UNESCO: tra Julian Huxley e Lino Banfi il problema è il primo

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Le nomina di Lino Banfi alla commissione italiana all’UNESCO ha suscitato reazioni critiche e di disapprovazione.

Nessuno però nei 73 anni da cui l’agenzia ONU esiste ha mai avuto reazioni di disapprovazione per  i contenuti antidemocratici del documento programmatico redatto per la sua fondazione.

L’UNESCO fu costituito nel 1946, il suo primo presidente fu Julian Huxley, il fratello dello scrittore Aldous Huxley autore del famoso “Il mondo nuovo”, che ne curò le linee programmatiche in un volume intitolato “Unesco, it’s purpose and its philosophy”. In questo giorni in cui più d’uno si è scandalizzato per la nomina di Banfi, è interessante ricordare su quali basi venne fondata l’agenzia dell’ONU.

Dal Libro “Inchiesta sul darwinismo” (2011) riporto i seguenti passaggi:

«È solo necessario ricordare che nelle ultime decadi è stato possibile sviluppare una estesa o generale teoria dell’evoluzione che può fornire la necessaria impalcatura intellettuale per l’umanismo moderno. Essa non solo ci mostra il posto dell’uomo nella natura e le sue relazioni con il resto dell’universo fenomenico, non solo ci fornisce una descrizione dei vari tipi di evoluzione e le varie tendenze e direzioni al loro interno, ma ci permette di distinguere le tendenze desiderabili da quelle indesiderabili, e di dimostrare l’esistenza del progresso nel cosmo.

E infine ci mostra l’uomo come l’unico amministratore di un ulteriore progresso evolutivo, e ci fornisce una guida importante sui percorsi che egli deve evitare e su quelli che deve perseguire per ottenere quel progresso. Un approccio evolutivo provvede il collegamento tra le scienze naturali e la storia umana»

L’agenzia dell’ONU si pone dunque come giudice di parte di quella che dovrà essere la cultura del futuro, anziché essere garante della pluralità delle culture intende livellarle tutte su un approccio darwinista, che poi è quello del capitalismo che vediamo oggi sfociare nel neoliberismo.

Al punto III, p. 8, troviamo L’Unesco e il progresso umano:

«Il nostro primo compito è di chiarire la nozione di desiderabile ed indesiderabile direzione dell’evoluzione poiché da questo dipenderà il nostro modo di pensare al progresso umano, alla possibilità del progresso come pri- ma cosa, e quindi alla sua definizione»

Con un’azione arbitraria si rivendica il compito di indirizzare l’umanità verso quello che una sola visione culturale ha stabilito come desiderabile.

Quale sia il progresso che consegue da queste premesse viene indicato due pagine dopo:

«Questo non significa che le innate capacità mentali umane non possano essere incrementate [presumibilmente per selezione naturale]nei primissimi stadi del suo percorso, dall’uomo di Pechino attraverso i neandertaliani fino alla nostra specie, ed esse potrebbero certamente essere ulteriormente incrementate per mezzo di deliberate misure eugenetiche, se consapevolmente ci disporremo ad incentivarle»

Huxley conferma che il programma dovrà essere portato avanti da una minoranza che potremmo definire “illuminata” che guiderà la maggioranza cieca verso il progresso:

«L’Unesco deve guardarsi dalla tendenza, attuale in certe regioni, di ridurre tutto in termini quantitativi, come se il conteggio delle teste fosse più importante di quello che è contenuto in esse»

Una seria minaccia ai principi democratici, che oggi vediamo manifestarsi con l’epistocrazia, cioè l’idea che debbano votare solo i cittadini con determinati requisiti di “conoscenza”, era già annunciata nel 1946.

Alla fine del documento, esattamente a pagina 60, a conferma dell’intenzione di manipolare l’opinione pubblica, viene esposto il progetto di diffondere la filosofia dell’Unesco anche ricorrendo a tecniche di persuasione che nulla hanno a che vedere con la promozione, all’in- terno di regole democratiche, di ideali condivisibili:

«Il progresso non è automatico o inevitabile ma dipende dalla scelta umana e dallo sforzo di volontà. Prendendo le tecniche di persuasione e informazione e vera propaganda che abbiamo imparato ad applicare come nazione in guerra, e deliberatamente unendole ai compiti internazionali di pace, se necessario utilizzandole, come Lenin previde, “per superare la resistenza di milioni” verso il cambiamento desiderabile»

C’è qualcosa di scandalosi nell’UNESCO ma non è certamente la nomina di Lino Banfi, dal 1946 nessuno ha mai rinnegato e condannato le linee programmatiche di Huxley che dobbiamo pertanto ritenere ancora valide.

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

6 commenti

  1. Agghiacciante.
    Tre consigli però:
    metta il link originale del documento, se no qualcuno potrebbe non crederci (io non volevo crederci, infatti, sono andato a controllare e sono rimasto a bocca aperta)
    https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000068197
    Corregga quell’ “it’s purpose e it’s philosophy”, non si può vedere. E’ ITS.
    “Decade” in inglese significa decennio.
    Non occorre che pubblichi questo commento perché mi rendo conto anch’io che è molto pignolo.
    Grazie per il suo lavoro.

    • Enzo Pennetta on

      Grazie, l’idea del link è giusta. La sua reazione pure, è incredibile quante cose siano pubbliche ma al tempo stesso sconosciute ai più perché non trattate dai media e dai riferimenti della cultura e dell’informazione.

  2. Paolo da Genova on

    In effetti il documento programmatico è molto duro, ma almeno è sincero. Nel 1946 erano tempi più onesti degli attuali, almeno si faceva la guerra chiamandola “guerra” e non “operazione di pace”, si combatteva per il buon vecchio “interesse nazionale” e non per “difendere la democrazia”, e di lì a scendere in tutti i casi della vita. Julian Huxley almeno ce l’ha detto che avrebbe lavorato per mettercelo in quel posto, oggi la regola è agire come lui, ma dicendo di fare il contrario, tipo la legge sull’aborto in Italia, che in teoria “tutela la maternità”. Non ho idea di cosa andrà a fare Lino Banfi all’UNESCO, spero solo che, essendomi simpatico, non vada a unirsi a qualche espertone specialista che difende gli animali e poi teorizza l’estinzione degli uomini.

    • Enzo Pennetta on

      Posso anche pensare che nel 1946 Huxley pensasse, a ragione, che non ci sarebbe stata una grande diffusione di quello che aveva scritto e comunque che per evitare di attirare troppo l’attenzione la sua residenza sia durata molto poco.

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