Parla Pikaia

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Il 12 gennaio sul sito Pikaia, il portale dell’evoluzione, è apparsa una lettera aperta del prof. Pievani al prof. Pennetta.

 

 

Dopo tanto silenzio un diluvio di parole.

 

 “Troppa grazia sant’Antonio!” recita un noto modo di dire, ed è quanto mai appropriato per descrivere la situazione che si è venuta a creare con i rappresentanti del darwinismo del nostro paese.

Dopo aver lamentato a lungo la mancanza di risposte da parte dei maggiori divulgatori della teoria darwiniana in Italia, l’ultima volta il 24 dicembre scorso nell’articolo CS – Considerazioni e programmi per il 2013, adesso che finalmente il silenzio è rotto con la Lettera a un insegnante antidarwiniano, ci troviamo davanti ad una tale messe di parole che sarà opportuno formulare una risposta analitica articolata in più interventi.

Intanto riportiamo qui di seguito il testo della lettera aperta di Pikaia.

Saranno ben accetti i commenti degli amici del blog, con la raccomandazione di restare strettamente sugli argomenti e di non fare mai riferimenti personali nei confronti del prof. Pievani.

In caso contrario i commenti saranno rimossi.

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Lettera a un insegnante antidarwiniano

Gentile signor Enzo Pennetta,

mi scuseranno i lettori di Pikaia se mi rivolgo direttamente a lei, ma il caso è emblematico e merita di essere discusso. Non conosco quali siano le sue competenze scientifiche e filosofiche, ma vedo che lei è risolutamente convinto del fatto che l’intera teoria evoluzionistica neodarwiniana (o per meglio dire quella che lei pensa che sia la teoria neodarwiniana) sia defunta e che, pur in mancanza di qualsiasi spiegazione alternativa, se ne debba celebrare il funerale.

Non si comprendono le ragioni per cui dovremmo tutti fare questo irrazionale salto nel buio, ma evidentemente lei ha ottenuto informazioni cruciali di cui la comunità scientifica è all’oscuro.
Tra dissertazioni sugli extraterrestri, invettive circa l’inesistenza del riscaldamento climatico, denunce di complotti maltusiani internazionali e di turpi strategie mondiali per il controllo delle nascite, critiche al metodo della Peer Review (mi sarei
stupito del contrario), da qualche mese dedica insistenti attenzioni alla mia attività nel suo blog personale – dal titolo involontariamente umoristico “Critica scientifica” – con commenti screditanti che vengono poi ripresi da altri siti web della stessa galassia ideologica. Per quanto concerne gli attacchi personali, gli insulti comparsi in alcuni commenti e i molteplici e totali travisamenti dei miei scritti e del mio pensiero, il materiale pubblicato è in costante visione presso i miei avvocati. Qui mi occupo brevemente delle sue “argomentazioni”, se così si può dire, dato che ciascuna di esse implica una grave incomprensione di che cosa sia la spiegazione evoluzionistica nei suoi fondamenti basilari. Mi soffermerò soprattutto sul fatto che lei si presenta come “insegnante di scienze naturali”. Tralascio quindi le accuse ingiuriose, a me rivolte da mesi nel suo blog, di raccontare “favole”, di “ingannare”, di fare “propaganda” tracotante, e così via.

In una replica a un’intervista che avevo rilasciato per un altro sito web in tutt’altro contesto, nella quale non avevo minimamente menzionato né lei né le sue peculiari tesi (la prego di notare dunque la bizzarria di questa dinamica), lei pretende di avere
“risposto” alle mie affermazioni e conclude con una fantomatica domanda che a suo avviso dovrebbe mettermi in difficoltà: è possibile conoscere un esempio di mutazione genetica “positiva” o di processo evolutivo in cui si possa vedere un incremento d’informazioni nel genoma o la nascita di una nuova specie? Wow, sono sconvolto, ancora fatico a prender sonno la notte nel tentativo di rispondere a
questa “fondamentale domanda”.
Non mi stupisce che Richard Dawkins non abbia risposto in un caso analogo, trattandosi di una domanda completamente priva di senso. Come tutti coloro che si occupano seriamente di evoluzione sanno, è un quesito assurdo, oltre che mal posto. E’ come chiedere a un alpinista di dimostrare l’esistenza delle montagne. O più precisamente, è come chiedere a un figlio unico come sta sua sorella. La realtà delle mutazioni genetiche che alimentano il processo selettivo è un dato di fatto corroborato da decenni e decenni di ricerche genetiche in ogni laboratorio del mondo. Ne danno conto le riviste specializzate ogni settimana. La mutazione non è “positiva” in sé, ma per gli effetti che avrà sui portatori in un dato contesto di pressioni selettive. Se proprio non si vuole consultare la letteratura scientifica di riferimento, attestata dalle migliori riviste scientifiche internazionali e riferita quotidianamente con notizie e recensioni qui su Pikaia (centinaia ogni anno), basta aprire uno qualsiasi dei manuali universitari di biologia evoluzionistica in uso
(consiglio quello di Mark Ridley, oppure quello recentemente aggiornato di Douglas Futuyma, o anche quello curato in Italia da Marco Ferraguti e Carla Castellacci). E’ sufficiente insomma studiare, informarsi correttamente e non manipolare il
significato di singole scoperte ignorando il loro contesto. Se noi diamo di “neodarwinismo” una definizione caricaturale, che non esiste in letteratura, è ovvio che poi qualsiasi novità scientifica possa essere strumentalizzata come una presunta confutazione. E’ un giochino che conoscono anche i bambini.

Evoluzione significa cambiamento continuativo, non che da un pesce nasce miracolosamente un rettile. Nel merito: il concetto di “informazione” in biologia è tutt’altro che assodato; le mutazioni genetiche sono di molteplice natura (da quelle puntiformi a quelle sistemiche, a quelle che interessano il percorso di sviluppo); la speciazione non è un processo tutto-o-niente, ed è inutile cercare la singola mutazione che avrebbe prodotto una nuova specie. Il DNA non è un software.

L’evoluzione non è un lancio di dadi dove tutto accade per puro caso, ma un intreccio di regolarità naturali e di contingenze storiche. L’evoluzione non è neppure una sommatoria di combinazioni improbabili, come sostengono i teorici dell’Intelligent Design e come lei ripete. Quindi quella domanda può essere posta soltanto se intenzionalmente si distorce del tutto lo stato attuale del dibattito evoluzionistico. Può saggiare le sue conoscenze al riguardo leggendo un ottimo volume di sintesi: “Speciation” di Jerry A. Coyne e Allen Orr (Sinauer, 2004). Se non si fida di noi, come suppongo, e ritiene che i manuali e i libri prima citati siano espressioni del grande complotto darwinista internazionale, può rivolgersi direttamente agli interessati: agli scienziati. Chieda delucidazioni alla Società Italiana di Biologia Evoluzionistica (SIBE) e all’Associazione Genetica Italiana (AGI). La stessa Associazione Nazionale degli Insegnanti di Scienze Naturali (ANISN) saprà fornirle adeguata documentazione di aggiornamento in materia evoluzionistica.

Se il nostro paese non le basta, si rivolga alla Royal Society inglese e alla National Science Foundation americana: hanno specifici programmi per aiutare gli insegnanti in difficoltà. Se non basta ancora, può studiare il recente intervento del microbiologo Werner Arber, Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, pronunziato dinanzi al Pontefice e al Sinodo dei vescovi, nel quale il Premio Nobel espone succintamente e chiaramente le basi dell’attuale spiegazione evoluzionistica neodarwiniana (questo il link dell’accademia pontificia: http://www.casinapioiv.va/content/accademia/en/academicians/ordinary/arber/ contemplation.html ). E attenzione: quelle di Arber non sono “opinioni” qualsiasi, da contrapporre ad altre, perché nella scienza esiste un consenso condiviso.

Nessun timore di confronti e di dibattiti, quindi, purché si rimanga su argomenti seri e si conoscano le basi scientifiche di ciò di cui si parla o si scrive. Spero che l’autorevolezza indiscussa di queste istituzioni, che rappresentano la comunità degli Lettera a un insegnante antidarwiniano scienziati impegnati sul campo e in laboratorio con pubblicazioni ai più alti livelli internazionali, sia sufficiente per placare le sue curiosità e quelle dei suoi accoliti online. Ho però qualche dubbio al riguardo, poiché le risposte analitiche e documentate non sono mai mancate in passato, ma non hanno ricevuto alcun tipo di ascolto da parte di chi non vuol sentire ragioni. Di solito la reazione consiste nella riproposizione delle stesse litanie (mai trovati anelli mancanti!), di critiche
capziose e di semplici sciocchezze, come contrapporre contingenza e selezione naturale, separare evoluzione e selezione naturale, screditare le ricostruzioni correnti sull’origine evolutiva del bipedismo in Africa o sull’evoluzione dei mammiferi, o dire che non sono mai stati scoperti fossili di transizione. Persino i lunghi e ripetuti esperimenti di Richard E. Lenski su E. coli non sono considerati, nel suo blog “scientifico”, come esempi di variazione e selezione in atto. Dunque, non c’è speranza. Ma il punto centrale è un altro. E’ normale che un insegnante di scienze naturali di una scuola riconosciuta dallo Stato italiano tratti in questo modo
i risultati più avanzati della ricerca scientifica e della didattica, negandone i contenuti e presentandoli come se fossero spazzatura ideologica?

Anche la vecchia questione dei rapporti tra microevoluzione e macroevoluzione  del tutto mal posta. La seconda ha meccanismi e patterns propri che non possono essere dedotti dalla prima per estrapolazione lineare, ma ciò non significa affatto che vi sia una lacuna incolmabile tra le due dimensioni né che i meccanismi microevolutivi di variazione e selezione non restino indispensabili per la spiegazione. L’evoluzione è un processo continuativo che si realizza a più livelli, dai geni agli ecosistemi (passando per gli organismi, le popolazioni, i gruppi, le specie), attraverso una molteplicità di fattori che legano tra loro le differenti unità in evoluzione. Uno splendido esempio di applicazione sul campo (35 anni di lavoro) della teoria evoluzionistica contemporanea è: Peter R. Grant, Rosemary Grant, “How and Why Species Multiply” (Princeton University Press, 2008). Per un’analisi più tecnica su microevoluzione e macroevoluzione, le consiglio “Evolution and the Levels of Selection” di Samir Okasha (Oxford University Press, 2006). Molto resta ancora da scoprire (per fortuna) sugli intrecci fra processi genomici e condizioni ecologiche dai quali scaturiscono le innovazioni evolutive, ma nulla porta alle conclusioni fuorvianti che lei tendenziosamente estrapola citando ogni volta a sproposito singoli lavori scientifici. Le continue, puerili richieste a Pikaia di rettificare, di smentire, di “convertirsi” rivelano una totale incapacità di comprendere che cosa sia un dibattito scientifico.

Vedo che lei non desidera essere annoverato tra i creazionisti e i negazionisti, benché utilizzi i loro stessi argomenti, parola per parola. Ne prendo atto e, come sempre, concedo il beneficio del dubbio. Porre una domanda assurda e pretendere per mesi di ricevere risposta non è però un comportamento consono tra studiosi espero vivamente che lei non lo insegni ai suoi studenti. Poniamo però, per buona volontà, che lei sia davvero intenzionato a migliorare la teoria evoluzionistica e ad animare un utile dibattito. Dato quindi che la scienza, in linea di principio, deve essere aperta a ogni obiezione, anche la più insensata, e immaginando con la Lettera a un insegnante antidarwiniano massima disponibilità che una domanda simile non provenga da chi si definisce
docente di scienze naturali in una scuola riconosciuta dallo Stato (il che a mio avviso è grave) ma da chi in buona fede non conosce la letteratura scientifica di riferimento – come può essere per esempio un giovane studente curioso e sinceramente interessato – è bene che i suoi dubbi trovino una dettagliata, argomentata, circostanziata e aggiornata risposta, nel merito. Per questo mi sono permesso di citarle le società scientifiche competenti e alcuni testi di riferimento, perché le risposte ci sono già, ben scritte e a disposizione di tutti. In quei testi è possibile, per chiunque non sia obnubilato da pregiudizi, ripassare con calma qual è lo stato dell’arte, al momento, nei rapporti tra genomica e teoria evoluzionistica neodarwiniana. Poi esistono temi aperti e controversi, moltissimi e interessanti, come è bene che sia in ogni programma di ricerca sano, e su questo tornerò fra poco.

La Mostra “Homo sapiens. La grande storia della diversità umana” può piacere o non piacere, ovviamente, ma è basata sulla enorme mole di dati scientifici accumulati negli ultimi trent’anni che hanno permesso – facendo convergere evidenze molecolari, paleontologiche, biogeografiche e archeologiche – di ricostruire i tracciati di diversificazione delle molteplici specie del genere Homo e, all’interno della nostra specie, delle più diverse popolazioni umane. Sostenere che i contenuti della Mostra sono storielle inventate o favolette, come lei si è permesso di scrivere, è semplicemente vergognoso. E’ un’offesa nei confronti di migliaia di scienziati che lavorano da decenni su quel programma di ricerca, a cominciare da Luigi Luca Cavalli Sforza. La Mostra peraltro non affronta il neodarwinismo, non tratta di Darwin, né di neuroscienze, né pretende di definire una volta per tutte che cosa sia la natura umana.

Descrive al visitatore un profondo cambiamento di modelli nello studio e nell’interpretazione dell’evoluzione umana, all’insegna della diversità e dell’importanza della distribuzione nello spazio geografico, smentendo la vecchia immagine della nostra storia naturale vista come una scala lineare di progresso. Dunque è anche un esempio, per il grande pubblico e per i ragazzi, dicome la scienza si auto-corregga e di come il metodo scientifico porti a continue revisioni dei propri dati e dei propri presupposti. Dire che tutto ciò è un racconto fantasioso (citando poi erroneamente i modelli della filogenesi degli ominini e stravolgendoli come se fossero una confutazione della teoria dell’evoluzione a causa delle lacune nella documentazione) significa semplicemente negare i risultati della scienza. Non è controinformazione, è disinformazione. La mia domanda quindi è semplice: può la libertà di insegnamento spingersi fino a tollerare che i nostri studenti siano esposti a tesi di questo tipo in una scuola regolarmente riconosciuta dallo Stato italiano?

Lei sostiene inoltre di non voler negare l’evoluzione come fatto, bensì la teoria che attualmente la spiega. Anche in questo si sbaglia. Provo a spiegarglielo con un esempio. Se io dico “la Terra è piatta”, sto negando un fatto acquisito. Se io dico “non esiste alcuna prova della validità delle leggi dell’aerodinamica”, sto negando la solidità di una spiegazione scientifica. Ma attenzione: dato che quella spiegazione è
 corroborata da una montagna di evidenze acquisite (altrimenti non saliremmo su un aereo), negarla significa automaticamente negare anche le evidenze che la corroborano. Affermare dunque che a tutt’oggi non esisterebbe ancora un solo caso di evoluzione verificata con meccanismi neodarwiniani, o equiparare l’attuale spiegazione evoluzionistica a una mera credenza, è, glielo assicuro, una colossale sciocchezza. Capisco che avendo tempo libero e desideri di visibilità deve essere divertente inventarsi un blog, chiamarlo “scientifico” e crogiolarsi nell’approvazione acritica dei propri entusiasti compagni, ma non si sorprenda se il brutto e cattivo establishment scientifico non vi prende sul serio.

Aggiungo alcune precisazioni relative ad accuse che ho letto nei siti prima citati e che mi hanno amareggiato personalmente per la loro tendenziosità e l’acrimonia del tutto ingiustificata. Evidentemente la rete sta diventando uno sfogatoio. Chi mi definisce un darwinista o neodarwinista “duro e puro” semplicemente non ha letto una sola riga di ciò che ho scritto. Io mi occupo esattamente del contrario, cioè degli aggiornamenti, delle revisioni (talvolta profonde) e delle estensioni del programma di ricerca neodarwiniano. Associare me a una qualche presunta “chiesa darwiniana” è una solenne stupidaggine.

Provengo dalla scuola di Stephen J. Gould e di Niles Eldredge, che mi hanno insegnato a sospettare di ogni forma di “darwinismo stereotipato”, come loro lo chiamavano. Per questo, è triste leggere che noi vorremmo nascondere parti dell’eredità di Gould. Ci si attacca veramente a tutto. Io mi sono impegnato, insieme a tanti altri, per onorare al meglio il decennale di Gould e nei convegni abbiamo invitato le voci più diverse, le quali hanno ricordato la figura di questo grande evoluzionista in tutti i suoi aspetti. Chiaramente non ha ordinato il medico che si debba essere d’accordo su tutto quanto sostenuto da Gould: io per esempio credo che la sua idea di scienza e religione come “magisteri non sovrapponibili” sia poco difendibile, e ho argomentato le mie ragioni in “La vita inaspettata”.

Di certo, non invitiamo ai convegni seri coloro che per decenni hanno strumentalizzato l’opera di Gould e di Eldredge in chiave antidarwiniana o filo-creazionista, perché come Gould ed Eldredge hanno sempre ripetuto si tratta di cialtroni.

Vengo dunque all’uso del tutto improprio delle idee di evoluzionisti come Ian Tattersall e Niles Eldredge (che, le assicuro, conosco bene) per sostenere tesi inesistenti. Tattersall non ha mai affermato che per spiegare l’evoluzione di Homo
sapiens si debba far ricorso a “salti ontologici” o ad altri fenomeni metafisici non meglio specificati. A suo avviso la comparsa dell’intelligenza simbolica è stato un processo rapido di “emergenza”, un’innovazione evolutiva brusca innescata probabilmente da rimaneggiamenti “exattativi” di strutture preesistenti, una rivoluzione prevalentemente culturale a partire da un equipaggiamento biologico già a disposizione. Non fu dunque il culmine di un lento processo di miglioramento selettivo. Si può essere d’accordo o meno (molti altri paleoantropologi dissentono), e le evidenze non consentono al momento una soluzione della controversia, ma tutto ciò non ha nulla a che fare con tesi filosofiche dualistiche o con misteriose discontinuità. Sempre di natura si parla e nella natura si resta. Se qualcuno pensa che la coscienza (attributo non necessariamente esclusivo della specie umana) o l’intelligenza simbolica siano manifestazioni di entità immateriali, e non invece prodotti del nostro cervello naturalmente evolutosi, e ritiene che questa tesi sia
trattabile scientificamente, ha l’onere della prova: si faccia avanti e vediamo quali evidenze porta. Infine, il fatto che vi siano lacune nella ricostruzione della filogenesi degli ominini non inficia affatto la spiegazione evoluzionistica, la quale non consiste in tentativi a casaccio, ma in: variazione, selezione, deriva genetica, speciazione, migrazione, fattori macroevolutivi (spero che il concetto, ripetendolo, risulti chiaro). Quando Tattersall ha scoperto di essere stato maliziosamente frainteso, si è giustamente innervosito e ha precisato le sue idee: non ha affatto “abiurato” (insinuazione che la dice lunga sulla mentalità di chi la propone). Quanto a
Eldredge, nel recente convegno veneziano di maggio in memoria di Stephen J. Gould, è stato così drastico da stupire anche me. Riporto le sue parole: Gould “nel profondo era sempre un neodarwiniano. Come lo sono io, e come lo siamo tutti”
(“at heart he was a neo-Darwinian always. As am I—and so are we all”). Fine delle discussioni, e delle chiacchiere.

Vorrei anche ribadire che è del tutto inutile cercare confutazioni improbabili del neodarwinismo per motivi nascostamente o esplicitamente religiosi. Se per ipotesi tra vent’anni dovesse esistere una nuova teoria dell’evoluzione non darwiniana, essa
dovrà comunque essere rigorosamente scientifica, cioè basarsi su prove sperimentali. Non vi sarà cioè alcuna sponda possibile per creazionismi o teologie naturali, che si collocano al livello (legittimo) di credenze filosofiche e religiose. Anzi, il rischio è che cadiate dalla padella nella brace, dato che le presunte “teorie alternative” oggi in circolazione (basate su presunte “leggi della forma” o processi di autorganizzazione) sarebbero ancor più riduzioniste in senso chimico-fisico e ancor più deterministiche della teoria darwiniana. Qualcuno vuole costruire una fantomatica fisica “olistica” dei sistemi viventi? Si accomodi, se ha evidenze empiriche ed esperimenti a suo sostegno. Al momento non se ne vedono. A mio avviso alcuni processi di emergenza di strutture ordinate sono reali e importanti, ma non sono sostitutivi, bensì integrativi, rispetto al programma di ricerca
neodarwiniano.

L’esercizio di citare a sproposito un normale aggiornamento di modelli o una nuova scoperta in un qualsiasi campo biologico specifico, stravolgendone tutte le volte il significato per mettere in discussione un intero programma di ricerca descritto in modo caricaturale, è un espediente inutile già visto tante volte. Significa disinformare sistematicamente i propri lettori. Il destino di un programma di ricerca si fonda sul complesso delle sue spiegazioni e non su singole scoperte apparentemente divergenti o su opinioni di ricercatori eccentrici. E’ solo con l’accumulo di evidenze e di controlli incrociati che ci si accorge che un certo fattore di cambiamento evolutivo era stato sottovalutato e va integrato nel programma di ricerca, come nei casi recenti dell’endosimbiosi e dei trasferimenti orizzontali di materiale genetico. Questi aggiornamenti, al netto di revisioni e conferme successive, richiedono competenza, prudenza e serenità di giudizio. Ma soprattutto, richiedono ricerca, tanta ricerca, e pubblicazioni corroborate. Non basta insomma organizzare presunti “dibattiti” sul web approfittando dell’impreparazione di qualche giornalista o allestire i soliti convegni parodistici, patrocinati dai politicanti inconsapevoli di cui l’Italia trabocca, con i soliti quattro antidarwiniani incanutiti che ripetono le stesse assurdità da quarant’anni, e consolarsi rigirando il minestrone di facezie da bar dello sport parascientifico (e la termodinamica, e la teoria dell’informazione, e l’ordine che non si genera dal disordine, e i salti dell’Essere, e via delirando).

Se le opinioni antidarwiniane di un paleontologo e di un genetista in pensione, sollevate quattro decenni fa, non hanno ricevuto alcuna accoglienza nella comunità scientifica, non sarà semplicemente dovuto al fatto che esse non avevano alcun fondamento? Una tale novità scientifica, se verificata, non avrebbe dovuto attirare l’attenzione di molti altri ricercatori, pronti a farsi spazio con scoperte da prima pagina? Possibile che tutto ciò non sia successo a causa di un complotto darwinista internazionale? Le sembra una tesi degna di considerazione? Ma soprattutto, un insegnante di scienze naturali in una scuola riconosciuta dallo Stato italiano non dovrebbe garantire tra i suoi compiti e doveri quello di saper distinguere le fonti scientifiche attendibili dalle chiacchiere?

Che l’attuale teoria evoluzionistica sia ancora neodarwiniana o meno dipende da valutazioni specifiche e di merito, non da attaccamenti ideologici o da sentimenti antireligiosi. Si convinca, serenamente, e togliamoci l’elmetto. Le faccio un esempio pratico. Francisco J. Ayala, il più noto caso di grande scienziato evoluzionista e al contempo uomo di fede, ritiene che la teoria darwiniana abbia bisogno soltanto di aggiornamenti di routine (oltre che in molti suoi libri, lo spiega bene qui1). Io invece, che sono incommensurabilmente meno autorevole e importante di Ayala, penso che il neodarwinismo necessiti di aggiornamenti e di importanti revisioni. Se vale l’accusa di voler difendere il darwinismo in virtù di un’ideologia ateistica, non dovrebbe essere esattamente il contrario?

1 Proc. Natl. Acad. Sci. USA, Vol. 94, pp. 7691–7697, July 1997
Genetics and the origin of species: An introduction
FRANCISCO J. AYALA* AND WALTER M. FITCH
Department of Ecology and Evolutionary Biology, University of California, Irvine, CA 92697-2525
Theodosius Dobzhansky (1900–1975) was a key author of the Synthetic Theory of Evolution, also known as the
Modern Synthesis of Evolutionary Theory, which embodies a complex array of biological knowledge centered
around Darwin’s theory of evolution by natural selection couched in genetic terms. The epithet ‘‘synthetic’’ primarily
alludes to the artful combination of Darwin’s natural selection with Mendelian genetics, but also to the incorporation
of relevant knowledge from biological disciplines. In the 1920s and 1930s several theorists had developed
mathematical accounts of natural selection as a genetic process. Dobzhansky’s Genetics and the Origin of Species,
published in 1937 (1), refashioned their formulations in language that biologists could understand, dressed the
equations with natural history and experimental population genetics, and extended the synthesis to speciation and
other cardinal problems omitted by the mathematicians. The current Synthetic Theory has grown around that
original synthesis. It is not just one single hypothesis (or theory) with its corroborating evidence, but a
multidisciplinary body of knowledge bearing on biological evolution, an amalgam of well-established theories and
working hypotheses, together with the observations and experiments that support accepted hypotheses (and falsify
rejected ones), which jointly seek to explain the evolutionary process and its outcomes. These hypotheses,
observations, and experiments often originate in disciplines such as genetics, embryology, zoology, botany,
paleontology, and molecular biology. Currently, the ‘‘synthetic’’ epithet is often omitted and the compilation of
relevant knowledge is simply known as the Theory of Evolution. This is still expanding, just like one of those
‘‘holding’’ business corporations that have grown around an original enterprise, but continue incorporating new
profitable enterprises and discarding unprofitable ones.

 

Il destino del neodarwinismo non dipenderà da gruppi di potere o da pression sociologiche. Dipenderà da ciò che scopriremo, e chissà quante sorprese ci aspettano. Nel frattempo, si confrontano sensibilità diverse. Provo a spiegarmi con una metafora politica. Al momento la stragrande maggioranza degli scienziati pensa che questo programma di ricerca sia più che soddisfacente sul piano empirico e teorico, ma che necessiti come sempre nella ricerca di aggiornamenti, di integrazioni e di revisioni (anche importanti, e su Pikaia non manchiamo mai di informare sui dibattiti relativi all’impatto di evo-devo, epigenetica, simbiogenesi, selezione di gruppo, trasferimento genetico orizzontale, e così via). Io faccio parte di questa maggioranza di “riformisti”, come lo sono Niles Eldredge, Ian Tattersall e Stephen J. Gould, con la loro idea di un “darwinismo esteso” e pluralista. Forse la Sintesi Estesa è troppo estesa, o troppo poco, staremo a vedere. Alcuni altri studiosi, con molta visibilità mediatica come Richard Dawkins e Daniel Dennett, sono invece “conservatori” e pensano che il grande “algoritmo darwiniano” sia più che mai potente e necessiti soltanto di qualche restyling superficiale. Io non condivido questo ultra-darwinismo, ma poco importa. Infine, sul versante opposto del nostro metaforico arco costituzionale esiste una sparuta minoranza di scienziati seri che si reputano “rivoluzionari”, cioè pensano che il programma di ricerca neodarwiniano, per come si è configurato nel Novecento, vada superato e sostituito da un altro, che ingloberà i dati del precedente all’interno di un nuovo quadro teorico. Io dissento anche da costoro, ma non resta che proseguire nella ricerca e vedere che cosa succederà. Forse è bene però aggiungere che molti fra questi ultimi, come Eva Jablonka, si guardano bene dall’usare gli stessi argomenti dell’Intelligent Design e ritengono sia opportuno superare il neodarwinismo rigido della Sintesi moderna recuperando l’originale flessibilità teorica darwiniana. Così ci ha raccontato la Jablonka in un recente seminario alla Statale di Milano. Interessante.

Vengo quindi al tormentone della falsificabilità della spiegazione evoluzionistica contemporanea. Asserire che le conoscenze scientifiche sono costantemente rivedibili e falsificabili non significa affatto degradarle a mere opinioni o a volatili interpretazioni. E’ il contrario: se un programma di ricerca è adottato dalla comunità scientifica mondiale significa che funziona, che ha resistito finora ai
tentativi di falsificarlo, che i suoi modelli sono predittivi. Dunque, per quanto sia sottoposto a incessanti revisioni ed estensioni, quel complesso di acquisizioni scientifiche è attendibile, proprio perché falsificabile. Nulla esclude che possa essere un giorno sostituito da un programma di ricerca rivale, ma al momento non se ne vedono nemmeno lontanamente le avvisaglie. Il neodarwinismo contemporaneo produce tonnellate di predizioni di ogni tipo: predizioni osservazionali; retrodizioni; predizioni sperimentali. Basta aprire ogni settimana le principali riviste scientifiche internazionali. Lo sfidante ha solo l’imbarazzo della scelta: se ha per le mani un programma di ricerca migliore deve render conto di tutte quelle evidenze accumulate, spiegarle adottando principi alternativi, aggiungere ulteriori predizioni, sottoporle alla revisione dei pari e pubblicare il tutto in sedi scientificamente
accreditate.

Lo stesso rigore va applicato alle tesi storiografiche. Sostenere che Darwin avrebbe fatto da sponda a razzismo, eugenetica e altre nefandezze è oltremodo errato, glielo assicuro, e va contro i risultati acquisiti dalla storiografia consolidata nel settore. Ne parli con gli storici inglesi che più hanno studiato questa materia. E’ da poco uscito in edizione italiana il nuovo libro dei due maggiori biografi di
Darwin, Adrian Desmond e James Moore, “La sacra causa di Darwin” (Cortina, 2012), dedicato alle appassionate battaglie antischiaviste del naturalista inglese a favore dell’unità e della fratellanza del genere umano: mostra come una corretta interpretazione storica della sua teoria sia esattamente la confutazione di qualsiasi razzismo scientifico. Nella sua “recensione”, lei scrive di “santificazione di Darwin”: ebbene, chiunque leggerà quel libro scoprirà che non è affatto così. Un suo lettore sospetta persino che le parti più scabrose del libro (quelle in cui si discute delle ruvide idee darwiniane sullo scontro tra le razze umane; ma allora Desmond e Moore ne parlano… non è forse una confutazione della santificazione di cui sopra?) siano state tagliate nell’edizione italiana. Lo sfido a trovare una sola riga dell’originale che non sia stata magistralmente tradotta da Isabella Blum e da Gianni Rigamonti. Queste insinuazioni sul lavoro di professionisti del settore si addicono al blog di un insegnante di scienze naturali? Gli storici seri non condannano e non assolvono, cercano di capire, senza schemi ideologici sugli occhi. E’ sconsolante che si insista ancora su questo punto per tentare di screditare la figura di uno scienziato che non va certo trattato come un santino o un’icona, ma va rispettato nella sua realtà storica, nella sua unicità enell’insegnamento metodologico che ci ha lasciato. I contenuti della teoria di Darwin sono indipendenti dalle sue particolari idee politiche (che tristezza continuare a rileggere le solite citazioni darwiniane sulle civiltà umane, senza mai dire che lui sostenne anche tesi di tenore opposto, mostrando di possedere tutte le contraddizioni di un gentiluomo vittoriano del suo tempo unite a una visione filantropica). Allo stesso modo, alcune aberranti interpretazioni politiche o sociologiche delle idee darwiniane sono da imputare a chi le ha proposte. Tanto per essere il più chiaro possibile: se per assurdo Albert Einstein fosse stato il peggior razzista del secolo scorso, la validità della teoria della relatività non ne verrebbe intaccata, perché essa va valutata sulla base di prove sperimentali e modelli scientifici, non sociologici; e ancora, se qualche filosofo deduce dalla teoria della relatività tesi inadeguate e disinformate, la colpa non è di Einstein ma dei suoi interpreti. A me queste distinzioni paiono elementari, spero che lo siano anche per lei perché sono importanti da condividere con gli studenti di liceo.

Ovviamente non ho mai sostenuto che il darwinismo sociale non esiste o non èmai esistito: questo fa parte dei ridicoli travisamenti del mio pensiero. Ciò che fanno gli storici seri e preparati è capire le sfumature e la complessità della vicenda storica dei tanti “darwinismi sociali” proposti da gente la più diversa (tanto reazionari quanto progressisti) che tentava di tirare Darwin per la giacchetta a propri fini. Ma torno al punto: continuare a sostenere una tesi storiografica screditata è, a mio avviso, un comportamento ideologico che non si addice a un insegnante. Darwin massone, Darwin che ruba le scoperte a un collega, Darwin che  usurpa Wallace, Darwin che non fu un grande scienziato… è incredibile quante leggende metropolitane e quanta ostilità quest’uomo dell’Ottocento sia ancora capace di attrarre dopo un secolo e mezzo. Deve proprio aver toccato un nervo
scoperto.

E’ stata imbastita una surreale polemica addirittura sui presunti rapporti “inconfessabili” tra Pikaia e alcune associazioni laiche impegnate, meritoriamente, nella comunicazione scientifica. Vorrei tranquillizzarla: noi diamo notizia di tutti i Darwin Day o Evolution Day di cui veniamo a conoscenza, indipendentemente dal colore e dalle credenze o non credenze di chi li promuove, purché siano
scientificamente seri e di inoppugnabile qualità. Forse le sfugge, ma è un principio semplice: si chiama rispetto verso i propri lettori. Nei Darwin Day che ho contribuito a organizzare abbiamo invitato gente come Lynn Margulis ed Eva Jablonka, due tra le maggiori contestatrici della Sintesi Moderna neodarwiniana (ma con un certo background scientifico alle spalle), con buona pace della “chiesa darwinista”. Io partecipo normalmente a iniziative organizzate da istituzioni religiose e ne ho spesso tratto arricchimento culturale e umano. Non ho affiliazioni, essere di partito, bandierine e uniformi. E così Pikaia. Forse le sfugge, ma è un principio semplice: si chiama libertà di pensiero.

Vorrei anche ricordare che, per onore di cronaca, io non ho mai sostenuto che la teoria evoluzionistica sia sinonimo scientifico o filosofico di ateismo, e ho apertamente criticato chi sostiene queste tesi, come Dawkins. Penso piuttosto, come già scritto più volte, che i fatti scientifici debbano essere presi sul serio (in particolare la radicale contingenza della storia naturale) da ogni filosofia e da ogni teologia, essendo tenute anch’esse ad aggiornarsi. Mi colpisce il fatto che la scienza
evoluzionistica, in questo secolo e mezzo, non abbia mai smesso di evolvere, mentre le critiche degli avversari sono rimaste sempre le stesse. Quindi considero autonome e legittime di per sé le indagini filosofiche e teologiche sull’evoluzione.

Quando queste, però, strumentalizzano e distorcono i dati scientifici acquisiti (e succede spesso), mi permetto di criticarle. Quando poi gli oppositori antiscientifici della teoria darwiniana intervengono sui programmi scolastici di tutti, oppure organizzano convegni creazionisti con soldi pubblici, mi sento in dovere di denunciarlo, eccome. Le confermo quindi che il “non senso” dell’evoluzione, cioè la sua mancanza di una direzione finalistica, appare a mio avviso limpidamente dalle conoscenze scientifiche attuali: non è ideologia né propaganda, è semmai un’appassionante  occasione di riflessione, per credenti e non credenti, come sosteneva appunto Stephen J. Gould. Ho discusso recentemente proprio di questo, in un dialogo uscito sull’Almanacco di Filosofia 2012 di Micromega, con padre George V. Coyne, direttore per ventotto anni della Specola Vaticana, il quale da scienziato non ha  alcun dubbio sulla validità empirica corroborata della teoria evoluzionistica neodarwiniana e da credente concepisce l’universo in evoluzione come voluto inizialmente da un “Dio della contingenza”. Io trovo che questa posizione sia filosoficamente problematica, ma anche del tutto legittima e molto rispettabile.

Stranamente su questo, come su tutte le conferme sperimentali della teoria darwiniana che pubblichiamo ogni giorno su Pikaia, cala il silenzio dalle vostre parti. La “critica scientifica” diventa afasica proprio quando si parla di scienza e di dialogo serio con la filosofia e la teologia. Vorrei dunque tranquillizzare anche il signor Giorgio Masiero, che ringrazio per i ripetuti insulti (“buffone”, “fanfaronate”, “ciarpame scientista”, “gente ignorante discienza o accecata dal proprio livore ideologico!”, e così via): avere avversari con questi argomenti è la migliore riprova di essere sulla strada giusta. Non sono affatto un “filosofo nichilista”. Al contrario, ritengo che una laica, razionale e naturalistica accettazione delle nostre conoscenze sulla storia evolutiva possa essere fondamento di valori morali profondi, di vita autentica e di apertura verso la diversità dei progetti di vita di ciascuno, di credenti e non credenti. Ma capisco che sia proprio questo che preoccupa, avendo in mente una terrificante dicotomia: o sei fedele alla mia chiesa e ai miei dogmi, o sei un nichilista. E’ la dicotomia su cui si basa l’integralismo religioso che insanguina il mondo. E’ dunque insensato sostenere che io difendo il neodarwinismo per motivi ideologici o antireligiosi o di propaganda (di che?). Ognuno è libero di rovinarsi la credibilità come vuole, invocando complotti neodarwinisti, censure, gruppi di potere ateistici arroccati sui loro dogmi o persino scomodare le parole “totalitarismo” e “apologetica”. Questi attacchi provengono da chi non vuol essere definito né creazionista né negazionista né antievoluzionista, ma poi guarda caso pubblica i suoi strafalcioni antidarwiniani in siti web aggressivamente confessionali. Sarà una coincidenza. In sintesi: le ragioni per cui considero l’attuale programma di ricerca evoluzionistico ancora neodarwiniano sono di tipo tecnico e scientifico. Le interpretazioni filosofiche restano separate da questo giudizio di merito. Tutti gli aggiornamenti e tutte le critiche, purché scientificamente seri, sono benvenuti: se accettati su riviste autorevoli, compariranno sempre sul nostro portale. Un ultimo esempio di faziosità imbarazzante. In una sedicente “recensione” antidarwiniana del mio ultimo testo per Il Mulino, nella quale non si discute del mio libro reale sulla fine del mondo ma di un libro immaginario custodito nella mente del recensore, l’argomentazione viene basata non su citazioni del libro ma su stralci di una mia intervista: fantastico. Pare quindi che la mia sia l’ennesima opera di propaganda ateistica (è proprio un’ossessione), quando in realtà nel libro non discuto affatto di questo. Come se non bastasse, viene estrapolata dall’intervista una mia frase cambiandone completamente il senso. Ecco come compare sul suo sito: “[A differenza dei cristiani] i Maya furono capaci di prevedere realmente una notevole quantità di fenomeni astronomici. […] Oggi non possiamo più fare filosofia ignorando i risultati della scienza che offre evidenze ineludibili”. Segue spassosa dissertazione sui contenuti “scientifici” della Bibbia. Ebbene, la mia intervista è disponibile online (http://www.left.it/2012/11/22/telmo-pievani- %C2%ABtutti pazzi-per-lapocalisse%C2%BB/7553/) e chiunque potrà constatare che quanto riportato in parentesi quadra non corrisponde assolutamente al mio pensiero e che io non sostengo affatto, né nel libro né nell’intervista, che i Maya furono capaci di prevedere una notevole quantità di fenomeni astronomici a differenza dei cristiani. La mia riflessione nel libro riguarda le analogie e le differenze tra le filosofie della storia in diverse culture. Inoltre, il secondo frammento della citazione proviene da un’altra parte dell’intervista dove rispondo a una domanda del tutto differente. Il mio pensiero è stato distorto per farmi sostenere tesi che non mi riguardano. Come può un insegnante di scienze naturali di una scuola riconosciuta dallo Stato italiano tollerare questi inqualificabili metodi sul suo sito? Dopo questa lettera, se compariranno altri insulti, altre insinuazioni o altri travisamenti intenzionali del mio pensiero non sarò più io a rispondere ma i miei legali.

 Ciascuno è libero di perseguire le proprie cause perse, ma non con la violenza verbale, con la scorrettezza e la menzogna. Per il resto, se avrà altre “fondamentali domande”, le potrà porre direttamente alle società scientifiche di riferimento. Colgo l’occasione per chiedere a tutti i lettori di Pikaia e di altri siti scientifici di mandarci segnalazioni su come si insegnano le scienze naturali, e in particolare l’evoluzione, nelle scuole private paritarie di questo paese. Gli Istituti confessionali, se riconosciuti dallo Stato italiano, sono tenuti a rispettare i programmi ministeriali.

Confidiamo che facciano tutti un egregio lavoro, ma è pur sempre bene verificarlo con la massima trasparenza. Nel frattempo, tanti auguri sentiti e sinceri agli studenti romani del Liceo paritario della Fondazione Cristo Re. Ne hanno bisogno.

Telmo Pievani

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

45 commenti

  1. In una sedicente “recensione” antidarwiniana del mio ultimo testo per Il Mulino, nella quale non si discute del mio libro reale sulla fine del mondo ma di un libro immaginario custodito nella mente del recensore, l’argomentazione viene basata non su citazioni del libro ma su stralci di una mia intervista: fantastico. Pare quindi che la mia sia l’ennesima opera di propaganda ateistica (è proprio un’ossessione), quando in realtà nel libro non discuto affatto di questo. Come se non bastasse, viene estrapolata dall’intervista una mia frase cambiandone completamente il senso. Ecco come compare sul suo sito: “[A differenza dei cristiani] i Maya furono capaci di prevedere realmente una notevole quantità di fenomeni astronomici. […] Oggi non possiamo più fare filosofia ignorando i risultati della scienza che offre evidenze ineludibili”. Segue spassosa dissertazione sui contenuti “scientifici” della Bibbia. Ebbene, la mia intervista è disponibile online (http://www.left.it/2012/11/22/telmo-pievani- %C2%ABtutti pazzi-per-lapocalisse%C2%BB/7553/) e chiunque potrà constatare che quanto riportato in parentesi quadra non corrisponde assolutamente al mio pensiero e che io non sostengo affatto, né nel libro né nell’intervista, che i Maya furono capaci di prevedere una notevole quantità di fenomeni astronomici a differenza dei cristiani. La mia riflessione nel libro riguarda le analogie e le differenze tra le filosofie della storia in diverse culture. Inoltre, il secondo frammento della citazione proviene da un’altra parte dell’intervista dove rispondo a una domanda del tutto differente. Il mio pensiero è stato distorto per farmi sostenere tesi che non mi riguardano.

    Nella frase precedente alla citazione “i Maya furono capaci di prevedere realmente una notevole quantità di fenomeni astronomici” viene affrontando un paragone tra la cultura Maya e quella cristiana. Ne consegue che la parte inserita tra parentesi quadre, ovvero [A differenza dei cristiani], sia una deduzione lecita che segue il paragone cominciato nella citazione iniziale. Quella seguente, anche se prelevata da un’altra citazione, era comunque pertinente al contesto di una scienza sempre più indirizzata al laicismo, una concezione che dubito sia in disaccordo col suo credo. Aggiungo inoltre che la mancanza di continuità della seconda frase rispetto alla prima è stata vistosamente segnalata (si noti […] in mezzo alle due). Lungi da me metterle in bocca parole che non siano le sue o travisare volontariamente le tesi del libro. È per tale ragione, nonchè per onestà e precisione, che nell’articolo è sempre stato presente il link diretto all’intervista originale. Detto questo la invito in futuro ad illustrarci il suo pensiero ed i suoi argomenti partecipando direttamente al blog. Non siamo mondi lontani e non abbiamo bisogno di ricorrere ad avvocati per giungere a capo di argomenti di interesse comune.

    p.s. I libri vengono acquistati anche solo per la loro copertina per cui pochi stralci di un’intervista al suo autore sono più che sufficienti per farsi un’opinione valida.

    • Non voglio entrare nel merito di tutta la discussione ma il fatto che Pievani consideri la concezione del tempo dei Maya più raffinata di quella cristiana (chissà perchè poi, visto che la scienza attuale deve molto alla visione lineare del tempo ereditata dalla cultura ebraico-cristiana, la quale peraltro contiene anche elementi di circolarità, ma in dosi opportunamente molto meno significative di quella dei Maya) mi sembra una spia evidente di un modo non sereno da parte sua di giudicare il fatto cristiano. Tutte le evidenze vanno in direzione opposta alla sua affermazione, ma il riconoscere questo merito alla tradizione cristiana deve arrecargli talmente fastidio da spingerlo a dichiarare il contrario senza, di fatto, fornire alcuna motivazione plausibile (se non quella di una generica commistione tra concezione del tempo lineare e circolare che, come detto, è propria anche della tradizione cristiana e, direi, di qualsiasi cultura umana che osservi lo scorrere ed il ripetersi delle stagioni).

  2. Giorgio Masiero on

    Non ricordo di aver mai criticato il sig. Telmo Pievani sul piano personale, ma sempre sul piano epistemologico.
    Per es., anche in questa lettera, egli dice: “il ‘non senso’ dell’evoluzione, cioè la sua mancanza di una direzione finalistica, appare a mio avviso limpidamente dalle conoscenze scientifiche attuali”. Ebbene, Pievani continua a confondere la scienza – che giustamente non fa assunzioni teleologiche all’inizio (donde la critica condivisibile all’ID) ma neppure tira conclusioni teleologiche alla fine – con la filosofia, che è la sola sede legittimata a porre le questioni riguardanti i ‘perché’. Il Pievani razionale avverte che sta forzando le evidenze scientifiche verso una concezione filosofica naturalistica e così mitiga con quel “a mio avviso” la mancanza di fine che la scienza dimostrerebbe, ma il suo alter ego passionale lo contraddice subito con quel “limpidamente” che segue dopo.
    Si può essere, Pievani, evoluzionisti critici della narrazione darwinista senza essere creazionisti, ma solo su basi scientifiche?
    Ecco, questa è la domanda da cui sarebbe lecito attendersi una risposta chiara da un filosofo della biologia che insegna in una scuola pubblica.
    Invece Pievani si sdoppia un’altra volta: prima si vanta di aver invitato generosamente ai suoi Darwin Day persone come “Lynn Margulis ed Eva Jablonka, due tra le maggiori contestatrici della Sintesi Moderna neodarwiniana”, eppure, bontà sua!, aventi “un certo background scientifico alle spalle”; poi chiude la lettera con inviti alla denuncia e minacce implicite a tutti coloro che in Italia osino mettere in discussione nelle scuole pubbliche la sua teoria prediletta. Se il nostro Torquemada deve denunciare qualche violazione deontologica presente nel mondo della scuola, perché non comincia con l’Associazione Nazionale Insegnanti di Scienze Naturali (da lui citata ad esempio di scuola di evoluzionismo), nel cui sito si legge che la formazione della vita nel nostro pianeta è un problema “ancora non completamente chiarito”, ciò che è una palese falsità?
    Mi piace comunque considerare positivamente questa lettera del Nostro, perché lascia forse trapelare la volontà di abbandonare il suo ostracismo dogmatico verso le posizioni scientifiche non darwiniane. Forse il numero crescente di scienziati che considerano insufficiente e anche in taluni punti fondamentalmente errata la Sintesi moderna sta creando qualche dubbio nel suo granitico credo. E plaudo alla decisione di Critica Scientifica di pubblicare integralmente la sua lettera, augurandomi che anche Pikaia pubblichi la replica che il prof. Enzo Pennetta ha promesso di fare.

    • È proprio così, prof, Pievani fa lo stesso errore dei creazionisti. Questi pretendono di ricavare dall’osservazione scientifica dell’evoluzione un fine, lui pretende di vederci “limpidamente” mancanza di fini. Invece le cause finali sono fuori dalla scienza. I primi usano la scienza per fare propaganda cristiana, lui per corroborare la sua concezione laica. E poi viene a fare prediche di deontologia agli insegnanti!

      • “lui pretende di vederci “limpidamente” mancanza di fini”
        La mancanza di prove in qualcosa, non implica una “fede nella non presenza di qualcosa”, ma solo la costatazione che non ci sono prove per affermarlo, punto. Se io non credo in Big Foot non è che ho “fede nella sua non-esistenza”, più tosto chi veramente ci “crede” dovrebbe impegnarsi a fornirmi prove contrarie per farmi cambiare idea.

        • Giorgio Masiero on

          La scienza moderna è cominciata, come Lei certamente saprà, Peppus, quando si è separato lo studio delle cause efficienti, da quelle finali. I fini non entrano nella scienza tanto quanto i generi d’abbigliamento non entrano in una macelleria.
          Se Pievani dicesse: “Non ho trovato un fine nelle osservazioni scientifiche dell’evoluzione”, per ribadire che la scienza non si occupa di fini, direbbe una banalità condivisa da tutti, credenti e no, come chi dicesse che nelle macellerie non si trovano scarpe.
          Ma Pievani non vuol essere banale, piuttosto egli intende trasmettere l’idea che la scienza “dimostra” la mancanza di non senso dell’evoluzione. Egli dice esattamente: “Il ‘non senso’ dell’evoluzione, cioè la sua mancanza di una direzione finalistica, appare a mio avviso limpidamente dalle conoscenze scientifiche attuali”. Pievani parla, Peppus, di “limpida apparizione” ai suoi occhi, che è anche di più di una dimostrazione, diventa un “fatto”. E questo è falso. Tant’è che a me, cattolico, invece tutta l’evoluzione (in cui credo, come fatto) mi appare invece “limpidamente” come una freccia verso il culmine di Homo Sapiens; ma io non mi sognerò mai di dire, come Pievani ed i creazionisti, anche se dentro di me sento di avere argomenti matematici superiori (ma non bastano in scienza! Ci vuole sempre il criterio di falsificabilità…), che la mia “intuizione” mi deriva dalla scienza.
          Cmq, è Pievani stesso a smentire infine quanto dice, con quel suo impagabile “a mio avviso”: con ciò, ammette di non essere più in ambito scientifico, quella limpida apparizione non è più un fatto, ma una sua personale interpretazione. Filosofia appunto. Ma occorreva fare tutta questa confusione?!

  3. Jacques de Molays on

    Non posso fare a meno di notare, caro Prof, il modo in cui Pievani introduca la sua figura all’inizio della lettera: “Tra dissertazioni sugli extraterrestri, invettive circa l’inesistenza del riscaldamento climatico, denunce di complotti maltusiani internazionali e di turpi strategie mondiali per il controllo delle nascite, critiche al metodo della Peer Review…”

    Il senso è chiaro: “Pennetta è un ciarlatano che tratta argomenti che con la Scienza,quella “vera”, non hanno nulla a che vedere. Di conseguenza, come pensate possa dire qualcosa di sensato riguardo al neo-darwinismo?”

    Tanto dovrebbe bastare per dare a questa “lettera aperta” il giusto peso… Comunque non vedo l’ora di leggere gli articoli di replica a venire, ne avrà da scrivere… Buon lavoro!

    • Grazie de Molays, giusta osservazione che mi aiuta a mettere a punto alcuni aspetti della lettera.

      Per la replica, o forse meglio, per le repliche ci vorrà un po’.
      A presto.

  4. stò cò frati e zappo l'orto on

    Bene,anzi benissimo.Auguriamoci che sia finalmente l’inizio di un dialogo(Prof.Pievani lo chiami pure come lei desidera)e non un banale Atto di Guerra Perpetua.
    Prof.Pievani nella Sua Lettera ha esposto tutto(presumiamo)ciò che lei ritiene sostenere in modo inconfutabile la Teoria Darwiniana,lo possiamo dedurre?

    Per quanto riguarda il Suo Messaggio esso è principalmente rivolto al Prof.Pennetta e da Lui dovranno provenire le adeguate risposte.

    Una curiosità Prof.Pievani:E’sempre necessario dimenticare il lavoro certamente scientifico del Prof.A.R.Wallace?Sicuramente avrà già scritto molto in merito alla questione.

    Prof.Pievani per ultimo la pregherei di farci capire cosa sono gli Accoliti Online,una setta religiosa?

      • stò cò frati e zappo l'orto on

        Non si potrebbe scrivere Accolito con la maiuscola?
        E se per Accolito si intende(dal greco)Compagno di Viaggio va bene,ma se purtroppo veniamo scambiati(mi riferisco ad alcuni lettori del sito)con il titolo spregiativo di”seguace servile” ecc. beh!!
        ps.12 pagine corrispondono ad una mole consistente di lavoro,da seguire con la massima cura.

    • Michele Forastiere on

      OT (parziale): Caro Stò, sono certo che le farà piacere leggere questo post di Pikaia su A.R. Wallace, pubblicato in occasione della ricorrenza della sua nascita (tra l’altro, quest’anno cade anche il centenario della morte):
      http://www.pikaia.eu/EasyNe2/Notizie/Wallace_2013.aspx
      Vi sono diversi link interessanti a siti sullo scienziato, e in particolare a quello della Linnean Society. Vi sono in programma varie iniziative in suo onore, ma trovo che una delle più belle sia la pubblicazione “open” di varie opere su e di Wallace:
      http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/bij.12016/full
      Un cordiale saluto

      • stò cò frati e zappo l'orto on

        Prof.Forastiere la ringrazio,mi leggerò con calma i links che mi ha fornito.
        Come dubitare che possa non prevalere il Buon Senso?

        Guardi Prof.che aldilà dell’emozione(è comunque bellissimo che il Prof.Pievani si tolga l’elmetto…)che si nota nella Lettera al Prof.Pennetta,con frasi(esempio,una per tutte:…dal titolo umoristico “critica scientifica”..)che onestamente si avrebbero potuto risparmiare.O vivremo per sempre in un paese in guerra(non in competizione)culturale.Dicevo trovo la “storia culturale”di Pievani e l’esposizione della Causa una sorpresa(confesso di non conoscerlo perfettamente)e cioè di scoprire non un “conservatore”ma al contrario un Ricercatore(mi auguro)disposto(e non soltanto Lui)ad accettare e discutere critiche(necessario che siano sensate!).Per concludere questo piccolo telegramma direi che si possa affermare(anche per il suo “tatto”)che pure lei può essere destinatario della Lettera.Cordiali Saluti.

  5. valentino zoldan on

    Quel “Accoliti” ha infastidito anche me, perchè sembra per l’appunto una cosa settaria con tutto ciò che questo implica (disprezzo incluso) ma siccome bisogna presupporre la buona fede e non si possono fare processi alle intenzioni voglio considerarlo una specie di refuso.

    Cito a memoria

    “A pensar male si fa peccato ma ci si azzecca quasi sempre”

    chissà chi ha ragione 😉

    • stò cò frati e zappo l'orto on

      Si signor Zoldan parole azzeccatissime.Meglio comunque precisare la serietà finale della nostra partecipazione a questo blog(facezie fra amici a parte).
      E’comunque quasi del tutto probabile,come lei dice,una specie di refuso.

      • per correttezza io non spendo una sola parola sull’argomento fintanto che Enzo non avrà avuto modo di rispondere adeguatamente,allora a quel punto essendo manifesti i due punti di vista(quello del proff.Pievani) e quello di Enzo potrò ,qualora avessi da dire dire a riguardo.
        Però visto che si parla altro vorrei dire due cosette.
        Accolito è una parola ben precisa.
        C’è l'”A” pleonastico,per chi non conoscesse la figura retorica in questione è un qualcosa di molto simile al suffissso -ismo,seppur diverso.è infatti un’esagerazione volta a dare alla frase(es. ma però) o alla parola maggiore intensità, forza, chiarezza o efficacia.
        Unito a questo pleonasmo una parola che deriva da keleythos(via,viaggio).Vorrebbe dire che percorre la stessa via..alchè uno direbbe seguito,compagno di viaggio..e no!
        C’è il pleonasmo è proprio uno che se si camminasse sulla spiaggia ad esempio mettesse i piedi nelle orme di chi lo precede ..un’ombra..
        Compagno di viaggio per altro in greco si può tradutrre ad esempio συνοδοιπόρος(sinodoiporos).
        Qualcuno dirà:
        “Eh già ma su un vocabolario di sinonimi o tra i sinonimi indicatoi da un vocabolario a compagno c’è accolito.”
        Si..ci sarà anche fidanzato,convivente,commilitone..allora andavan bene anche questi?
        Ci sarà poi anche drudo…siamo in Arancia Meccanica?
        Evitiamo di dire sciocchezze..la scelta di accolito è bemn precisa e si rifà alla scelta con cui è stato scelto di impostare la lettera è evidente.
        Richiama ad una cosa precisa(e non è tanto il settario Valentino Zoldan)che non dico ma che dovrebbe essere evidente.
        A buon intenditor poche parole.

        • stò cò frati e zappo l'orto on

          Che lei scaldi i muscoli le fa onore.Sicuramente il lavoro non manca dopo le 12 PAGINE.Ma francamente preferirei non appensantire il marchio con cui(forse)si vorrebbe catalogare i lettori e “sostenitori”di CS.Accolito nel grande mare della lingua italiana può essere interpretato,per esempio,in :chi ha ricevuto l’accolitato,in genere,chierico di Messa.Cribbio!per anni ho sostenuto la mia laicità…ed adesso vengo definito un Chierico?Tra Toscani cercare di capire il segnificato delle parole di origine greca ci fa onore,ad esempio personalmente “proseguo”il duro lavoro neoplatonico di Marsilio Ficino.Puntino,puntino e solo per i polemici Toscani:KèLEYTHOS via,cioè che fa la stessa via.

          • “Accolito nel grande mare della lingua italiana può essere interpretato,per esempio,in :chi ha ricevuto l’accolitato,in genere,chierico di Messa.”

            Ecco vedi stò che alla fine arrivi a dove voleva andare a parare chi ha scritto la lettera?

          • stò cò frati e zappo l'orto on

            Certo Leonetto che se vogliamo cercare il pelo nell’uovo(tipica espressione toscana…e non solo)…
            Il Proff.Pievani sono certo che cerca un dialogo(Leonetto lo chiami come vuole Lei).Ha presentato tutto il contenuto del sostegno alla Teoria di Darwin e presumo stia civilmente attendendo l’opinione di questo(sempre)ottimo sito.Il massimo,per un paese civile.

          • stò cò frati e zappo l'orto on

            Oh che piacere,distrattamente non ho notato che “mi hai dato del tu”.GOOD.

          • Beh mi sembra che possiamo darci tranquillisimamente del tu(mi farebbe piacere).Per il resto pensa come ritieni corretto..ti ricordo,per esempio, cosa pensavi dell’ultimo troller (s.s)..e cosa era invece in reltà.
            Per questo caso diciamo che la cosa è analoga.
            Il prof.Masiero per il momento ,parzialmente,e con garbo ha evidenziato alcuni che sono i toni e il modus con cui si è scelto di scrivere la lettera e di cui fanno capo le cose su cui stavate discutendo tu e Zoldan e su cui invitavo a riflettere.
            Credimi,è fin troppo evidente la cosa,più di così sarebbe inadeguata alla circostanza(ammesso così lo sia)

          • stò cò frati e zappo l'orto on

            Leonetto prima di tutto ciao… e uso il tu.
            Se tu ritieni che la Lettera del Proff.Pievani sia leggermente….aggressiva…beh….un pò si.Comunque finiamo per rispettarci forse ci capiremo meglio.Per quanto riguarda South Star non mi pento per(ma solo per quello che mi è permesso)quel lungo dibattito,per niente noioso.Finito come è finito.Dovremmmo limare tutti le parole appunto per farci capire perfettamente!Per ultimo,ma sempre importante tu nomini V.Zoldan,persona che stimo e credo adulta e vaccinata,oltre che disposta al dialogo(non certo al compromesso).

          • Forse non mi son spiegato, e qui chiudo,sui contenuti della lettera come detto non mi esprimo,che sia aggressiva o offensiva non l’ho detto,neanche invero ho dato giudizi relaticvi alla lettera.
            Il mio intervento adesso qui era solo riferito ai commenti tuoi e di Valentino circa quel termine Accolito.
            Relativamente al quale in sostanza ho detto che,se uno ha letto la lettera è chiaro cosa si voglia intendere,questo proprio in un’ottica di comprensione del testo, senza appunto commentare minimamente la lettera.
            Nel commneto alla lettera del proff.Masiero ho poi voluto dire che parzialmete si poteva trovare spunto per comprendere quel modus con cui è stata impostata la lettera che mi pare anche altri abbiano più o meno riconosciuto.
            L’italiano è una lingua veramente ricca di vocaboli e,certo si da la buona fede a tutti ,ci si rispetta..chi dice di no?
            Però è “sciocco” far finta che una cosa non sia quel che è o forzare una cosa per quel che non è.
            Puo’ essere che uno fatichi a riconoscere certe cose o non voglia vederle(come forse nel caso di s.s.)ma vi potete fidare che anche il primo che passa letta la lettera,senza la minima idea sugli argomenti trattati capisca quel filo che permea la lettera e che comprende anche,non solo,quel termine accolito.
            Ripeto questo per trasparenza,obiettività e proprio comprensione del testo senza dire “A” sui contenuti o l’atteggiamento di chi ha scritto la lettera ed altre cose eventuali.
            E questo è chiaro .
            Non ho altro da dire su questa cosa.

          • stò cò frati e zappo l'orto on

            Bene Leonetto anch’io per adesso chiudo.
            Ma ti stimo ancora di più anche perchè sei puntiglioso….come un Grande Chef.
            In effetti quando si scrive ad un qualsiasi avvervario non si dovrebbero mai usare parole inutili e che potrebbero colpire la sensibilità degli altri cittadini.ps.adesso che l’intervallo(dopo Carosello)è quasi finito sono emozionato nel pensare alla Lettera di Pennetta(LETTERA DI E.PENNETTA)ed al suo contenuto.

  6. Giuseppe Licciardo on

    Questa lettera è un bel piagnisteo. Il dottor Pievani non fa altro che piangersi addosso per le presunte offese rivoltegli da questo sito, ma io è da un bel pò che leggo gli articoli qui pubblicati e a volte, devo ammettere che sono talmente scientifici e tecnici che rinuncio alla loro comprensione per una mia mancanza di basi scientifiche. Su questo sito noto al massimo della sana ironia verso Pikaia, ma mai offese

  7. Giorgio Masiero on

    Ce l’ho fatta! Sono riuscito a leggere tutta la lettera. E’ stato uno sforzo, perché essa trabocca di superbia, intolleranza e soprattutto sicumera, che per me sono tutto l’opposto dell’atteggiamento di uno scienziato (e anche di un filosofo come Pievani), che dovrebbe essere sempre pieno di dubbi. Darwin era sempre pieno di dubbi e molto modesto: su questo il discepolo è opposto a Darwin!
    Non so proprio come farà il prof. Pennetta a replicare a tale lettera, anche trascurando tutti i riferimenti extrascientifici, che valgono solo per l’autore e si contraddicono nelle diverse pagine. Dove si parla di darwinismo, la strategia del Nostro per me è chiara: assorbire tutto, come i pugili incassatori e suonati. Non esistono falsificazioni, perché ogni correzione ed integrazione viene assorbita in una nuova versione “estesa” di darwinismo. Esemplare è il passo riguardante macro e microevoluzione o quell’altro sul ruolo del caso. A me a scuola avevano insegnato che la spiegazione di Darwin dell’evoluzione delle specie consiste nella successione di piccole mutazioni casuali, selezionate naturalmente dal meccanismo del più adatto a sopravvivere e moltiplicarsi in un dato ambiente. Il neodarwinismo (o Sintesi moderna) aveva aggiunto il ruolo del DNA, con i dogmi relativi in cui le mutazioni casuali erano tradotte in specifiche variazioni chimiche. La Sintesi moderna non è un’estensione del darwinismo con l’aggiunta di nuovi driver ai 2 classici (contingenza e selezione naturale), ma soltanto una più profonda spiegazione (a livello chimico) di come essi operano.
    A scuola, l’insegnante darwinista di biologia mi aveva anche insegnato che la macroevoluzione (cioè il passaggio da una specie all’altra) non è altro che la somma di tante microevoluzioni, perché non c’è darwinismo senza gradualismo. Ora, invece, Pievani ci dice che “l’evoluzione non è un lancio di dadi dove tutto accade per puro caso, ma un intreccio di regolarità naturali e di contingenze storiche”. Regolarità naturali?! E’ proprio questo il punto: questo è il darwinismo “allargato”, cosicché se dico che il darwinismo è insufficiente o sbagliato, sono un cretino (o un fanatico integralista) che non ha capito niente… Sono convinto anch’io che ci debbano essere delle “regolarità naturali”, ma al momento non si conoscono (Kauffman); e quando saranno conosciute, allora sì si potrà dire di conoscere il meccanismo vero della comparsa della vita e dell’evoluzione delle specie! Per adesso abbiamo solo racconti e congetture…
    “L’evoluzione non è neppure una sommatoria di combinazioni improbabili, come sostengono i teorici dell’Intelligent Design e come lei [Pennetta] ripete”: strano, lo dicono anche Monod e Crick e Dawkins e quasi tutti i darwinisti puri e duri che siamo usciti alla “roulette” e che la comparsa della vita (e poi dell’uomo) è stato un evento irripetibile. Ora invece viene uno a dirci il contrario! Sa qualcosa che nessuno conosce?
    Sull’impossibilità del darwinismo, allargato quanto si vuole, di spiegare la mente umana invito Pievani a leggersi “Mind and Cosmos: Why the Materialist Neo-Darwinian Conception of Nature Is Almost Certainly False” di Thomas Nagel: che anche Nagel sia un “accolito” del prof. Pennetta?

  8. Dibattito sicuramente interessante anche se, onestamente, non mi è mai parso di leggere insulti diretti alla persona di Telmo Pievani su questo sito (almeno negli articoli che ho seguito).

    Avrei una domanda su di un argomento specifico, o meglio una curiosità. Visto che sono stati citati ancora i famosi esperimenti di Lenski sull’E. Coli, ho provato a fare una rapida ricerca (non troppo approfondita per la verità), ma le principali obiezioni trovate provengono solo da siti sull’ID o sul creazionismo. Con questo non voglio dire che le critiche derivanti da tali ambienti siano da ignorare sia chiaro, ma vorrei chiedere al Prof Pennetta ed a tutti coloro che, a differenza mia, lavorano “nel campo”, se vi siano interpretazioni diverse dell’esperimento in questione non necessariamente provenienti da sostenitori dell’ID o creazionisti. In sostanza, mi pare di capire che l’esperimento dimostri indiscutibilmente che c’è stata evoluzione, ma “micro”, nel senso che il batterio si è adattato ad una nuova situazione. Ma il parere scientifico è univoco anche nel ritenere che tali variazioni siano da considerarsi macro evoluzione o c’è chi solleva dubbi a riguardo portando appunto differenti interpretazioni dei dati?

    Ed ancora, una mia personale riflessione da “profano”, ammesso che tale esperimento provi che si tratta dalla comparsa di nuove informazioni, non penso che ciò sia da ritenersi una prova certa della veridicità del materialismo negando ogni concetto trascendente. Nel senso che la meraviglia per una tale capacità di un organismo semplice ma complesso come un batterio di adattarsi, la vedrei comunque come una capacità naturale impressa nella materia che sarebbe troppo riduttivo spiegare con il semplice caso. “Chi” dice al batterio di cambiare la propria funzione? il caso? Ma il batterio è rimasto un batterio, sarà banale come ragionamento ma non mi pare siano spuntate le ali o le zampette ma “semplicemente” si è adattato ad una nuova condizione.

    Grazie in anticipo per la risposta e una buona giornata a tutti.

      • Comunque se vuole,brutalmente,molto sinteticamente,meccanismi come Innovazione – Amplificazione – Divergenza(IAD),processi Potenziamento – Attualizzazione – Perfezionamento(PAP) e altre analoghe in primis non rappresentano una prova od un esempio di “nuova informazione”,in secundis con i loro limiti temporali e con la loro inapplicabilità agli organismi che siano superiori ai batteri,appaiono del tutto inadeguato a spiegare l’evoluzione così come è testimoniata dai fossili e non rappresentano alcuna prova di macroevoluzione nè qualcosa che anche in tempi molto lunghi possa far pensare scientificamente al verificarsi di un evento macroevolutivo.
        E con macroevoluzione cito il prof.Forastiere su Tavola Alta:
        ” Con il termine macro evoluzione si indica la comparsa nella biosfera di nuove funzioni, organi e gruppi tassonomici; la micro evoluzione si identifica invece di solito con la variabilità intra-specie (che include l’apparizione di nuove varietà o sotto-specie), ma più in generale comprende tutti i fenomeni che implicano la specializzazione o la perdita di funzioni attraverso piccole variazioni ereditabili. Per esempio, l’evoluzione dell’occhio e la comparsa dei cordati, dei tetrapodi (i vertebrati terrestri) e degli euteri (i mammiferi placentati) costituiscono tutti casi di macro evoluzione.”
        http://www.vectorsite.net/taevo_17.html

        Tutti i processi ed eventi di ibridazioni, speciazioni, incroci, chimere, mutazioni intra-specie (robertsonian fusion, tandem fusion etc..), trasposizioni,adattamenti all’ambiente propri di certe specie (metaprogrammazione, borrowed information), endogenizzazione, simbiosi,deriva genetica,processi Innovazione – Amplificazione – Divergenza,processi Potenziamento – Attualizzazione – Perfezionamento etc… presentati non sono prove della comparsa di nuova informazione e non possono spiegare il verificarsi di alcun evento macroevolutivo.
        E l’assunto che legherebbe macroevoluzione e microevoluzione per come lo presenta Pikaia
        http://www.pikaia.eu/EasyNe2/Notizie/Esiste_realmente_una_distinzione_tra_microevoluzione_e_macroevoluzione.aspx
        ed il neodarwinismo in generale è privo di ogni scientificità
        Si può vedere anche:
        http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3503470/

        Comunque se legge i link indicati e i vari articoli della categoria Evoluzione su CS dovrebbe avere risolti i suoi dubbi.
        Se ne è parlato anche su Radioglobe.Può riascoltarsi le puntate e leggere le recensioni-approfondimentoi nella pagina dedicata.

        • Grazie mille Leonetto soprattutto per la seconda risposta molto chiarificante. Mi pare di capire che in sostanza quello che io avevo brutalmente espresso in modo banale sia stato da te spiegato in maniera più chiara: ammesso anche che nell’E. Coli sia comparsa una nuova funzione/informazione, sempre E. Coli rimane, non è che siano spuntati nuovi organi o mani e piedi. (correggimi ovviamente se ho inteso male).

          Comunque sono il “solito” Mattia che qualche volta ha scritto già su questo sito 🙂

          Buona serata.

          • “ammesso anche che nell’E. Coli sia comparsa una nuova funzione/informazione, sempre E. Coli rimane, non è che siano spuntati nuovi organi o mani e piedi. (correggimi ovviamente se ho inteso male).”

            Ni..detto molto semplicemente ed ancor più stringatamente,se fosse comparsa nuova informazione/funzione sarebbe spuntato del nuovo.
            Il punto è proprio che non è spuntato il nuovo che prevede un evento macroevolutivo.(non si è usciti dalla “forma”)
            L’altro punto è che anche qualora fosse verificato il sorgere di nuova informazione esso non potrebbe dire ‘nulla’ sull’evoluzione degli organismi pluricellulari.
            Rimando comunque alla lettura dei link(e relativi commenti) segnalati sopra.

  9. Gentile professor Telmo Pievani,

    nella nostra società tutti si riempiono la bocca di parole come “confronto” “ascolto” “capire l’altro” ma nessuno si cura mai di mettere in pratica questi concetti che sono alla base, prima ancora del confronto scientifcio, della civilità. Quindi, è grandemente benaugurante che uno scienziato e filosofo come Lei abbia sentito l’esigenza di un confronto vero, schietto, corretto, profondo. Di solito, da questi momenti, si aprono grandi opportunità. La condanna, la denigrazione, la sordità o peggio ancora la misitificazione delle posizioni altrui, sono invece portatrici di sterilità scientifica e di asfissia intellettuale e umana.
    Spero quindi vivamente lei vorrà dare seguito, qualunque sia la risposta che il prof. Pennetta intenderà darle, a questo confronto tra idee differenti (se non fossero differenti che confronto sarebbe?) e mi auspico che su questo blog, come su Pikaia, come sui suoi prossimi articoli e pubblicazioni sia sempre più presente il confronto tra la teoria di Darwin e le critiche (scientifiche) che essa riceve o riceverà.
    Confido molto nella sua onestà intellettuale e nella sua statura e fama nazionale e internazionale. Solo i grandi uomini non hanno timore del confronto e nemmeno di riconoscere o riconsiderare eventualemente, alcune loro posizioni.

  10. Esprimo tutta la solidarietà possibile al professor Pennetta (e a Giorgio Masiero), la lettera è pesante e “minacciosa” sotto diversi punti di vista. Da oggi in poi quando commenterò farò il massimo dell’attenzione a non prestare il fianco a facili strumentalizzazioni – soprattutto avvocatesche – riferendomi sempre alle idee e mai alle persone. Vale sempre l’ottimo consiglio “Semplici come le colombe, prudenti come i serpenti”: la battagli si fa seria. Non mollate ragazzi.

  11. Giorgio Masiero on

    La ringrazio, Marco, della Sua solidarietà, ma Le assicuro che non ho mai sentito alcun bisogno di essere confortato. La lettera di quel signore suscita in me solo sentimenti di compassione: come si può credere scientifica una narrazione nella quale è contenuta la proposizione A (“la vita è un evento improbabilissimo e forse unico nell’Universo”) e la proposizione opposta, non A (“la vita è un evento diffuso nell’Universo, che sta nelle leggi di Natura”)?
    Non è questa la migliore dimostrazione che il darwinismo non sa nemmeno cosa sia la vita, e quindi non è in grado di spiegare i suoi meccanismi di funzionamento e di evoluzione?
    Certo, ha ragione Pievani a dire che non abbiamo di meglio. Anche Hammurabi di Babilonia non aveva di meglio 4.000 anni fa che chiamare in causa Marduk per giustificare l’esistenza della vita. Ma questo giustifica la pretesa di dire che abbiamo una teoria scientifica, o non porta piuttosto alla conclusione che non abbiamo ANCORA una teoria scientifica della vita e dell’evoluzione delle specie?!

  12. OT per Leonetto e stò

    Zoldan è brutto, Signor Zoldan è orribile.

    Valentino è il mio nome

    Grazie

    • stò cò frati e zappo l'orto on

      Mi adeguo immediatamente,per suoi motivi Zoldan(o signor Zoldan)è orribile.Valentino è il suo nome.It’s Okay.

  13. Mario Iannaccone on

    “Colgo l’occasione per chiedere a tutti i lettori di Pikaia e di altri siti scientifici di mandarci segnalazioni su come si insegnano le scienze naturali, e in particolare l’evoluzione, nelle scuole private paritarie di questo paese. Gli Istituti confessionali, se riconosciuti dallo Stato italiano, sono tenuti a rispettare i programmi ministeriali”.

    I “programmi ministeriali”. Senza che sia cambiata uno iota alla vulgata imposta.
    Tono da Commissario Politico dell’USSR. O anche da Kommissar della DDR.

    • Benvenuto a Mario Iannaccone,
      con questo intervento il blog si arricchisce di una voce di sicuro spessore.

      Grazie per la tua considerazione, siamo perfettamente d’accordo: la libertà d’insegnamento deve essere garantita al pari delle altre libertà democratiche.
      E in questo senso la presenza di scuole pubbliche paritarie è una garanzia di pluralismo, sono un patrimonio di tutti.

  14. Saluto tutti gli intervenuti,
    non riesco a commentare ogni vostro intervento ma posso dirvi che mi è utile riflettere su ogni considerazione che viene fatta.

    Grazie

  15. Sempre a titolo informativo,può essere di utilità visionarla al fine di comprendere certe cose,o,per lo meno,avere un quadro più dettagliato circa alcune affermazioni e/o la loro validità,segnalo questa pagina dell’Università la Bicocca di Milano,della quale è presente il link sul sito pikaia.eu
    http://formazione.elearning.unimib.it/public/evoluzione/Corso%20copertina/home.html
    firmato Telmo Pievani che tratta appunto sull’insegnamento dell’evoluzione.
    Io ovviamente l’ho letto da tempo,per chi non l’avesse ancora fatto invito a farlo.

    • Precisazione:L’introduzione è firmata T.Pievani l’altro non so chi l’abbia scritto,ad ogni modo nelle pagine del documento si legge © 2006 Pikaia.

  16. Pingback: L’uso ideologico della biologia | Critica Scientifica - di Enzo Pennetta

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