Esattamente 102 anni fa, il 12 settembre del 1913, nasceva Jesse Owens.
Alzi la mano chi di voi ha sentito parlare, almeno per una volta, del mitico Jesse Owens.
Bene vedo parecchie mani alzate. Per chi ancora non lo sapesse Jesse, corridore e saltatore in lungo, uno degli atleti più veloci di sempre, divenne famoso soprattutto per la sua partecipazione alle Olimpiadi di Berlino nel 1936 dove vinse ben quattro medaglie d’oro e fu la vera stella di quei giochi. Jesse nacque a Oakville, in Alabama nel 1913 e conobbe miseria e fame vivendo tutta la sua infanzia seguendo la filosofia dell’ “arrangiarsi per vivere” come moti altri ragazzi neri nel periodo della grande depressione. Alzi la mano ora chi di voi ha mai sentito parlare di Lutz Long. Non vi dice nulla questo nome? Bene, vedrò di raccontare anche a voi la storia di quest’uomo, con la stessa passione con la quale l’hanno raccontata a me. Carl Ludwig Long, detto Lutz Long, nacque a Lipsia Germania, anche lui nel 1913, ma in aprile. Nel settembre dello stesso anno, come detto, dall’altra parte dell’oceano atlantico, sarebbe nato Jesse Owens, suo compagno di destino. Lutz fu il migliore saltatore tedesco dell’epoca. Si era consacrato a Torino, agli europei del 1934, vincendo la medaglia di bronzo proprio nel salto in lungo. Ma la sua leggenda appartiene a Berlino 1936, alle Olimpiadi del Reich, organizzate da Hitler per mostrare al mondo la superiorità intellettuale, morale e fisica del popolo germanico. Il regime contava molto su Long, alto, bello, biondo, iridi azzurre, ariano perfetto. Guai se non avesse battuto quel nero americano. E Long avrebbe vinto, se fosse stato meno… eroe. Successe che nelle qualificazioni Owens sbagliasse i primi due salti. Un terzo errore e sarebbe stato fuori. In quei giorni i due atleti erano già amici, per affinità e istinto, certo non per razza e politica. Giravano per le vie di Berlino insieme, si facevano fotografare sorridenti. Long notò che il rivale prendeva una rincorsa un po’ breve. Gli disse “ti manca mezzo passo”. Owens fece quel mezzo passo in più e si qualificò. La finale fu una delle più intense della storia di tutto lo sport. I due si alternarono in testa, salto dopo salto. Alla fine vinse Owens con una misura davvero oltre quel tempo, 8,06, un salto che ti fa vincere anche ai nostri giorni.
Lutz e Jesse si strinsero la mano dopo la gara. Stretta autentica, non da cerimonia. Il regime controllava tutto, e stava attento a queste cose, quel gesto venne considerato un insulto, così la Riefensthal fu invitata a tagliare l’episodio nel film. Ma quella stretta di mano rimase al di fuori della fiction e oltre la documentazione di regime, per nobiltà e coraggio. Un’istantanea che, per simbolo e significato, è fra le più belle e potenti del secolo scorso. Un segnale ideale di come lo sport superi tutto, e di tutto sia migliore. Long era perfettamente conscio che quel gesto e quel suo sentimento davvero olimpico, gli sarebbero costati cari. Hitler non era uno che lasciasse correre e allo scoppio della guerra Lutz venne richiamato e spedito su un fronte pericoloso, l’Italia. Il 10 luglio del ’43, gli alleati, al comando del generale Patton, sbarcarono in Sicilia. Long era là, aggregato a un comando italiano. Venne ferito gravemente in uno scontro a fuoco. Morì quattro giorni dopo, ma per anni non si ebbero notizie precise. Fino a quando, nel 1961, una giornalista tedesca scoprì che la tomba di Lutz Long era nella fossa comune 2, piastra E, del cimitero militare tedesco di Motta Sant’Anastasia, Catania, dove il corpo era stato traslato dal cimitero americano di Gela. La sicurezza derivava dalla data di nascita dell’atleta-soldato, 27 aprile 1913. La data di morte certa è dunque 14 luglio 1943. Lutz Long aveva 30 anni. La notizia della fine dell’antico rivale fu per Jesse Owens un dolore infinito. “Non c’è dubbio” disse “che sarebbe stato il mio migliore amico per sempre. E lo sarà”.
Jesse Owens è un eroe grandissimo, un simbolo, un atleta che ha travalicato le epoche ma Lutz Long, sconfitto e caduto per il suo coraggio, è un eroe forse ancora più grande. Meritava che io vi raccontassi questa storia, così come l’hanno raccontata a me. E meritava di non essere dimenticato.
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14 commenti
lo sport supera tutto ? vai a farti un giro a sant’anna di stazzema dove finirono trucidati centianaia di donne e bambini massacrati dai commiltoni di quel lutz,guidati nella rappresaglia da alcuni traditori fascisti, puoi andare a raccontare la tua storiella ai nipoti delle vittime,ti ascolteranno certamente.
Eros, lei con questo commento assimila in un comportamento tutta una nazione, non fa distinzione tra le responsabilità dei singoli, qui si parla di Lutz Long.
Così facendo lei si dimostra un seminatore di odio, degno delle ideologie che condanna.
Ovviamente questo è il suo primo e ultimo commento.
Enzo, quasi quasi l’avrei lasciato replicare, solo per capire (e mi resterà il dubbio) se uno davvero può essere così peloso sul cuore… O se la sua era solo una ingenua presa di posizione dettata dalla rabbia per qualcosa di più profondo.
Bella storia, che non conoscevo. Grazie, Francesco. Non avevo mai sentito parlare di Long. Sono d’accordo con te: Owens grande atleta, ma Long un vero eroe.
Grazie Francesco per questa storia che ora sono contento di conoscere!
Grazie anche da parte mia Francesco, quello che voglio sottolineare è che anche nelle peggiori dittature abbiamo sempre la libertà di dire il nostro “no”, e credo che qui questo spirito di dire quel “no” sia molto presente.
Ma non paragoniamo, Enzo, i rischi nostri con i rischi di Long, per favore.
Non li ho paragonati.
Eh già, spesso l’amicizia comporta un rischio. Owens ha scoperto solo dopo quanto a Long era costata quell’amicizia . Grazie Francesco, dalla reazione di Owens, pare ci siano persone che si frequentano per un breve periodo di tempo e rimangono poi sempre nel cuore. Buon inizio d’anno a tutti.
Grazie, Max, buon inizio d’anno anche a te!
Bell’articolo Francesco! L’amicizia e la stima per l’altro rendono più bello e abitabile il mondo.
Grazie a tutti coloro che hanno apprezzato questo mio articolo. Anche l’amicizia è un dono. Un dono che va pero’ protetto e alimentato. Con pazienza e, a volte, con tanto coraggio. Una dedica speciale e’ per tutti gli amici qui di CS! Un luogo unico dove vivere la passione per il confronto, per la conoscenza e la crescita.
Grazie per la dedica, Francesco!
Grazie Francesco anche da parte mia.
Sento ormai pochissimo parlare di Amicizia. Sembra che ora, a contare sia soltanto l’ammmore.