La fantaevoluzione del grasso corporeo umano

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Una ricerca impossibile testimonia unicamente una”storia proprio così” dell’evoluzione umana.

Siamo grassi perché intelligenti…

 

Su Le Scienze è stato pubblicato in data 3 giugno un articolo intitolato “Meno muscoli, più grasso: l’evoluzione del corpo umano“, che a sua volta fa riferimento all’articolo “Body composition in Pan paniscus compared with Homo sapiens has implications for changes during human evolution” pubblicati su PNAS, nel quale ad un certo punto si legge quanto segue:

“Nell’evoluzione dall’australopiteco  a H. sapiens il volume del cervello è triplicato. Dato che il tessuto cerebrale consuma enormi quantità di energia, molto più di tutti gli altri tipi di tessuto, gli scienziati hanno ipotizzato che soddisfare le esigenze del cervello sia andato a discapito dello sviluppo di altri tessuti.

Dimostrare questa ipotesi, però, è ostacolato dal fatto che i fossili dei nostri antenati sono costituiti solo da ossa, che rappresentano il 15 per cento della massa corporea, mentre tutto il resto è andato perduto

 

Insomma si ammette che si sta studiando una cosa che è impossibile studiare perché è andata completamente perduta, ma i ricercatori non sono persone che si arrendono facilmente e allora hanno avuto una bella idea: perché non confrontare le percentuali di grasso corporeo umane con quelle del bonobo (Pan paniscus) che sarebbe tra gli attuali primati quello più somigliante all’australopiteco per dimensioni cerebrali medie. Quello che quindi la ricerca può effettivamente fare è solo confrontare il grasso corporeo tra i P. paniscus e H. sapiens, nessuno può sapere quale fosse la composizione corporea degli australopitechi, stiamo parlando di almeno tre milioni di anni di evoluzione e quindi anche il bonobo potrebbe essere molto diverso dai primati di pari taglia dell’epoca.

La diversa distribuzione dei muscoli in diverse specie in una comparazione pubblicata nell’articolo su PNAS.

La ricerca parte quindi su basi già altamente contestabili in quanto si estrapola all’australopiteco un dato proprio dei bonobo, ma leggendo l’articolo originale di PNAS si trova che la ricerca ha altri punti deboli:

Only a few such studies are available on H. sapiens because manual separation of the components is tedious at best, and it is difficult to collect a representative sample. The most robust dissection results come from a Belgian study of 51 individuals. Few were prime adults, and only a small number died accidentally. These conditions may have distorted the effects of age, poor health, or disease on body composition.

Even with these drawbacks, the study is of interest because it measures all body components (muscle, bone, skin, and fat) for each individual, and therefore provides a basis for comparison with data collected in this study (Table 2).

 

Insomma esistono solo pochi studi sulla composizione corporea umana perché fare la separazione manuale delle componenti è una cosa “noiosa”, lo studio più robusto è uno belga che si riferisce a 51 individui di cui solo pochi erano rappresentativi di una condizione media e solo una piccola parte morta accidentalmente, quindi dobbiamo desumere che il campione rappresentativo di H. sapiens sia composto prevalentemente di pochi, a volte pochissimi, individui con qualche patologia, poi esistono anche altri metodi come l’esame impedenzometrico, la plicometria (studio dello spessore delle pieghe della pelle) e la tomografia computerizzata che però sono di precisione variabile. Ma comunque ci viene detto che nonostante tutti questi “inconvenienti” lo studio è comunque interessante perché fornisce le basi per fare un paragone. Che poi siano basi non rappresentative sembra essere secondario. Ed ecco il risultato su una tabella pubblicata su PNAS e in fondo alla quale è possibile leggere le caratteristiche del campione (5 femmine, cinque maschi, quattro maschi di età sconosciuta…):

Ma poi c’è anche un’ulteriore tabella dalla quale si evince un confronto tra sapiens che vivono in condizioni molto differenti e la cui percentuale do grasso varia da un minimo del 5,7% dei nomadi del Kenya ad un 28% di cittadini svizzeri, senza contare che i dati dei primi sono ottenuti con la plicometria e i secondi invece con l’esame impedenzometrico.

Oltre a non poterci dire nulla sul confronto tra australopitechi e sapiens, lo studio sembra dunque non poterci dire molto neanche su un semplice confronto tra bonobo e sapiens, ma a quanto pare si tratta di elementi sufficienti a far dire agli esperti che l’evoluzione ci ha fatto diminuire i muscoli e aumentare il grasso perché il cervello stava crescendo e non c’era abbastanza cibo per alimentare entrambi, come riportato su Le Scienze:

La composizione del corpo dell’uomo moderno è molto diversa da quella degli altri primati e dei nostri antenati australopitechi: nel corso dell’evoluzione c’è stata un progressiva diminuzione della massa muscolare, che con il bipedismo si è anche concentrata negli arti inferiori, e un forte aumento della massa grassa, legato al fabbisogno energetico del cervello e all’allungamento del periodo di sviluppo dopo la nascita.

Leggendo studi come questo si comprende come la frase di Dobzhansky del 1973 nella qual si afferma che «in biologia niente ha senso se non alla luce dell’evoluzione», diventa una sorta di trappola per i ricercatori che si sentono in dovere di trovare per forza una spiegazione evolutiva a tutto, anche se non ci sono strumenti e dati sufficienti per farlo.

Ma la notizia rassicurante è che “scoperte” come questa non porteranno alcuna conseguenza dal punto di vista clinico, né in positivo né in negativo, semplicemente non cambierà nulla, si tratta di “studi proprio così”, come li avrebbe definiti Kipling.

Al riguardo, parafrasando Dobzhansky, si potrebbe dire che “in medicina niente ha utilità alla luce dell’evoluzione.

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

8 commenti

  1. Fantastico, mai ricevuto un complimento più bello: se la mia panza è utile alla mia intelligenza, sono un genio!
    Peccato che la mia stessa intelligenza sotto sotto non sia d’accordo…
    😀 (scherziamoci sopra vah)

  2. Ma l’aumento della massa grassa é legato al fabbisogno energetico del cervello perché apporto “sufficiente” o perché apporto “necessario”? Buttata li così mi sembra soprattutto una boutade più che una considerazione scientificamente significativa….

    • Il grasso poi è una riserva di energia, semmai l’aumento della massa grassa indicherebbe la possibilità di superare momenti di carestia, non la soddisfazione di un aumentato fabbisogno.
      Una boutade, una storiella, alla Kipling magari… ma sempre storiella è.

  3. muggeridge on

    Come si legge anche nell’articolo, dove l’uomo vive in condizioni più simili a quelle primitive ha ben poca massa grassa. Pertanto si dovrebbe dire che la differenza la fanno gli stili di vita e gli eccessi di cibo tipici della società moderna. Nulla di particolarmente evolutivo. Poi se vogliono dire che l’uomo è dotato di un cervello molto particolare, credo che qui sfondino una porta aperta. Resta appunto il problema di come sia potuto accadere che l’homo sapiens sia diventato tale. Di certo non mangiando troppo. Diciamo che prima si è trovato il cervello notevole e poi l’ha dovuto nutrire adeguatamente. In fondo è quasi un articolo creazionista…;-)

    • “Resta appunto il problema di come sia potuto accadere che l’homo sapiens sia diventato tale”
      .
      Un articolo che rispondesse a questa domanda sì che direbbe qualcosa di importante, ma non potendo rispondere forse è meglio parlare del grasso e della sua proporzione diretta col cervello, uno stereotipo “nerd” fatto scienza.

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