianchi. Potete ancora vedere tracce di questo condizionamento a rifiutare la mia femminilità nel mio assoluto rifiuto a cedere, nella mia schiettezza, e nella mia scelta di lavorare come regista teatrale per molti anni. Ma buona parte della mia schiettezza è dovuta al mio rifiuto di accettare la nozione che “in realtà devo essere un ragazzo nato nel corpo di una ragazza”. Non lo sono. Sono una ragazza che è stata oltraggiata per il fatto di essere una ragazza e che ha provato in tutti i modi ad essere il ragazzo che loro volevano.

Basti dire che non fui la loro unica vittima, di entrambi i sessi. Sono cresciuta vedendo mio padre avere “storie romantiche” (nelle sue fantasie) con ragazzi che erano per lui fonte di frustrazione, poiché volevano sempre cibo e soldi in cambio del sesso che erano costretti ad avere e non volevano LUI (OVVIAMENTE!). A 10 anni, dopo il fallimento del mio primo tentativo di suicidio, iniziai a cercare in tutti i modi di andarmene di casa, mentre a 13 anni cominciai a intervenire, dicendo a mia madre e alla sua compagna che mio padre dormiva con questo o con quel ragazzo. Invece di chiamare la polizia, come avrebbe fatto qualsiasi essere umano normale, si limitarono a far trasferire mio padre nel loro appartamento, che io chiamavo “il nido d’amore”, e loro si spostarono nella nostra casa di famiglia.

Ovviamente questo peggiorò le cose. Già da un po’ di tempo dormivo a casa dei miei direttori della Renaissance Faire, ma nessuno di loro poteva ospitarmi in maniera permanente. Come ci si poteva aspettare, dove c’era mio padre c’erano adolescenti, droghe e non molto da mangiare, anche se, quando i libri di mia madre iniziarono a vendere bene, il cibo non mancava. Da adolescente vissi un po’ ovunque, anche se, quando iniziai il college, tornai da mio padre.

Un giorno portò a casa un ragazzino di 11 anni, che sarebbe rimasto per una settimana, col permesso di sua madre, il che mi spaventò. Mi accertai che avesse una stanza per sé, ma quando vidi mio padre che lo baciava dappertutto, e i libri porno, chiamai il mio consulente (che era già d’accordo nel chiamare la polizia qualora avessi visto qualcosa) e mio padre fu arrestato. Gli vennero dati tre anni con la libertà condizionata, ma nel frattempo la voce si era sparsa e un uomo che gli aveva dato ospitalità a Los Angeles si rese conto che suo figlio aveva la stessa età della vittima, cominciò a fare domande e mio padre venne condannato da tredici tribunali per PC 288 A, B, C e D (si tratta di vari reati di tipo sessuale che non dovrebbero essere commessi su nessuno, tantomeno su un ragazzino). [Qui potete trovare una sezione del Codice penale della California con la descrizione dei reati in questione].

Morì in prigione nel 1993, dopo la mia prima denuncia nel 1989. Va notato che non si trattava della sua prima denuncia: venne arrestato la prima volta nel 1948, a 18 anni.

Come si può facilmente immaginare, sebbene mia madre e la mia “matrigna” fossero entrambe al corrente dei crimini di mio padre, fino al momento del suo arresto nessuno mi credette e venivo considerata un’”isterica”. Anche questo è di dominio pubblico: la fredda indifferenza di mia madre e la pretesa della mia matrigna di non avere responsabilità è rivoltante. Le sue parole parlano chiaro. Lei sapeva quello che lui intendeva fare.

Non cercai mai di ottenere giustizia per me stessa, poiché mi vedevo come la protettrice di altri e volevo bene a mio padre. Così, anche se ritenevo di poterlo perdonare per quello che aveva fatto a me, non pensai mai che fosse giusto perdonarlo per quello che aveva fatto ad altri, e la sua ultima vittima non era un prostituto, ma un ragazzino innocente che venne ferito.

In ogni caso, così come la mia famiglia strinse i ranghi intorno a mio padre per proteggerlo, di recente ha stretto i ranghi intorno a un mio parente, di cui non farò il nome, accusato di aver molestato i figli del suo ex giovane amante, che considera come i suoi “nipoti”, poiché “adottò” il suo amante come fosse suo “figlio”. Sì, lo so, è disgustoso ed è difficile da leggere, e mi dispiace. Venni di nuovo marginalizzata, chiamata “pazza” e “isterica”: dopotutto, perché una persona con una lunga serie di molestie su minori dovrebbe continuare a molestare minori? Così, esattamente come feci quando denunciaci mio padre, mi trasferii. Sporsi denuncia alla polizia e lo stesso fecero i miei studenti, che erano sconvolti da ciò che il mio parente aveva detto circa i suoi “nipoti”.

Occorre notare che chi ama i ragazzini non considera “molestia” ciò che sta facendo. Per loro si tratta di sesso e lo ritengono consensuale, e ogni obiezione verrà di certo rigettata dall’orgasmo che sono sicuri di ottenere, ed è proprio la vergogna per questi orgasmi che riduce al silenzio le giovani vittime e le convince che “devono” essere gay (anche in caso di successive relazioni eterosessuali con figli).

A quanto pare, 33 denunce contro il mio parente senza nome non sono sufficienti e tutto gli scivolerà sopra. La cosa, a questo punto, non mi riguarda più. Ho fatto quello che potevo, e nel caso debba testimonia sono facilmente reperibile. Perdonate il mio fatalismo, ma i molestatori seriali non smettono e ci saranno probabilmente altre vittime. O qualcuno si farà avanti con altre denunce, o lui colpirà di nuovo, o magari, essendo ormai anziano, morirà prima di subire qualsiasi conseguenza.

Nel periodo che va dalla denuncia contro mio padre a quella contro il mio parente, presi una laurea in Musica, intrapresi una carriera come cantante e suonatrice d’arpa per i matrimoni, mi sposai, ebbi dei figli e presi un master in Musica. Dal 2007 mi dedico soprattutto all’insegnamento del canto e dell’arpa e ho diretto delle opere con due compagnie che ho fondato, una nella California del sud e una nella California del nord. Ho anche realizzato un album di musica celtica. Tuttavia, la mia carriera non mi aveva mai soddisfatto del tutto: gli artisti sentono il bisogno di raccontare la loro storia, e la mia era troppo brutta per essere raccontata.

Come una stupida, tornai  nel nord della California. La moglie di mio cugino stava morendo di cancro e volevo starle vicino, sperando che, poiché mio padre era morto, il male fosse morto con lui. Mi sbagliavo.

Lo scorso giugno (del 2014), una blogger chiamata Deirdre Saoirse Moen mi chiese se ci fosse qualcosa di vero nelle voci riguardo i miei genitori e io le risposi di sì, che entrambi avevano molestato me e mio fratello e TANTISSIMI altri ragazzini e le inviai due poesie che avevo scritto. Prima di allora, non ne avevo mai parlato in pubblico.

Pubblicò la mia e-mail e le poesie sul suo blog [qui c’è una traduzione in italiano] e, con mia grande sorpresa, il post venne visualizzato in 92 Paesi. Venni inondata da lettere di persone abusate sessualmente e cercai di rispondere subito a tutte (cosa che mi prosciugò emotivamente). A quelli che volevano inviare dei soldi, dissi di mandarli al RAINN (Rape Abuse Incest National Network) e addirittura alcuni scrittori associati con mia madre decisero di devolvere i diritti d’autore in beneficenza. Altre persone bruciarono le copie dei suoi libri, perché non ce la facevano a venderli e a far soldi dalle sue azioni malvagie. Altri ancora cancellarono i suoi libri dai loro Kindle e iPad.

La ragione per cui non ho parlato prima è questa: conosco molte persone che hanno amato i libri di mia madre, e non volevo nuocergli, o sconvolgere le loro vite. Da qui il mio shock e il mio imbarazzo di fronte alle dimensioni assunte da questa storia. Ironicamente, i sopravvissuti che avevano beneficiato dai suoi libri hanno trovato più forza nel battersi contro gli abusi che in lei, e la mia ammirazione per loro è senza fine.

Ovviamente ci furono molte discussioni su lei e mio padre. Ogni volta che qualcuno metteva in dubbio la mia storia, decine e decine di persone lo mettevano a tacere. Vennero fuori anche quelli a favore dell’abbassamento dell’età del consenso, ma anche loro vennero zittiti. Con mia grande sorpresa, venivo creduta. Dopo aver visto quello che era successo alla figlia di Woody Allen, l’unica cosa che mi aspettavo era un’esecuzione mediatica, nel caso fossi stata così stupida da parlare, ma in un certo senso mia madre mi “protesse” con le SUE STESSE PAROLE. Quando, in un processo, venne accusata di avermi molestata, replicò dicendo che “i bambini non hanno zone erogene”, e ammise di avermi legata ad una sedia e attaccata con un paio di pinze, dicendo che voleva cavarmi i denti. Dopo questa sua ammissione, la gente l’avrebbe creduta capace DI TUTTO.

Ora che la verità era venuta fuori, le tematiche a sfondo pedofilo nei suoi libri assunsero un’altra luce agli occhi di chi, prima, le aveva attribuite al periodo storico o alla licenza poetica. Col suo aiuto, mio padre aveva scritto un libro apologetico sul sesso tra adulti e bambini dal titolo “Greek Love”, sotto lo pseudonimo di J. Z. Eglinton. All’improvviso, nessuno poteva più dubitare quello che per me era sempre stato evidente.

Che cosa è cambiato, quindi, dallo scorso giugno? Dopo la mia (e di altri) denuncia del mio parente e la mia decisione di interrompere i rapporti con la mia famiglia, a causa della loro reazione, cominciò a farsi strada in me la possibilità che forse l’omosessualità ERA un problema. Ovviamente, mi era stato insegnato ad essere completamente tollerante. Anni fa avevo letto Satinover, secondo il quale gli omosessuali erano in realtà “pansessuali”, cioè facevano sesso con CHIUNQUE, di QUALUNQUE età e sesso, piuttosto che volersi limitare a una persona, e lui lo riteneva, plausibilmente, una questione etica e morale, piuttosto che un “orientamento” sessuale. Non so dirvi quante lesbiche di mia conoscenza odiano gli uomini, o che non riescono a fare sesso con gli uomini perché sono state violentate. Le mie ricerche sull’omosessualità mi facevano quasi sentire in colpa: mi sembrava di pensare l’impensabile.

Dopotutto, l’omosessualità mi era sempre stata presentata come una cosa naturale. Ero “bloccata” e “puritana” perché, nonostante le richieste di mia madre di “provare nell’altro modo” e “come fai a sapere di essere etero?”, non volevo saperne di essere lesbica.

Mio padre e mia madre ragionavano così: poiché tutti sono omosessuali per natura, è l’establishment etero che blocca e limita le persone. Fare sesso in giovane età farà sì che le persone vogliano fare sesso con chiunque, il che realizzerà l’utopia di eliminare l’omofobia e aiuterà tutti a diventare “ciò che essi sono davvero”.

Distruggerà anche l’odiata famiglia nucleare, che è causa di paternalismo, sessismo, ageismo [discriminazioni nei confronti degli anziani](sì, per i pedofili esiste anche questo) e tutti li altri “-ismi”. Se un buon numero di bambini viene sessualizzato in giovane età, l’omosessualità diverrà finalmente “normale”  e accettata da tutti e la vecchia nozione di fedeltà scomparirà.

Quando il sesso diverrà parte integrante di ogni singola relazione, le barriere tra le persone scompariranno e la “cultura etero” verrà spedita all’età della pietra. Come mia madre era solita dire “I bambini vengono convinti che non vogliano fare sesso.”

Lo so, lo so. La stupidità di un’affermazione del genere è senza limiti, e la conseguenza sono quarantenni in analisi per abusi sessuali, molti suicidi e la vita rovinata per TUTTI. Qualcuno, però, doveva dirlo. Ci ascolteranno? Al processo di mio padre c’erano sei sconosciuti che non testimoniarono e due vittime che invece lo fecero. Con uno di loro sono in contatto. Anni fa i fan di mia madre lo ridussero al silenzio con tanta durezza che ancora oggi non riesce a parlarne. Non so cosa ne fu dei sei sconosciuti, ma so che uno di loro è morto a causa di un disturbo alimentare quando aveva circa quarant’anni, senza aver potuto mai potuto parlare di ciò che gli era successo, e una delle persone che erano sulla lista di 22 nomi che diedi alla polizia come potenziali vittime di abusi si è suicidata l’anno scorso. Conosco anche un certo numero di vittime di mio padre che non testimonierebbero, perché lo amavano. In fondo li posso capire: tra i miei genitori, lui era il più gentile. Dopotutto, era solo uno stupratore seriale. Mia madre era un mostro freddo e violento, la cui voce mi faceva rivoltare lo stomaco.

Una nota a parte sulla mia “matrigna”: dopo 22 anni con mia madre, adesso nega di essere mai stata lesbica e ha sposato un uomo. Per cui lei che cosa era “nata”? Era nata lesbica, e ora vive “negando” la sua “vera natura” (come direbbero gli omosessuali), oppure, come una ragazzina, si era presa una cotta per mia madre, la quale fece quello che fanno le celebrità e si approfittò della sua innocenza infantile? Quando si mise con mia madre aveva 26 anni e in seguito mi disse che si era sentita “molestata” da lei. Eppure la chiamava “mammina” e per tutta la durata della loro relazione tentò di dimostrarle che lei era una “figlia migliore” di me: una gara che, per me, era finita ancora prima di iniziare. Sono io la figlia di mia madre. È un fatto biologico. Procurare a mia madre degli orgasmi non la rendeva una figlia migliore, ma solo uno strumento. E come si può notare, è sicuramente lei la figlia migliore, perché sono io che ho vuotato il sacco. Io e lei non ci parliamo.

Lo scorzo marzo ho incontrato online Katy Faust, una dei sei figli di omosessuali che hanno presentato un amicus curiae alla Suprema Corte in opposizione ai matrimoni tra omosessuali. Ci siamo scritte e ho lasciato la California. Sono ancora sbalordita dalla morte delle mie vecchie idee. È l’omosessualità ad essere il problema. È la convinzione che qualsiasi tipo di sesso curerà in qualche modo i problemi, invece di crearli, ad essere il problema.

Così ho cominciato a parlare contro i matrimoni tra omosessuali e in questo modo mi sono alienata anche i miei sostenitori più forti.

In fondo, loro vogliono vedere i miei genitori come due pervertiti sessuali, non come due omosessuali che seguivano le loro convinzioni etiche e cercavano di creare un’utopia in accordo alle loro stupide fantasie. Non ce la fanno ad accettare la possibilità che l’omosessualità possa davvero distruggere i bambini e persino gli adulti.

Ora, per tutte quelle brave persone che credono io stia proiettando sulla comunità gay la mia esperienza, vorrei spiegare perché la penso così. Dalla mia esperienza nella comunità gay, ho potuto vedere che i valori di questa comunità sono diversi:

per loro TUTTI QUANTI sono gay non dichiarati, e ritengono che esperienze sessuali in giovane età impediranno ai bambini di essere repressi, e tutti saranno felici.

Se non mi credete, cercate “age of consent” [età del consenso], “twink” [giovane omosessuale o bisessuale]  e “ageism” e gli scritti dei NUMEROSI autori di Sinistra secondo i quali il sesso praticato in giovane età può addirittura “fare bene” ai bambini.

Per via della mia lunga esperienza nella comunità BDSM (bondage/discipline, Sado-Masochism), è mia convinzione che l’omosessualità sia una questione di IMPRINTING, proprio come le fantasie BDSM. Per chi pratica il BDSM, il cedere continuamente alle proprie fantasie è sessualmente eccitante. Per l’omosessuale è lo stesso. Da quello che ho potuto vedere, però, nessuna delle due cose produce una guarigione. Mia madre divenne lesbica perché venne violentata da suo padre. Mio padre fu molestato da un prete, e considerò quello come l’unico amore che abbia sperimentato. Le persone esclusivamente omosessuali sono sempre meno, mentre invece sono molte di più quelle che hanno relazioni con ENTRAMBI i sessi, come i miei genitori e altri parenti.

Ciò che rende diversa la cultura gay da quella etero è la convinzione che il sesso in giovane età sia positivo e che l’unico modo per produrre un altro omosessuale è attraverso un’esperienza sessuale PRIMA che il ragazzo possa essere “rovinato” dall’attrazione verso le ragazze.

Se sei d’accordo, e potresti non esserlo, riflettici su. Se pensi che mi stia sbagliando, è un tuo diritto, ma informati sul gran numero di storie di abusi sessuali E transessualismo che vengono prodotti da questi “matrimoni”. Le statistiche sugli abusi sessuali sui figli di gay sono già molto alte   se paragonate a quelle dei figli di etero.

Ovviamente le mie idee danno fastidio alle persone liberali con cui sono stata cresciuta: mi è “permesso” di essere una vittima di molestie di entrambi i genitori, e mi è “permesso” di essere una vittima di violenze crudeli, ma, incredibilmente, NON MI È PERMESSO di imputare all’omosessualità la loro idea che ogni tipo di sesso, tra ogni persona e a ogni età debba essere consentito.

Ma questo non mi fermerà e continuerò a parlare. Sono stata zitta per troppo tempo. Il “matrimonio” gay è solo un modo per creare dei figli a immagine dei “genitori” e fra dieci o trent’anni i sopravvissuti cominceranno a parlare.

 

Nel frattempo, lo farò io.

Moira Greyland

Per chi se la cava bene con l’inglese, qui  è possibile ascoltare un’intervista rilasciata dalla Greyland circa un mese fa.

Questo, invece è un articolo del Guardian sull’argomento.

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Laureata in Lingue presso l'Università per gli studi di Perugia, lavora come traduttrice dall'inglese e da alcuni anni studia pedagogia.

23 commenti

  1. Massimo Ippolito on

    E’ difficile commentare una testimonianza come quella che ci ha trasmesso Emanuela, cui vanno i ringraziamenti per averci permesso di conoscere una storia che ci insegna molte cose. purtroppo.
    I meccanismi di certe lobby sono molto pericolosi e conoscerli ci permette in alcuni casi di giocare in anticipo. Come ad esempio l’insegnamento di quella nn ben definita ora d’amore che dal ministro è già stata spalmata (almeno nelle intenzioni) in un diffuso rumore di fondo che spinge alla sessualizzazione e alla banalizzazione dei corpi oltre che l’indifferenza del corpo che ciascuno ha. L’istruzione a scuola, come sottolineato da altri articoli su CS di queste settimane, è un tema molto caro e insieme molto critico. Grazie Emanuela!

  2. Grazie a te, Massimo. Da adolescente lessi un paio di libri della Bradley ma non mi appassionò mai come scrittrice (non amo il fantasy), anche se avevo amiche che erano sue fan. Quando ho scoperto questa storia sono rimasta scioccata.
    Già A. Huxley, ne “Il mondo nuovo” ci fece capire che l’intento era proprio la sessualizzazione del bambino. In teoria l’educazione sessuale a scuola si potrebbe anche fare, ma non penso che al momento il sistema educativo pubblico sia equipaggiato per farlo nel modo giusto. In altre realtà educative forse ci stanno riuscendo.

  3. Io ho fatto qualche ora di “educazione sessuale” alle medie, parlo del ’73-76. Ricordo ancora quelle lezioni, è passato molto tempo, ma da allora non ho seguito l’evoluzione di questo insegnamento nelle scuole, mi pare di capire che non sia andato avanti e che sia stato riproposto di recente, ossia più di 40 anni dopo.
    Comunque questa storia è allucinante, ma forse è molto più comune di quanto si pensi, pare che sia difficile condannare questi abusi sessuali e perfino parlarne sui media, tranne nel caso in cui siano stati commessi da preti, allora lì cambia tutto, hanno grande risonanza e le condanne sono esemplari.
    Il mondo è pieno di gente che si crede libera, ma è al servizio dei propri istinti peggiori, poveri schiavetti delle proprie ormai incontrollabili tempeste ormonali.

  4. Nel caso non ve ne foste accorti Moira Greyland è nata negli anni ’60, oltre 50 anni prima che i matrimoni gay fossero legalizzati, all’interno di un relazione matrimoniale eterosessuale.
    È stata allevata da genitori di sesso diverso, dunque non capisco proprio in che modo questa testimonianza dovrebbe deporre contro le famiglie gay!
    Qualcuno può spiegarmelo?

    • Andreac, dal tuo intervento quello che emerge è che commenti senza avere letto niente e se l’hai l’hai letto non hai capito quello che leggevi.
      Il termine famiglie gay non viene neanche nominato né nell’articolo né nei commenti, qui si parla di cultura gay-gender, cioè della convinzione che l’orientamento sia neutro e si possa indirizzare indifferentemente con una determinata educazione.
      Si parla inoltre di come la sessualizzazione precoce possa essere promossa come strumento per spingere a fare esperienza di rapporti omosessuali.
      Se hai qualcosa di serio da dire al riguardo bene, se no risparmiaci le frasi banali preconfezionate e buone per tutte le occasioni. Tranne che per CS.

      • Riporto il pezzo a cui faccio riferimento.

        “Quando i figli di coppie gay raccontano storie non esattamente positive, le loro parole non vengono tenute in nessuna considerazione. Nessuno li vuole ascoltare. Niente sembra scalfire il dogma secondo cui “non c’è differenza” tra l’essere allevati da due genitori dello stesso sesso o di sesso diverso. Dal momento che esistono studi e testimonianze conto l’omogenitorialità, perché non ci si ferma a riflettere e a studiare, invece di mettere i bambini in situazioni di cui si sa ancora poco?”

        Il significati è inequivocabile, si vuole strumentalizzare contro l’omogenitorilità, l’esperienza di una bambina che invece ha avuto un padre e una madre

        • …l’esperienza di una bambina che invece ha avuto un padre e una madre…
          .
          Non vedo un “padre” … e a dir la verità si percepisce la presenza di una “madre” … ma solo dal punto di vista biologico. Si percepisce tanta mancanza di amore, tanta mancanza di supporto e aiuto nella fase di crescita, si percepisce un egoismo dei presunti genitori che invece di pensare ai figli hanno pensato solo ad attuare stili di vita sessuale particolare (i “propri” loro sogni e i “proprio” loro desiderata…) ineluttabilmente incoerenti con una realtà famigliare (a dir la verità non é che si possano considerare più coerenti “voglie” e “frenesie” sessuali “fuori standard” di una famiglia papà e mamma “ortodossa”…. ma almeno é fuor di luogo che nel 95 e passa per cento dei casi almeno non potrà che essere in linea con la sessualità in sviluppo del figlio… e allora si potrà parlare non di disorientamento ma al limite di influenza ipersensibilizzante ecc.).
          Alla fine della fiera la verità nuda e cruda e proprio li… l’impossibilità altamente probabile di essere “oggettivo” educatore e genitore… con tanti saluti alle seghe mentali di chi pontifica sulla possibilità ed invarianza etica dell’omogenitorialità.

          • Ha avuto un padre e una madre pessimi,probabilmente violenti e abusanti(dico probabilmente perché essendo i genitori morti e sepolti da oltre 16 anni, non possono nemmeno replicare e fornire la loro versione dei fatti… e non sarebbe la prima volta che dei figli, per svariati motivi di risentimento verso i genitori, da adulti si inventano abusi infantili mai avvenuti), ma uniti da un regolare matrimonio eterosessuale(ai tempi in cui si sono sposati non esisteva neanche il matrimonio gay), uomo e donna con figli naturali propri, dunque una famiglia eterosessuale che è compatibile con gli standard delle “sentinelle in piedi”, seppure con problemi gravi e con un padre pedofilo

        • In realtà questo commento anziché allontanare il problema lo amplifica, il fatto che i genitori di Moira fossero maschio e femmina porta l’attenzione proprio sulla teoria gender, per cui non solo una coppia omogenitoriale diventa negativa (in quanto implicitamente adotta la teoria gender) ma anche una coppia etero diventa negativa nel momento in cui segue la teoria gender.
          Ancora peggio quindi!
          E con i fatti narrati che si fosse nei rigidi anni ’50 o nel permissivo XXI secolo non cambia proprio niente.

          • Secondo me la storia della Greyland è importante soprattutto per quello che dice circa le dinamiche della comunità gay. Dato che ci è cresciuta dentro, certe cose le saprà meglio di altri.

          • Tu ci vuoi vedere a tutti i costi la fantomatica “teoria gender”(che se esistesse come si favoleggia in certi ambienti cattolici, sarebbe una vera aberrazione…ma esiste davvero? io finora ne ho sentito parlare solo in siti cattolici e di estrema destra, e più in generale da persone assolutamente contrarie a matrimoni o unioni gay), io ci vedo semplicemente uno dei, purtroppo non rari, casi di maltrattamento e abuso sessuale in famiglia.
            La “teoria gender” promuove lo stupro infantile da parte paterna, e violenze di ogni tipo su bambini? Non credo proprio!

            La “teoria gender” reale, cioè come la intendono davvero le femministe(che non la chiamano “teoria gender”), pur trattandosi di una grandissima minchiata, nella pratica al massimo prevede di far giocare i bambini con giocattoli sia “da femmine” che “da maschi” , di vestire maschi e femmine allo stesso modo, e di educarli allo stesso modo.

            Una visione piuttosto stupida dell’educazione, non è certo incoraggiando o obbligando i bambini maschi a giocare con le bambole, e le femmine a giocare a calcio, che si crescono persone migliori, ma che non prevede certo botte, violenze varie, e stupri!

  5. In effetti si tratta di una coppia eterosessuale “per caso”, ossia composta da madre lesbica e padre omosessuale e pedofilo (pederasta si diceva un tempo). Avrebbero potuto essere tali e sforzarsi di educare i figli come in una coppia eterosessuale regolare, ma invece hanno fatto di tutto per educarli secondo la loro ideologia gender “ante-litteram”. Probabilmente si sono uniti in matrimonio proprio perché ai tempi non esisteva il matrimonio omosessuale. ma rappresentano bene quello che può accadere all’interno di un matrimonio omosessuale moderno, nel senso che anticipavano i tempi con la teoria gender che ora è dominante presso la comunità LGBT, allora erano dei pionieri trasgressivi, oggi sarebbero solo dei conformisti all’interno di questa comunità.

  6. Camillo Vidani on

    Con tutta la compassione possibile per questa povera donna, non credo che sia in condizione di esprimere giudizi equilibrati sugli omosessuali in generale, quando il suo primo contatto con l’omosessualità è stato tramite i due pazzi che si è ritrovata per genitori.

    Sicuramente la massima parte degli omosessuali non pensa che “in realtà tutti sono gay non dichiarati” o altre sciocchezze del genere. Questo tipo di testimonianze vengono quasi sempre da persone che hanno vissuto esperienze estreme e orribili, ma vengono presentate dagli ambienti di destra americani come se si applicassero anche a tutti quelli che vivono delle vite normali e nel rispetto della legge.

    • “Sicuramente la massima parte degli omosessuali non pensa che “in realtà tutti sono gay non dichiarati” o altre sciocchezze del genere.” Su cosa ti basi per fare questa affermazione? Hai dei dati? Frequenti la comunità LGBT? No perché questa persona ha trascorso tutta la vita nella comunità LGBT, però tu stai dicendo che non è affidabile perché ha avuto una brutta esperienza di vita. Quindi su chi dovremmo basarci per avere informazioni sulle logiche e le dinamiche della comunità in questione? Su Gayburg?
      Il fatto è che le testimonianze negative continuano ad aumentare (tempo fa scrissi un articolo su un libro uscito negli USA), ma tutti le liquidano dicendo che sono casi isolati e quindi non si possono usare per trarre conclusioni generali. Quindi vi chiedo: visto che le testimonianze dei bambini cresciuti nella comunità gay non sono equilibrate e oggettive, chi è equilibrato e oggettivo?

    • CAMILLO, la stessa cosa che ho pensato anche io, ogni occasione è buona per strumentalizzare e portare acqua al proprio mulino!

  7. buonasera CS, grazie a Emanuela per il lavoro di traduzione.
    come diceva don Pablo Dominguez Prieto:
    se vedo uno che sta per bere cicuta al posto di succo d’arancia, be non sarò tollerante con l’errore..
    e solitamente chi nega la verità la fa sempre in teoria, mai in pratica..
    tolleranti fino a che non vengono toccati i loro interessi.
    mi riferisco ad un commentatore che sembra ripetere a nastro teoria da FQ

  8. Sulla correlazione tra la pedofilia, la sessualizzazione dell’infanzia e l’ideologia gender un parere di Don Di Noto, uno che la pedofilia la combatte davvero e sa di cosa si tratta:
    “Gruppi organizzati di pedofili che cercano di normalizzare il fenomeno: in Olanda c’è un movimento dei pedofili ed esiste anche una giornata internazionale della pedofilia indetta dai pedofili di tutto il mondo. Ma come è possibile tollerare tutto questo?

    Siamo stati noi a scoprire e denunciare per primi questa giornata che ricadde nel giorno della nascita dell’autore di Alice nel paese delle meraviglie, lo scrittore inglese Lewis Carroll. Esiste un movimento che si chiama Fronte di liberazione dei pedofili e il sottoscritto ha subito minacce da alcuni esponenti di questa organizzazione. A volte sono stato messo sotto scorta per la quantità di minacce ricevute da pedofili conclamati.

    L’ideologia gender intende relativizzare ogni aspetto del sesso di nascita del bambino, questo è un pericolo ulteriore?

    Quello del gender è problema molto serio e delicato, rientra nel colonialismo relativista come ha più volte sottolineato papa Francesco. Noi sappiamo benissimo che ci sono frange internazionali che fanno forti pressioni affinché il bambino diventi un uomo indistinto dal punto di vista sessuale. Questo fa il gioco dei pedofili perché loro guardano ai bambini al di là del sesso di appartenenza. I pedofili sono attratti dai bambini prepuberi. Per intenderci dirò una cosa brutale ma che rende l’idea: un pedofilo non andrebbe mai con una bambina che ha già le mestruazioni. Infatti in molti casi è più giusto parlare di “infantofilia”. Per il pedofilo ha poca importanza il sesso del bambino, che sia maschio o femmina. Per loro è importante che il bambino non abbia caratteristiche sessuali mature. Allora il gender si collega a questi moti relativisti culturali, ecco possiamo dire che il gender crea un terreno fertile a queste tendenze. Insomma in natura nasciamo maschi o femmine e negare questo crea già qualcosa di sbagliato.

    C’è anche la questione dell’ipersessualizzazione della società che non aiuta. Il sesso sbattuto in faccia in ogni istante della giornata alimenta alcuni fenomeni?

    Ma certo, siamo in una società ipocrita che fa la battaglia contro il burkini e poi grida contro la mercificazione del corpo delle donne e si meraviglia se delle ragazze vanno in giro senza mutande sul red carpet. Si confonde il pudore con la repressione. Io non sono moralista, un adulto fa quello che vuole del suo corpo, ma sono contro l’abuso dei minori. Alcuni studi di società di marketing americane hanno dimostrato che i bambini stanno diventando un oggetto di desiderio sessuale anche nelle pubblicità.
    In realtà questa, infatti, è una società che odia i bambini, è pedofobica, vuole renderli subito adulti eliminando l’infanzia. Ci sono movimenti in tutti Europa che dicono che non c’è alcun male se un bambino di sette anni fa sesso con uno di due. Sono esempi che non cito per caso, tanto per dire, ma tutte teorie e proposte che ho trovato nella Rete sui siti frequentati dai pedofili.”
    Da:
    http://www.lanuovabq.it/mobile/articoli-laccusa-di-don-di-noto-il-cacciatore-di-cyber-orchi-lideologia-gender-fa-il-gioco-dei-pedofili-17370.htm#.V-V-MfCLTIU

    • Don Di Noto( che non è un esperto di pedofilia, non studia la pedofilia dal punto di vista clinico, non si occupa di riabilitazione dei pedofili, ma combatte la pedopornografia online, che è cosa ben diversa dallo studio delle cause della pedofilia!), in questo scritto si limita a ripetere a pappagallo delle opinioni molto di moda in alcuni ambienti di destra cattolica, ma non suffragate da alcun elemento concreto.
      Inoltre fa anche una gran confusione tra iper-sessualizzazione dei bambini e “teoria del gender”, senza accorgersi che le due cose sono in contraddizione. L’iper-sessualizzazione consiste nel raffigurare la bambina(o più raramente il bambino) come oggetti di desiderio sessuale, nell’esaltare all’inverosimile i caratteri sessuali, gli atteggiamenti, e il ruolo sociale tipicamente femminile(o più raramente maschile) .
      Un esempio di bambine iper-sessualizzate si può vedere nei concorsi di bellezza infantili, in cui bambine di 6-8 anni, vengono agghindate, truccate , e “addestrate” a muoversi come modelle adulte, quando non addirittura come battone!
      Mentre al contrario la “teoria del gender” in teoria(nella pratica, a parte rarissimi casi, non esiste…anche quelle femministe che a parole sostengono la necessità di educare le femmine come maschi, e i maschi come femmine, poi nella pratica spesso si comportano come tutti gli altri genitori, assecondando le tendenze spontanee dei figli, che quasi sempre corrispondono con il sesso di nascita. Insomma anche le femministe più militanti fanno giocare i figli con trenini, macchinine e lego, e le figlie con le bambole!) consiste nello smussare le caratteristiche tipiche del sesso di appartenenza, nel negare le differenze di ruolo… ergo una bambina che fosse figlia di genitori che credono davvero nella “teoria gender” di certo non verrebbe spinta a diventare una baby modella, non verrebbe incoraggiata a diventare oggetto del desiderio maschile, ma piuttosto verrebbe indirizzata verso attività e sport tradizionalmente maschili, verrebbe educata all’indipendenza. Verrebbe spinta per quanto possibile ad assumere atteggiamenti maschili, e a calarsi nel ruolo del tipico maschiaccio!

      Quindi la “teoria gender” sarebbe una sorta di de-sessualizzazione ( cercare di cancellare le differenze culturali e psicologiche tra i sessi) praticamente quasi l’opposto dell’iper-sessualizzazione (in cui invece le differenze sono esasperate in maniera grottesca, spingendo bambini e bambine fin dalla più tenera età a chiudersi in ruoli di genere e canoni estetici assurdamente rigidi)

  9. Tuco Benedicto etc. on

    Leggo che c’è ancora chi nega l’esistenza dell’ideologia gender a dimostrazione che la propaganda continua a far presa sul popolo bue anche quando i russi sventolano la bandiera rossa sul tetto del Reichstag. Con buona pace della Simone de Beauvoir che scrive “Donna non si nasce ma si diventa”, già nel 1949.
    Eh, ma se il capo ha detto che il gender non esiste…

  10. Beh però se questa frase non la si legge nel suo contesto è difficile capire a cosa si riferisse. Magari parlava solo a livello psicologico. Penso sia più significativa una citazione di Shulamith Firestone, che nel libro The dialectic of sex – The case for feminist revolution (1970) scriveva “L’obiettivo finale della rivoluzione femminista deve essere non solo l’eliminaizone del privilegio maschile, ma della stessa distinzione dei sessi: le differenze genitali tra gli esseri umani non avranno più alcuna importanza culturale. La riproduzione della specie sarebbe sostituita dalla riproduzione artificiale.”

  11. Pingback: La storia di Moira Greyland (un caso di esperimento gender) – Silvana De Mari Community

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