Sexodus, parte 1: uomini che rinunciano alle donne e si ritirano dalla società

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La criminalizzazione del maschio come mezzo per liquefare sempre più la società.

Ma colpisce anche le femmine spingendole verso una visione grottesca e alterata della loro identità.

Il mese scorso su internet ha avuto un certo rilievo la notizia di un “asilo per adulti” aperto a Verona.    Le reazioni sono state per lo più di risate divertite, anche se qualcuno ammoniva a non ridere, dicendo che questo era solo l’inizio.

Qualche settimana dopo mi sono imbattuta in un paio di articoli che parlavano di un nuovo fenomeno chiamato “sexodus” e leggendoli mi è venuto il dubbio che quell’asilo potesse essere la prima avvisaglia, qui in Italia, di una problematica molto più ampia e profonda, e già diffusa negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.

Questa è la traduzione del primo articolo.


“I ragazzi della mia generazione sono fottuti,” dice Rupert, un giovane tedesco amante dei videogiochi con cui sono in contatto da diversi mesi. “Il matrimonio è morto e il divorzio significa che sei rovinato. Le donne non sono più monogame, e quindi non c’interessano più per una relazione seria o per mettere su famiglia.  E anche quando corriamo il rischio, ci sono buone probabilità che i bambini non siano i nostri.  In Francia siamo persino costretti a pagare per figli che non sono nostri.  A scuola, i ragazzi sono quelli che se la passano peggio, perché le scuole sono organizzate intorno alle ragazze. Negli USA, per far stare zitti i ragazzi, si dà loro il Ritalin come se fosse una caramella.  E mentre le ragazze vengono favorite per rispettare le quote, gli uomini arrancano nelle ultime posizioni. Nessuno della mia generazione crede che avrà una pensione decente. Abbiano un terzo o un quarto della ricchezza della generazione precedente e tutti vogliono andare all’università nella speranza di sfuggire alla disoccupazione e alla povertà, perché non c’è lavoro.

Tutto questo non sarebbe così male se perlomeno potessimo trovare conforto nelle ragazze, ma veniamo trattati come pedofili e potenziali stupratori anche se solo mostriamo interesse per una ragazza. La mia è la generazione dei ‘belli’”  sospira, riferendosi a un esperimento del 1960 sui topi, che pareva predire un futuro piuttosto cupo per l’umanità. A causa dell’aumento della popolazione, i topi femmina nell’”universo dei topi” di John Calhoun smisero di riprodursi, mentre i maschi si ritirarono completamente dalla compagnia degli altri. Mangiavano, dormivano, si pulivano, ma nulla più. Avevano un pelo lucente, ma delle vite vuote.

“La somiglianza è impressionante,” dice Rupert. 

 

Mai prima d’ora nella storia le relazioni tra i sessi sono state così cariche d’ansia, animosità e incomprensioni. Per le femministe radicali, che sono state la spinta dietro molti cambiamenti epocali nella società negli ultimi decenni, questo è un segno del loro successo: il loro obiettivo è far crollare le istituzioni e le strutture di potere che sostengono la società, senza curarsi delle conseguenze. Sul loro programma c’è una distruzione di tipo nichilistico.

Per il resto di noi, però, è doloroso vedere la società andare in pezzi, e uomini e donne spinti in situazioni miserevoli separate ma uguali a causa di un piccolo ma ben organizzato gruppo di agitatori. E questo soprattutto perché, come un sempre crescente numero di osservatori sta notando, un’intera generazione di giovani – soprattutto maschi – sta venendo lasciata indietro, fra le rovine di questo progetto di ingegneria sociale.

Commentatori, giornalisti, accademici, scienziati e gli stessi giovani uomini hanno tutti notato il trend: fra gli uomini dai 15 ai 30 anni un numero sempre crescente di essi si sta ritirando dalla società, rinunciando alle donne, al sesso e alle relazioni e rifugiandosi nella pornografia, nel feticismo, nella dipendenza da droghe o dai videogiochi e, in alcuni casi, in una subcultura maschile e sessista [lad culture nell’originale  ], tutti fattori che li isolano da un ambiente sociale ostile e debilitante, creato, secondo alcuni, dal moderno movimento femminista.

È difficile fargliene una colpa. Etichettati con crudeltà come bambinoni o piagnoni se osano criticare le assurde e ingiuste condizioni nei college, bar, club, ecc., agli uomini va male sia se agiscono sia se non agiscono: se evitano le donne aggressive ed esigenti, con aspettative irrealistiche, vengono ritenuti degli sfigati e dei tipi solitari, mentre se mostrano interesse sono considerati degli stupratori e dei misogini.

Jack Rivlin è editore capo di The Tab, un tabloid studentesco di grande successo il cui slogan è “Smetteremo di scriverlo quando voi smetterete di leggerlo”. Essendo la mente dietro a più di trenta giornali studenteschi, Rivlin è forse la persona nella posizione migliore per osservare questo trend. E anche lui sostiene che l’attuale generazione di giovani uomini trovi molto difficile il rapporto con le donne.

“Gli adolescenti sono sempre stati un po’ imbranati con le ragazze, ma adesso c’è il timore che essere benintenzionati non sia più sufficiente, e che anche il semplice fatto di essere impacciato può farti finire nei guai,” dice. “Ad esempio, se ti pieghi su una ragazza per essere baciato, puoi essere considerato un tipo viscido, piuttosto che un incapace.”

Le nuove regole che gli uomini dovrebbero seguire non vengono mai spiegate chiaramente, aggiunge Rivlin, lasciando i ragazzi senza nessun appiglio su come interagire con le ragazze. “Questa potrebbe sembrare una cosa positiva, perché incoraggia gli uomini a chiedere alle donne come si devono comportare (un approccio meno romantico ma più pratico), ma allo stesso tempo porta molti di loro ad abbandonare il gioco e a ritirarsi nel loro gruppo tutto maschile, dove essere sgarbato con le donne produce approvazione e dove puoi evitare qualsiasi rapporto con l’altro sesso. Molti uomini evitano le donne perché hanno paura e non sanno come comportarsi. E ovviamente se un ragazzo non trascorre del tempo con le ragazze non sarà mai molto abile nelle relazioni.”

Rivlin ha anche notato una crescente dipendenza da sostanze (soprattutto alcol) che i ragazzi usano per calmarsi. “Ho sentito molti studenti vantarsi di non aver mai fatto sesso da sobri,” dice. “Sono spaventati, il che è normale, ma lo sarebbero molto di meno se solo capissero le ‘regole’”.

Il risultato? “Molti ragazzi, bravi ma un po’ impacciati, stanno rinunciando ad approcciare le donne, perché non hanno la possibilità di sbagliare senza doversene poi vergognare come mai nella loro vita.”

Questo effetto, inoltre, si manifesta in maniera più acuta nelle comunità più povere e con basso livello di istruzione, dove l’aiuto che i giovani possono ricevere è minimo. Nella mia alma mater, l’Università di Cambridge, il fenomeno viene a malapena registrato, come spiega il presidente del sindacato studentesco, Tim Squirrell.

“Non mi pare di aver notato dei cambiamenti di recente,” dice. “Quest’anno sono stati introdotti, per le matricole, dei corsi obbligatori sul consensoil che, secondo me, è positivo, e c’è un grande sforzo, da parte della Women Campaign, per cercare di combattere la lad culture nei campus. L’atmosfera qui è la stessa dell’anno scorso. Ci sono i ragazzi più insicuri che hanno paura a fare il primo passo, e una piccola percentuale che invece è più sicura di sé e si avvicina alle ragazze. Ovviamente anche le donne si danno da fare e avvicinano gli uomini così come fanno altrove. Sul giornale universitario non c’è stata nessuna notizia circa una diminuzione del sesso nel campus. A mio avviso, la gente fa sesso tanto quanto prima.” Per quello che riguarda Cambridge, questo non significa molto. Per una serie di ragioni socioeconomiche e di classe, Oxford e Cambridge sono isolati dai problemi che colpiscono gli altri uomini.

Ma anche in un’università prestigiosa come questa, con una popolazione di classe medio-alta e alta, vengono fatte le lezioni obbligatorie e paternalistiche sul “consenso”. Squirrell, che ammette di essere un femminista di centro-sinistra, ritiene che siano una buona idea. Ma accademici come Camille Paglia avvertono da anni che tutta l’isteria sugli assalti sessuali nei campus mette le donne addirittura in un pericolo maggiore.

Oggi le donne vengono allevate nel vittimismo, viene loro insegnato ad essere vulnerabili in modo aggressivo e vengono convinte che ogni minima infrazione, approccio o incomprensione rappresenti un “assalto”, “abuso” o “molestia”. Questo può anche funzionare all’interno dei confini sicuri del campus, dove le carriere degli uomini possono venire distrutte da una semplice voce messa in giro da una studentessa. Tuttavia, secondo la Paglia, quando queste donne si ritrovano nel mondo reale, senza la rete di sicurezza delle commissioni universitarie sugli stupri, esse sono totalmente impreparate a capire la realtà della sessualità maschile. E la paura non è di nessuna utilità per gli uomini. A conti fatti, l’istruzione si sta rivelando un’esperienza miserevole per i ragazzi.

 

Oggi nelle scuole americane e britanniche i maschi sono costantemente patologizzati,  cosa da cui gli accademici mettevano in guardia già dal lontano 2001. Essere un ragazzino vivace è oggi considerato un problema, poiché il metro di misura che viene adottato e a cui bisogna adeguarsi è il comportamento femminile. Quando non ci si adegua, la soluzione sono di solito le medicine. Durante la carriera scolastica, a un ragazzo americano su sette viene diagnosticato il disturbo dell’attenzione e dell’iperattività (ADHD). A milioni di essi vengono prescritti forti stabilizzatori dell’umore, come il Ritalin, per il solo fatto di essere nati maschi. Gli effetti collaterali di queste medicine sono terribili e includono anche la morte.

Nello stesso tempo, dal punto di vista scolastico il rendimento dei maschi va peggiorando rispetto a quello delle femmine, forse perché negli scorsi decenni ci si è concentrati esclusivamente sul rendimento delle ragazze e poco o per nulla su quello dei ragazzi, che ora ricevono voti più bassi, meno lauree e diplomi e possiedono meno abilità informatiche. Sono soprattutto le abilità linguistiche maschili a essere in crisi in tutto l’Occidente. Siamo stati così ossessionati dalle ragazze da non accorgerci dei problemi dei ragazzi.

Cosa succede, quindi, a questi ragazzi che a scuola rendono meno delle ragazze, che hanno meno probabilità di andare al college, a cui vengono date medicine di cui non hanno bisogno e i cui problemi di autostima non sono stati risolti, ma che al contrario sono stati ridicolizzati da un establishment femminista che ha una forte presa sui sindacati degli insegnanti e sui partiti di sinistra? In breve, crescono in maniera disfunzionale, non vengono aiutati e in molti casi sono totalmente incapaci a relazionarsi con l’altro sesso. Questi ragazzi, traditi dal sistema educativo e dalla cultura in generale dal 1990 al 2010, rappresentano la prima generazione di quello che io chiamo sexodus, cioè l’abbandono della società da parte di quei maschi che, molto semplicemente, hanno deciso che non sono capaci (o non gli interessa) di  formare relazioni sane e costruttive nelle loro comunità, nei loro paesi o nel mondo reale in generale.

La seconda generazione del sexodus sta crescendo in questo momento, e ad essa probabilmente verrà inferto un danno maggiore a causa di leggi assurde, inapplicabili, moralistiche e totalmente misandriche come la legislazione californiana “Yes Means Yes”   [legge in base alla quale gli studenti universitari, prima di un rapporto sessuale, devono entrambi dare il loro consenso orale, o il rapporto sarà considerato uno stupro a tutti gli effetti]e dal femminismo della terza ondata, che domina su giornali come il Guardian e su altre compagnie di media come Vox e Gawker, ma che probabilmente verrà rigettato dalle donne stesse (4 donne su 5 non si considerano femministe   ).

Il sexodus non è giunto dal nulla, e la stessa pressione che ha fatto allontanare molti millennial dalla società viene avvertita anche dalla generazione dei loro genitori. Un ricercatore di quasi quarant’anni, col quale ho discusso di questo argomento negli ultimi mesi, la vede in questo modo: “Negli ultimi venticinque anni circa mi è stato detto che dovevo fare del mio meglio per avere una donna e tenerla, ma nessuno mi aveva detto quello che loro avrebbero fatto per tenere me. Posso dirti, come uomo etero sposato che lavora nel management, e che non ha abbandonato la società, che il messaggio proveniente dalle ragazze è ‘Non è solo preferibile che tu vada a quel paese, ma imperativo. Devi pagare tutto e far funzionare tutto, ma tu, le tue preferenze e i tuoi bisogni potete anche crepare.”

Negli ultimi due decenni le donne hanno mandato messaggi confusi, lasciando i ragazzi piuttosto smarriti su quello che dovrebbero rappresentare per le donne, il che forse potrebbe spiegare il linguaggio colorito che alcuni di loro usano per descrivere la situazione. Dato che la funzione di portare a casa il pane gli è stata tolta da donne che guadagnano di più e hanno voti migliori a scuola, agli uomini resta solo l’intuito per capire cosa fare, cercando di trovare una via di mezzo tra ciò che le donne dicono di volere e ciò che vogliono davvero, che spesso sono due cose diverse.

Gli uomini dicono che il gap tra ciò che le donne dicono e ciò che fanno non è mai stato così ampio. Agli uomini viene detto in continuazione che devono essere delicati e sensibili compagni sul percorso femminista. Ma le stesse donne che dicono di volere un fidanzato gentile, poi adorano gli uomini muscolosi, pieni di testosterone e piuttosto banali di una serie come Il trono di spade. Gli uomini lo sanno, e per alcuni di loro questa dicotomia rende il tutto estremamente faticoso. Perché disturbarsi a capire cosa vuole una donna, quando si può fare sport, masturbarsi e giocare con i videogiochi nella comodità della propria stanza?

Jack Donovan, uno scrittore di Portland che ha scritto diversi libri di successo sugli uomini e la mascolinità, sostiene che ormai nella popolazione adulta il fenomeno sia già endemico. “Molti giovani uomini, che vorrebbero frequentare le ragazze e sposarsi, ci rinunciano,” spiega. “E questo avviene sia per gli uomini che ci sanno fare poco con le donne, sia per quelli che invece ci sanno fare. Hanno fatto un’analisi costi-benefici e hanno concluso che il gioco non vale la candela. Sanno che, se investono in matrimonio e famiglia, la donna può portargli via tutto per un capriccio. Così preferiscono usare app come Tinder o OK Cupid per trovare delle donne, con cui si rassegnano a essere ‘giocatori’ o, quando si stufano, ‘fidanzati’.” E continua: “Quasi tutti i ragazzi hanno frequentato lezioni obbligatorie anti-stupro e sulle molestie sessuali, per cui sanno che possono essere licenziati, espulsi o arrestati solo sulla parola di una donna. Sanno che, nella maggior parte delle situazioni, sono colpevoli fino a prova contraria.”

Donovan attribuisce le cause di questa situazione al moderno movimento femminista e alla sua ipocrisia. “Gli uomini sono confusi, perché si trovano ad agire sotto l’assunto che le femministe sono in buona fede, mentre in realtà sono impegnate in una battaglia a somma zero per lo status sessuale, sociale, politico ed economico, e stanno vincendo. I media ormai permettono alle femministe radicali di intervenire in tutti i dibattiti, soprattutto perché il sensazionalismo fa più audience di qualsiasi discorso moderato. Le donne possono dire qualsiasi cosa sugli uomini, anche le più denigratorie, e riceveranno applausi e approvazione.”

Questa è certamente stata l’esperienza che alcuni gruppi di uomini hanno avuto nei media di recente, sia che si tratti di scienziati come il dr. Matt Taylor, denunciato dalle femministe a causa di una maglietta, sia che si tratti di appassionati di videogiochi che hanno visto il loro movimento etichettato come un gruppo d’odio da parte dei cosiddetti “guerrieri per la giustizia sociale” (social justice warriors).  

Donovan ha le sue idee sui motivi che hanno permesso alle femministe di trionfare così facilmente. “Poiché istintivamente gli uomini vogliono proteggere le donne e interpretare il ruolo dell’eroe, se un uomo fa anche una minima critica alle donne o al femminismo, viene denunciato da entrambi i sessi come un estremista. La maggior parte dei libri e blog sugli ‘studi sugli uomini’ e ‘diritti degli uomini’ che non sono esplicitamente femministi, sono pieni zeppi di scuse nei confronti delle donne. Libri come The Myth of Male Power e siti come A Voice for Men sono gli spauracchi preferiti delle femministe, ma solo perché mostrano l’ipocrisia unilaterale delle femministe quando si tratta di perseguire ‘l’eguaglianza’.”  A differenza delle femministe moderne, che stanno creando un vero divario tra i due sessi, gli attivisti per i diritti degli uomini “sembrano davvero desiderare la parità sessuale”, aggiunge. Tuttavia, gli autori degli studi sugli uomini e gli accademici maschi devono continuamente prestare attenzione a non apparire troppo radicali. Le loro controparti donne, invece, non hanno di questi problemi, e una giornalista del Guardian come Jessica Valenti può andarsene in giro con una maglia con su scritto ‘I bathe in male tears’ (mi faccio il bagno nelle lacrime degli uomini) “Io sono un critico del femminismo,” prosegue Donovan, ma non indosserei mai una maglia con su scritto ‘I make women cry’ (faccio piangere le donne). Sembrerei solo un idiota e un bullo.”

Accademici, sociologi e scrittori affermano che un’ostilità sempre crescente e derisoria da parte dei media, e un certo numero di maschi un po’ confusi che collaborano col progetto femminista sono stati in parte responsabili di una generazione di ragazzi che, molto semplicemente, non ne vogliono più sapere niente.

Nella seconda parte incontreremo alcuni di questi uomini che si sono “ritirati”, rinunciando al sesso e alle relazioni e scopriremo che le vere vittime del femminismo moderno sono ovviamente le donne stesse, che si ritrovano più sole e insoddisfatte che mai.  

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Laureata in Lingue presso l'Università per gli studi di Perugia, lavora come traduttrice dall'inglese e da alcuni anni studia pedagogia.

36 commenti

  1. Giuseppe1960 on

    L’impressione avuta nel leggere l’articolo è quella che si tenti di spacciare per norma situazioni ai confini col patologico… (al pari di quell’asilo per grandi che maschera patologiche perversioni), situazioni quindi ancora minoritarie, e per fortuna. Io dico che finché resisteranno gli oratori e i gruppi adolescenti (in cui si socializza fuori di un telefonino) l’equilibrato rapporto uomo-donna non corre grossi rischi. Sono ottimista: ci sono in giro più giovani uomini e giovani donne su cui fare affidamento di quanti il pessimismo esistenziale ci porterebbe a supporre.

  2. Prima di tutto, il fatto che una situazione sia minoritaria non significa che in futuro non possa allargarsi, e che quindi sia sbagliato portarla all’attenzione del pubblico. Secondo, nelle scuole e nelle università inglesi e americane la patologizzazione dei maschi bianchi va avanti da almeno 30 anni, per cui tutto quest’ottimismo io non ce l’ho. Non so tu, ma io sulla questione ho letto diversi libri (compreso quello di C. Hoff Sommers linkato nell’articolo) e la situazione fa davvero spavento. Qui in Italia siamo ancora all’inizio, ma visto che l’Italia tende a copiare tutto quello che fanno gli USA, c’è poco da stare allegri.

    • LUIGI MOJOLI on

      L’Italia tende a copiare tutto quello che fanno gli USA…
      Tutto quello che fanno in peggio, mica tanto quello che fanno di buono.
      Lavorando o anche semplicemente presentando lavori scientifici in USA mi sono sempre trovato bene. Le poche volte che ho messo piede per lavoro a Roma ho provato un netto disgusto. Poche perché evitavo il più possibile. Quanto al prevedere, è ovvio che sia meglio capire le avvisaglie che subire poi. Non credo che quello che lei cita sia poi davvero tanto minoritario: ha diversi amici quarantenni, accasati (sposati o no) e con un figlio. Non invidio affatto la loro posizione. Mi pare esattamente duale di quella delle donne più sfortunate e malmaritate. Ho amiche che condividono il giudizio, quindi non penso di essere completamente traviato dal mio genere maschile. Cercherò di documentarmi con i testi suggeriti dal suo articolo.

  3. GIUSEPPE CACIOPPO on

    Il quadro descritto dall’ articolo è decisamente impressionante, penso anch’ io come Emanuela che il processo in atto non sia da sottovalutare.
    Alla base di tutto, a mio parere, c’ è un punto di vista volutamente miope del problema. E’ come se si pretendesse di studiare i moti e i comportamenti degli elettroni pretendendo di ignorare l’ esistenza dell’ atomo. La sessualità nell’ uomo e nella donna non si esprime soltanto in una diversità anatomica, ma anche in una peculiare differenza delle rispettive sfere emotive e relazionali. Questa diversità ha la tendenza ad essere complementare, sicchè la diversità dei due sessi diventa completamento reciproco in vista di una formazione più vasta che è quella della famiglia. La famiglia è l’ ambito in cui i due sessi trovano l’ orbita stabile in cui percorrere il loro tragitto di vita, è inoltre lo spazio attraverso il quale, tramite l’ unione dei rispettivi corredi genetici, uomini e donne proiettano nel futuro lo loro esistenza. La negazione del valore progettuale della sessualità in vista della formazione della famiglia è alla base dell’ odierna crisi di identità dei giovani. Il femminismo ha creato una conflittualità artificiosa tra i due sessi mettendoli gli uni contro gli altri, creando le premesse per l’ annientamento della propettiva temporale delle giovani generazioni!

  4. Palafreniere on

    Il rapporto uomo-donna non mi pare sia mai stato facile e non credo mai lo sarà.
    Probabilmente
    lo smarcamento di alcune donne dai ruoli di madre e moglie mette in
    crisi il maschio, forse è solo un periodo di assestamento, forse no.
    Questi sono casi estremi e mi sembra riduttivo attribuirne le
    responsabilità alle intemperanze del movimento femminista, o presunto tale.
    Credo sia
    normale la paura dell’altro sesso e posso capire chi decide di non
    esserne all’altezza o chi non trova la forza di tentare l’approccio, ma
    sono davvero problemi solo contemporanei?
    Mi sembra un miscuglio di diverse situazioni: dal Ritalin in America, che è un problema, a
    “Le
    donne non sono più monogame, e quindi non c’interessano più per una
    relazione seria”; “[..]anche quando corriamo il rischio, ci sono buone
    probabilità che i bambini non siano i nostri.”; a “Gli uomini dicono
    che il gap tra ciò che le donne dicono e ciò che fanno non è mai stato
    così ampio” a “[..] (gli uomini) se mostrano interesse sono considerati
    degli stupratori e dei misogini”. Si passa dall’accenno ad un abuso
    nella prescrizione di un farmaco a sfoghi personali presentati come
    analisi. Mi sembra un ingigantimento di qualcosa che è sempre stato:
    uomini in difficoltà nell’approcciare le donne e nella vita più in
    generale.
    Poi, questo scontro tra associazioni e scrittrici
    femministe e associazioni e scrittori anti-femministi ( o in favore
    della mascolinità) è un po’ ridicolo secondo me

    • Palafreniere on

      Non so perché mi è venuto così male con tutti questi a capo messi a casaccio, non posso nemmeno modificarlo se no il messaggio mi viene identificato come spam.

    • Mi pare evidente che l’articolo vada ben al di là della paura dell’altro sesso o della “crisi del maschio” perché la donna si è emancipata. Ma magari sono io che l’ho tradotto male. Se poi tu hai dei dati diversi circa lo stato di bambini e ragazzi nelle scuole e università americane, allora presentaceli.

      • Palafreniere on

        Io non ho dati circa lo stato di bambini e ragazzi nelle scuole e università americane. Ma nemmeno l’articolo, oltre al riferimento al Ritalin, ne ha più di tanti. Riporta solo le opinioni di Rupert, un giovane tedesco che gioca ai videogiochi, del direttore di un tabloid studentesco, un breve intervento dell’accademica ,l’analisi dello scrittore mascolino ed infine un riferimento a non precisati accademici sociologi e scrittori che puntano il dito contro il femminismo.
        Pare evidente anche a me che l’articolo vada ben aldilà della paura dell’altro sesso o della “crisi del maschio”, benché batta molto su questo punto: l’articolo vuole smascherare la “reale natura nichilista e distruttiva del femminismo”, ma la verità è che è molto confusionario, si parla di america , francia , germania, inghilterra, del mondo? Si parla del farmaco e delle scuole americane, si intervista brevemente un giovane tedesco che fa riferimento ad una legge francese sulla paternità la cui fonte è un sito in inglese tale A Voice For Men, attraverso di lui ci viene fatto sapere che il matrimonio è morto,si fa riferimento ad un test su i topi che dovrebbe dirci qualcosa sul nostro futuro prossimo, e si dice le ultime generazioni sono più povere delle precedenti. Poi il direttore del tabloid, e lo scrittore.
        Si salta di qua e di là con il solo intento di corroborare la propria ipotesi: il femminismo danneggia la società. Si estrapolano dati da Francia e Stati Uniti, si intervista un tedesco e si pretende di fornire un quadro esaustivo.

        • Giuseppe1960 on

          Sì, in effetti l’articolo sembra scritto sotto effetto narcotico… Nel rileggerlo dopo le tue osservazioni le trovo tutte condivisibili. Staremo a vedere se le testimonianze della seconda parte avranno più senso e porteranno qualche dato non caotico.

      • Enzo Pennetta on

        No Emanuela, l’articolo è chiarissimo e il fenomeno è ben visibile per chi lo vuole vedere.

        • Giuseppe1960 on

          Sono d’accordo, Enzo, che il fenomeno sia visibile… E vada denunciato, ma con un approccio meno caotico.
          Da questo a vederlo come fatto emergente che contraddistingue i comportamenti del nuovo uomo prossimo venturo però ne corre.
          Mi viene il dubbio che rete e social amplifichino a dismisura disagi di cani e porci e ci possano traviare il giudizio… ricordo sempre che fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. Nella metafora, voglio vedere la sana gioventù in quella foresta. Forse sarò un inguaribile ottimista, ma vedo attorno a me anche tanti spunti che mi fanno sperare bene. I maschi e le femmine del domani non sono questi qui che vogliono spacciare nuovi mondi insulsi.

  5. MenteLibera65 on

    Una considerazione generale : Ma c’è un solo settore della vita sociale che , a giudizio dei commentatori di questo sito, sia migliore oggi di quanto era un tempo ?
    Si potrebbe per una volta elencare , descrivere e commentare qualcosa della società che è migliorato? Sicuri che andiamo verso la distruzione? E se siamo in declino , quale è stato allora il periodo storico che si può considerare il culmine “positivo” della nostra società ?

    • LUIGI MOJOLI on

      Prenderò nella massima considerazione una lista settori della vita sociale migliorati a Suo giudizio. Ricordo mio padre, anni ’50. Ci diceva di non aver mai creduto nel degrado sociale continuo. Se degradassimo continuamente da sempre non saremmo qui a raccontarcela. Aggiungeva di non credere neppure nel progresso sociale continuo perché, se ci fosse stato, saremmo incredibilmente migliori.Aggiungeva: io stesso nella mia vita ho visto alti e bassi. Ci vogliono secoli per costruire una civiltà, ma una generazione può distruggerla. Basta rifiutarla.

      • Ma infatti di solito si alternano società in ascesa con società in declino, un po’ come gli organismi viventi. La sommatoria storica pare comunque positiva, ma questo non significa che la nostra civiltà non possa essere in declino o morente. Storicamente le società declinano quando si indeboliscono i principi etici su cui sono state fondate e che le hanno portate al successo.

    • Ma è ovvio che oggi stiamo meglio di un tempo. Oggi perlomeno abbiamo leggi scritte (che poi non si applichino è un altro conto) che proteggono i diritti fondamentali delle persone. Un tempo la nozione di diritto individuale non esisteva, né esisteva, ad esempio, la nozione di infanzia. Io mai e poi mai tornerei indietro. Ciè non toglie che l’occidente stia morendo e il nostro testimone lo passeremo ad altri.
      Se poi tu ritieni che questo blog sia troppo pessimista, allora magari potresti trascorrere il tuo tempo libero su blog più ottimisti.

      • GIUSEPPE CACIOPPO on

        L’ occidente sta morendo e il testimone lo passeremo ad altri! Esatto, peccato che questi altri, che già stanno arrivando, non promettono nulla di buono!

      • MenteLibera65 on

        Mi sembra che anche tu concordi quindi che, pur all’interno di una serie di alti e bassi, nel complesso la società occidentale attuale si sia evoluta in modo positivo.
        Se proviamo a fare un po di categorie (Cultura, Comportamenti individuali, Comportamenti Collettivi, Benessere economico, Libertà individuali, Possibilità di cambiamento del proprio stato sociale rispetto alla nascita, Giustizia , Democrazia ) penso che ci sia poco da confrontare l’anno 2015 con l’anno 1915 (inzio della 1^ guerra mondiale) , l’anno 1815 ( Congresso di Vienna) , etc etc fino all’anno 1015.
        E’ ovvio che in mezzo ad una crescita generalizzata vi siano delle sacche di degrado rispetto alle fasi precedenti.
        Io credo che uno degli aspetti più sottovalutati sia l’aspetto relativo alla velocizzazione del cambiamento.
        Viviamo una società che in 100 anni è passata dal carretto al razzo verso la luna. Bisnonni che si parlavano via lettera e si muovevano col piroscafo in mesi, mentre ora ci si parla e ci si vede a migliaia di km di distanza ed ogni punto della terra può essere raggiunto in meno di 24 ore. Società vissute per migliaia di anni con un governi monarchici senza partecipazione popolare ed ereditari, che in 200 anni si sono trasformate verso sistemi democratici o simil-democratici. Le donne , che per millenni hanno partecipato principalmente per la funzione famigliare/riproduttiva allo sviluppo del mondo, che sono ora entrate nelle stanze effettive dei bottoni a prendere decisioni collettive, portando tutta la loro energia ed intelligenza, ma anche tutta la loro complessità acuita dalle istanze represse per millenni, e la conseguenza di un necessario passo indietro maschile, che prutroppo non sempre è equilibrato.
        Tutto questo è avvenuto in così pochi anni che l’antropologia umana si sta assestando con fatica, poichè sembrano venir meno i capisaldi antichi e bisogna crearne dei nuovi, prendendo atto che il tempo vecchio è finito , tutto si trasforma e viviamo una società di transizione rapida e per questo piena di difficoltà di fronte a novità uniche nel corso della storia (la contracezione efficace, per esempio, è una novità assoluta dove lentamente occorre ritrovare un equilibrio )
        Ecco da dove escono tutte queste apparenti patologie, come quella descritta nel tuo articolo, che sono le scorie inevitabili di un cambiamento tumultuoso di cui dobbiamo apprezzare le meraviglie, prima ancora che le disfunzioni.
        Meraviglie sconosciute ai nostri progenitori, che nulla sapevano del mondo , della complessità dell’universo, della meravigliosità della biologia del corpo, della bellezza del nostro pianeta quando si è in grado di spostarsi di qualche chilometro. Come pure il fatto di poter, con un clic, accedere a tutte le informazioni che vogliamo (anche troppe, lo sappiamo, ma è inevitabile)
        Ma come sempre è avvenuto, con l’aiuto di Dio il mondo troverà il suo equilibrio ed il suo assestamento, e poco importa se a guidarlo saranno le attuali nazioni egemoni o altre, anche se non credo affatto ad un declino dell’occidente così come lo conosciamo, ma semmai ad una maggiore contaminazione tra le varie culture, in contrapposizione alla invasione culturale (ed effettiva) che la cultura occidentale ha fatto verso il resto del mondo per centinaia di anni (basta vedere quali sono le lingue che più si parlano e quali sono i modi di vestire più in voga nel mondo, e da dove vengono le innovazioni tecnologiche ancora oggi).
        In ogni moldo chi sarebbe così stolto che preferirebbe rinunciare alla conoscenza e consapevolezza attuale (pur nella complessità e difficoltà) , per tornare al mondo piccolo piccolo di un tempo passato, dove (a meno di appartenere ad una elite microscopica e privilegiata) i confini della propria vita erano stretti ed invalicabili?
        Io credo che in tutta questa analisi ci si faccia pesamentemente condizionare dallo schema religioso, sicchè si presume che le società passate , essendo più “religiose” , fossero pure migliori. Io penso che ci sia una sottoconoscenza effettiva della storia dietro a queste frettolose analisi, perchè accanto ad una generica religiosità le società passate convivevano con lgnoranze profonde ed analfabetismo, persecuzioni verso i più deboli (pensiamo ai pazzi ed ai portatori di handicap), razzismi, superstizioni e credenze di tutti i tipi, ingiustizie etc etc , che noi (non vivendole) no riusciamo neppure a figurarci.
        Salve.

        • Avrei bisogno di una forte dose del suo ottimismo, perché a differenza sua, sono molto preoccupato per il futuro, perché il progresso è bellissimo, il progressismo non sempre.
          Temo che i figli che un giorno avrò impareranno il Teorema di Pitagora a 14 anni, raggiungeranno l’indipendenza economica a 40 e la pensione a 70, esattamente allo scadere dell’aspettativa di vita (in calo in Italia).
          In compenso avranno a cuore la parità di genere, con quella stessa grande empatia che si nutre verso una persona che sta sulla stessa barca (che affonda).

          • MenteLibera65 on

            Io ho gli stessi suoi timori per i miei figli.
            Ma si ricordi che il benessere che l’occidente ha accumulato negli ultimi 70 anni si fondava anche sulla miseria di altre nazioni, che piano piano si sono svegliate o si stanno svegliando.
            Se quindi la nostra paura è quella di perdere un po di garanzie ed un po di sicurezze, quello è già avvenuto e sempre più avverrà, ma tra l’altro è una situazione prevalentemente italiana, più che occidentale. Si tratta di studiare nuovi modelli di sviluppo, sono intervenuto in altre occasioni su questi temi.
            Ma non mi sembra che Emanuela pensasse alla situazione econoimica quando parlava dell’occidente che “sta morendo” , ma semmai alla situazione etica/morale e di guida del mondo.

          • Le altre nazioni non c’entrano, lei pone ogni segnalazione di crisi della nostra società in termini di “se è così, ce lo siamo meritati”, che in questo caso non solo è falso, ma è anche rude conformismo. È il sistema scolastico e il modo in sé di concepire la scuola che è cambiato, così come il mondo del lavoro e il modo di vedere la famiglia. È proprio di etica che stiamo parlando, perché prima si trattano le persone come se non crescessero, poi come se non invecchiassero, quindi in ambo i casi non le si rispetta.

          • GIUSEPPE CACIOPPO on

            Infatti si tratta di crisi “etica”. Dagli interventi fin qui letti, si individuano due linee di pensiero. Una che individua nel progresso tecnologico una finalità ultima, che si sintetizza nel concetto del: “non siamo stati mai così bene!”.Cosa perfettamente vera, infatti abbiamo automobili, beni e cibo (almeno finora) a volontà e di questo non possiamo che essere contenti!
            Una seconda, a mio parere, più realista che individua una realtà più complessa.L’ articolo, che descrive realtà, in parte, ancora numericamente minoritarie, ha il merito di indicare una patologia sociale in atto difficile da disconoscere.Le giovani generazioni sono state indotte, tramite messaggi ideologici ben costruiti, a temere l’ altro sesso e a schivare impegni affettivi stabili.Viene loro inculcato il concetto di un eterno presente individualistico ed egoistico. Come sorprendersi dunque del fatto che il numero di matrimoni e la natalità siano da decenni in continua discesa?
            Come sorprendersi del fatto che passeggiando in città oggi si vedano più cagnolini che bambini!
            Il mito progressista mostra la corda ignorando il disagio attuale dei giovani e la loro difficoltà ad immaginarsi e a costruirsi un futuro.

          • GIUSEPPE CACIOPPO on

            Infatti si tratta di crisi “etica”. Dagli interventi fin qui letti, si individuano due linee di pensiero. Una che individua nel progresso tecnologico una finalità ultima, che si sintetizza nel concetto del: “non siamo stati mai così bene!”.Cosa perfettamente vera, infatti abbiamo automobili, beni e cibo (almeno finora) a volontà e di questo non possiamo che essere contenti!
            Una seconda, a mio parere, più realista che individua una realtà più complessa.L’ articolo, che descrive realtà, in parte, ancora numericamente minoritarie, ha il merito di indicare una patologia sociale in atto difficile da disconoscere.Le giovani generazioni sono state indotte, tramite messaggi ideologici ben costruiti, a temere l’ altro sesso e a schivare impegni affettivi stabili.Viene loro inculcato il concetto di un eterno presente individualistico ed egoistico. Come sorprendersi dunque del fatto che il numero di matrimoni e la natalità siano, da decenni, in continua discesa?
            Come sorprendersi del fatto che passeggiando in città oggi si vedano più cagnolini che bambini!
            Il mito progressista mostra la corda ignorando il disagio attuale dei giovani e la loro difficoltà ad immaginarsi e a costruirsi un futuro.

          • Enzo Pennetta on

            Il benessere USA si è poggiato sul saccheggio delle altre nazioni, come può dire lo stesso di noi?
            E mi dispiace ma quelle nazioni saccheggiate non solo non si sono svegliate e non si stanno svegliando ma stanno aumentando, al Terzo mondo si aggiungono Iraq e Libia.
            E non sono più neanche gli USA a beneficiare del saccheggio ma le elite finanziarie senza nazionalità.
            Concordo poi sul fatto che questo Occidente sta morendo prima nella sua anima, la crisi materiale lo troverà già agonizzante.
            Non sono pessimista, osservo quello che sta accadendo.

          • MenteLibera65 on

            Ha a mio parere una visione parziale e un pò preordinata della realtà e della storia. Tutto l’occidente ha approfittato per anni (a vari livelli, certo, alcune nazioni di più altre di meno), da una parte delle risorse delle nazioni povere (spesso colonizzate militarmente e solo dopo commercialmente) , e da una altra parte della manodopera a basso costo per beni di bassa qualità, prevalentemente orientale. Ora l’oriente si sta svegliando nel senso che piano piano cina, corea , etc etc si stanno trasformando in paesi produttori di beni ad altissima qualità ed in paesi , consumatori essi stessi, quindi ci fanno concorrenza diretta. E’ ovvio che questo effetto si sposterà di nazione in nazione , perchè il “capitale” ha bisogno di trovare sempre nuove nazioni dove produrre a meno.

            L’italia ha fatto la sua parte, se pur in misura forse minore, ma società come l’ENI sono nate approfittando di una posizione di vantaggio messa a disposizione dalla contingenza storica, non certo dalla sola bravura concorrenziale.

            Ma se è nato il concetto di “occidente” non è certo per motivi religiosi , ma per motivi economici , e chi può negare che l’Italia sia a pieno titolo da considerare nell'”occidente” ?

            Per quanto riguarda il fatto che tutto si è spostato dalle nazioni alle aziende, ho fatto numerosi interventi su questo punto ma non concordiamo affatto sulla presunta strategia “malevola” di questi finanzieri.

            Tu ritieni che sia un accordo tra “cattivi” che vogliono distruggere il mondo, mentre io ritengo che sia un effetto inevitabile del liberismo selvaggio che, senza un cambio di paradigma o un intervento coercitivo dello stato (anzi: degli stati) tende a produrre sempre maggiore concentrazione di capitale in poche mani , le quali devono agire sempre in una certa modalità se non vogliono essere estromesse da questo possesso a vantaggio di qualcun’altro. Da questo la ricerca continua della riduzione dei costi (sopratutto del personale) come driver principale di queste aziende. E’ banale pensare che se al posto di Soros, Zuckerberg, Gates o qualcun’altro , ci fossero altre persone (magari “iper-cristiani”), il mondo avrebbe risolto i suoi problemi. Soros morirà , e gli altri prima o poi pure, ma il meccanismo economico liberista che li costringe a pensare ed agire in un certo modo agirà pure sui loro successori.

          • GIUSEPPE CACIOPPO on

            Alcuni degli interventi danno per scontato il concetto terzomondista delle “colpe dell’ occidente” riguardo alla miseria delle nazioni del terzo mondo.
            Tuttavia questa teoria, data per scontata, alla evidenza dei fatti si rivela piuttosto fallace. La miseria di certe aree del mondo, pur ricche di materie prime, dipende più da fattori culturali e politici interni che da quei “cattivoni occidentali” che pur fanno la loro parte. La professoressa Anna Bono, studiosa di questioni africane, documenta da anni, con dati economici alla mano (articoli reperibili sul blog “basta bugie”),quali siano i veri problemi dell’ Africa. Tribalismo esasperato, che comporta una mancanza di visione unitaria delle esigenze della nazione,con conseguente indifferenza verso povertà e indigenza di vasti strati di popolazioni appartenenti alle altre tribù, corruzione a livelli elevatissimi, regimi come quello eritreo di stampo marxista che hanno reso questa nazione un grande campo di concentramento.
            Il Venezuela, paese un tempo ricchissimo che ha richiamato in tempi non lontani tanti italiani, oggi è ridotto, da venti anni di regime “terzomondista e socialista”, alla fame! si potrebbe continuare a lungo citando Corea del Nord, Vietnam ecc ecc.
            Dare tutte le colpe all’ occidente mi sembra una visione semplicistica e poco aderente alla realtà!

          • MenteLibera65 on

            Ho forse scritto che le colpe sono tutte dell’occidente ?
            Ho solo scritto quello che tutti sanno e la storia insegna, e cioè che per secoli i paesi c.d. occidentali hanno invaso quelli c.d. poveri, sottraedo risorse naturali e gettando le basi per una dominzione (prima) ed un protettorato (poi) col risultato di avere accesso alle medesime risorse anche oggi che sono paesi liberi , tramite il possesso dei siti minerari per concessione secolare.
            Detto questo non c’è nessuna prova che i paesi poveri avrebbbero ben sfruttato le proprie risorse se non fossero stati colonizzati, anzi, a ben vedere quello che è successo dopo c’è da avere molti dubbi . Ma questo non toglie che tali risorse non appartenevano ai paesi occidentali. Vogliamo negarlo?
            Inoltre non ho parlato dei paesi africani (ho forse nominato l’Africa??) , ma quando parlavo della concorrenza mi riferivo ad alcuni di quelli asiatici, che invece una volta usciti dalla fase coloniale, spesso sono diventati motori produttivi.

          • GIUSEPPE CACIOPPO on

            Forse non ha letto bene il mio intervento. Non parlavo solo dell’ Africa, ma anche di paesi asiatici e dell’ america latina.
            Per il resto che il terzomondismo alla Fidel Castro navighi ancora con il vento in poppa, dato i tempi che corrono, non mi sorprende affatto e si accorda perfettamente con la sua affermazione:” ho scritto solo quello che tutti sanno e che la storia insegna. Ipse dixit!

        • Enzo Pennetta on

          Non concordo neanche un po’ con questo lungo intervento. Il declino è in atto e ha un’inerzia tale che non si fermerà presto neanche se si invertisse la rotta, cosa che tra l’altro nessuno pare intenzionato a fare.

        • Sì ma non ho capito cosa vuoi dire. Quindi siccome stiamo meglio che in passato non si possono fare critiche o far suonare campanelli di allarme? E comunque non penso che fenomeni come la femminilizzazione dell’educazione, la patologizzazione di comportamenti tipicamente maschili, una legge come quella chiamata “Yes Means Yes”, le lezioni sul consenso o la riduzione di ogni maschio a potenziale stupratore siano dovuti a un adattamento alle mutate condiizoni sociali. Qui non si sta parlando dei nomrali attriti tra maschi e femmine che sono sempre esistiti.

    • Per quello che ho studiato e come l’ho studiato il Medioevo. Prendi ad esempio la realtà universitaria lo studente Tommaso d’Aquino andò a studiare da Alberto il Grande a Cologna quindi a Parigi quindi Roma poi di nuovo Parigi… altro che Erasmus! L’invenzione della banca e quindi il commercio il risparmio e il capitale fioriscono come non mai. Il metodo scientifico nasce dalla scolastica, dall’idea che esista un ordine razionale e conoscibile e poi la notazione musicale le biblioteche e potrei andare avanti ancora….
      Da ultimo non credo nel degrado ma distinguo tecnica e progresso.

  6. Per chi cercava dei dati, ecco dei grafici tratti dal libro The war against boys, di Christina Hoff Sommers (al momento lo scanner non mi funziona e ho dovuto usare la digitale). Sul fenomeno degli uomini che si ritirano dalla società c’è il libro Men on strike, di Helen Smith.

    http://i65.tinypic.com/28klyr9.jpg
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    http://i66.tinypic.com/2njkop0.jpg
    http://i63.tinypic.com/2a0jmyw.jpg

    • Palafreniere on

      Questo grafico indica la presenza di un fenomeno, ma non ne può precisare né indicare la causa, come invece fa l’articolo

      • A parte il fatto che i grafici ne sono sette, ma magari il libro da cui sono tratti le cause le spiegano, tu che dici? E dato che questo libro è citato nell’articolo, magari l’autore dell’articolo lo ha letto e lo ha riportato nell’articolo stesso, tu che dici?

  7. Pingback: Sexodus, parte 1: uomini che rinunciano alle donne e si ritirano dalla società – Vita da brutto Official Blog

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