Omofobia, la legge ostacola la ricerca scientifica

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Limitazione della libertà di espressione: l’intervento che mi è stato impedito di fare in audizione alla Camera contro l’estensione della legge Mancino

“Il fatto di ritenere che l’omosessualità sia legata ad una caratteristica genetica potrebbe essere considerato discriminante, ma potrebbe, con argomentazioni alternative, essere ritenuto discriminante il caso opposto, in entrambi i casi il ricorso ad una legge Mancino estesa interferirebbe con il libero corso della ricerca scientifica”. Contro la PdL Zan tocca ora al divulgatore scientifico Enzo Pennetta. 

Proseguiamo con gli interventi degli esperti chiamati in audizione alla Camera per opporsi alla proposta di legge Zan sull’omofobia e che non sono stati ascoltati. Oggi tocca al divulgatore scientifico Enzo Pennetta. 

La proposta di estendere la legge Mancino dalle discriminazioni per motivi razziali, etnici, nazionali e religiosi agli aspetti legati all’orientamento sessuale o alle questioni di genere è da considerarsi controproducente e antiscientifica e per tale motivo da respingere.

Nell’attuale legge Mancino la diversificazione di trattamento viene condannata in quanto l’appartenenza ad una razza ad una etnia o ad una nazione o religione, non costituiscono ai fini delle regole sociali di equità un motivo per operare trattamenti differenziati riguardo alcuni diritti come ad esempio l’accesso a luoghi pubblici o strutture di vario tipo.

La differenza sta nel fatto che nel caso delle categorie di sesso o di genere la distinzione è parte stessa delle rivendicazioni di identità e conseguentemente la differenziazione riguardo alcuni diritti e trattamenti è prassi socialmente riconosciuta e spesso espressamente richiesta proprio per garantire un equo trattamento dei soggetti interessati.

Per fare un esempio di vita quotidiana l’accesso differenziato ai servizi igienici in base alla razza, etnia, nazionalità o religione sarebbe un inammissibile atto di ingiustizia, nel caso del sesso si tratta invece di una pratica comunemente condivisa che si manifesta con la realizzazione di locali separati, ala stessa cosa avviene per gli spogliatoi dei centri sportivi e nei reparti ospedalieri.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

4 commenti

  1. FRANCESCOM on

    Come sempre, e direi senza eccezione, gli avversari dei grandifratelli cascano a piè pari e verticalmente nelle trappole semantiche dei medesimi. Sembra quasi un gioco sadomaso. Lo è?
    Le fobie nel loro intero spettro, e le nevrosi nel loro intero spettro, sono diverse sotto un rapporto importantissimo: nelle seconde non è presente un’alterazione della realtà, nelle prime sì. La fobia altera la percezione della realtà, ciò che è caratteristico delle psicosi. Ovviamente, questa alterazione copre una gamma e segna un’escursione che va da un quantum minimo di alterazione, al delirio. Come che sia, una fobia che ha come risultato un cambiamento profondo e persistente della percezione e della cognizione, è certamente una forma di follia.

    Ecco, una volta accettato acriticamente (la critica sta nel paragrafo precedente), come corrispondesse a qualcosa di reale, il termine omofobia, la partita è persa; anche il campione mondiale di dialettica giocherà sempre in difesa, e non vincerà mai.
    Bisogna opporsi PRIMA e:

    A, non accettare il termine, analizzarlo (come ho appena fatto), decostruirlo, dopo averlo atomizzato, impacchettarlo e restituirlo al mittente, con questo bigliettino: quale titolo hai tu, per stigmatizzare con una diagnosi psichiatrica, un punto di vista a te, politicamente, non gradito?

    B, caratteristica primaria di una fobia è la condizione cronica di sofferenza. Dove sta, mio non caro grandefratello, la sofferenza di coloro che tu, minino quaquaraquino, senza alcun titolo per fare diagnosi, gratifichi con una diagnosi psichiatrica?

    C, posto per assurdo che esista una così estesa popolazione di fobici, da quando la malattia mentale epidemica si cura col Codice Penale?
    Ecco, qualcuno mi sa dire perché nessuno tra coloro che hanno sbocco mediatico e politico, muove queste semplici, chiare, inconfutabili, obiezioni?

    • Rag. Giovanni Diabolik on

      Citazione
      C, posto per assurdo che esista una così estesa popolazione di fobici, da quando la malattia mentale epidemica si cura col Codice Penale?
      Fine Citazione

      Immagino sia una domanda retorica; alla quale altrettanto retoricamente rispondo: nell’URSS i dissidenti al regime comunista venivano internati in ospedali psichiatrici.
      Nell’URSS, non in altri stati totalitari come il III Reich o l’Italia di Mussolini

  2. Maurizio Affer on

    Scusi mi potrebbe spiegare cosa inentende con ” il riferimento è ad esempio al gene denominato Xq28 che sembra avere queste caratteristiche” ho il leggerissimo sopetto che lei non sappia di coasa stia parlando: sta forse semplificando per un audience non avezza a questo tipo di linguaggio ? (no genome people I guess..)
    best

  3. Ho 4 quesiti da porre prima che arrivi la dittatura:
    1) non sono un esperto filologico ma la parola “omofobia”, parola se non erro di fresco conio (1971) se paragonata all’origine della quasi totalità delle parole della nostra lingua, dovrebbe significare, sempre secondo la lingua italiana, “paura degli omosessuali”. Ora mi domando: chi ha paura degli omosessuali? Non viene il sospetto che questa parola sia volutamente “ambigua” per veicolare un messaggio fuorviante?
    2) se la parola omofobia significa (non secondo la lingua italiana) discriminazione degli omosessuali ciò dimostrerebbe che la natura è omofoba considerando che non permette alle coppie omosessuali di procreare. Di cosa ha “paura” la natura per impedire alle coppie omo di fare un figlio? Perché questa discriminazione?
    3) l’orientamento omosessuale è un’altra premessa ambigua sbandierata per richiedere i diritti che più fanno comodo: mi domando perché un gay si deve sentire eterno quando gli conviene? La questione è saltata fuori quando alcuni eterosessuali hanno rifiutato di dividere lo spogliatoio della palestra con degli omosessuali, gli etero non hanno paura e non discriminano in questo caso ma per senso di pudore preferiscono uno spogliatoio tutto loro. La replica gay non si è fatta attendere: “ma tanto noi non vi guardiamo.” A questo punto qual è il senso di avere spogliatoi separati. Da domani le palestre, secondo questa premessa, potranno avere un solo spogliatoio così se le donne protestano gli uomini hanno già la replica pronta: “ma tanto, chi vi guarda?”
    4) infine mi domando quanto ancora potremmo usufruire del diritto di opinione, diritto sacrosanto di ogni paese libero e per altro sancito dalla costituzione, premesso che la lingua italiana e la logica non sono opinioni, o forse vorranno mettere al bando pure queste?

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