Tutto il tempo del mondo

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Bereshit – In principio (Dal primo libro della Torah, Samuel ben Samuel ibn Musa, 1483)

Tutto il tempo del mondo

di Giorgio Masiero

Il mondo è eterno o fu creato? e, nel secondo caso, la creazione richiese 6 giorni o 14 miliardi di anni?

Alla voce Genesi del suo “Dizionario Filosofico” (1764), Voltaire irride alla Bibbia (e i credenti delle religioni del Libro) appellandosi alla ragione e alla scienza, in particolare alla “fisica migliore”, quella newtoniana di cui era un grande ammiratore. Il filosofo illuminista se la prende col concetto ebraico di creazione ex nihilo, perché dovrebbe essere evidente a tutti, scrive, che la materia è eterna, come già i Greci proclamavano al contrario degli Ebrei ignorantoni. Ma il passo biblico che più diverte Voltaire è “l’inversione” temporale tra la creazione del Sole posta dalla Genesi al quarto giorno e la creazione della luce posta al primo: “L’autore della Genesi […] per una singolare inversione dell’ordine delle cose, fa creare il sole e la luna addirittura quattro giorni dopo la luce. Non riusciamo a capire come ci possano essere un mattino e una sera prima che ci sia un sole: c’è qui una confusione che è impossibile sbrogliare. Quell’autore «ispirato» si conformava ai vaghi e rozzi pregiudizi del suo popolo. Dio non pretendeva di insegnare la filosofia agli ebrei; certo, avrebbe potuto innalzare il loro spirito fino alla verità, ma preferì abbassarsi fino a loro”.

Oggi la “fisica migliore”, cioè la relatività generale e la teoria quantistica dei campi, hanno sorpassato la teoria newtoniana: insegnano che l’universo non è eterno, ma che la materia ed anche lo spazio e il tempo nacquero 14 miliardi di anni fa da un’esplosione di energia, dalla quale per successive differenziazioni sorse tutto il resto. E insegnano che il nostro sole si è formato circa 5 miliardi di anni fa, nella seconda metà del tempo trascorso dall’Inizio. Se questa è la vera storia del mondo, qualcuno tra i “rozzi” ebrei, cristiani e musulmani potrebbe sentirsi tentato di sorridere della saccenza di Voltaire…, invece non ci si deve meravigliare più di tanto, perché fino a pochi anni fa la grande maggioranza degli scienziati la pensava ancora come gli antichi Greci e Voltaire!

Se l’universo esiste da sempre, non c’è alcun bisogno di postulare una base soprannaturale alla sua esistenza”, si consolava Bertrand Russell col gesuita Frederick Copleston in un dibattito radiofonico alla BBC del 1948, “l’universo è lì, e questo è tutto”. E ancora nel 1959, un sondaggio tra gli scienziati americani pubblicato su Scientific American dava lo stesso risultato. Tra le domande principali si chiedeva la stima più probabile dell’età dell’universo. Due terzi degli intervistati risposero in coro che, si sa, la Bibbia dice “In principio…”, ma che questa è solo una bella storia perché ovviamente non ci fu nessun principio, come già Platone ed Aristotele avevano insegnato.

Appena 6 anni dopo, nel 1965, avvenne la kuhniana rivoluzione di paradigma: Arno Penzias e Robert Wilson scoprivano l’eco del Big bang nell’oscurità del cielo notturno e da un giorno all’altro la verità scientifica si capovolse da un universo eterno ad un universo con inizio. Il concetto assurdo, tutto e solo ebraico, di creazione ex nihilo divenne un’evidenza! Certo, già da 4-5 decadi c’erano le equazioni di Einstein, i calcoli di Lemaître, le osservazioni di Hubble, tutte belle cosette che Russell sapeva e buoni indizi d’un principio dell’universo…, ma fu l’immagine della radiazione cosmica di fondo ad essere la prova decisiva, la pistola fumante che convertì tutti quanti a giurare sull’Inizio.

Ovviamente l’inizio del mondo non implica un creatore come il Dio biblico, a cominciare dal fatto che i 6 giorni della Creazione raccontati dalla Genesi non paiono uguali ai 14 miliardi di anni dell’evoluzione cosmica e biologica raccontati dalla fisica e dalla paleontologia. Si può credere anche, come Stephen Hawking e tanti altri – forse i due terzi degli scienziati nel 2017 – che l’universo sia stato creato “dalle leggi della fisica, attraverso una fluttuazione quantistica” (Il grande disegno, 2010). Se l’ateismo filosofico dei secoli passati si poggiava sull’eternità della materia, l’ateismo “scientifico” di oggi si consola con l’eternità delle equazioni della fisica gravitazionale e quantistica. Vediamo allora la storia scientifica del mondo:

  1. L’era di Planck – ciò che accade fino a 10^-43 secondi dall’Inizio a temperature di 10^32 gradi – non è attualmente sondabile dalla fisica, perché richiederebbe una teoria della gravitazione quantistica che ancora non c’è.
  2. All’era di Planck succede l’epoca della Grande Unificazione, in cui i campi elettromagnetico, debole e forte sono uniti, lo spazio arriva a 10^-31 metri, i tempi hanno scale di 10^-36 secondi e la temperatura scende a 10^27 gradi.
  3. A 10^-11 secondi e alla temperatura di 10^15 gradi avviene la scissione tra i campi elettromagnetico e debole. Nasce la luce.
  4. Dopo un centimillesimo di secondo, alla temperatura di 10^12 gradi si ha il confinamento dei quark in adroni: nasce la materia, stabilizzata in protoni e neutroni, che si combinano in nuclei di deuterio, che a loro volta si combinano a formare nuclei di elio. La radiazione, disaccoppiata dalla materia, si raffredda fino a costituire il fondo rilevato da Penzias e Wilson.
  5. Dopo 3 minuti, alla temperatura di 10^5 gradi, elettroni e protoni formano gli atomi di idrogeno.
  6. Dopo alcuni miliardi di anni gli atomi di idrogeno sparsi per l’universo si aggregano a formare le prime stelle, le cui caldere sintetizzano in una decina di miliardi di anni gli elementi più pesanti e poi esplodono in supernovae.
  7. Un frammento di supernova, dopo una lunga deriva spaziale viene agganciato da una giovane stella (il Sole), divenendo suo pianeta (la Terra).
  8. Qualche decina di milioni di anni dopo, quando la Terra è ancora fluida e rovente, un asteroide la urta di striscio, staccandone un pezzo, che viene agganciato dalla gravità divenendo suo satellite (la Luna). La presenza del satellite stabilizza l’orbita della Terra intorno al Sole, consentendo l’evento successivo.
  9. Poi, 3 miliardi e 600 milioni di anni fa, accade nella Terra un evento importante per i suoi futuri abitanti: dall’incessante combinazione, scomposizione e ricombinazione chimica degli atomi nasce una molecola con la capacità di riprodurre copie identiche di sé, salvo qualche “errore” di tanto in tanto. È l’inizio della vita sulla Terra e dell’evoluzione biologica per errori di copiatura.

Questa a grandi tappe è la storia del mondo, dall’inizio ad oggi, così come ricostruita dall’ultima specie apparsa sulla Terra con i mezzi della scienza sperimentale. Ci sono alcuni aspetti oscuri da chiarire, ma la scienza è giovane rispetto alla storia del mondo e conta centinaia di migliaia di ricercatori impegnati a far luce. Ci sono questioni destinate a rimanere per sempre oscure alla tecno-scienza? In un vecchio articolo ne indicavo almeno 3, motivando le mie ragioni. Una è proprio l’origine – che è una cosa diversa dai momenti iniziali dopo la nascita – dell’universo: io giudico l’idea d’un Big bang assoluto un mito moderno, una teoria destinata come tutte ad essere sostituita da una diversa più efficace ed efficiente nella storia futura e volubile della scienza naturale. A me, la concezione platonica di “leggi della fisica” poste in eterno fuori dal mondo non si sa come né perché, che un bel giorno si stufano di star sospese sul nulla e, via una fluttuazione quantistica, dànno origine ad un ambaradan finemente progettato a produrre in 14 miliardi di anni i cervelli dei fisici teorici dedicati a studiarle e glorificarle…, beh l’idea di queste Super-leggi mi lascia perplesso, a dir poco. Io sposo l’opzione scettica di Steven Weinberg: “Possiamo tracciare la storia dell’espansione del cosmo indietro nel tempo, fino al primo milione di anni, ai primi tre minuti o al primo milionesimo di secondo, ma non sappiamo […] chi fu a far partire l’orologio. Probabilmente non lo sapremo mai, come non potremo mai comprendere il perché delle leggi ultime della natura” (Science 230, 1985); e di Tommaso d’Aquino di 7 secoli prima: “Che il mondo non sia sempre esistito è tenuto soltanto per fede, e non può essere provato con argomenti conclusivi” (Summa Theologiae, IV, q. 46, a. 2). Cosmologia scientifica non è cosmogonia poetica.

La creazione del tempo, dello spazio e della materia a partire dall’era di Plack secondo la fisica contemporanea

Opposta alla cosmogonia scientista atea di Hawking & C. c’è anche una cosmogonia scientista di stretta ortodossia biblica, che vado a descrivere nel prosieguo di questo articolo. Essa parte dalla domanda: che cosa significano 14 miliardi di anni? in che sistema di riferimento sono calcolati? non sarà che in un sistema di calcolo emendato degli antropomorfismi, che abbondavano nell’ingenuo ragionamento volterriano, i tempi fisici si riducono ai 6 giorni biblici?

Dopo Einstein infatti, come tutti sanno, il tempo non è quella cosa assoluta di Aristotele e di Newton, come se fosse misurata da un Orologio stante fuori dal mondo; piuttosto è una quantità relativa, misurabile da tanti orologi diversi che si possono idealmente collocare in qualsiasi corpo celeste – ad esempio, in ciascuno dei miliardi di miliardi di pianeti che popolano l’universo – e che darebbero per lo stesso evento durate distinte, differenti anche di molto e solo eccezionalmente uguali. Cosicché quando un fisico afferma che il nostro universo ha 14 miliardi di anni dà per sottinteso che l’età è misurata nel sistema di coordinate spazio-temporali e nel campo gravitazionale della Terra. Vale a dire che i 14 miliardi di anni ci risultano dalla nostra specifica collocazione dentro l’universo, qui e ora.

Al Big bang non nacquero solo la luce, materia e lo spazio, anche il tempo è un prodotto dell’esplosione! Il tempo è in fisica moderna una dimensione inseparabile dallo spazio e le quantità che misuriamo di spazio e tempo con metri ed orologi sono dipendenti dalle quantità di materia ed energia stanti nelle vicinanze, che misuriamo con bilance ed altri strumenti. Un minuto sulla Luna scorre più veloce d’un minuto sulla Terra, mentre sul Sole scorre più lentamente. Il tempo sul Sole si dilata e se vi potessimo collocare un orologio, le sue lancette si muoverebbero più lentamente che sulla Terra, appena più lentamente ma con un effetto misurabile. Comunque, se vivessimo sul Sole, non ci accorgeremmo di nulla, perché il cuore insieme al resto della nostra biologia sarebbero sincronizzati con il tempo locale. La differenza (la “relatività generale”, appunto, detta generale perché tien conto della gravità) risulta quando si misurano i tempi di un evento di un sistema gravitazionale con gli orologi di un altro sistema: allora, a causa della gravità e della velocità, le misure dei tempi, locale e non locale, risultano diverse.

La dilatazione temporale è fisica standard, è stata misurata sperimentalmente utilizzando orologi atomici (capaci di misurare differenze di nanosecondi) posti su aerei. Gli orologi a bordo degli aerei sono risultati leggermente più veloci rispetto a quelli al suolo. L’effetto è tanto significativo che i satelliti artificiali dedicati ai servizi GPS hanno bisogno di sottoporre i loro orologi a correzione. In laboratorio sono state addirittura misurate dilatazioni temporali dovute a differenze di altezza di meno di un metro. Ci sono milioni di luoghi nell’universo in cui, per effetto del campo gravitazionale massiccio presente nelle vicinanze, la durata di un evento misurata in loco risulterebbe enormemente moltiplicata quando misurata dalla Terra; ci sono milioni di luoghi dove un giorno misurato là diventerebbe centinaia di migliaia di giorni misurati da qua.

Vediamo di capire meglio, senza ricorrere alle formule della relatività generale. L’universo è cominciato da un granellino e di lì si è espanso. Tuttora lo spazio si espande, ed anzi lo fa a velocità accelerata, pare. Come risultato, quando osserviamo qui e ora una successione di eventi che hanno avuto luogo nello spazio profondo lì e allora, fuori della nostra galassia, poiché la luce proveniente da questi eventi viaggia a velocità costante attraverso spazi in continua dilatazione, anche la sequenza temporale degli eventi viene dilatata. Se vogliamo stimare la durata propria – misurata in loco – di eventi successivi distanti, occorre apportare nei nostri calcoli un’opportuna correzione che tenga conto della dilatazione spaziale. L’effetto si chiama “red shift”, spostamento verso il rosso, niente di speciale se non forse per qualche lettore non tecnico.

Facciamo ora un “Gedankenexperiment” come piaceva ad Einstein, un esperimento ideale da condursi miliardi di anni fa quando tutto cominciò. Mettiamoci subito dopo il Big bang nei panni immaginari d’un volterriano “autore ispirato” e tecnologizzato, dotato di orologio e anche di un laser, che per i fisici che verranno trasmetta una volta al secondo (il suo secondo, come misurato dai suoi orologi nucleari) un impulso di luce portante il messaggio “INVIO A VOI UN MESSAGGIO OGNI SECONDO”. Gli impulsi viaggiano nel novello spazio-tempo che va nascendo ed espandendosi. La luce viaggia a 300.000 km/sec, cosicché due impulsi successivi sono separati da 300.000 km, ma ciò vale soltanto all’inizio del loro viaggio cosmico, perché la separazione crescerà man mano che il loro viaggio proseguirà nello spazio durante i miliardi di anni, in conseguenza dell’espansione dello spazio che li separa. Quando due impulsi successivi arriveranno miliardi di anni dopo, qui sulla Terra, di quanto tempo risulteranno separati? di un secondo? No di certo. Di un anno? Vediamo i calcoli.

Il rapporto tra le durate terrestri odierne e le durate locali al Big bang, misurate all’apparizione dei primi nuclei atomici, cioè dopo il primo centimillesimo di secondo, quando si ha il confinamento dei quark in adroni, è all’incirca dato dalla temperatura di confinamento 10^12: infatti, rapportato alla temperatura attuale della radiazione cosmica di fondo (2,7 °K), quel numero c’informa di quanto maggiore fosse la frequenza della radiazione allora rispetto ad oggi, ovvero quanto più corta fosse misurata allora la durata temporale rispetto ad oggi. Cosicché dopo il primo impulso, il successivo sarà ricevuto sulla Terra non un secondo dopo, ma 10^12 secondi dopo.

Adesso, Lettore, devo segnalarti una coincidenza: moltiplicati per il fattore di trasformazione 10^12, 6 giorni al Big bang diventano… 16 miliardi di anni misurati oggi dalla Terra. Dopo il concetto esclusivamente biblico nella storia del pensiero umano di creazione ex nihilo, questa consonanza quantitativa tra il racconto biblico della Creazione divina e il racconto scientifico dell’evoluzione cosmico-biologica può impressionare! Certamente ha impressionato un razionalista come Antony Flew, che da campione mondiale dell’ateismo si è convertito ad apostolo del deismo. Io sono impressionato meno, confesso, a cagione del mio scetticismo sulle capacità della fisica odierna a descrivere affidabilmente condizioni così estreme dell’universo, ed anche per la scelta di questi ortodossi di far ticchettare gli orologi a partire dall’era dell’adronizzazione. Non conosco l’ebraico antico e non mi arrischio, neanche lontanamente, ad interpretare nelle vesti di Maimonide o di Nahmanide le prime parole della Bereshit “In principio Dio creò il cielo e la terra…”. Prima di concludere però, sento il dovere di aggiungere che scienziati diligenti e pii hanno ulteriormente affinato i calcoli, fino a far coincidere esattamente i 13,798 miliardi di anni dell’universo secondo la Nasa con i 5 giorni e mezzo per la creazione di Adamo secondo gli esegeti della Torah. Ma non annoierò i lettori con questi dettagli.

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GIORGIO MASIERO: giorgio_masiero@alice.it Laureato in fisica, dopo un’attività di ricercatore e docente, ha lavorato in aziende industriali, della logistica, della finanza ed editoriali, pubbliche e private. Consigliere economico del governo negli anni ‘80, ha curato la privatizzazione dei settori delle telecomunicazioni, agro-alimentare, chimico e siderurgico, e il riassetto del settore bancario. Dal 2005 interviene presso università italiane ed estere in corsi e seminari dedicati alle nuove tecnologie ICT e Biotech.

71 commenti

  1. Ci annoii la prego. E la ringrazio perchè ha sintetizzato in un articolo ben fatto 50 anni di mie letture(riferite alla fisica)”ovunque”:libri(pochi),articoli giornalistici(tantissimi),televisione(un mare di notizie),radio(poche ma buone informazioni)Internet(tanta roba).Aristotele,Platone,Newton,Einstein sintetizzati in modo elegante con l’aggiunta di uno o più spicchi di sana religione(religioni).Se è la prima puntata mi prenoto per la prossima.

    • Giorgio Masiero on

      Grazie, Maurizio. Scrivo un paio di articoli di cosmologia all’anno, continui a seguirci su Cs.

  2. GIUSEPPE CACIOPPO on

    L’ accoppiamento tra fisica e teologia: uno degli argomenti più affascinanti!
    L’ articolo dimostra quanto, se fatta con maestria, la divulgazione possa avvicinarsi alla bellezza e
    al godimento che sa donare la creazione artistica!
    Esprimo gratitudine!

  3. Ottimo e molto interessante, ora sarebbe altrettanto interessante verificare le coincidenze tra la sequenza della creazione degli esseri viventi come descritto nella Bibbia e la teoria dell’evoluzione.

    • Giorgio Masiero on

      Grazie.
      Dovrà andare in qualche facoltà di fisica israeliana, Aleudin, per ascoltare le altre coincidenze! A me non interessano più delle sparate di Hawking.

  4. muggeridge on

    Un altro articolo molto interessante prof. Masiero, grazie come sempre. E’ comunque un approccio da creazionisti e quindi da protestanti americani quello di questi fisici sullo stile “La Bibbia aveva ragione” di Werner Keller che lascia sempre un po’ perplessi. Ci fa la dovuta magra figura Voltaire non capendo cosa fosse la Bibbia e questo può servire come monito ai vari scientisti di tutte le epoche che parlano in base alle acquisizioni del momento senza prevedere le evoluzioni di quella scienza che riconoscono come sola “verità”. Inoltre trattandosi di Voltaire c’è sempre in agguato l’antisemitismo di cui fu un padre nobile, benché misconosciuto come tale dai suoi eredi di ieri e di oggi.

    • GIUSEPPE CACIOPPO on

      Dato l’ inciso su Voltaire, sul suo antisemitismo, solo per completezza di informazione, sul suo : “Saggio sui costumi” si legge testualmente: ” I negri sono, per natura, gli schiavi degli altri uomini. Essi vengono dunque acquistati come bestie sulle coste dell’ Africa”. Investi’ parte del suo ingente patrimonio in una compagnia di navigazione che si occupava di tale commercio.

  5. La Genesi per parallelismo coi testi sumero / babilonesi parla molto probabilmente della formazione del Sistema Solare e non del Big Bang. La Luce e’ il Sole chiamato Apsu. Ecco il passo dei testi considerati mitologia (ma molto piu’ dettagliati) che coincide con la Genesi 1-3:
    “Al Principio, quando nel mondo superiore gli dei dei cieli non esistevano ancora, e nel mondo inferiore Ki, la Terraferma, non aveva ancora un nome, solo, nel vuoto, esisteva Apsu, il Genitore primordiale”.

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  6. Simon de Cyrène on

    Condivido l’impressione di estremo estetismo che si prova quasi sempre quando si tentano di far combaciare due o più realtà diverse guardandole attraverso analogie: proprio da queste analogie nasce come un sentimento di armonia che le rendono belle.

    Senonché bisogna stare attenti in quanto il discorso scientifico è un discorso mitologico per sua essenza e la grande tentazione sarebbe di voler stabilire un’analogia stretta o univoca con un discorso apodittico come è quello biblico anche se espresso in modo poetico.

    La difficoltà, quando si usa di un linguaggio mitologico, è che basa la propria giustificazione nella narrazione stessa, un po’ come, in modo estremo, una persona che faccia della scrittura “automatica” avanza nel suo testo per assonanze e associazioni di idee. Questo è il nerbo del discorso scientifico in quanto mito: il problema per esso non è sapere se descrive una realtà in quanto tale , che è il problema del filosofo, quanto piuttosto se è capace di una narrazione che funzioni nel contesto culturale ed economico nel quale si sviluppa.

    Comunque gran bell’articolo che fa riflettere sulla bellezza del creato in quanto tale.

    • Giorgio Masiero on

      Del tutto d’accordo, Simon, come ho scritto anche qui. Ho descritto lo scientismo biblico come alter ego dello scientismo platonico.

  7. L´uomo non impara mai, Ieri Voltaire prendeva come veritá la fisica newtoniana e credeva l´universo eterno, oggi crediamo come veritá l fisica einsteniana e crediamo come veritá il big bang Non accorgendoci che dalpunto di vista scientífico non si puó dimostrare ne un cosa ne l´altra. Il big bsng é una teoría scienifica che potrebbe spiegare certi dati della realtá attuale, ma crea enti inspiegabili come la “dark matter” e l “dark energy” che io mi azzardo a predire che finiranno assieme al flogisto,

    • Giorgio Masiero on

      Sono perfettamente d’accordo, Blas, e l’ho ribadito anche in questo articolo.

      • LUIGI MOJOLI on

        Masiero & Blas, non potete buttarmi via il Flogisto!
        Volete mettere sul lastrico chi vende antiflogistici?
        Fermatevi, o il popolo vi punirà come punì Lavoisier.

  8. paolo magris on

    Bellissimo articolo; pochi temi come il tempo sono cosi affascinamenti, e insieme incredibilmente cosi difficili da afferrare e comprendere, come già notava Sant’Agostino.
    E tutte le concezioni si prestano, per la mente comune, a evidenti paradossi: se l’universo è sempre esistito, da un lato non sembra esservi bisogno di un creatore, eppure, con la meccanica della regressio ad infinitum, l’universo diventa allo stesso tempo “irreale “ , perchè mai vi potrebbe essere stato un “inizio”, di nulla.
    D’altra parte se il tempo è iniziato 16 miliardi anni fa, a partire dall’anno 0, viene da dirsi, visto che “prima” non vi era tempo, che non vi sarebbe mai potuto essere un “momento” per l’inizio, e, altro paradosso, viene da chiedersi “ Avrebbe potuto l’universo iniziare dopo, e noi essere, che so, a soli 9 miliardi di anni dal bing bang?” si, ma “dopo” cosa?…
    Vi è pure un’altra possibilità, tipica di certe cosmogonie come l’Advaita Vedanta, ossia che esista una sola verità sostanziale : l’Adesso, che non è sinonimo di istante senza fine, ma assenza di tempo.
    In questo caso non ha senso chiedersi né quando, né da dove venga l’universo, non perchè sia “sempre esistito” ma perchè ad esistere è solo l’Adesso, e tutto avviene “ora”, io che sto scrivendo e la battaglia di Canne sono avvenute “ora”. Ovviamente questo “ adesso” che si può chiamare l’Assoluto, Dio, o come si vuole, non può essere afferrato dalla mente logica aristotelica, ma solo con un salto oltre il “pensiero”, e la cosa più affascinante è che, in questa ottica – come ci spiega meravigliosamente il grandissimo Alan Watts – cadendo il principio di causalità, non vi è bisogno del passato per spiegare il presente.

    • Giorgio Masiero on

      Grazie, Magris.
      Prima di leggere le Confessioni di Agostino, con le sue meditazioni sul tempo, fu al liceo che presi coscienza del problema, con Parmenide e i paradossi di Zenone di Elea. Poi all’università studiai le concezioni della relatività generale e della meccanica quantistica. La soluzione finale, per me soddisfacente, alle contraddizioni da Lei bene evidenziate, io l’ho trovata anni dopo solo nella metafisica altomedievale dei teologi islamici del Kalam (i Mutakallimun) e di un rabbino di Cordoba, Mosè Maimonide. Le equazioni della fisica moderna sono per me solo la quantificazione delle loro idee, come ho spiegato nell’articolo “Metafisica medievale e fisica moderna”.

  9. Nino Butta on

    Il pezzo é bellissimo. Osservo solo che definire certe soluzioni come neoplatoniche mi pare fare un torto a Platone. Egli, infatti, per esigenza logica, insieme alla forma e alla materia, poneva il demiurgo, ossia l’entità che manipolava gli elementi primordiali per porre la realtà contingente. Platone avvertiva, infatti, che un processo di realizzazione attraverso regole logiche non può prescindere dalla coscienza. Sotto questo profilo, se ci si riflette, sorge, con Platone, la prima intuizione del monoteismo.

    • Giorgio Masiero on

      Grazie, Butta.
      Penso che Lei abbia ragione su Platone, questa è anche la mia interpretazione del suo pensiero. Quanto al neoplatonismo di Hawking, mi riferivo alla sua concezione di assegnare alle equazioni della fisica non solo un ruolo descrittivo dei fenomeni – che è quello genuino del metodo scientifico -, ma anche un ruolo nella creazione del mondo, come le Idee eterne cui si ispirava il demiurgo del Timeo. Solo che il demiurgo del Timeo era una coscienza, Lei ha ragione, era un dio, mentre in Hawking è il Caso metafisico.

  10. Fabio Vomiero on

    Sempre interessanti e pieni di spunti di riflessione i suoi articoli prof. Masiero. Concordo con il suo scetticismo circa la capacità della fisica nello descrivere affidabilmente le condizioni estreme dell’universo primordiale, così come concordo sul fatto che probabilmente esistono questioni destinate a rimanere per sempre oscure, una di queste è senz’altro l’origine dell’universo. E’ vero anche che la scienza non è onnisciente, ma questa è una consapevolezza ben radicata anche all’interno della scienza stessa e del metodo scientifico, non c’è bisogno quindi di nessuna illuminante sentenza da parte di certa filosofia o di certa teologia per ribadire questo semplice concetto. Come lei ben sa, non sono invece molto d’accordo nell’affermare che la questione dell’origine dell’universo non possa essere considerata anche una questione scientifica, e infatti la speculazione teorica in merito mi pare sia sempre piuttosto prolifica, soprattutto per quanto riguarda la moderna cosmologia quantistica. Anche riguardo il tentativo di accostamento tra i due magisteri, quello scientifico e quello teologico mi trova intellettualmente abbastanza perplesso, ma sono anche conscio di un mio possibile bias cognitivo. Proprio per questo, ho già letto e possiedo il libro di Antony Flew e ascoltato un paio di conferenze di Gerald Schroeder, senza però mai trovare degli elementi veramente convincenti che potessero spingermi all’approfondimento ulteriore. Proprio per questo le chiedo, cosa ne pensa lei di Gerald Schroeder? Così vedo se è il caso di rispolverarlo.

    • Giorgio Masiero on

      Grazie, dott. Vomiero.
      Non sono ottimista come Lei sull’esistenza all’interno della comunità scientifica di una sufficiente consapevolezza sul metodo scientifico e sui suoi limiti. Fino ad un recente passato sì – penso agli Einstein, ai Monod, agli Eccles, Heisenberg, ecc. – che avevano fatto gli studi classici, prima dell’università, acquisendo tutti una forte base filosofica. Ma ora, come ebbe a denunciare lo stesso Einstein verso la fine della sua vita, la maggior parte degli scienziati sono puri tecnici, che non sanno nulla fuori della loro caverna…, e che però, una volta arrivati alla pensione, non rinunciano a scrivere libri di filosofia contro la filosofia! Vedi Hawking o Cavalli Sforza.
      La filosofia è precisione di termini, uso corretto del ragionamento, esercizio del principio di non contraddizione, che vieta di dire prima A e subito dopo not(A). Per esempio, non si può dire A = “L’origine dell’universo è SENZ’ALTRO una questione destinata a rimanere per sempre oscura” e subito dopo dire not(A) = “La questione dell’origine dell’universo PUO’ essere considerata una questione scientifica”.
      Che cosa sia la conoscenza, la verità, la realtà, lo stesso metodo scientifico non sono questioni scientifiche (perché non si indagano col metodo scientifico!), ma filosofiche: per questo la filosofia, in particolare la filosofia della scienza, ha la primazia sulla scienza naturale.
      Gerald Schroeder è l’alter ego scientista di Stephen Hawking, confondono entrambi il metodo scientifico con le loro Weltanschauung. E Antony Flew è l’alter ego dei Boncinelli e dei Pievani, che cercano nella scienza naturale puntelli alle loro credenze filosofiche. Non raccomanderei a nessuno la lettura di questi autori. Io tengo a distinguere per ogni scienza, naturale ed umana, il suo metodo investigativo e, sopra tutte, metto la filosofia, come giudice finale.

      • Fabio Vomiero on

        Grazie per la risposta, prof.Masiero, bene, allora le mie perplessità su Flew e su Schroeder sono da lei condivise e questo mi fa piacere. Ragionerò anche sulla sua definizione della filosofia che avrebbe la primizia sul pensiero scientifico o che elenca caratteristiche essenziali, ma che secondo me fanno tutte già parte anche del pensiero e del metodo scientifico. In questo senso a mio parere, fare scienza vuol dire anche fare filosofia utile. Ho cercato peraltro delle risposte anche in alcuni filosofi contemporanei, ma senza trovare ancora delle risposte molto convincenti in merito. Io parlo di certa filosofia, non di tutta la filosofia, e mi riferisco in particolare a quella, in compagnia di certa teologia, che non sa o non vuole aggiornarsi con le grandi novità e scoperte che derivano invece dall’impresa scientifica. Non so se l’esempio che lei ha riportato si riferisse alle mie affermazioni, in tal caso non ci sarebbe alcuna contraddizione logica in quanto ho detto che A) PROBABILMENTE ci sono questioni insolubili, come senz’altro quella dell’origine dell’universo e cioè non lo sappiamo e B) In ogni caso, la questione può anche essere oggetto di indagine scientifica, come le questioni della vita extraterrestre, dell’abiogenesi o dell’evoluzione della coscienza umana. Secondo me.

        • Giorgio Masiero on

          Penso, Vomiero, che la scienza naturale tratti per metodo scientifico trasformazioni da fenomeni A a fenomeni B. Il nulla non è un fenomeno, un’osservabile. Quindi l’origine nulla -> qualcosa non appartiene alla scienza naturale. Se Lei non è d’accordo con me, vuol dire che non siamo d’accordo su che cosa è metodo scientifico.
          A proposito di tecnici-teologi veda l’intervento di Gorelli appena sotto. Le confermerà quanto la comunità scientifica sia cosciente dei limiti del suo lavoro.

        • “Ragionerò anche sulla sua definizione della filosofia che avrebbe la primizia sul pensiero scientifico o che elenca caratteristiche essenziali, ma che secondo me fanno tutte già parte anche del pensiero e del metodo scientifico.”
          Da quel poco che so di Wittgenstein e Gödel, non è così, perché non posso usare un linguaggio (in questo caso il metodo scientifico) per poter dire fin dove esso si estende, perché per farlo avrei per forza bisogno di un meta-linguaggio. In pratica, se compio misure e calcoli sui risultati delle misure posso fare deduzioni, test, scoperte, ma non posso dire”c’è altro” o “non c’è altro” oltre alle mie misure. Per esempio, con un metro posso dire quanto è lungo un ponte, NON se il ponte sia “bello” oppure no, ANZI, il metro non è nemmeno in grado di dirmi “esiste un attributo detto bellezza che non sono in grado di rivelarti”. Sono io in quanto essere umano che so per altre ragioni che ci sono ulteriori attributi oltre quelli della scienza, ma non è la “scienza” o il metodo a dirlo per me.

          • Giorgio Masiero on

            Perché non scrivi, HT, un bel articoletto (filosofico) su che cosa è il metodo scientifico? Tu sei un fisico, dicci il metodo del tuo lavoro ed i suoi limiti, dicci cosa puoi fare e cosa non potrai mai dire o fare.

          • Nei limiti del mio campo potrei farlo, ma premetto che difficilmente potrei scrivere qualcosa di molto originale. Vedrò che posso fare.

          • Fabio Vomiero on

            Anche su questo concetto sono d’accordo HT, nonostante, secondo me, la scienza e la matematica siano due cose molto diverse. Io rispondevo in merito alle caratteristiche elencate da Masiero come appartenenti alla filosofia. Anche fare scienza significa precisione dei termini, ragionamento corretto e principio di non contraddizione, è questo quello che intendevo. Dopodichè avete ragione sia lei che Masiero, concetti come bellezza, verità, realtà, nulla, il bene e il male, ecc., certamente non appartengono al dominio scientifico

    • “Come lei ben sa, non sono invece molto d’accordo nell’affermare che la questione dell’origine dell’universo non possa essere considerata anche una questione scientifica, e infatti la speculazione teorica in merito mi pare sia sempre piuttosto prolifica, soprattutto per quanto riguarda la moderna cosmologia quantistica.”
      I vari tentativi teorici di unificazione della Relatività Generale con la Teoria Quantistica dei campi riguardano nuovi modi di descrivere lo spazio-tempo in quanto “oggetto” della fisica.
      L'”origine dell’Universo” inteso come passaggio dal non-essere all’essere è oggetto di studio della filosofia (come anche l’ipotesi che l’Universo sia invece eterno). Il discorso è ontologico, va oltre il metodo scientifico.

      • Giorgio Masiero on

        Eh già, HT.
        Vomiero trae (“infatti”) la scientificità della questione dell’origine dell’universo non dal metodo scientifico, ma dal fatto che “la speculazione in merito è piuttosto prolifica”. Io dallo stesso fatto traggo invece la conclusione che gran parte della comunità scientifica non conosce il metodo scientifico e invece di fare il suo mestiere per cui i cittadini la pagano si dedica con montagne di paper ad una metafisica d’accatto – come anche il cosmologo Vilenkin ha finito per riconoscere.
        La fisica quantistica è diventata ai nostri tempi come la pietra filosofale che trasformava tutto in oro: nessuno sapeva cosa fosse ma tutti ci credevano. La verità è che Hawking & C., per parlare al volgo dell’origine dell’universo, portano la meccanica quantistica oltre il tempo di Planck…, quando tutti i fisici sanno che oltre quel limite la fisica quantistica non vale!

  11. Roberto Filiberto Gorelli on

    Basta un po’ di razionalità logica.
    Le prove sono tutte schierate innanzi a noi.
    C’è chi non le vuol vedere per vari motivi e questi si inventano egoistiche teorie (o a loro dire”verità”). È facile far credere a persone “unwissende” ignoranti e superstiziose che un asino vola.
    Ma….”eppur si muove”….”E=mc^2″….fino ad arrivare al bosone di Higgs…agli anelli temporali e le torsioni spaziali delle teorie di Feynman….tutto si rivela vero e tangibile….il gruppo DST react. (gruppo italotedesco a qui io appartengo) è in grado di trasformare sotto impulsi quantomeccanici, elementi chimici in altri, es. U=>Pb…..credere ad un dio creatore è pittoresco, fanciullesco, naif.
    Scusate il mio italiano arrugginito da 30 anni di Germania!
    Accetto biasimi

    • Nino Butta on

      “il gruppo DST react ….è in grado di trasformare sotto impulsi quantomeccanici …”. Il concetto, mi pare, esprima l’esistenza di un soggetto cosciente (Il gruppo ecc. ecc.) che attarverso l’appicazione di regole fisiche perviene a delle traformazioni. Il fatto che questo soggetto cosciente, di cui lei fa parte, attraverso l’applicazione delle dette regole, riuscirebbe ad operare delle tarsformazioni elementari, dimostrerebbe che per le trasformazioni (immani e tuttora non del tutto conosciute) che hanno prodotto il mondo in cui viviamo, invece, porre un soggetto che opera è pittoresco. Non intendo bene, e non per il suo italiano arruginito, ma per un salto logico che a me, mi scusi, pare macroscopico. Tutto quanto, oltre tutto, prescinde da un ulteriore problema, che magari non interessa la scienza, ma la logica si, ed è quello del come si pongano le regole. Einstein, che non credo fosse un naif, affermava che la sua curiosità più grande era sapere se Dio avesse potuto operare con regole diverse.

      • Giorgio Masiero on

        Latinorum, Butta, nient’altro che latinorum quello di Gorelli, che non c’entra nulla con l’argomento, da parte di un tecnico che crede di abbacinare il pubblico con i suoi arnesi di lavoro.

    • Giorgio Masiero on

      Io non ho capito cosa c’entri, Gorelli, il Suo intervento con il tema dell’articolo (che è, se non l’ha capito, se il mondo sia eterno o no, e se questa questione sia risolvibile dalla fisica).

    • Mi scusi, ma nella parte del suo commento che va da “Ma…” a “naif” NON vedo alcun passaggio logico intermedio e non è una questione di lingua. Cita grandi risultati della fisica, poi all’improvviso fa la sua dichiarazione di ateismo, quale passaggio mi sono perso?

      • Giorgio Masiero on

        “Auto-presa” per i fondelli, Simon. Autogol del sig. Gorelli.

        • muggeridge on

          Ci mancava l’alchimista Gorelli che trasforma l’uranio in piombo (almeno gli antichi alchimisti dai metalli vili cercavano di ricavare metalli preziosi, qui si fa l’opposto, non mi pare la cosa più brillante e più “furba”…) 🙂

  12. gianfranco56 on

    …Professore Masiero, chiedo scusa – anticipatamente – per la mia ignoranza ma non ho capito questo :
    “Un frammento di supernova, dopo una lunga deriva spaziale viene agganciato da una giovane stella (il Sole), divenendo suo pianeta (la Terra).”
    La nostra terra sarebbe il frammento di una supernova?
    Se ho capito bene, chi l’avrebbe detto? e, come sarebbe dimostrato?

      • gianfranco56 on

        …grazie per la risposta, come Le dicevo sono solo un ignorante in cerca di risposte… dalla sua replica ho anche saputo che : “Totale: 14 miliardi di anni (e un universo grande 14 miliardi di anni luce).” L’universo ha una grandezza “finita” …. 14 miliardi di anni luce..un poco tanti per poterli rappresentare e contare ma …tantè… ne prendo atto… mi verrebbe da chiedere cosa c’è dopo la fine dell’universo ma penso che andrei off topic…grazie lo stesso!!

  13. Enzo Pennetta on

    Giorgio, ieri sera ad una conferenza ho spiegato quello che hai riportato sulla nascita della luce prima delle stelle e sull’universo non eterno, argomenti con i quali avevo già dimestichezza, io stesso non ero però ancora pronto ad argomentare in modo efficace per introdurre questa straordinaria considerazione sul tempo e farla comprendere alla sala, di sicuro lo farò quando ne avrò occasione la prossima volta.
    Grazie davvero.

    • Giorgio Masiero on

      Grazie a te, Enzo, per fornire col tuo quotidiano sacrificio questa sede libera di dibattito a tutti coloro che cercano onestamente la verità. Anch’io vi ho imparato, da te, dagli articolisti e da tanti commentatori, tante cose che non sapevo o su cui mi sbagliavo.

  14. Solo una osservazione che io sappia il concetto di creazione ex nihilo è una elaborazione cristiana non ebraica. L’intero AT è per gli ebrei un libro storico-giuridico non un trattato metafisico. Infatti data questa impostazione materialista non trascendentale io non ho mai sinceramente inteso in cosa crede un ebreo ancor oggi.

    • Non c’è fede che non abbia le sue eresie, AndreAX!
      Cmq, dopo la doverosa premessa che non sono un’esperta di Talmud e non conosco l’ebraico antico, a me risulta che sono gli stessi filosofi e teologi cristiani (dalla Patristica fino alla Scolastica) ad attribuire ai testi sacri ebraici il concetto di creazione. Penso poi, ragionevolmente mi pare, che se non affrontiamo l’impresa d’imbarcarci personalmente nello studio dell’ebraico antico e della filologia-esegesi dei testi ebraici, possiamo tranquillamente rivolgerci ai grandi teologi ebrei del Medioevo, come Rashi (XI secolo, Francia), Maimonide (XII secolo, Spagna) e soprattutto Nahmanide (XIII secolo, Spagna), che di tutti è il più importante perché commentò (in tempi non sospetti quando la scienza moderna col suo Big bang non c’era!) la fisica dell’universo uscito dalla Bereshit, quella che è chiamata Kabala.

      • Giorgio Masiero on

        Grazie, Nadia, di aver risposto in una maniera competente cui io non sarei arrivato. Approfondirò la Kabala di Nahmenide!
        Ricordo il passo inequivocabile, AndreaX, dell’Esodo in cui Mosè si rivolge a Dio stesso chiedendoGli il suo nome. La risposta è: “Io sono colui che sono”. Dio è l’essere vero, totale, necessario. Tutto il resto, anche la materia, il caos, ecc., ecc., è contingenza che Ne dipende. Se è così, le parole iniziali della Bereshit “In principio Dio creò [o fece o qualsiasi altro verbo] il cielo e la terra…” non sono equivocabili.

      • Si si so che un concetto kabalistico molto importante collima con il Big Bang ed è lo Tzum Tzim la retrazione di Dio che fa posto al creato; però mi sfugge ancora se il Dio ebraico sia trascendente oppure cosa?

  15. Complimenti per l’articolo professore. Mi sono piaciuti in particolare 2 passaggi:
    1)Dio non pretendeva di insegnare la filosofia agli ebrei; certo, avrebbe potuto innalzare il loro spirito fino alla verità, ma preferì abbassarsi fino a loro”.

    2)A me, la concezione platonica di “leggi della fisica” poste in eterno fuori dal mondo non si sa come né perché, che un bel giorno si stufano di star sospese sul nulla e, via una fluttuazione quantistica, dànno origine ad un ambaradan finemente progettato a produrre in 14 miliardi di anni i cervelli dei fisici teorici dedicati a studiarle e glorificarle…

    • Giorgio Masiero on

      Grazie, Tomas.
      I due punti che Le sono più piaciuti, sono anche i più importanti del mio articolo.
      1) L’errore di Voltaire è quello di assegnare alla scienza del proprio tempo, di 300 anni fa, valore di verità. Mentre la scienza di nessun tempo può contenere verità, perché essa non sa cosa sia la realtà né il metodo scientifico ha strumenti per indagarla. Ora, l’errore di mancata storicizzazione è ripetuto ogni giorno dalla maggioranza degli scienziati dei nostri giorni! S’immagina come rideranno di loro gli scienziati tra 300 anni?!
      2) Ricorrere ad una “fluttuazione quantistica” per descrivere l’istante t=0 è disonesto da parte di Hawking, di Krauss, ecc., di tutta una manica di divulgatori ciarlatani, perché la fisica quantistica si ferma all’era di Planck, alla barriera di 10^-43 secondi. Di prima, nulla si può dire, anche ammesso che sia vero ciò che la fisica quantistica predice per l’immediatamente dopo, rappresentato in figura nei cerchi successivi!

  16. GIUSEPPE CACIOPPO on

    Prof. Masiero, lei, riferendosi agli scienziati odierni, imputa loro una carenza di cultura filosofica, causa della deriva scientista cui spesso indulgono. Senza minimamente negare questa componente, che è condizione necessaria ma non sufficiente, mi sembra che un misto di superbia e arroganza intellettuale agisca come tentazione costante nelle menti di coloro che si occupano di scienza sperimentale. Tentazione che, per alcuni, diventa irresistibile a fronte degli straordinari successi che la stessa continuamente propone.
    Storicamente, ma potrei sbagliarmi dato che lei cita Heisenberg, questo atteggiamento traspare nel gruppo di Copenaghen, quando nella disputa con Einstein sul significato delle scoperte della fisica dei quanti, le idee di quest’ ultimo vengono considerate, da costoro, con estrema sufficienza, quasi provenienti da un rimbambito.
    Aldilà del contendere, mai A. E. ebbe tale atteggiamento nelle dispute scientifiche, soprattutto perché aveva compreso in modo profondo i limiti invalicabili del procedimento scientifico.
    Insegnamento oggi quasi misconosciuto, evidenziato anche da qualche intervento, comparso in questa discussione.

    • Giorgio Masiero on

      Non sono d’accordo con Lei su questo punto, Cacioppo. La discussione tra il gruppo di Copenhagen e Einstein era da un lato, tecnicamente, tutta interna alla completezza della meccanica quantistica, e dall’altro, filosoficamente, ben chiara alle due parti, riguardando l’interpretazione (filosofica) della funzione d’onda ed altri concetti della nuova teoria. Ma, soprattutto dalla componente continentale del gruppo, di cultura tedesca, non si fece mai confusione epistemologica.
      Certo, potevano essere fisici atei, scettici, panteisti, ecc., ecc., tutto fuorché credenti in una religione positiva, ma gli scienziati laureatisi nella prima metà del ´900 mai confusero le loro concezioni filosofiche con il metodo scientifico.

      • GIUSEPPE CACIOPPO on

        Grazie della risposta. Tale disputa rimane concettualmente confinata a quel periodo storico? Ovvero essa ha avuto sviluppi interessanti anche per l’ epistemologia contemporanea? Se la risposta è sì, le chiedo ancora se ha in mente qualche progetto per rendercene partecipi. Grazie!

  17. gianfranco56 on

    “Io sono colui che sono” invece “Prima che Abramo fosse Io sono” è il libro che – secondo me – più si avvicina alla comprensione scientifica ( nel senso di persone meno dotate come me ] dell’argomento di cui si tratta [ Prof. Masiero a parte ] scritto da Monsignor Piero Landucci, [ 1900- 1986 ] laureato alla Sapienza in Ingegneria Civile ed in seguito laura in Filosofia e Teologia, ordinato sacerdote ed in seguito professore di filosofia delle scienze presso la Pontificia Università Lateranense, ecc,ecc, Effedieffe edizioni : https://www.effedieffeshop.com/product.php~idx~~~68~~Prima+che+Abramo+fosse_+Io+sono_+il+Dio+in+cui+crediamo~.html

    • Giorgio Masiero on

      Grazie, Gianfranco, della segnalazione. Non penso affatto di Lei, né di nessun altri, che si possa dire che è “meno dotato”, ma al più diversamente dotato.

      • gianfranco56 on

        …Caro Prof. io odio il politicamente corretto 🙂 🙂 🙂 ….grazie comunque per l’attenzione!!!

        • Giorgio Masiero on

          Anch’io lo odio, ci ho scritto poche settimane fa un articolo contro…, però ribadisco che un uomo può essere più dotato per una cosa, per es. filosofare, ed un altro più per un’altra, per es. fare.

  18. Puo’ spiegarmi perche’ ha scelto la temperatura di 10 alla 12? E quale densita’ di materia ha scelto per utilizzare l’equazione di Einstein? Inoltre: il disaccoppiamento tra luce e materia avvenne 300 mila anni dopo il big bang, non come dice lei.

    • Giorgio Masiero on

      Non ho scelto io, Fabrizio, quello stato particolare (t, x, T, …) dopo il Big bang, anzi ho espresso alcune perplessità su quella scelta – che è operata dai fisici di stretta osservanza religiosa -: forse Lei non ha letto il mio articolo fino alla fine. Anche la spiegazione della loro scelta di T=10^12 è data nell’articolo, lo rilegga.
      Quanto al tempo del disaccoppiamento, io mi sono riferito al testo dell’Infn che può trovare qui: people.na.infn.it/~arturo/Didattica/lez1.pdf

      • Grazie. Lei comprende benissimo che a causa dell’inflazione la reale massa dell’universo e’ ignota. Questo pone quindi seri limiti alla conoscenza reale della densita’ iniziale da inserire nell’equazione tensoriale di Einstein. Ammesso, e non concesso, che tale equazione abbia ancora un valore. Io credo che applicare la relativita’ generale a dimensioni spaziali e temporali come quelle dell’era del bug bang sia un azzardo. Lactemperatura di confinamento da lei scelta e’ quella di iniezione della fusione nucleare nei reattori di tipo tokamak. Non necessariamente tale temperatura e’ applicabile in questo caso in quanto l’universo era molto piu’ denso e caldo. Mi sorprende la risposta sulla radiazione di fondo. Forse non ho compreso bene io. Fino a 300 mila anni circa dopo il big bang l’universo ha un comportamento da corpo nero, cioe’ segue una caratteristica radiativa drl calore in quanto energi e materia sono ancora accoppiate. Cioe’ siamo ancora in un periodo nel quale la legge E=m*c^2 era ancora simmetrica e materia si formava dall’energia. Solo dopo 300 mila anni avviene la separazione e lo scheletro radiativo che vediamo oggi si formo’ dando vita alla radiazione di fondo che infatti ha proprieta’ termidinamiche da corpo nero.
        Insomma, considerando l’enorme incertezza sulla densita’, sulla scelta della temperatura e sul fatto che, a causa dell’inflazione la variazione del tempo stesso, proprzionale alla espansione spaziale che, ricordiamo, era milioni di volte superiore alla velocita’ della luce, sulla scelta di un qualsiasi istante di tempo sembra che il risultato possa variare di un ordine pari a 10^20. Solo la vacuum catastrophe ha trovato un’inceetezza superiore col suo 10^120!!!
        Allora le do io una teoria storico-scientifica dei 7 giorni. La luna cambia fase ogni 7 giorni e gli ebrei usavano un calendario lunare. La mia teoria, probabilissamente falsa, ha piu’ dati certi della sua. Capisce cosa intendo? So di molti scienziati che hanno affermato che le piramidi son state costruite da alieni sulla base delle geometrie o locazioni delle stesse. Bisogna stare molto attenti quando si conosce la risposta a priori. Nel suo caso 6 giorni. Io fossi in lei rileggerei Agostino ed il suo incontro sulla spiaggia con il bambino che voleva svuotare il mare con un ditale

        • Giorgio Masiero on

          Lei ha sbagliato indirizzo cui rivolgere le Sue argomentazioni e non ha capito il senso del mio articolo, forse per la frettolosa lettura. Allora Glielo traduco in 2 frasi a Suo uso: 1) la fisica non potrà mai stabilire se l’universo è eterno oppure no. 2) Per ogni uso improprio ateistico della fisica, si può trovare un uso teistico altrettanto improprio.

  19. Stefano Marchi on

    Non sono uno scienziato, quindi posso portare solo opinioni. Ma leggendo per professione, e un po’ per passione, centinaia di articoli scientifici e brevetti al mese, una certa idea me la sono fatta. La scienza moderna non e’ per tutti, come la musica jazz non e’ per tutti, ci vuole molto orecchio. Ora capisco che sia affascinante discutere di questi temi, e che una certa melodia possa sembrare affine alle nostre inclinazioni, ma bisogna stare molto attenti. Nella scienza moderna, come nel jazz, la musica cambia molto in fretta. Sono d’accordo che in questo momento il sistema scientifico abbia mostrato la sua natura ideologica e quindi una parte della sua debolezza. Ma la forza del sistema scientifico e’ che si riallinea molto velocemente. Mi sono fatto l’idea che ci sia un forte scollamento tra la posizione officiale della scienza e la vera ricerca scientifica di base. A parziale supporto di questo i grandi investimenti nella ricerca elio dinamica e nelle onde gravitazionali. La visione piu’ probabile e’ che abbiano sbagliato tutto, semplificando, come al solito. Sappiamo che unversita’ russe, tedesche, australine lavorano in questa diriezione, mentre il grosso della ricerca francese e italiana si muove in modo conservatore. Ma se e’ vero che l’elettrodinamica sta per essere riscritta, i risultati cosmologici dovranno essere rivisti. Quindi forse dovremo aspettare ancora, perche’ tra cinque o dieci anni potremmo avere risultati ancora contrastanti, rispetto alle nostre aspettative.

    • Giorgio Masiero on

      La ringrazio, Marchi, del Suo contributo, che mi trova totalmente d’accordo. Una missione di CS è proprio di separare ciò che è genuina ricerca scientifica, anche allo stato ancora embrionale e non corroborato, da ciò che è invece un puro racconto prodotto a scopi ideologici, o per interessi economici, o anche perché, per ignoranza delle procedure e dei limiti del metodo scientifico, si confonde la scienza naturale con la poesia o la filosofia.

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