La scomoda verità

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“Una scomoda verità” si intitolava il film di Al Gore sul riscaldamento globale.
Oggi la scomoda verità è che la teoria non ha superato la prova del metodo scientifico.

Con il suo docufilm “An inconveniente truth” nel 2006 Al Gore portava al grande pubblico la questione del riscaldamento globale.
Il film vinse il premio Oscar e lui il Nobel per la pace, ma a distanza di 13 anni la “scomoda verità” è che le previsioni fatte nel film e soprattutto quelle degli scienziati del clima si sono rivelate errate.
Questa è la vera, scomoda verità.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

26 commenti

  1. Fabio Vomiero on

    Queste sarebbero le mie obiezioni per le quali mi piacerebbe eventualmente avere delle risposte serie e articolate e non soltanto stroncature perlopiù seccate.
    – Sul metodo scientifico: i miei contributi hanno spesso invitato alla riflessione epistemologica sulla complessa questione, proponendo spunti credo anche molto interessanti, dai cambiamenti intervenuti a partire dalla prospettiva di Galilei a oggi, allo studio dei sistemi complessi introducendo i concetti di incertezza, indeterminazione, imprevedibilità in dettaglio, alla pluralità di linguaggi e semantiche possibili del fare scienza. Possibile che qui invece non si voglia proprio provare ad andare un pò oltre Galileo e Popper?
    – Media: mai confondere, volutamente o meno, i piani, qui tentiamo di parlare di scienza vera, spero, della relatività e della incompetenza su temi scientifici da parte dei media penso siamo tutti d’accordo.
    – Teoria del AGW: cos’è una teoria scientifica e quali sono le procedure per cui si arriva a parlare di teoria e non di semplice modello o ipotesi? Una teoria scientifica infatti non è un’ipotesi qualsiasi per cui basta un unico elemento di confutazione/falsificazione (ammesso che di questo si tratti veramente) per dire SI o NO, ma come sempre, dipende. Anche perchè quell’unico elemento, peraltro probabilmente discutibile, magari si perde in una marea di dati che invece confermano la teoria, come in questo caso. E quindi, come è possibile dare un peso maggiore a un singolo elemento/dato/studio contro uno stuolo di dati/studi che vanno in senso contrario?
    – Vediamo quindi brevemente i due elementi che vengono riportati. a) Il fingerprint. Grafico del 2006 peraltro, nel frattempo sono stati introdotti set di nuovi dati che non mostrano più una tale discrepanza. Es. http://www.pnas.org/content/110/1/26
    Ma non dimentichiamoci mai, che se già è difficile stimare i dati di superficie, figuriamoci quelli delle varie quote troposferiche, palloni sonda rari e pieni di problemi, o rilevazioni satellitari, anch’esse piene di problemi, effettuate come minimo da 800 km di distanza. Inoltre anche il particolare aspetto teorico potrebbe avere ancora qualche lacuna visto che peraltro è anche poco considerato, rispetto ad altri fattori e argomenti molto più significativi e solidi. b) A parte la comunque discutibile significatività sul piano teorico, proprio in virtù della prospettiva metodologica che, piaccia o non piaccia, non può più essere semplicemente quella galileiana e popperiana, il grafico tanto sbandierato da Christy è comunque anch’esso pieno di problemi, dalla sua estraneità all’accettazione del peer-reviewed a tutta una serie di imprecisioni e mancanze che ne testimoniano la sua artificiosità, per esempio omissione della data e degli intervalli di incertezza, uso di set di dati poco confrontabili tra loro e allineati visivamente in modo da esagerare le differenze, inoltre non include ovviamente altri set di dati che stimano invece un riscaldamento molto maggiore.
    Quindi come si può notare la SCIENZA SERIA ha sempre le sue risposte, nessuna casta e nessuna autorità, ma solo conoscenza fattuale dei fenomeni nei modi più affidabili possibile.

    • Enzo Pennetta on

      1- non vado oltre Popper, tutta l’incertezza che lei introduce nel metodo scientifico lo snatura rendendolo alla fine più che altro un’opinione della maggioranza.
      2- la questione dei media è di contorno a quanto detto nel video, la sostanza è scientifica, dei media parlerò specificamente a suo tempo.
      3- la teoria ha un’affermazione centrale, se viene smentita quella non c’è altro da discutere: le previsioni sulle temperature non sono state rispettate, il resto è chiacchiera.
      PS quando le misurazioni non si accordano con la teoria salta sempre fuori che erano sbagliate…

      Il resto è tutto un “comunque può esser tutto e il contrario di tutto perché è tutto così complicato…” questa è la fine della scienza e l’inizio dell’era della confusione generalizzata dove chi ha più mezzi vince.
      Ribadisco: io sto con Galileo.

      • Quindi, secondo lei, tutto la riflessione filosofica sul problema della demarcazione dopo Popper è sostanzialmente aria fritta perché introduce troppa incertezza nel metodo scientifico*?
        Pennetta sta diventando più scientista degli scientisti, che sorpresa!

        * come se questo fosse un problema… l’incertezza è uno degli elementi centrali della scienza.

        • Enzo Pennetta on

          Prendiamo pure in considerazione il metodo di Lakatos dei programmi di ricerca, premesso che si presta troppo a giustificazioni e dogmatismi (ammessi esplicitamente), comunque anche in quel caso i dati di cui parlo sulla teoria dell’AGW risultano confutanti perché sono parte del “nocciolo duro”, per cui torniamo alle conclusioni di Popper: la teoria viene falsificata.

          • Dott. Pennetta, lei pensa che, certi “scienziati” catastrofisti, esauriti i loro soliti metodi convenzionali per prevedere i cambiamenti climatici, e le relative presunte catastrofi, si affideranno ai tarocchi o crede piuttosto che utilizzeranno il pendolino? oppure faranno come gli aruspici? sa, c’è un detto che dice che la moda va là e poi torna indietro…

            PS: a proposito di mode: ha visto che già non si parla più di Greta?, ormai non frutta più denaro ai media…

  2. A supportare le proprie congetture, Al Gore ebbe dalla sua, salvo sparute e a suo tempo ridicolizzate eccezioni, tutto l’apparato mediatico americano, (tralascio la solita congrega di acrobati, cantanti, e divi hollywoodiani), e, ciò che qui importa, la quasi totalità degli scienziati americani e non. Mai, prima di allora, il ditino intimidatorio “lo dice la Scienza”, fu puntato con maggiore assertività contro gli infedeli. Ah la memoria! Ma la mia regge, e ricordo che Gore (con boato tonitruante di scienziati), pupillo e padre degli odierni gretomani, profetizzava questo:

    1°, nell’Artico, i ghiacciai si sarebbero completamente sciolti entro massimo il 2016;
    2°, gli orsi polari si sarebbero estinti;
    3, il Kilimanjaro sarebbe diventato una montagna brulla entro il 2016, del tutto priva di neve e ghiacci;
    4, tutto il pianeta sarebbe stato devastato di uragani, tempeste, twister, e similari;
    5, il buco dell’ozono (a proposito, è passato di moda?) si sarebbe allargato fino bruciare regioni intere della Terra, sempre prima del 2020;
    6, moltissimi litorali sarebbero stati resi mefitici dalla spiaggiazione di milioni di tonnellate di fauna marina morta.
    7, inondazioni catastrofiche in Cina ed in India.
    8, chi vuole seguitare con l’elenco legga pure “Una scomoda verità”, dello stesso Gore, che da allora, ma sarà certo un caso, ha trentuplicato il suo reddito. Forse la catastrofe rende. Qui taccio il suo ammanicamento a tripla mandata con Goldman Sachs (per evitare di offendere la sensibilità di chi non vede la contiguità tra apparato scientifico, finanza, e catostrofismo).

    Ebbene, nessuna di queste certezze (per i gretoriani di allora e per gli scienziati di allora) hanno preso sostanza. Gretoriani ante litteram, e scienziati allora e tuttora in carica, non ne hanno azzeccata una.

    1, il giaccio artico non è scomparso, ed è anzi cresciuto, pare del 5%
    2, gli orsi polari sono arzilli, secondo i I ricercatori della Lakehead University, Canada ( http://globalwarming.fetch.news/);
    3, il Kilimanjaro è imbiancato che è una bellezza;
    4, uragani e simili disgrazie sono nella media;
    5, il buco di ozono si è addirittura ristretto, fonte NASA (http://www.green.it/la-nasa-certa-buco-dellozono-si-ristretto/)
    6, il pesce lo si compra, caro, in pescheria.
    7, Cina ed India ringraziano e vaffano.
    8, Gore, ed i gretomani di appena 15 anni fa, più gli scienziati, allora e tuttora in carica, hanno affermato il falso, spacciandolo minacciosamente per vero. Questo è certo, checché dicano o non dicano, oggi, gli stessi scienziati di allora. Il futuro, invece, certo non lo è.

    In un’epoca e in una cultura che la mentalità moderna, non potrà che considerare arcaica, il Giappone dei samurai, per molto meno che fallire in guisa così triviale e totale la parola data, ci si apriva l’addome con un tantō, in attesa che un misericordioso kaishakunin tagliasse la testa con un katana. Cielo, che primitivi!
    Oggi, Gore è aumentato di tanti kili quanto di milioni di dollari; e gli scienziati che lo supportarono seguitano a spararti la punta del ditino nell’occhio, con “la Scienza dice”.
    Ognuno sacrifica all’altare che gli impone la propria natura.

    • Gentile Francesco, non La conosco e non so come funzioni la sua memoria, ma in questo caso ci sono numerosi svarioni.
      Tutte le affermazioni che mette in bocca ad Al Gore sono errate, Al Gore non dice e non scrive quello che sostiene Lei.
      Affermazione 1 Falsa, Al Gore parla di possibile scomparsa estiva, senza indicare una data precisa, (pag. 147)
      Affermazione 2 Falsa, Al Gore citava uno studio scientifico (sottoposto a peer review) nel quale si afferma che si ritrovano più orsi annegati che in passato (pag 150) e peraltro la IUCN considera critica la situazione deglli orsi polari proprio per la perdita dei ghiacci artici.
      Affermazione 3 Falsa Al Gore parla di scomparsa dei ghiacciai estesi (le nevi del Kilimangiaro, pag. 49). E gli studi recenti confermano sostanzialmente quello che citava Al Gore (
      Affermazione 4 Falsa, Al Gore non preannuncia che tutto il pianeta verrà devastato da uragani e tempeste,
      Affermazione 5 Buco ozono. Non ne parla, se non per dire che è stato possibile trovare un accordo per risolvere il problema (pag 302)
      Affermazione 6 in tutto il libro e il film non c’è traccia di quanto dice Lei.
      Affermazione 7 Al Gore sostiene che ci sono state alluvioni e tempeste nei due paesi ( vero) e che alcune aree costiere di questi paesi si troveranno in condizioni di rischio qualora si a seguito di s ioglimento dei ghiacciai terrestri di Groenlandia e/o Antartide il livello del mare dovesse alzarsi di 6 metri (pagine 196 e seguenti).
      Prima di dare dei bugiardi, al soldo di poteri vari (affermazione 8) forse potrebbe leggere meglio e capire bene quello che c’è scritto, senza fare improbabili caricature.
      Cordialmente

        • Buongiorno.
          Chi non è indenne da problemi di memoria? Comunque io ho risposto nel merito alle affermazioni messe in bocca ad Al Gore, nell’intervento precedente, in quanto non mi paiono vere, cercando di documentare quanto affermo. Come lei ricorda più volte, occorre rimanere sul punto del post, non andare OT.
          Errori nel documentario? Certo che ce ne possono essere, mai detto il contrario. Se però vuole citare il sito BBC e la causa giudiziaria citata andrebbe fatto fino in fondo. I giudici inglesi sono stati chiamati a decidere se il film andasse proibito nelle scuole e…. il verdetto diceva che no non c’era motivo di proibirlo, ma che gli insegnanti avrebbero fatto bene a spiegare anche gli errori presenti, nessuno dei quaki peraltro inficia il messaggio di fondo del documentario.

      • Gentile Sig. SPE,

        la ringrazio, in ogni caso, per il suo intervento, ma soprattutto per aver corretto il solo sostanzialmente punto errato del mio elenco, ciò dovuto, credo, al sovrapporsi di dati catastrofici sedimentati nella mia memoria a seguito della lettura, in anni pregressi, di una certa quantità di testi iettatori. Si tratta, effettivamente, del punto 6, che, grazie al suo rilievo, riconosco non essere tra quelli evidenziati da Gore. Gliene sono grato.
        Non è esatto (non sono così assertivo da scrivere il tranciante “FALSO” di cui lei gratifica quanto espongo) asserire che il punto 5 è falso; Gore non ne parla nel suo saggio, ED IO NON HO SCRITTO CHE MI RIFERIVO AL SUO LIBRO, sennò, lei che si mostra così preciso, mi indichi dove, per favore. Con ogni evidenza, scripta manent, ho scritto questo: “ricordo che Gore (con boato tonitruante di scienziati), pupillo e padre degli odierni gretomani, profetizzava questo:” (segue elenco).
        Cosa le ha fatto desumere che mi riferissi esclusivamente al libro, anziché, come doveva essere chiaro (dato che ho citato il libro SOLO al punto 8), al pensiero complessivo di Gore, per come manifestato in innumerevoli articoli, conferenze, ed interviste televisive? Infatti, a riprova ulteriore, al punto 8 ho specificato: “…chi vuole seguitare con l’elenco legga pure “Una scomoda verità”, dello stesso Gore…” Su questo discutibile espediente dialettico, lei ha costruito il suo contro elenco, di cui, come premesso riconosco, come vero solo il punto 6 (e le ringrazio di nuovo per la correzione).
        In forza di ciò, non ha alcun pregio – né dialettico, né semplicemente interlocutorio – spaccare le virgole di un testo (Una scomoda verità) cui ho fatto riferimento SOLO in via subordinata. Ma lei si è attaccato a quel testo, allo scopo evidente di appendermi alle singole parole, neppure stessimo parlando di esegesi biblica.
        Se vogliamo discutere del tema, dobbiamo farlo riferendoci al pensiero di Gore nel suo complesso! A proposito del quale, lei vorrebbe sostenere che Gore non si è mai pronunciato sul buco dell’ozono? Davvero ignora che, per decenni, è stato il tormento quotidiano inflitto alle popolazioni dalle congreghe e dai gruppi di cui Gore divenne punta di diamante?
        Degli altri punti del mio post, se quanto vi si afferma risponde a meno al pensiero di Gore, ed in che misura, una volta acclarato che è di questo che stiamo parlando (e non esclusivamente del libro), se ne può discutere. Diversamente, se preferisce, mi dica lei qual è l’ortodossia del Gore pensiero, e vediamo se è così lontano (tanto da averle fatte qualificare come FALSE) dalle tesi da me sostenute.
        In ogni caso, del resto si potrà pure discutere, ma resta certissimo un fatto: sarà pure dovuto ad una curiosa eterogenesi dei fini, ma resta acclarato l’enorme profitto personale che Gore ha avuto dalla divulgazione delle sue tesi. Ultima nota, non ha qualificato come falsa la mia affermazione secondo la quale le tesi di Gore furono supportate da quasi tutto l’apparato scientifico USA; se non ricordo male (ma potrei), con in cima il MIT e il CalTech. Non ha qualificato come falsa anche l’affermazione che, nei decenni, lo stesso apparato parlò con una sola voce a proposito del “buco” dell’ozono, dando per imminente ed ineluttabile la nostra estinzione. Eppure, lei d io siamo qui a scriverci!
        E qui taccio, al momento, sulla questione, tutta goriana, dell’energia verde basata sull’etanolo prodotto dal mais; che ha più a che spartire col clientelismo politico, con il portafoglio, coi contadini del Tennessee, che con l’amore per l’ambiente. Ma se vuole, ne parli lei, magari con cautela; giacché la lama vero/falso taglia nei due sensi.
        Grazie e cordialità.

        • Mi scuso per i due o tre refusi, purtroppo è impossibile correggere il testo postato.

        • Gentile Francesco, la ringrazio della risposta cortese. Non mi era chiaro che si riferisse all’insieme del “Gore pensiero” e non alla Scomoda verità, oggetto del post. Sarebbe bene, però circostanziare le affermazioni: lei mette in bocca a Gore delle affermazioni errate e sarebbe bene dire dove e quando le ha fatte (magari, se permette, cercando come fonti i suoi testi o i suoi discorsi – da politico ad alto livello – ne ha fatti numerosi piuttosto che interviste estemporanee dove spesso il pensiero dell’intervistato potrebbe essere meno preciso (non sempre si ganno fonti da controllare) o reso in modo non sempre adeguato. Comunque, se non ho compreso male, mi fa piacere riconosca con me che quei messaggi che lei attribuisce a Gore non c’erano nel libro e nel film (ho controllato sul libro perché lo avevo sottomano, era più semplice che lavorare sul film ed è comunque la trasposizione scritta del film).
          Vorrei farle notare altre due cose su buco ozono e supporto apparato scientifico.
          Su buco ozono mi pare ovvio che Gore si sia espresso, come politico (senatore e vicepresidente USA) chiamato a vigilare e far applicare un trattato internazionale vincolante anche per gli USA. Non ho presente affermazioni di Gore od altri che prevedessero la fine dell’ umanità per il 2019, ma che se ne parlasse tra gli anni ’80 e ’90 era ovvio, era un problema recente, le cui dinamiche vennero comprese allora ( e nel 1995 o 1997 venne attribuito il premio nobel per la chimica proprio a chi descrisse la dinamica del ciclo dell’ ozono). Se oggi se ne parla di meno è proprio perché in realtà allora si fece quanto andava fatto a livello internazionale (questo non vuol dire che il problema è risolto, ma che sono state messe sui giusti binari le politiche per affrontarlo).
          Sul supporto dell’apparato scientifico non vedo dove stia il problema. Se un politico oggi affermasse che la terra ruota attorno al sole avrebbe il supporto della totalità degli scienziati, non per un qualche disegno di potere ma perché la cosa è vera. Peraltro mi limito ad osservare che forse sarebbe più corretto parlare di supporto da parte di scienziati che studiano ( e pubblicano lavori scientifici) il clima della terra. Le istituzioni di ricerca ( lei cita il CalTech e MIT) non sono istituzioni “militarizzate” dove esiste un pensiero ufficiale cui occorre attenersi.
          E di nuovo non ho presente, articoli scientifici, a proposito di ozono che dessero per scontata l’estinzione dell’uomo nel 2019.
          Circa etanolo e sussidi agricoli, che lei cita alla fine, Gore ha riconosciuto non essere lo strumento giusto per il climate change, ma questo non sposta di una virgola il discorso sulle cause del riscaldamento globale.

          • Gentile SPE,
            nei discorsi concernenti le cosiddette “verità di fatto”, come il presente, la linea di discrimine vero/falso, non può essere così tagliente come in quelli (seguendo le definizioni leibniziane) che attengono alle cosiddette “verità di ragione”. A maggior carico, quando la comunicazione si svolge in uno spazio monodimensionale come questo, nel quale è difficile (salvo appesantire lessico e sintassi) discernere nessi di dipendenza tra il detto, il non detto, l’adombrato, il sottaciuto. In effetti, abbiamo “sprecato” due lunghi post per chiarire gli equivoci nati da tale questione. Diverso, il caso dei dibattiti concernenti le cosiddette “verità di ragione” o “di principio”, ove, se ci si esprime con accuratezza, è permesso essere assertivi quanto richiede la circostanza. Un esempio di queste, può essere la questione recentemente dibattuta della sostenibilità epistemologica del concetto popperiano di falsificabilità; e, in generale, del significato di “episteme” nella Scienza moderna (del tutto inconciliabile con la sua collocazione originale nella cultura greca e segnatamente in Platone). Ecco, trattando simili cose, il sì e il no, il vero ed il falso, possono e devono assumere corpo. *

            Conclusa questa indispensabile premessa, torniamo al punto. Ed in effetti ci accorgiamo che non è del tutto chiaro quale sia. Secondo me, dobbiamo scegliere tra l’esegesi (detto senza ironia alcuna) della produzione verbale e scritta di Gore, da una parte, e la disamina del suo pensiero, che oramai dalla cronaca è passato alla dimensione storica. Purché, va da sé, la seconda opzione non smentisca la prima. Ed è per tale ragione che le avevo proposto – come scorciatoia dialettica – di illustrarne lei i capisaldi, e verificare, poi, se, ed eventualmente in quale misura, i miei appunti critici siano o meno fondati. Ma, se crede, possiamo procedere altrimenti. Per essere più chiari, io credo che la questione di fondo sia questa: verificare (e questo abbiamo i mezzi per farlo) se e in quale misura le previsioni del pensiero – mi si passi la locuzione – eco catastrofista elaborate da quando tale pensiero esiste abbiano o meno trovato riscontro, incluse quelle di Gore. Mi pare che è di questo che stiamo dibattendo, o sbaglio? Se così, attendo apporti, confutazioni, contributi da parte di tutti.

            Qui, prima di chiudere, non posso non tornare ancora una volta su un aspetto della questione tutt’altro che peregrino. Mi chiedo, chiedo, come si spiega che l’eco catastrofismo, per chi è eletto a parlarne, si concretizza sempre in una pollastra dalle uova d’oro? Gore, ci ha tirato su decine di milionate di dollari; la signora Thunberg, navigava a vista nell’ambiente musicale, fino alla prima folgorazione ambientalista della figliola; e guarda un po’, ad appena quattro giorni dall’epifania “la nostra casa è in fiamme”, la mamma pubblica, presso una primaria Casa Editrice, un libro che sta bruciando le edizioni. Questo, sullo sfondo della rete tessuta da tale Ingmar Rentzhog, ignoto a tutti, salvo a chi lavora nel marketing d’alto livello. Ed altre cose dello stesso stampo, di cui, mi creda sulla parola, gentile SPE, potrei parlare a lungo. E che portano tutte nella direzione del Potere che conta, che fa la differenza, che impone gusti, mode, parole d’ordine. E che sta, ed è sempre stato, dalla parte eco catastrofista. A partire dal Club di Roma. Dico, un po’ di curiosità…

            P.s. *
            Faccio un esempio: ancora poco fa, Greylines ha scritto che “l’incertezza è uno degli elementi centrali della scienza”. Io non posso non chiedermi, e mi stupisce che non ci si chieda, se questo enunciato abbia un qualsiasi significato. Io affermo che esso è inconsistente, ma qui mi fermo, ripromettendomi di tornarci quando si riparlerà di epistemologia.

          • Giuseppe Cipriani on

            Non credo che uno faccia ecocatastrofismo perché vi intravvede una pollastra dalle uova d’oro. Quella semmai potrà essere una conseguenza frutto di fattori contingenti, non ultimo il tam tam mediatico.

  3. Giuseppe Cipriani on

    Dal mio punto di vista, se è vero che le informazioni che vengono veicolate su clima e riscaldamento globale sono tendenzialmente superficiali e cavalcano la moda, è altrettanto vero che chi ha voglia di capire e farsi un’idea può riuscire a farlo anche in rete.
    M’è bastato oggi, sollecitato dal video del prof. Pennetta, entrare per parole chiave nel mondo di Al Gore e delle due previsioni per sapere che esiste anche un mondo che lo contesta e che ragiona distinguendo tra allarmismi ingiustificati e realtà… Ho scoperto, per esempio, che esistono anche scienziati che, numeri alla mano, non demonizzano affatto l’anidride carbonica. Per esempio il prof. Luigi Mariani, che in riferimento all’ambito agricolo di sua competenza scrive articoli divulgativi che fanno capire anche ai più sprovveduti come tra lo sbandierare catastrofismi prossimi venturi e capire la realtà vera ci sia spesso un abisso… di ignoranza.
    Naturalmente tutto quello che l’uomo può fare per ridurre il problema, venga fatto nel segno che dia lustro alla nostra intelligenza.

  4. Il punto della questione, secondo me, è anche un altro, il secondo passo dei negazionisti del riscaldamento globale antropico, che poi sarebbe il loro vero intento, è quello di affermare: poichè l’ aumento della temperatura non dipende dall’ attività umana, allora siamo liberi di continuare ad inquinare il pianeta. Assecondando così la perversa logica neoliberista.
    Certo, non possiamo mentire solo per non fornire altre armi al nemico, ma si deve affermare con veemenza che, aldilà delle vere cause del riscaldamento globale, bisogna comunque combattere contro il deleterio sistema di sviluppo nel quale siamo, tragicamente, immersi.

    • Enzo Pennetta on

      Buonasera Sig. Marli, prego chi vuole intervenire di non impiegare termini del politicamente corretto come “negazionisti” che implicano accuse di disonestà verso chi ha opinioni diverse.
      Ciò detto, sull’analisi la vedo in maniera diversa, sul sito potrà trovare che personalmente contrasto il liberismo sin dall’uscita del mio primo saggio, però al contrario di lei proprio nel sistema neoliberista vedo il vantaggio di proporre la teoria dell’AGW per i seguenti motivi:
      1- bloccare lo sviluppo industriale del Terzo mondo per sfruttarne le risorse e impedire una crescita dei prezzi delle materie prime. (mancano centrali elettriche in Africa).
      2- distrarre l’attenzione dall’inquinamento reale e nasconderlo dietro la minaccia dei livelli di CO2 (in questo modo si continua ad inquinare il pianeta facendo credere di impegnarsi a difesa dell’ambiente).
      3- sviare l’attenzione dall’economia capitalista, vera causa dei danni ambientali, che vede nel consumismo dell’usa e getta nonché dell’obsolescenza programmata la sua massima espressione.

      In definitiva con la teoria dell’AGW vediamo i giovani protestare contro la CO2, non contro un sistema neoliberista che per sua natura depreda l’ambiente e la vita stessa delle persone.

    • Ante scriptum.
      Leggo adesso il tuo post, Enzo, a proposito del termine “negazionismo” mi hai bruciato sul tempo.

      Il suo discorso, cortese sig. Marli, è inappuntabile ed inconfutabile. Purché sia capovolto, come le mostrerò.
      Nel mentre poche domande, cui mi piacerebbe davvero avere una risposta, da lei o da chiunque.
      Perché chi afferma non è chiamato affermativista, mentre chi nega è chiamato negazionista? Anche perché, chi si diletta di linguaggio, come lo scrivente, non ignora che i suffissi “ista”, “ismo” assumono automaticamente, nel contesto, un valore privativo, spregiativo. E dunque,
      perché, lei, che mi pare sia un affermativista, sta da default dalla parte del vero e del giusto; mentre io, che immagino lei qualifichi negazionista, sarei “o malamente” della storia?
      Si è chiesto chi ha il potere di imporre simili connotazioni linguistiche collettive? Sa che per riuscire in una tale operazione occorre disporre di un potere immenso?
      Davvero non si è interrogato sul come mai tutto il maistream planetario (inclusi contorsionisti e figuranti, da George Clooney a monsignor Uolter Veltroni, ed ora pure Papi e sacrestani) è affermativista, mentre ‘sti poveracci di negazionisti si devono rifugiare in catacombe come questa (non me ne voglia Enzo Pennetta, è una lode) per scambiare due parole?
      Si è chiesto a chi torna, chi ci guadagna, con le tecnologie post idrocarburi?
      Si è chiesto chi sono i soggetti che le detengono, in regime di monopolio?
      Lo sa che, se dovesse passare la linea, tutta POLITICA, che partendo dal Club di Roma, passando per Gore, ed arrivando ai pupari della povera ragazzina svedese, come prima cosa (seguita da molte altre) centinaia di milioni di cittadini si vedrebbero espropriata la propria auto, ope legis, e costretti a sostituirla con una tutta gretosa, tecnologicamente corretta, e tanto eco friendly?
      Ha una pallida idea delle migliaia di miliardi necessari per una tale operazione, e delle sue ricadute planetarie, o geo politiche, come oggi si usa dire?
      Sa o ignora che i soggetti che, industrialmente, in regime di oligopolio, sono già pronti a gestire questo trapasso epocale, sono i medesimi che hanno finanziato l’ambientalismo, fin dalla nascita?
      Sa che la prima volta che si sente parlare, assieme, di “crescita zero”, “deindustrializzazione”, “riduzione della popolazione” (sempiterno Malthus!) fu in occasioni delle riunioni tenutesi a villa Serbelloni, a Bellagio?
      Sa chi era, allora ed è oggi, il proprietario di Villa Serbelloni e tra i maggiori finanziatori del Club di Roma? A questa domanda rispondo io per lei: Fondazione Rockefeller!
      Trovi risposta alle altre domande, e capirà chi, tra gli affermativisti e i negazionisti, è strumento del neo liberismo.
      P.s.
      A proposito, oggi, un amico istissimo mi ha segnalato che, nell’estate del 1719, un caldo bestia, nella Francia di Luigi XV, si portò via 450.000 persone su 22.000.000 di francesi si allora. Stiamo parlando di più del 20% della popolazione. Cribbio! Come se in Italia, oggi, quagliassero 13.000.000 di persone per il caldo. Le gretine di allora si sarebbero liquefatte in singhiozzi. Quelle di oggi darebbero la caccia al negazionista. Casa per casa.

  5. Giuseppe Cipriani on

    Dal momento che m’è concessa come m’è concessa la libertà di esprimere un’opinione, gentile Francescom, le dico che anche lei, nella foga del contraddittorio, cade facilmente vittima di numeri esagerati… A parte quel “gretine” che la dice lunga, 450.000 su 22 milioni fa esattamente il 2,04%; sempre tanti, per carità, ma non così tanti da far liquefare in lacrime le gretine di allora (sic!).
    In Francia trovo 40.000 morti anche nel 1911…

  6. Egregio prof. Pennetta, in relazione alla sua risposta al mio breve post, mi scuso per l’uso improprio del termine “negazionista”, al quale, erroneamente, volevo attribuire solo il significato di “coloro che negano”, dimenticando le inevitabili implicazioni ideologiche che tale parola comporta.
    Detto ciò, mi pare che nella sostanza ci troviamo d’accordo, tant’è che per confutarmi ripete quasi eguale la mia frase: ” in questo modo si continua ad inquinare il pianeta facendo credere di impegnarsi a difesa dell’ambiente” – mentre io avevo detto: “poichè l’ aumento della temperatura non dipende dall’ attività umana, allora siamo liberi di continuare ad inquinare il pianeta” riferendomi alle tesi di coloro che negano il riscaldamento globale antropico.
    La saluto rinnovando il mio apprezzamento nei confronti del suo lavoro sia quello sul blog che nei suoi testi, che ho avuto il piacere di leggere.

  7. A, chi mai le ha negato la libertà di esprimere opinioni, gentile sig. Cipriani? Potrebbe farlo solo il nostro ospite, il quale, salvo casi di conclamato trollaggio, lascia parlare tutti.

    B, contraddire per contraddire (se è questo che intende) è un impiego irrazionale del tempo. Non mi appartiene, non porta a nulla. La dialettica è una cosa, il ring un’altra.

    C, le ho scritto post fa, che, essendo umano, cado in errore come chiunque, e qui glielo ripeto. Non ho difficoltà ad ammetterlo; mentre molti farebbero scannare la madre e torturare i figli, pur di non ammetere un errore. Il santo pecca 7 volte al giorno, io, come minimo 70, col caldo arrivo a 100. Suvvia, per quanto mi lusinga che lei mi legga con attenzione, questo fatto è definitivamente appurato. Ci mettiamo una pietra sopra? In questo caso, si è trattato di virgole e decimali; mi conceda che si tratta di un refuso, artimetica da prima media.

    D, cosa dice di lungo quel “gretine”? Non mi sopravvaluti, certe cose non le capisco. Gretina è un dimunutivo, ossia, una riduzione quantitativa, di Greta. Non ne colgo il significato occulto.

    Sig. Cipriani, mi pare che sia il suo che il mio post (scritto per galateo, perché mi si è rivolto personalmente, altrimenti non avrei risposto) non abbiano aggiunto nulla alla discussione. A chi ci legge, queste cose non interessano. Potremmo, magari, rimanere sul tema, d’ora in poi? Avendo appurato una volta per tutte, che nei decimali, nelle virgole, nella consecutio temporum (per tacere possibili svarioni di memoria) posso fallire, dove sta la novità, perché ne stiamo parlando? Perchè la mia fallibilità umana dovrebbe interessare chi ci legge? Cosa hanno a che fare il suo ed il mio post col clima?

    • Giuseppe Cipriani on

      Bon, faccenda chiusa, caro Francescom. Tutti commettiamo errori. E certo che la leggo, amando la scrittura brillante e colta non posso che farlo, ed è per me uno spasso intellettuale scorrere i suoi virtuosismi lessicali.
      Su quel “gretine”, chiaro il diminutivo, pensavo malignamente che intendesse giocare sull’assonanza con “cretine”, considerato che di denigrazioni più o meno velate condisce i suoi scritti…

      Su come la penso riguardo a questo post e alla faccenda tutta ho scritto; sarebbe interessante capire da lei, al netto della sua critica ad Al Gore e di tutto il resto, se crede che l’uomo, l’unico vivente in grado di analizzare lo stato delle cose, debba e possa davvero metterci del suo per un mondo migliore.

      • “Su come la penso riguardo a questo post e alla faccenda tutta ho scritto; sarebbe interessante capire da lei, al netto della sua critica ad Al Gore e di tutto il resto, se crede che l’uomo, l’unico vivente in grado di analizzare lo stato delle cose, debba e possa davvero metterci del suo per un mondo migliore”.

        Credo, o spero, di sì. Recentemente. credo meno, ma non cesso di sperare. E, visto che me lo ha chiesto, presumo che stia qui il nocciolo di tutto questo parlare. Che fare? Certo, ma che fare per cosa? Cosa vuole, ciascuno di noi, quando dismette la maschera, sempre che abbia davvero il coraggio di guardare allo specchio ciò la maschera pietosamente cela? Già, cosa vogliamo veramente? Messi davanti alla possibilità estrema dell’ultimo desiderio, cosa diremmo? Per i nostri figli, per tutte le creature, per ciò che rimane di noi, cosa sceglieremmo, una volta sbattuti davanti al muro terminale del tempo?

        Amo Fernando Pessoa, la sua sconfinata, luminosa, tristezza, la sua totale umanità. Forse c’è una sua poesia che, credo, può almeno in parte, nella povertà delle parole, rispondere alla nostra questione:

        “Non ci sarà dunque,
        per le cose che sono,
        non la morte, bensì
        un’altra specie di fine,
        o una grande ragione:
        qualcosa così, come un perdono?

        Oltre queste parole, per me, si apre la regione del silenzio, ove spero ci siamo angeli. E più nessuna domanda. Come fu da bambini.

        • Giuseppe Cipriani on

          Anche se OT, non posso fare a meno di ringraziarla, caro Francescom, di avermi, averci, fatto parte di questa sua sensibilità profonda, solo apparentemente pessimista, ma in realtà carica di una speranza alta. Se lo lasci dire da un agnostico tribolato che cerca di attingere a pieni polmoni dalle diverse forme di spiritualità che appartengono all’uomo, unica specie pensante che si pone interrogativi di tale fatta… Dal canto mio mi identifico di più nel tormento esternato in più di una poesia dal grandissimo Giacomo Leopardi. Buona serata

          • Metodologicamente, il procedimento più razionale per risolvere un rompicapo, è partire dalla sua più remota origine conosciuta.
            Semplificando un po’, indicherei come data, grossomodo, la fine degli anni’60; l’uomo chiave, per quanto ne so, fu Aulelio Peccei (casualmente massone); il sito, già detto, villa Serbelloni, della fondazione Rockefeller; uomo di collegamento col Potere transnazionale, il generale Alexander Haig, capo di Gabinetto di Nixon e molte altre cose.
            A Bellagio nasce l’ambientalismo moderno. Senza il Club di Roma, non ci sarebbe stato l’ecologismo ideologico, non ci sarebbero stati i Verdi. Gore, probabilmente, avrebbe venduto auto usate, la mamma di Greta farebbe la cantante di mediocre successo.
            Ora, come ci si può non porre la domanda: per quale ragione una delle dinastie più potenti della Terra (seconda solo ai Rothschild e forse ai Warburg) finanzia e seguiterà a finanziare questo movimento? Cosa ha che fare un petroliere con l’ecologia? Vero che qualcosa non torna?
            P.s.
            Sig. Cipriani, chiudo qui il nostro OT.
            Letteralmente, siamo tutti agnostici, la misura del quanto è la nostra stessa insuperabile ignoranza, per quanto buffamente celata dal belletto delle parole e dalla cartavelina della “cultura”.
            Non ci sarà mai scampo a questo. Eppure, così dice un massima indiana, nulla tormenta e strazia il cuore dell’uomo come l’Eternità. Che sia la vera Casa perduta e la sua irresistibile nostaglia; oppure che sia l’ultima, disperata, illusione, è un tema che tratteremo, forse, se ci sarà l’occasione.
            Fino ad allora, ringraziamo per quello che abbiamo. E per cominciare, ringrazio lei.

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