La libera informazione è sotto attacco, la censura camuffata da tutela copyright è solo uno dei modi in cui esso avviene. Ma per la prima volta è avvenuto un atto diretto, una grave violazione di ogni correttezza professionale per screditare la voce più autorevole del giornalismo non allineato: Marcello Foa.
Un attacco al quale è giunta una risposta forte.
La vicenda ha avuto inizio il 6 luglio scorso quando l’Espresso annunciava un servizio che uscendo l’8 luglio prometteva di fare scalpore rivelando nientemeno che la Lega avrebbe dei finanziatori segreti in Svizzera. Nel servizio in questione, facendo apparire come delle prove quella che è solo una serie di libere associazioni di idee, si annuncia la denuncia del fatto che giornalista Marcello Foa avrebbe un ruolo in questo meccanismo di denari in nero nelle casse della Lega.
Chi segue il lavoro di Marcello Foa sa che la sua è una delle voci più libere e obiettive della stampa, tanto da essere un forte riferimento per il sempre più numeroso pubblico che non si accontenta dell’autorevolezza presunta delle testate ma chiede riscontri incrociati e verifiche dettagliate per difendersi dalle vere fake news che, per intenderci, sono quelle del mainstream.
Ad esempio il 30 dicembre 2016 Foa andò molto contro corrente nell’articolo “Che squallore Obama! Ora capite che uomo è (E perché Trump fa tanta paura)“, si trattava di una forte presa di posizione negativa verso il Presidente uscente Obama e al tempo stesso un’apertura di speranza verso il neo eletto, un Trump universalmente attaccato da tutta la stampa al limite dell’insulto. Foa aveva ribadito gli stessi concetti anche in un’intervista sul blog di Beppe Grillo.
Quell’articolo, e forse soprattutto quell’intervista, gli valse un attacco condotto oltre l’accettabile dialettica da parte di un alto funzionario del Canton Ticino che su Facebook non usò mezze misure scrivendo:
“bisogna imparare ad eliminare gente come Foa”
Il fatto fu segnalato dallo stesso Foa nell’articolo “Eliminare gente come Foa” del 3 gennaio 2017.
Adesso, a distanza di un anno e mezzo da quell’episodio, accade che un articolo pubblicato sull’Espresso, partendo proprio dal M5S e Foa, segnala il fatto che la società MediaTi di Lugano con Amministratore delegato lo stesso Marcello Foa è un cliente del sito “Silenzi e falsità“ di Marcello Dettori, fratello di Pietro che è uno dei quattro soci della piattaforma Rousseau del M5S. A questo viene aggiunto il racconto di un pranzo a Lugano al quale hanno partecipato tra gli altri Matteo Salvini, Steve Bannon e il finanziere svizzero Tito Tettamanti. Sulla base di queste premesse l’Espresso giunge ad affermare che lo stesso Foa sarebbe una specie di coordinatore tra M5S, Lega e il progetto di un movimento populista europeo ispirato dagli USA di Trump, spingendosi a far ottenere alla Lega di Salvini i finanziamenti del miliardario Tettamanti:
I soldi del miliardario svizzero farebbero molto comodo all’internazionale del populismo. Perché il denaro non conosce confini. Neppure per i sovranisti.
Si tratta evidentemente di un’operazione che mira a gettare discredito su tutti soggetti nominati facendo apparire i giornalisti non obiettivi e legati da non meglio chiariti legami di interessi economici, ma la stessa operazione getta discredito anche sui movimenti politici nominati alludendo a forme di finanziamento poco chiare, fino ad adombrare collegamenti con l’immancabile Russia di Putin.
A quanto pare qualcuno ha preso alla lettera il suggerimento dato e sta provando ad “imparare ad eliminare gente come Foa”.
A questo punto la querela sporta da Marcello Foa contro l’Espresso non è solo un atto di legittima difesa della propria persona ma molto di più, è un importante momento nel quale è in ballo la difesa di tutti gli operatori della libera informazione ma implicitamente anche dei lettori.
La querela di Foa è in difesa di tutti noi.
#iostoconFoa
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