Siria: il “punto di non ritorno”

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La cartina pubblicata sul Corriere della Sera per illustrare la crisi siriana.

 

Siria “oltrepassato il punto di non ritorno”, dichiara il governo italiano.

 

Frase forse profetica, il punto di non ritorno potrebbe essere quello dello scontro con la Russia.

 

Tre giorni di attacco alla Siria hanno annunciato tutti i media, “oltrepassato il punto di non ritorno” ha affermato il governo italiano confermando l’idea che ormai la decisione è presa.

Sempre meno commentatori però credono alla responsabilità del governo siriano nell’uso di armi chimiche, in un momento in cui stava avendo successo sul terreno con le armi convenzionali non avrebbe avuto interesse a creare un annunciato casus belli, anzi in un contesto del genere l’uso dei gas avrebbe l’effetto (come quanto accaduto dimostra) di servire a rovesciare le sorti del conflitto a sfavore del regime di Assad consentendo alle forze di opposizione di avvalersi del supporto della NATO in una specie di replica di quanto visto in Libia.

Rispetto alla Libia però c’è una grande differenza, la Siria è un paese strettamente legato agli interessi della Russia che ha nel porto di Tartus una base militare d’importanza strategica. Ed è per questo che l’Arabia Saudita usando la classica tattica del bastone e la carota avrebbe promesso di fare in modo che la base possa rimanere nelle dei mani russi nel caso in cui da questi ultimi non venga ostacolato un rovesciamento di regime, ma al tempo stesso minacciando in caso contrario attacchi di terroristi ceceni le prossime Olimpiadi invernali. Infatti da quanto riportato in un articolo non smentito pubblicato dal Telegraph i terroristi ceceni sarebbero controllati dall’Arabia Saudita. Affermazione sulla cui gravità non c’è molto da aggiungere e che trova l’indifferenza generale di tutti coloro che in questi anni hanno affermato di combattere il terrorismo in ogni angolo del pianeta e che richiederebbe quanto meno un’inchiesta sulle possibili responsabilità saudite nella strage di Beslan del settembre 2004.

Si configura quindi chiaramente uno scontro tra la coalizione a guida USA-UK e la Russia che a fronte di una promessa la cui validità è tutta da verificare si vede minacciata di azioni terroristiche sul fronte interno.

Ma la Russia sembra aver preso coscienza da tempo di essere l’unico grande avversario al progetto di un Occidente che sotto la copertura NATO sta portando avanti una politica espansionistica globalista. Probabilmente il primo segnale venne dall’affondamento del sommergibile nucleare Kursk il 12 agosto del 2000 in un episodio la cui dinamica ha fatto pensare a molti ad un “incidente” con unità USA nel corso di un’operazione di spionaggio delle manovre militari nelle quali il Kursk era impegnato.

Un foro attribuibile ad un siluro sulla parete esterna del Kursk dopo il recupero.

 

Ma qualunque cosa sia successo al Kursk, un segnale ancora più forte della politica di accerchiamento nei confronti della Russia si è avuto nel 2008 con la vicenda del progetto di dislocazione di missili anti missile in Polonia, progetto che aveva evidenti implicazioni ostili e che suscitò una forte “irritazione” da parte russa.

Di fatto, da circa un decennio, la Russia ha avviato un grandissimo sforzo di ammodernamento dei propri armamenti di cui fornisce regolarmente notizie che vengono riportate su siti legati a fonti governative come Russia Today su cui, negli ultimi tempi, è stata documentata un’insolita mostra alla stampa dei missili balistici intercontinetali TOPOL:

Un’unità missilistica TOPOL nel corso dell’esposizione per la stampa.

 Caratteristica delle unità Topol è quella di non essere neutralizzabili con un “first strike” in quanto la loro dislocazione non è fissa e possono essere occultati in siti variabili, si tratta quindi di armi nucleari di difesa, o meglio di dissuasione. E proprio di una preoccupata analisi delle politiche aggressive degli Stati Uniti  che trova risposta in un’opzione di deterrenza nucleare da parte di paesi come la Russia, ha parlato il 26 agosto scorso Paul Craig Roberts dalla colonne dell’Institute of Political Economy in “Syria: Another Western War Crime In The Making “.

L’impressione è che la Russia su stia preparando al peggio, che tutta la sua capacità tecnologica e il suo apparato industriale di punta stia lavorando a poter contrastare la NATO con armi tecnologicamente innovative, anch’esse largamente mostrate a chi vuol vedere. In tal senso è stato annunciato anche un ambizioso programma per la produzione di aerei da combattimento delle sesta generazione (attualmente in occidente si lavora a quelli della quinta, vedi F35), che si tratti di propaganda o realtà il messaggio è che tra non molto sarà impossibile pensare di sconfiggere la Russia anche sul campo della armi convenzionali.

Anteprima di aereo da combattimento della sesta generazione.

Ma un primo test la nuova tecnologia russa potrebbe essere chiamata a darlo proprio in Siria nel caso in cui il sistema antiaereo S-300 (in Russia si è arrivati allo sviluppo successivo, l’S-400) dovesse essere usato contro eventuali aerei attaccanti.

Allo stato attuale la situazione sembra essere quella di un blocco USA-UK (più altri paesi comprimari) nella posizione di dover forzare i tempi e al contrario la Russia in quella di guadagnare più tempo possibile per completare l’ammodernamento in corso.

La capacità di produrre ricerca di qualità e di metterla al servizio dell’innovazione tecnologica sono premesse indispensabili per portare avanti programmi militari come quelli attualmente attivi in Russia. Un principio che fu alla base della fondazione della Royal Society nel ‘600, e che ha garantito all’Inghilterra di disporre per secoli di armi all’avanguardia e di costruire e difendere il suo impero.

La Russia sembra in questo momento il paese che meglio sta interpretando la lezione della Royal Society.

Forse la Russia riuscirà a prendere ancora tempo e sviluppare ulteriormente i suoi armamenti, oppure il confronto giungerà prima.

La situazione in Siria, se non dovesse rientrare,  potrebbe rappresentare davvero un punto di non ritorno, ma non per il regime di Assad, un punto di non ritorno verso una guerra aperta tra il blocco a guida USA-UK e la Russia.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

21 commenti

  1. stò cò frati e zappo l'orto on

    Carissimo Prof.
    Ogni giorno,con grande tristezza e preoccupazione seguo i commenti dei miei amici Russi(su Fb in particolare)oltre ad alcuni quotidiani online in edizione italiana o inglese.
    Li definirei “arrabbiati”per una eventuale guerra in Siria.
    Ma auguriamoci che la Diplomazia sia capace di trovare una soluzione a tanta violenza!
    PS:Grazie per il tuo ottimo articolo.

    • Grazie stò, lo stato d’animo dei suoi contatti in Russia conferma che anche a livello di opinione pubblica la questione siriana viene percepita come un fatto che riguarda direttamente il loro paese.

      Purtroppo non riesco ad avere fiducia nella diplomazia, il motivo è che per trovare una soluzione tutte le parti in causa dovrebbero desiderarla e a mio parere non è così.

  2. Buongiorno Prof. e complimenti per l’analisi.

    Aggiungo 2 link che possono essere utili a capire la situazione.
    Il primo e’ un’analisi storica sulla Siria e sul perche’ sia un “crocevia strategico” economico/militare:
    http://www.comitatoatlantico.it/it/studi/2963/

    Il secondo e’ invece un’impressionante analisi pubblicata il 31 luglio su come gli Stati Uniti condurranno probabilmente l’attacco:
    http://www.understandingwar.org/sites/default/files/RequiredSorties-to-DegradeSyrianAirPower.pdf

    Ogni giorno leggo di possibili interpretazioni di questa guerra.
    Ogni interprete porta tasselli di un puzzle che esce, pero’, dalla mia capacita’ di visione e comprensione globale.

    Alla fine quella che mi rimane e’ sempre la solita domanda:
    Cui prodest hoc horribile bellum?

    • Complimenti a te per i documenti di livello che hai proposto.

      Riguardo al primo non ho potuto notare come nel tempo l’atteggiamento “umanitario” sembri essere cambiato:

      “Quando, in quell’anno (1860), la Sublime Porta diede via libera ai Drusi per massacrare i Cristiani, fu necessario attendere che la strage – iniziata ai primi di giugno – assumesse dimensioni spaventose prima che le due potenze, fino ad allora rivali, concordassero di intervenire per riportare la pace. Solo il 3 agosto si riunirono infatti gli ambasciatori delle cinque potenze europee a Parigi, e Londra non poté più bloccare l’intervento, di fronte alle notizie di quelle stragi, anche se lo accettò con “notevole ripugnanza” “

      Adesso invece la sensibilità di Londra sembra davvero molto superiore, viene da pensare che si tratti di sentimenti molto influenzabili dalla convenienza.

      Sulla domanda che poni alla fine la risposta credo che vada cercata in una visione del mondo che non accetti neanche una divisione tipo Yalta, un progetto globalista che viene portato avanti anche a costo di rischi altissimi.

      Leggo che finalmente anche la Bonino se n’è accorta:
      Rischio di deflagrazione mondiale“.

      Confermato anche il fatto che solo un eventuale già avvenuto dispiegamento degli S-300 potrebbe contrastare un attacco:
      http://www.corriere.it/esteri/13_agosto_30/una-difesa-anti-aerea-sovietica-paolo-rastelli_b4dbc894-1135-11e3-b5a9-29d194fc9c7a.shtml

  3. Ottima ananlisi.

    Qualche giorno fà ho letto il commento di un Russo (non mi ricordo chi fosse esattamente) che diceva che gli USA, con il crollo del muro si sono convinti di aver vinto la guerra fredda, quindi di poter agire undisturbati nella loro politica imperial-colonialista.

    In effetti con la defenestrazione di Gorbachov, che pure non era e non è quella farina per far ostie come qualcuno al tempo sembrava credere, e l’insediamento di Eltsin potrebbe essere che gli USA e i loro sodali abbiano voluto dare un’accelerazione all’evoluzione verso una politica liberale; la politica di Gorbachov, dell’evoluzione lenta e graduale non stava bene a chi, appunto credeva di aver vinto la guerra e quindi di avere diritto di imporre il proprio sistema al mondo con la caratteristica protervia del potente e la sottile diplomazia del cow boy.

    Ci stavano riuscendo bene, Eltsin e i suoi protetti/protettori stavano svendendo la Russia ma per fortuna o per disgrazie, dipende dal punto di vista, è uscito Vladimir Putin che ha messo in galera molti dei “venditori della Madre Russia”, ha chiuso la guerra della Cecenia, ha sistematicamente bloccato i tentativi di infiltrazione di idee “corrotte” e funzionali al mercantilismo mondialista. Notare che non ha bloccato queste idee impedendo ai cittadini di adottarle nella sfera personale ma bensì impedendo che diventassero, come da noi, le punte di diamante dell’azione distruttrice della cultura storica della nazione.

    Ha usato sapientemente il buon senso, il randello e la carota senza farsi influenzare da giudizi negativi e interessati (pura lana caprina) dell’ “Occidente”.

    Credo sia l’uomo più odiato al di là dell’ Atlantico e anche al di quà in certi ambienti e conventicole.

    Quest’uomo ha fatto recuperare orgoglio e unità nazionale alla Russia mettendo i supposti vincitori di fronte alla realtà ben diversa delle illusioni di questi ultimi.

    La Russia stà giocando una parte attiva in diversi campi, fra cui quelli criticissimi dei gasdotti (Nabucco, Southstream, Northstream), e questo infastidisce perchè si preferiva avere una Russia supina ridotta a puro mercato di consumo e fornitore a basso costo di materie prime. Si voleva fare della Russia un ennesimo “paese del golfo”. E’ andata male.

    Da qui sono partite le varie rivoluzioni colorate, la guerra di Georgia, le manifestazioni “popolari” antiputiniane, gli attentati nel cinema e nelle metropolitane di Mosca ecc.

    Non riesco a non pensare che l’accanimento antiberlusconiano non sia del tutto estraneo al suo forte legame con Putin; era una voce stonata nel coro dei servi.

    Militarmente si è proceduto ad un accerchiamento: i Patriot in Polonia e repubblica Ceca, con forte intenzione di piazzarli anche in Ukraina, l’accerchiamento anche sul fronte sud con basi nei vari stan e occupazione e destabilizzazione di Afganistan e Iraq. Ora mancano solamente Siria e Iran per completare l’opera.

    E’ evidente che ormai la Russia è sfuggita dalla trappola e si stà rinforzando in tutti i settori compreso quello militare e questo fà paura, meglio colpirla ora che è tuttosommato ancora debole piuttosto che permetterle di completare il processo e diventare un nemico troppo ostico.

    Dobbiamo però considerare che comunque, anche se debole rispetto a quanto potrebbe diventare la Russia costituisce comunque un nemico formidabile, sopratutto se agisce di concerto con l’Iran che mi sembra abbia il settimo esercito più potente del mondo (non ne sono però certo) e con la Cina, e già ora, pur considerando la vittoria certa credo che l’occidente comunque valuti i costi di questa vittoria eccessivi.

    La destabilizzazione di Siria ed Iran indebolirebbe ulteriormente la Russia e quindi verrà perseguita nonostante qualsiasi prova dovesse uscire dagli ispettori ONU.

    Il problema qui diventa politico, tutto questo tira e molla a cui abbiamo assistito potrebbe avere un significato espolarativo.

    La domanda è: come reagirà la Russia?

    Si stuzzica per verificarne la reazione e se la reazione sarà debole significherà che il paese si sente debole (e quindi lo è) e si potrà agire impunemente, altrimenti assisteremo probabilmente ad un ripiegamento e allo stabilirsi di una situazione permanente di guerra a bassa intensità nell’area Siriana e probabilmente ad un’intensificazione di proteste e rivoluzione colorate in Russia e nei paesi CSI assieme ad una ripresa del terrorismo interno.

    Purtroppo entrambe le situazioni nascondono incognite molto pericolose per cui non si sà bene quale preferire. E’ comunque uno spettacolo inverecondo che ha portato verosimilmente ad un nuovo stadio di instabilità e pericolo latente per il mondo.

    • Valentino ti ringrazio per questa tua analisi che, come ormai ci hai abituato, è precisa e chiara.
      Si tratta di un’analisi che va integrata con l’aspetto militare di cui ho parlato per poter capire cosa sia successo negli ultimi tempi e capire perché la situazione vada molto oltre le semplici dinamiche mediorientali diventando un possible detonatore di situazioni molto più vaste.

      Concordo anche sulla conclusione, uno degli scopi dell’azione di questi giorni è saggiare la reazione russa.

      Se arretreranno non sentendosi ancora pronti allo scontro la guerra sarà rimandata alla prossima tappa iraniana.

      Se reagiranno e se dovessero fallire i tentativi di sollevazione interna stile rivoluzioni colorate prepariamoci a sentir demonizzare la Russia con una intensa campagna mediatica e ad accettare l’idea di un conflitto “inevitabile” in nome della “democrazia”.

    • Aggiungiamo CHI ha lavorato (forse ingenuamente) per l’avvicinamento della Russia alla NATO e la collaborazione industriale e gli OTTIMI contratti di fornitura di materie prime dalla Russia, e l’IMPOVVISA sveglia del PdR che tutto ad un tratto si ricorda del suo potere di nomina di 5 SENATORI (ricordare CHI sta adesso al Senato) ed il cerchio si chiude.

  4. Ottimo articolo.
    E’ possibile che oltre alla Russia verrà coinvolto anche l’Iran, legato alla Siria.

    Non sottovaluterei però i veri motivi degli interessi legati a quelle terre che possono essere ricondotti alla presenza di Israele in Medio Oriente.

    Da quando si è insediato ha cercato di realizzare la divisione di tutti gli Stati dell’area, in modo che non potessero risultare una minaccia.
    Oggi si sono realizzati: Egitto, Iraq, Libano, ora Siria, poi potendolo Iran.
    E’ la realizzazione del Piano Oded Yinon, enunciato sull’organo del Congresso Ebraico Mondiale Kivunim nel 1982: la spaccatura di tutti i Paesi vicini secondo linee etnico-religiose.
    Scrisse: «La dissoluzione della Siria e dell’Iraq in aree distinte su base etnica o religiosa, come già avviene in Libano, è l’obiettivo primario di Israele sul fronte orientale. L’Iraq, ricco di petrolio da una parte, e dall’altra lacerato internamente, è certamente candidato ad essere preso di mira da Israele. La sua dissoluzione è per noi addirittura più importante di quella della Siria. L’Iraq è più forte della Siria. A breve termine, è proprio la potenza irachena che rappresenta la più grande minaccia per Israele. Una guerra tra Iran e Iraq frazionerà l’Iraq e causerà la caduta del suo regime interno. Addirittura prima che esso sia in grado di organizzare una lotta su un ampio fronte contro di noi. Ogni tipo di scontro inter-arabo sarà a nostro favore nel breve periodo e accelererà il nostro scopo più importante che è quello di frantumare l’Iraq in vari staterelli come in Siria e in Libano. In Iraq è possibile realizzare una divisione in province su base etnica o religiosa come avveniva in Siria durante l’impero ottomano. Così tre (o più Stati) si formeranno intorno alle tre principali città: Bassora, Baghdad e Mosul, e così le regioni sciite del sud si staccheranno dal nord sunnita e curdo».
    E poi potrà annettersi anche le alture di Golan.
    Insomma, divide et impera.

    Inoltre Israele (e la Turchia) ha interessi economici enormi per il commercio di una colossale riserva di gas (e petrolio )sottomarino (il Levantine) che hanno scoperto nel 2010 di fronte al Libano e realizzare un gasdotto da Homs in Siria a Kilis in Turchia per rivenderlo all’Europa. Meno royalties è costretta a pagare meglio è…

    • Grazie anche a te frank, il protagonista non nominato della situazione è certo Israele, con i bombardamenti del 5 luglio scorso si è infatti proposto di fatto come parte in causa, da notare che in quell’occasione erano proprio le pericolose e moderne armi russe l’obiettivo dei raid.

      E certamente la loro intelligence saprà se tali armi sono ancora operative e che pericolo possono rappresentare per le forze attaccanti.

  5. La cosa ridicola è che l’Onu ha il mandato per accertare SE sono state usate armi chimiche, non CHI le ha usate!
    Quindi anche se le avessero usate i “ribelli”, la Siria di Assad va bombardata lo stesso… piace vincere facile?

    http://www.washingtonsblog.com/2013/08/inspectors-in-syria-forbidden-from-finding-out-who-used-chemical-weapons-only-if-they-were-used.html

    Un’altra testimonianza del generale Clark su guerre già decise 20 anni fa:
    http://www.washingtonsblog.com/2011/11/neoconservatives-planned-regime-change-throughout-the-middle-east-and-northern-africa-20-years-ago.html

    “Clark said he was shocked by Wolfowitz’s desires because, as Clark put it: “the purpose of the military is to start wars and change governments? It’s not to deter conflicts?”

    • frank 10….e dai sempre a pensare a complotti…ma quale vincere facile?
      loro hanno il coraggio e i mezzi per andare,e ci vanno. guarda che la realta’ e’ piu’ semplice di come la fai tu.
      assad e’ uno stronzo,fatto fuori ci sara’ uno stronzo di meno al mondo. tutto qui.

      • ettore,
        lei la può pensare come vuole, non è accettabile però che si esprima in questo modo.

        Comunque, personalmente non vedo quale “coraggio” serva per colpire a distanza con dei missili senza esporsi di persona.

        Non penso poi che la realtà sia semplice come la dipinge lei, il che non vuol dire che si stia sempre a pensare ai “complotti”, ma che si è studiata un po’ la storia.

        E come ho detto all’inizio non è accettabile che in una discussione sul sito si insulti qualcuno, Assad è innanzitutto una persona come me e lei e merita rispetto, e in più che piaccia o no è un protagonista della storia, non si rende conto che non lo si può liquidare così?
        Se vuole intervenire qui dovrà farlo in un altro modo.

        PS se fosse giustificata l’eliminazione fisica degli “stronzi” non crede che dovremmo avere il pianeta spopolato? (ma lei ed io saremmo poi al sicuro?!?)
        Chi è che decide chi va eliminato? Obama ad esempio ultimamente si dedica a questa attività, ma qualcuno ritiene che sulla lista dovrebbe esserci lui. A chi diamo ragione?

      • QUALI complotti?
        Qui ci sono solo fatti:
        1) l’Onu ha solo l’incarico di verificare SE sono state usate armi chimiche, non CHI le ha usate
        2) in caso affermativo verrà bombardato uno Stato, anche se quelle armi chimiche lo Stato non le avesse MAI usate ma di questo crimine fossero invece responsabili i “ribelli”, armati -guardacaso- proprio dai paesi occidentali che vogliono fargli guerra.

        E questo sarebbe un complotto?
        Non noti niente di orrendamente anomalo in un modo di procedere di questo tipo?
        Ah già, sarebbe da ricordare anche che lo stesso Paese canaglia, (pardon, non ricordo bene la lista), aveva falsamente accusato l’Iraq di avere armi di distruzioni di massa (ancora chimiche guardacaso) con tanto di fiala (falsa) sventolata ufficialmente. E ovviamente MAI trovate.
        Il lupo perde il pelo?

  6. Uno dei dieci on

    OT inevitabile

    Con la chiusura tassativa delle singole discussioni a scadenza fissa ci si perde in spontaneità.

    Ma capisco le motivazioni, caro Pennetta.

    Mi chiedevo, infatti, come poteva, un povero prof. che lavora sodo, avete tutto quel tempo per scrivere, replicare e rireplicare… Tutto tempo sottratto al sonno, alle passioni diverse, alla vita quieta, alla famiglia… Ma tant’è, alle passioni sanguigne non si comanda, sono passioni, che altro?

    Meglio così, comunque. Magari ci si guadagna in ordine e incisività. I brodi lunghi stufano anche i senza denti.

    Una domanda: Leonetto è in pausa da ferie o in pausa di riflessione?

    • Caro 1/10, hai compreso molto e vedo che hai già le risposte giuste.

      Se continui così non riuscirò più ad essere in disaccordo con te neanche sull’evoluzione… 🙂

      Riguardo Leonetto ne so quanto te, spero che si faccia sentire presto e ci dica qualcosa al riguardo.
      Si sente la sua assenza.

      • Uno dei dieci on

        Sono un sanguigno, vado spesso avanti d’istinto, e certe cose le capisco di pelle, magari senza riuscire a rendere bene il mio pensiero. Forse solo per questo siamo stati reciprocamente duri nei nostri scontri dialettici, ma la cosa per me, come per te capisco, è superata.

        Viva la fase nuova, merito anche dell’oca…

        Se ci pensi un merito l’ha in fondo avuto, anche se fa fatica ad ammettere la verità e a sconfessare onestamente i suoi preconcetti.

        Leonetto sarà a pescare, e un po’ di riposo non fa male a chi ha scritto chilometri di post.

        Ciao

        • Sono un convinto assertore del fenomeno dell’eterogenesi dei fini e il caso della Sig.ra Coyaud ne è una conferma, e spero sempre che qualcosa l’abbia imparata, purché non resti prigioniera del suo stesso personaggio.

          Penso anch’io che le incomprensioni siano superate e che le nostre divergenze (che sicuramente ci saranno ancora) potranno diventare utili confronti per chi legge.
          Viva la fase nuova…

          E infine buon proseguimento di ferie a Leonetto, in attesa che torni a questionare insieme a noi.

    • Facile previsione dire che non verrà ascoltata.

      Se non provoca nessuna reazione la dichiarazione che i sauditi controllano il terrorismo ceceno neanche questa notizia, che sarebbe in linea con il modus operandi dichiarato nella precedente, verrà diffusa.

      Obama ha deciso che di tutte le stragi che vengono commesse, tra cui non vanno dimenticate quelle operate dai suoi droni, va punita questa.
      Il livello di credibilità è ormai davvero basso.

  7. Uno dei dieci on

    Ho appena sentito l’accorato appello del Papa per la pace, non solo in Siria, ma nel mondo intero… Resterà, come al solito, voce inascoltata, liquidata come “le solite cose che dice il Papa”.
    E pure, vista da un non credente, è l’unica voce sensata che si sente in giro, più profonda di tutti gli appelli “politici” e “laici”. Forse il solo Gino Strada, altro non credente guarda caso, è in completa sintonia col Pontefice.
    Dalla violenza nasce la violenza, anche da quella verbale (lo ricordo a Ettore, che forse è più abituato ai toni del blog dell’oca), e rispondere con la violenza alla violenza innesca una miccia senza fine… Più facile a dirsi che a farsi, ma ci vuole qualcuno che interrompa la serie… Poi ti cascano le braccia, ti chiedi quando ciò potrà mai avvenire, se vedi che un papà ai bordi di un campo di calcio incita il figlio a spaccare le gambe all’avversario, un ragazzo di un quartiere adiacente la cui unica colpa è quella di indossare una divisa di un altro colore…

    “… e mentre marciavi con l’anima in spalle
    vedesti un uomo in fondo alla valle
    che aveva il tuo stesso identico umore
    ma la divisa di un altro colore…”

    Sappiamo com’è finita.

    • “le solite cose che dice il Papa”… proprio così, nessuna possibilità di ricaduta politica, eppure le stesse cose le aveva dette Benedetto XV riguardo la prima guerra mondiale, e ricordo personalmente Giorvanni Paolo II chiedere che non si desse inizio alla guerra in Iraq. E come dici tu, sappiamo com’è finita.

      E giustamente va detto che la violenza non viene riconosciuta come tale nel nostro vivere quotidiano, e così lo sdegno per le guerre si svuota di significato e valore.

      (Io la Canzone di Piero la metterei nelle antologie scolastiche…)

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