La scienza è usata per condizionare le scelte della politica, ma questa non è una deviazione degli ultimi tempi, la scienza è nata come strumento di potere.
Il 20 novembre, nell’ambito del Caffè Letterario Horafelix a Roma, Byoblu ha ripreso l’incontro “Scientocrazia: la scienza come vincolo esterno”, introdotto da Maria Micaela Bartolucci, in cui sono intervenuti in qualità di relatori: – Enzo Pennetta – La scienza come dogma: un percorso storico; – Paolo Gibilisco – Unire dietro la scienza: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare tramite l’ossicitina; – Pier Paolo Dal Monte – Biopolitica o zootecnia? La dottrina della doppia verità.
I vincoli esterni sono condizionamenti che determinano le leggi degli Stati, impongono obiettivi prefissati sostituendosi al potere legislativo o, nella migliore delle ipotesi, ostacolandone l’attività rallentando l’azione dei Parlamenti con un’agenda eterodiretta. Si tratta di vincoli che, come una ragnatela, restano invisibili a chi ne viene catturato, ma come per una ragnatela i fili che la tessono possono diventare visibili se opportunamente illuminati.
I vincoli economici per molti sono oggi sufficientemente scoperti e illuminati, esistono però altri vincoli la cui esistenza resta largamente, se non interamente, da illuminare. Si tratta dei vincoli posti in nome della “Scienza”, un termine che mostra sempre più la sua natura di strumento di potere.
4 commenti
Permetta una domanda gentile Prof. Pennetta..
Quand’è che verrebbe qui al Nord, ad esempio a Milano, di Sabato Pomeriggio?
Verrei molto volentieri ad ascoltarLa.
Buonasera, con la pubblicazione del prossimo libro è probabile che un appuntamento a Milano ci possa essere, farebbe piacere anche a me conoscerla.
Questo rimane uno dei pochissimi blog intelligenti nella massa enorme(non intelligente) su internet.Pur essendo una “proprietà privata” è stato aperto a tutte le opinioni(non necessariamente “politiche”).Confesso da umile Uomo della Strada di essere orgoglioso di esprimere democraticamente ma più ancora razionalmente la mia opinione.Ovvero un Opinione,intelligentissima o modesta che possa essere.Oggi debbo rimpiangere(mi sono sempre definito “laico”ma apprezzando in pieno i “credenti”) Uomini come Giorgio Masiero che mi risultano assenti da moltissimo tempo e chi come Lui pieni di enorme sapere.Certo questo piagnisteo non riporterà alle origini il blog ma almeno ci provo(ne sono presente dal 2011!).
Per quanto preferisca sempre l’approccio critico, con Enzo Pennetta, al contrario, mi trovo quasi sempre, e perfino, a dover correre il rischio di piaggeria. Il suo intervento ha avuto tutti i pregi del vero discorso ben costruito: chiare, e soprattutto vere, le premesse, ferreo lo svolgimento, scorrevole l’esposizione.
Quello che il nostro ospite ha esposto ha il pregio (oggi un difetto da emendare) di risultare comprensibile a chiunque. La sua tesi, che, per quanto, vale condivido, ben solida e saldamente argomentata, tuttavia, omette di trattare le conseguenze implicite nella conclusione. La Scienza è potere! Ora, posto ciò, la sola domanda è: può esistere un potere non totalitario, oppure il potere è intrinsecamente totalitario? Tralascio, in questa sede, di trattare la questione dal punto di vista teorico, al momento basta solo quello pragmatico. Fino alla data odierna e l’ora presente, non si è mai visto su questa Terra un potere non totalitario. Mai, in nessuna epoca, e da nessuna parte. Chi pensa che le democrazie contraddicano questa tesi, in quanto, per la prima volta, il Potere si sarebbe frammentato in sotto-poteri dialetticamente contrapposti, purtroppo, è cascato a piedi uniti nella gabbia mentale del Potere. Che, adesso, come allora e sempre, è appannaggio di ristrettissime élites. A questo proposito, il grandioso successo manipolatorio del Potere consiste in questo: democratizzare tutto ciò è superfluo, ed ininfluente per l’ordine dei principi fondanti. E quindi, dare alle masse l’illusione che, per quanto in modo imperfetto ma perfettibile, il potere stia nelle sue mani.
Ora, se ciò è vero, e se, come è vero, la Scienza è Potere, e se il Potere è intrinsecamente totalitario, chi e come potrebbe esercitare su di essa un controllo? Come è chiaro, siamo alla vecchia questione giovenaliana: quis custodiet ipsos custodes? Ma non basta, giacché la questione di cui né Giovenale, né, prima di lui, Platone si accorsero (o forse, come credo, evitarono di trattare), è la seguente: con quale criterio, se non uno interno e congenere al Potere stesso, possono essere scelti sia i custodi, che i custodi dei custodi (che i custodi dei custodi dei custodi, ecc…). Questa è la madre di tutte le domande, in politica ed in Scienza.
E questa è la questione fondamentale, in assenza di una soluzione della quale, le nostre società si strazieranno sempre tra conati di bulimia e anoressia. Due lati della medesima moneta.
P.s.
Forse me ne dovrei stare zitto, ma ho trovato poco interessante l’intervento del Prof. Gibilisco, troppo gravato dalla piacioneria, e dall’evidente e pervadente intento di fare il simpatico, alla continua ricerca della “captatio”. Per tacere dei due o tre accenni al suo passato di stalinista; del tutto inopportuni ed irrilevanti. Un oratore non deve far precedere se stesso agli argomenti, ma, al contrario, scarnificarsi come mezzo, il cui fine è l’argomento.
Onesto, l’intervento del Dr. Dal Monte, condivisibile. Persino interessante, epistemologicamente, l’immagine della Scienza come sineddoche. Il che, comunque come egli stesso rileva (senza però approfondire), ne fa qualcosa di arbitrario.