Botanica ed ogm 2° parte

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orto frankenstein

 Prosegue l’analisi della questione OGM: uno sguardo nell’orto di Frankenstein

 

 

“La manipolazione genetica del mondo vegetale è condotta con la più totale disinvoltura e senza quelle minime inibizioni che, almeno ufficialmente regolano la sperimentazione sugli altri esseri viventi, animali e uomini.”

Con questi termini ci accoglie il retrocopertina del testo citato di Jean Marie Pelt “l’orto di Frankenstein” al cui interno si legge ancora :

“In Francia , la Commission du genie biomoleculaire (OGB) che ha il compito di rilasciare, a nome del ministero dell’Agricoltura, l’autorizzazione per l’immissione sul mercato degli organismi transgenici, durante i suoi dieci anni di esistenza ha avallato più di quattrocento esperimenti in pieno campo. Questi coprivano un totale di tremila particelle di terreno che potevano arrivare ognuna ad 1 ettaro di grandezza

“Nel novembre del 1997 la Francia è stata il primo paese d’Europa ad autorizzare la coltura di una pianta transgenica: il mais di Novartis , resistente al suo comune predatore, la Piralide “
“In seno all‘ Unione Europea, a differenza di ciò che accade negli Stati Uniti, gli Ogm, s’impongono lentamente… ma vengono autorizzate le commercializzazioni di colza, soia e mais ogm….le resistenze e le divergenze su tali scelte si fondano non solo su basi scientifiche ma anche etiche, e spesso, non sempre, anche morali, che sono state ignorate o trascurate dagli scienziati impegnati nell’ingegneria genetica .” (l’orto di FraNkestein)

A tali affermazioni, tornando al discorso iniziale su madre natura, si potrebbe riflettere che nel tempo, si è osservato che piante ogm possono essere interfeconde con specie affini in natura, appartenenti alla stessa famiglia ed in particolare questo è stato osservato tra la colza Brassica napus ed il ravizzone selvatico Brassica campestris e che tale mescolanza genetica sia incontrollabile nei suoi sviluppi ed ancor più nelle sue conseguenze .
Affermava già nel 1996 il direttore INRA Guy Paillotin “Rimane il fatto che l’ansia della manipolazione senza limiti deve essere presa seriamente, perché mette in discussione la responsabilità dell’uomo di fronte alla natura”
E continua ancora Pelt nel testo citato “poiché nessun fenomeno vivente può svilupparsi all’infinito, essendo la morte un limite per tutti, deve esistere una frontiera, una linea gialla da non oltrepassare… ed è su questa linea gialla che l’opinione pubblica si interroga….” A queste affermazioni, dopo oltre vent’anni, tutti noi beneficiari inconsapevoli di tanto progresso, possiamo constatare intuitivamente e con dati alla mano che l’agricoltura ogm non ha dato le soluzioni pubblicizzate: piante più resistenti, meno carestie, meno fame nel mondo ecc.

Infatti è ormai di dominio pubblico, che i diserbanti specifici verso i quali gli ogm erano resistenti nel tempo perdono la loro selettività e nuove patologie e “debolezze” si manifestano nei campi coltivati, inoltre le piante ogm “inquinano” corredi genetici di specie affini, risultano inoltre sterili o poco fertili per poter essere utilizzate come sementi l’anno successivo… e se volessimo aprire una riflessione sulla salute umana non sappiano ancora se l’organismo umano è in grado di metabolizzare prodotti ogm senza subire stress o addirittura danni .
La storia insegna che spesso successi chimici farmaceutici nel tempo si sono rivelati pericolosissimi per la salute umana basti pensare all’uso del ddt potente insetticida, neurotossico ( usato nel dopoguerra polverizzato su uomini e bambini contro i pidocchi ma indicato inizialmente solo contro la zanzara della malaria ) È pur vero che dopo il ddt ne sono stati inventati di peggiori e la storia sembra ripetersi all’infinito. Pensiamo ai farmaci poco studiati e risultati disastrosi nelle donne in gravidanza come la talidomide, psicofarmaco sedativo , dato contro le nausea in gestazione e causa invece della focomelia tra il 1957 ed 1960ecc ecc.

Deve ipotizzarsi un limite, limite che anche persone senza lauree e specializzazioni intuiscono: la tutela della Vita concepita come armonica coesistenza di esseri che collaborano, che si interfacciano che si ricollegano perché lo splendore del respiro sia ovunque, dalla fotosintesi alla moltiplicazione meristematica.
Non possiamo certo relativizzare e sminuire le scoperte dei laboratori ma ancora una volta premere un po’ il freno e riflettere: “gli scienziati dovranno porsi la domanda di quale sia la linea migliore per rispettare la Natura”
Un trattato sulle varie tecnologie genetiche non è affrontabile su poche righe ne opportuno farne una sintesi troppo schematica ma certo è: che un conto è la scienza che inventa un conto è la scienza che applica.
Si può continuare ad oltranza in nome della scienza, a proseguire sperimentazioni genetiche senza prevedere possibili conseguenze incontrollabili?
E per aprire parentesi più filosofiche ed etiche, affermare anche che, avendo la natura un ritmo insito, che noi solo in minima parte abbiamo indagato e che tale ritmo di crescita, sviluppo e cambiamento fino ad oggi si è mantenuto coerente a tutela della Vita, troppo spesso capiamo gli eventi dopo che sono avvenuti e non riusciamo prima ad evitarli!
I cataclismi, le epidemie, le variazioni ambientali e climatiche “naturali” possono paradossalmente essere a beneficio della salvaguardia della Vita stessa? ( i filosofi ancora litigano su varie interpretazioni ma indubbiamente la vita tutela la vita stessa, ma attraverso disegni che non sempre noi siamo capaci di interpretare e tradurre nel giusto verso )
Probabilmente si, nel senso che l’esperienza del cambiamento implica da parte dell’essere umano un successivo sforzo per comprendere, migliorare ed evitare il più possibile che, ciò che la natura compie nel suo perenne trasformarsi, possa danneggiare la vita umana. Questa è o dovrebbe essere il senso di responsabilità dell’uomo nello scegliere vie adatte per tutelare i suoi simili dai rischi di una natura in piena attività, es. vulcani, terremoti, epidemie ecc.

Ma sta accadendo il contrario? Probabilmente si, perché facilmente accecati dal desiderio di modificare, alterare e consentitemi guadagnare (tempo e denaro) noi umani danneggiamo la natura .
E con le considerazioni di Jean Marie Pelt riportiamo in flash back ciò che lui aveva anticipato “Ecco un insostenibile paradosso che mette in luce perversioni insite nel capitalismo quando la sua logica è spinta ai limiti estremi: da un lato miliardi di persone vengono lasciate prive di cure e dall’altro miliardi di dollari sono investiti in ogm. Come sottolinea Gilles Eric Seralini, tali attività saranno rivolte soprattutto a produrre foraggio per il bestiame dei paesi ricchi mentre le pance dei bambini poveri resteranno vuote, se si da credito alla dottrina di Hoeshst e Monsanto pubblicata nel numero dell’11 settembre 1997 del Fianancial Time, (a favore delle biotecnologie) c’è da aspettarsi che il settore delle biotecnologie sarà presto concentrato nelle mani di tre o quattro multinazionali” l’orto di Frankestein (Feltrinelli ed 2000) . Come di fatto è accaduto!

E concludiamo ( solo per ora ) con una frase di Goethe, molto più enigmatica e penetrante delle poesie di Leopardi : “La natura non ammette scherzi, è sempre vera, sempre seria, ha sempre ragione. Gli sbagli e gli errori sono dovuti all’uomo”

E senza facili estremismi in un senso o nell’altro, è bene stare ad osservare per poter con cautela decidere; ma è fondamentale considerare che il patrimonio genetico di un essere vivente racchiude la storia di tutta la natura e noi ne traduciamo ad oggi solo una piccola parte, sta di fatto che con le gli studi di nutrigenomica ed eugenetica moderni si inizia ad affermare che anche il DNA si orienta diversamente e diversamente si esprime, in base a stimoli ambientali, in tempi e modi fino ad oggi insospettati , a favore della salute di piante animali ed uomini.
Varrebbe quindi affermare con il grande Ippocrate
“primum non nocere “

Continua

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Laureata in Scienze Naturali, con dipoma di corso di formazione in bioetica, si occupa di botanica per la tutela, conservazione e manutenzione del patrimonio vegetale

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