Giove e Io (Correggio, 1532-33)
di Giorgio Masiero
Il significato scientifico della prima legge di Keplero e il suo insegnamento epistemologico riguardo al metodo della scienza empirica
Mi è capitata tra le mani qualche giorno fa l’ultima patacca. Un trio di fisici del modernissimo Perimeter Institute for Theoretical Physics del Canada ha trovato la causa del Big bang, meritandosi una copertina del Scientific American. Cosa ha provocato 13,7 miliardi di anni fa l’esplosione da cui è nato il mondo? Semplice: l’avvitamento intorno al suo orizzonte degli eventi di un buco nero di un super-universo a 4 dimensioni spaziali. Il mondo sarebbe spuntato fuori dunque, quando una stella morente del super-universo collassò in quel buco nero generandone l’orizzonte degli eventi. Tutto rappresentato come si deve in una matematica per adepti.
Provo a tradurre per i laici. Secondo la relatività generale, nel nostro mondo reale 3-dimensionale i buchi neri sono generati dal collasso finale delle stelle e sono limitati da “orizzonti di eventi”, ovvero da superficie 2-dimensionali che come pelli impermeabili separano il buco nero dal mondo esterno: nessun evento fisico fuori dell’orizzonte può essere influenzato da ciò che accade dentro il buco. Voliamo ora sulle ali della matematica.
Ogni spazio matematico limitato ad n dimensioni è racchiuso in una superficie a (n-1) dimensioni, cosicché nel caso di un “universo” 4-dimensionale (cioè, di uno spazio matematico immaginario a 4 dimensioni spaziali), pullulante di stelle (4-dimensionali, immaginarie), un buco nero (4-dimensionale, immaginario) avrebbe un (immaginario) orizzonte degli eventi di 4-1=3 dimensioni, giusto? Quindi un mondo 3-dimensionale reale come il nostro potrebbe essere benissimo uscito da un cotale super-orizzonte di eventi, essendo anzi protetto dalla singolarità come relitto imploso di una vecchia stella 4-dimensionale del super-universo primigenio.
Fantasie a parte, l’articolo dei tre fisici mi ha fatto venire in mente quell’episodio capitato ad Einstein, che andato ad illustrare la teoria della relatività in una città inglese, si sentì apostrofare da una signora: “Non è vero quel che lei ci racconta, il mondo è sostenuto da una tartaruga!”; e alla richiesta di Einstein su chi sostenesse la tartaruga, la signora: “Un’altra tartaruga! Che domanda…”. Mi ha ricordato anche le “soluzioni” di Crick e di Chandrasekhar, rispettivamente premi Nobel per la medicina e per la fisica, dell’abiogenesi per “panspermia”, ovvero, da mondi alieni. Aiutami, Lettore: che razza di spiegazione di un evento A è quella di postulare un evento B ancora più complicato? ammessa l’esistenza del super-universo 4-dimensionale genitore del nostro mondo, questo da dove viene? dal buco di un super-super-universo 5-dimensionale?! Domande ingenue: il principio di Occam evidentemente è fuori del Perimetro della fisica teorica canadese e dei criteri scientifici dei revisori di Scientific American.
Memore del monito di Hume secondo cui “straordinarie affermazioni richiedono evidenze straordinarie”, un monito ripreso da Carl Sagan contro l’Intelligent Design (ma da lui regolarmente disatteso nei suoi rimandi induisti), mi chiedo infine: che prove hanno questi qua? quali evidenze sperimentali potranno mai esibire riguardo ad un universo 4-dimensionale a priori irraggiungibile dal nostro? Altre domande ingenue. I fisici teorici di oggi sono “per oltre la metà” (Richard Muller, fisico alla UC Berkeley) una mutazione degenere della specie durata fino ad Einstein, Feynman e Gell-Mann: sono “fantascienziati”. Professano di non “aderire alla filosofia antica di Karl Popper che, dicono, fu un filosofo e non uno scienziato, il cui lavoro data al secolo scorso”. La ricerca della verità, o di un pezzettino di verità, non gli interessa.
Per contrappunto, mi sono venuti in mente veri osservatori dell’universo fisico, dagli antichi Babilonesi ad astronomi come i premi Nobel per la fisica del 2011…, passando per Keplero. Nel 1609, l’anno in cui Galileo costruiva a Padova il primo telescopio, Giovanni Keplero (1571-1630) pubblicava a Praga il suo capolavoro: “Astronomia Nuova, basata sulle cause, ovvero fisica celeste trattata con i commentari sul moto del pianeta Marte dalle osservazioni di Tycho Brahe”. In questo trattato astronomico, Keplero esponeva i risultati di 10 anni di studi matematici sui dati dell’astronomo danese suo maestro Tycho Brahe (1546-1601), raccolti senza sosta, ogni giorno (più precisamente, ogni notte serena) per 30 anni. Keplero espone alla fine del libro due delle 3 famosissime leggi sul moto dei pianeti che portano il suo nome. 10 anni dopo, avrebbe pubblicato la terza legge in “Armonia del mondo” (1619).
Si rimane scioccati nel vedere – per esempio, tramite la digitale Biblioteca Europea di Milano – le tabelle di numeri, raccolti a occhio nudo ed elaborati a mano dai due. La meticolosità di Brahe e di Keplero permise loro di misurare a occhio nudo le parallassi planetarie con un’accuratezza di un minuto d’arco! Tutti i dati, in vista di ricavare le leggi sottostanti ai moti celesti, vennero ovviamente elaborati a penna (d’oca). Me li vedo Brahe e Keplero come se mi fossero qui davanti, a inseguire una notte serena dopo l’altra la posizione in cielo di Marte o di Giove. Ed anche tu, Lettore, se osservassi regolarmente per migliaia di notti i lenti spostamenti dei pianeti in cielo, li potresti tracciare e con la geometria analitica definirne le traiettorie. Marte e Giove impiegano rispettivamente circa 2 e 12 anni a fare il loro giro prima di tornare allo stesso posto; e se tu fossi abbastanza paziente, se in ogni notte serena per 24 anni ti annotasti gli angoli sotto cui vedi quei pianeti, come fecero anche per più lungo periodo Brahe e Keplero, potresti arrivare a provare che Marte e Giove vagano in orbite periodiche abbastanza regolari.
I moti orbitali dei pianeti fino a Saturno erano stati osservati, migliaia di anni prima, dagli astronomi babilonesi e greci altrettanto pazientemente, ma non altrettanto accuratamente di Brahe, né con le stesse conoscenze matematiche di Keplero. Gli antichi avevano giudicato i moti della Luna e del Sole circolari intorno alla Terra e quelli degli altri pianeti circolari intorno a centri ruotanti intorno alla Terra (“epicicli”). Fu la matematica di Keplero applicata ai dati di Brahe a trovare, in maniera più corrispondente ai dati e più elegante, che le orbite dei pianeti sono ellissi, di cui il Sole occupa uno dei fuochi: la I Legge di Keplero, appunto.
Le orbite circolari ed epicicloidali dell’astronomia classica sono state la prima descrizione scientifica dei moti nel sistema solare, in un’approssimazione perdurata millenni, abbastanza buona essendo le ellissi di Keplero quasi-circolari. Oltre che più precisa, la descrizione di Keplero è più elegante: ponendo a punto “fisso” il Sole, le orbite si riducono per tutti i pianeti ad ellissi tonde, invece delle più contorte epicicloidi di Tolomeo. Ciò legittimò il sistema eliocentrico, proposto 66 anni prima da Copernico su pure basi teologiche.
Ma è proprio vero che i pianeti si muovono in orbite ellittiche intorno al Sole? No, la prima legge di Keplero è una seconda approssimazione dei moti reali. Rigorosamente parlando, le orbite che risultano dalle equazioni del moto sono ellissi
- solo con 2 corpi, non con i circa 150 di cui si compone il sistema solare tra Sole, pianeti e satelliti (senza contare asteroidi e comete) e
- anche nel caso di 2 soli corpi, questi si muovono entrambi in ellissi in un cui fuoco sta il loro centro di massa (un punto geometrico intermedio tra i due corpi, proporzionalmente più vicino al corpo più massiccio), non uno dei due corpi.
L’incredibile semplicità delle 3 leggi di Keplero è vera in una doppia semplificazione: quella in cui ci si attenga soltanto all’interazione tra un singolo pianeta X e il Sole, tralasciando i disturbi delle interazioni (comunque presenti) degli altri corpi del sistema solare; e nell’approssimazione in cui, a cagione dell’enorme massa del Sole rispetto ai pianeti, si faccia coincidere il centro di massa di ogni coppia {X-Sole} col Sole stesso.
Prendiamo Giove, che dei pianeti è il più massiccio, e vediamo come in questo caso non si può dire – anche trascurando le interazioni degli altri pianeti – che Giove orbita intorno al Sole. La massa di Giove, nonostante la sua bassa densità, è 2 volte e mezza quella di tutti gli altri pianeti del sistema solare messi insieme. Già nel sistema a due {Giove-Sole} il centro di massa non cade entro il Sole, ma fuori di un 7% del raggio solare. Cosicché, tecnicamente, non è vero che Giove orbita intorno al Sole, ma piuttosto orbitano entrambi intorno al comune centro di massa, fuori dal Sole. Lo stesso ragionamento vale, seppur con esiti quantitativamente meno rilevanti, per gli altri pianeti. E vale anche per il sistema {Terra-Luna}, il cui centro di massa non sta nel centro della Terra, ma a 4.000 km da esso. Se poi facciamo i calcoli per tutto il sistema solare – e questo può essere fatto oggi dai calcolatori con l’introduzione di un centinaio di fattori di correzione empirici – troviamo che il centro di massa complessivo vaga in continuazione, dentro e fuori il Sole, per l’effetto combinato di tutti i corpi presenti.
Il vagabondaggio del centro di massa del sistema solare nel cinquantennio dal 1945 al 1995
Allora le 3 leggi di Keplero non sono più vere? Al contrario, oltre che essere valide con buonissima approssimazione, dobbiamo riconoscere una fortuna il fatto che Keplero non disponesse di mezzi di osservazione e di strumenti di calcolo raffinati come i nostri, altrimenti forse la scienza non sarebbe mai nata… La scienza sperimentale non può smarrirsi nei dettagli e nelle precisioni che sono il mestiere della matematica, della logica o della metafisica; anzi, nella ricerca pignola di descrizioni esaustive la scienza può perdere efficacia esplicativa, finendo in predizioni errate e tecnologie malfunzionanti. Tanto più quando i sistemi studiati non sono semplici come quelli dell’astronomia, che sono fatti di qualche decina di corpi e sono pressoché isolati dall’ambiente esterno, ma consistono invece in strutture composte di moltissimi corpi in interazione reciproca e con l’ambiente, come accade nei sistemi della biologia e dell’economia.
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25 commenti
“La scienza sperimentale non può smarrirsi nei dettagli e nelle precisioni che sono il mestiere della matematica, della logica o della metafisica; anzi, nella ricerca pignola di descrizioni esaustive la scienza può perdere efficacia esplicativa, finendo in predizioni errate e tecnologie malfunzionanti.” Pensando alla descrizione attuale che va per la maggiore dei meccanismi evolutivi. .. ho trovato punti di contatto con il passo qui sopra citato.
Già, Max. La pubblicistica scientifica di oggi soffre di iperplasia, per i motivi che conosciamo!
Molto interessante questo suo approfondimento, Masiero, sulla prima legge di Keplero, che ne mette in evidenza tutta l’efficacia esplicativa da una parte, ma contemporaneamente anche la sua natura di semplice modello dall’altra. Io credo che, quando abbiamo a che fare con la scienza, non dobbiamo mai dimenticare questo fondamentale concetto e cioè la differenza che esiste sempre tra realtà e modello che è la stessa che metaforicamente esiste tra un territorio e la sua mappa. Concetto che peraltro richiama anche l’inevitabile relazione che ogni volta viene ad instaurarsi tra “osservato” e “osservatore”. Concordo inoltre anche sull’aspetto speculativo da lei evidenziato in merito alle teorie cosmologiche sull’origine dell’Universo e sui limiti in generale della scienza empirica soprattutto quando abbiamo a che fare con sistemi complessi come nel caso della biologia.
Grazie, dott. Vomiero.
Molti scienziati, per scarsa preparazione filosofica, confondono l’origine (- ε < t < + ε) con i momenti iniziali (0 < t < x). L'origine dell'universo è una questione senza soluzione umana.
Concordo. E a chi confonde i momenti iniziali con l’origine dell’Universo credo non valga saper il distinguere tra origine in quanto cominciamento/inizio (temporale) e origine in quanto principio/fondamento (nell’essere)… Sennonché, e credo che lei Masiero converrà col sottoscritto, è solo nel primo dei due significati del termine che la questione dell’origine dell’Universo è priva di soluzione umana.
Certo, viaNegativa; ma questa distinzione sarebbe troppo raffinata da spiegare ad ipertecnici che non capiscono la differenza tra origine e inizio.
Prof cosa ne pensa di questa notizia? Alcuni scienziati cercano il “Planet nine“, ipotesi che starebbe perdendo consenso, mentre ne acquisisce quella del “Planet ten“, astro difficilmente visibile e artisticamente raffigurato NERO e collocato a 60 unità astrononimiche, necessario per spiegare delle “perturbazioni” irrisolte.
By the way, lo schifato (da CS) Crombette, proprio come Brahe e Keplero, con solo CARTA E PENNA e la sua intelligenza (sublime a mio umile parere), rivedendo ed ampliando l’abbandonata e schifata legge di Bode, giunse, 50 ANNI FA, ad ipotizzare la necessità di un ASTRO NERO (dandone tutte le specifiche di massa volume etc), collocandolo a 58 UNITÀ ASTRONOMICHE, precisando che che se gli scienziati la smettessero di cazzeggiare (termine riassuntivo mio, non del Crombette) su teorie pseudo-scientifiche assurde (giusto al fine di illudersi che Dio non esiste, come quella che lei ha giustamente ridicolizzato), magari potrebbero finalmente cercare l’astro mancante che è NECESSARIO per spiegare tutta una serie di “perturbazioni“.
Cosa ne pensa della teoria del Planet TEN?
Buona lettura.
http://www.repubblica.it/scienze/2017/06/24/news/sistema_solare_spunta_il_decimo_pianeta-168978724/
Riporto poi un paragrafo dell’opera di Crombette “Galileo aveva ragione o torto – Volume 1” dedicato a Keplero.
Non è l’unico punto dell’opera in cui ne parla ma è quello più comodo da riportare perchè accuratamente capitolato.
Si trova nellla parte iniziale dell’opera nella quale il Crombette “mette in fila” (termine suo) i grandi della scienza concentrandosi sull’aspetto ideologico e metafisico del loro pensiero:
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Il sistema imperfetto di Copernico fu rivisto e migliorato da Keplero (1571-1630) il quale aveva adottato le idee del protestantesimo perdendo così il posto di professore, ma riuscì ad ottenerne un altro e poté così continuare le sue ricerche astrologiche e astronomiche. Keplero arrivava in un momento favorevole per l’istituzione del suo sistema. Copernico gli forniva un tema di base che egli adottò in parte, conservando l’immobilità del sole e delle stelle e sostituendo con delle ellissi le curve complicate che Copernico indicava come traiettorie dei pianeti. Ma fu soprattutto Tycho Brahe (1546-1601) a preparargli la pappa pronta studiando con grande precisione le posizioni dei pianeti nel cielo. L’abate Moreux9 non teme di dire che «se Keplero non avesse avuto a sua disposizione le osservazioni di Marte, annotate con cura giorno per giorno da Tycho nel suo osservatorio di Uranienburg, questo spirito geniale non avrebbe potuto portare a termine l’opera immensa che compì ed alla quale dedicò più di 20 anni. Le leggi che scoprì sulla marcia dei pianeti, conosciute sotto il nome di “tre leggi di Keplero”, sono bastate a immortalare il suo nome. Nello stesso tempo la meccanica celeste era fondata (1618), e 70 anni più tardi Newton ne dava una spiegazione razionale legando le leggi di Keplero alla gravitazione. Keplero… oltre alla sua cattedra di insegnamento, aveva l’incarico di fare degli almanacchi: pronostici del tempo, oroscopi, etc… Tutto questo affiancava i numeri astronomici relativi alle posizioni degli astri. Ad ogni passo le sue opere fanno menzione delle meravigliose proprietà dei numeri, delle influenze perturbanti, dell’armonia delle sfere, della congiunzione dei pianeti. Quando si leggono attentamente i suoi scritti, che anima talvolta di un senso poetico impregnato di misticismo, si è portati naturalmente a porsi questa domanda: Keplero, ha veramente creduto all’astrologia? Sembra proprio di sì, almeno in una certa misura… ci dice E. Doublet nella sua Storia dell’astronomia … Egli dovette, d’altronde, continuare questa triste professione per nutrire la sua numerosa famiglia… Non è lui, in effetti, che scriveva, senza dubbio per difendersi nei confronti dei posteri: “Di cosa parlate voi, filosofi troppo delicati, se una figlia (l’astrologia) che voi giudicate folle, sostiene una madre saggia (l’astronomia) ma povera; questa madre non è forse sopportata dagli uomini, più folli ancora, proprio in virtù di queste stesse follie? Se non vi fosse la credula speranza di poter leggere l’avvenire nel cielo, si sarebbe stati tanto saggi da studiare l’astronomia per se stessa?»
Questa ammirazione che l’abate Moreux tempera di indulgenza per Keplero, Joseph de Maistre10 l’ha votata senza riserva appunto a causa della parte di misticismo che racchiudevano i suoi metodi: «Vi è forse un uomo che si possa comparare a Keplero nell’astronomia? Newton stesso, cos’altro è se non il sublime commentatore di questo grande che solo ha potuto scrivere il suo nome nei cieli? Giacché le leggi del mondo sono le leggi di Keplero. Soprattutto nella 3a, vi è qualcosa di così straordinario, di così indipendente da ogni altra conoscenza preliminare, che non ci si può dispensare dal riconoscervi una vera ispirazione: ora, egli pervenne a questa immortale scoperta seguendo non so quali idee mistiche di numeri e di armonia celeste, che si accordavano molto bene con il suo carattere profondamente religioso, ma che non sono, per la fredda ragione, che puri sogni.»
Al contrario, i razionalisti vedono nelle opere di Keplero un bizzarro amalgama di tratti geniali e di folli elucubrazioni astrologiche. L’Enciclopedia dice di lui: «Keplero offre un miscuglio di qualità e di errori intellettuali dei più inconciliabili, spinti a un punto tale che ne rende la coesistenza ancor più difficile da spiegare.»
Noi crediamo di comprendere la mentalità di Keplero quando pensiamo a un astrologo di nostra conoscenza che cercava di realizzare il moto perpetuo basandosi sulle proprietà mistiche del numero tre. C’era nel lato pratico del suo sistema qualcosa di difendibile, ma siccome non analizzava meccanicamente la sua intuizione, era incapace di mettere a punto il suo apparecchio. Keplero ebbe, da parte sua, la fortuna di beneficiare dei lavori precisi di Tycho Brahe e, continuandoli, di uscire dal vago per entrare nel reale. L’opera di Keplero appare soprattutto come un lavoro di pazienza attraverso molteplici tentennamenti, e finalmente di coordinazione di un gran numero di osservazioni in modo da trarne delle regole generali. La sua astronomia è empirica e non teorica; è questo, d’altronde, che le dà il valore pratico. E, ciò che prova il suo carattere puramente pragmatico, è che ci è voluto Newton per trarne una spiegazione ragionata. Si è fatta, d’altronde, perfettamente luce sulle cause delle leggi di Keplero ?
PS: Se dovessero interessare le fonti delle note le posso riportare…
“Si è fatta … luce sulle cause delle leggi di Keplero?”, Lei mi chiede. La risposta è un esercizio di ogni studente di Fisica 1: la gravitazione universale di Newton.
Sulla presenza di altri pianeti nel sistema solare, dopo le speculazioni aspettiamo le evidenze.
Non è una mia domanda prof.
Da “Il sistema imperfetto di Copernico” alla domanda in questione è un copia-incolla di un capitolo dell’opera citata di Crombette dedicato a Keplero.
Crombette risponderà alla domanda nella sua opera che però dura più di mille pagine… ^^
Non si preoccupi, Crombette li conosce tutti i grandi della scienza (che come ho scritto lui afferma di “mettere in fila” nella sua opera) ed era ben preparato.
Parlerà diffusamente anche di Newton…
Non ho capito: di cosa teme che mi preoccupi?
Era ironico, prof…
Visto che ogni volta che lei mi risponde si diletta a ricordarmi il suo mantra “che ogni studente di fisica del primo anno e bla bla bla” le facevo notare che Newton non era sconosciuto a Crombette (e nemmeno a me se per quello…).
Magari se lo studente del primo anno si leggesse Crombette qualche dubbio potrebbe pure venirgli che in fisica sia tutto così certo e che ciò che ha imprato al primo anno possa essere tutto incontestabile…
Lei mi ha chiesto la “causa” delle ellissi ed io Le ho risposto con la soluzione più semplice che si conosce. Tutto qua.
Quanto al fatto che “in fisica sia tutto così certo”, i miei lettori sanno che io al contrario penso che in fisica, ed in ogni altra scienza empirica, non c’è nulla di certo in termini di “cause” (o teorie).
Mi scusi ma allora non legge quello che scrivo…
IO NON LE HO CHIESTO NIENTE A RIGUARDO DELLE ELISSI.
Vediamo se maiuscolo è chiaro…
Io ho fatto il copia-incolla di un capitolo dell’opera di Crombette dedicato a Keplero.
Il suddetto capitolo termina con la domanda che lei ha capito io le stessi rivolgendo.
Invece è una domanda alla quale il Crombette risponderá nel proseguo della sua opera come avevo accuratamente specificato nel post scriptum, che però forse lei nella foga di recitarmi il mantra del primo degli studenti di fisica mi sa che si è perso…
L’unica domanda che le ho fatto era un parere sulla teoria del planet ten al quale mi ha risposto con un vago “stèm a vedè“…
Trovo curiosa questa resistenza dello staff di CS nel riconoscere che un ritardo del progresso scientifico di sia potuto accumulare anche in campi differenti dal Darwinismo (problema che io pure riconosco) e nel non volerlo considerare e valutare in questioni come l’attualismo DOGMATICO Lyell-style che domina come una censura Orwelliana la geologia e la stratigrafia (fattori ESSENZIALI alla narrativa Dareinusta e alla legittimazione “scientifica”) oppure sui dogmi dell’astronomia moderna…
Veramente curioso…
Se capisco bene, Lei sostiene che anche “sui dogmi dell’astronomia moderna … un ritardo del progresso scientifico si sia potuto accumulare”. Messa in questi termini non significa assolutamente nulla.
Potrá capire bene che il tema è vasto, mica si aspetta di trattarlo nel commento ad un articolo.
Ho citato l’opera “Galileo aveva ragione o torto” di Fernabd Crombette.
Se vuole se la legga TUTTA.
Ma io non pretendo una trattazione esaustiva, mi basta un semplice elenco di argomenti in cui “un ritardo del progresso scientifico si sia potuto accumulare”. Le pongo comunque una domanda precisa: cosa intende per “perturbazioni inaspettate”?
Si legga Crombette. Buona lettura.
E per inciso: la speculazione del Planet Ten si basa sulla FATTO CONCRETO dell’esistenza di PERTURBAZIONI non ancora spiegate e che, dall’esempio CONCRETO E FATTUALE di tutte le altre scoperte di astri finora fatte proprio in seguito alla ricerca della causa di perturbazioni non spiegate,
Il decimo pianeta appare la spiegazione più ragionevole e necessaria…
Insomma non siamo al livello della teoria delle stringhe o del multiverso qui… non connfondiamo la @€€€ con la Nutella…
Invece Lei mi ha chiesto proprio delle ellissi. Letteralmente, Lei mi ha chiesto se “si è fatta luce sulle leggi di Keplero” e la prima legge parla proprio di ellissi. Quindi io Le ho spiegato che le ellissi derivano dalla gravitazione di Newton. Anche la seconda e la terza legge di Keplero derivano matematicamente dalla gravitazione di Newton f=Gm1m2/r^2.
Con ciò La saluto, perché per qualche motivo non ci comprendiamo.
Niente è???
Nemmeno con il maiuscolo ce la fa leggere e comprendere quello che scrivo…
È lei che non comprende me, non il contrario…
IO NON LE HO MAI CHIESTO DELLE ELISSI
IO NON LE HO MAI CHIESTO DELLE ELISSI
IO NON LE HO MAI CHIESTO DELLE ELISSI
Si legga bene i messaggi e force ce la fará…
Bell’articolo prof. Masiero, l’impostazione del quale mi ha riportato alla mente la figura di Immanuel Velikovsky, quando si parla della realtà a prescindere dalle evidenze.
Grazie. Oggi i Velikovsky sono la regola in cosmologia…
A Velikosky si Crombette no?
Comincio a capire molto…