Intervento presso il Senato della Repubblica
“Per scoprire chi vi comanda basta scoprire chi non vi è permesso criticare”, questa frase comunemente attribuita a Voltaire ma di epoca molto successiva contiene una semplice verità. Il concetto si può estendere all’ambito culturale dove quel che non è permesso criticare è la teoria darwiniana, chiunque abbia provato a farlo ne ha dovuto pagare pesantemente le conseguenze con un ostilità inevitabilmente sfociata in un ostracismo dal mondo accademico e culturale in senso più ampio. Giuseppe Sermonti, genetista di fama internazionale, affrontò coraggiosamente questa sorte negli anni ’80, a lui è dedicato il convegno presso il Senato della Repubblica svoltosi il 13 novembre 2020, tra gli intervenuti anche il Prof. Massimo Piatteli Palmarini che nel 2010 pagò il suo prezzo per la stessa decisione dopo aver pubblicato con Jerry Fodor il libro “Gli errori di Darwin”. Riporto in questo video la testimonianza cruda di quanto avvenne con le stesse parole di Massimo Piattelli Palmarini, a seguire il mio intervento nel quale spiego quale sia il motivo per cui la teoria darwiniana non è criticabile e perché a maggior ragione essa va superata con un nuovo paradigma.
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Personalmente ritengo la teoria darwiniana sbagliata almeno nelle tesi sostanziali infatti nei reperti archeologici scoperti negli ultimi 60 anni possiamo trovare una ricca casistica riguardante il passaggio graduale tra la scimmia e l’uomo ma la stessa cosa non è possibile affermare per le altre specie animali. Il mio parere è che ad un certo punto della storia una coppia di scimmie abbia generato di colpo la specie umana. Esseri viventi totalmente uguali alle scimmie ma con due caratteristiche mai viste prima in nessuna specie: 1)la necessità di porsi domande e quindi darsi risposte che ha generato poi il linguaggio complesso che si è poi arricchito nel tempo. 2) Una nuova forma di sentimento non legato semplicemente alla sopravvivenza personale e della specie.
La comparsa improvvisa di queste due caratteristiche ha portato poi al cambiamento dello stile di vita e conseguentemente ai cambiamenti di tipo morfologico, quindi parlerei piuttosto di una deriva genetica che di una vera e propria evoluzione.
Secondo lei…pourparler….dai dati paleontologici(?) “due scimmie”(?) hanno prodotto l’Uomo…che pur con tutti i suoi infiniti difetti…..
Che ad un certo punto dello scorrere del calendario universale, le scimmie, geneticamente derivando”, abbiano cominciato a partorire scimmie, appare oltre che inverosimile.
Posso però testimoniate con certezza del caso contrario. Sempre più spesso, a me basta avere il minimo contatto, fisico o virtuale (come ad esempio su un Blog, o un Forum), per avere la certezza, al netto della “deriva genetica”, che coppie di umani (o ex umani) si siano messe a generare scimmie.
Non mi spiego come possa essere accaduto, anche perché il fenomeno è storia recente: ma è così.
Come darle torto Francesco.
Pardon, correggo:
“abbiano cominciato a partorire scimmie”
era “umani”, non “scimmie”
per il resto, confermo.,
Buongiorno, propongo al prof. Pennetta due approfondimenti che reputo molto importanti:
1) il rapporto fra il darwinismo e il transumanesimo che mi sembra essere l’ultima versione del medesimo pensiero che svaluta ad un tempo l’unicità della specie umana e l’unicità della persona umana (mi sembra che le due cose siano collegate).
2) Un approfondimento tecnico sui nuovi vaccini genetici: in che senso “istruiscono le cellule umane” , come si sente ripetere secondo i proclami della reclame giornalistica main stream? Quello che mi preoccupa nell’immediato, non è tanto una modifica genetica profonda della specie umana, anche se si tratta di una possibilità da non trascurare almeno nel lungo periodo (a proposito, perché mai Paolo Mieli ha detto che non consiglierebbe il vaccino a chi è ancora in età per fare figli?), quanto la possibilità che inneschino una dipendenza del sistema immunitario da fattori esterni. In altre parole, se il vaccino induce il sistema immunitario a rispondere in un certo modo invece che in un altro, intervenendo sul patrimonio genetico, sarà, poi, il corpo umano, a seguito di queste modifiche, in grado di reagire autonomamente come prima a nuovi virus, senza avere “nuove istruzioni”? Chi ci garantisce poi, che, a seguito delle istruzioni ricevute, ammesso e non concesso che il sistema immunitario sia più in grado di reagire al virus x, non diventi con ciò meno in grado di reagire (rispetto allo stato di natura e senza nuovo vaccino) al virus y?
Ringrazio anticipatamente.
Buonasera, sul punto 1 confermo nel modo più pieno.
Sui vaccini ad RNA ho due tipi di considerazioni, il primo su quelli a vettore virale perché potrebbe dare fenomeni di attività virale indesiderata, su quelli a RNA puro mi domando perché far produrre alle nostre cellule le proteine verso cui sviluppare l’immunità anziché inocularle già prodotte.
In secondo luogo mi sembra un modo per sdoganare i vaccini a DNA che sarebbero, quelli sì, una modifica permanente e pericolosa del nostro genoma.
Buona sera, nel video di cui lascio il link qui di seguito:
https://www.youtube.com/watch?v=1usVj0RiRvI
ho trovato interessanti spunti (espressi in tempi non sospetti) su quella che purtroppo potrebbe essere la vera ragione dell’ interessata promozione di questi vaccini ed anche dei rischi che comportano. Non ho le competenze per potere valutare quanto si dice, ma il relatore mi sembra affidabile.
Pievani non dice nulla di nuovo, né, pur essendo roba vecchissima, riesce a renderla interessante.
E’ un qualificato predicatore della sua religione, lo scientismo, il quale, attese le sue premesse, non può non rivelare la sua intrinseca vocazione transumanista.
Roba vecchissima, dicevo, insuperabilmente consegnata alla Storia dai greci.
Riscrivere il DNA vuol, dire riprodurre l’Atto Divino, oppure, nel linguaggio appena velato del mito, rubare il fuoco degli Dei.
Se vi fate un giro si Internet, troverete presentata la figura di Prometeo, con minime eccezioni, come quella del liberatore per eccellenza, di colui che pagò il prezzo del martirio, per aver cercato l’”emancipazione” umana, un “eroe solo contro la tirannide”. Questa è l’epoca, che fare? E’ l’epoca dei prometeini alla Pievani.
In effetti, Prometeo e Sisifo sono la prova che i veri miti rendono esplicita la dimensione profonda della Storia e della Mente umana. Per i moderni, Sisifo e Prometeo sono degli eroi, giacché rappresentano la rivolta contro il limite, la finitezza. Entrambi – l’uno rubando la sapienza inaccessibile all’umano, il secondo cercando di eliminare la morte – attuano il peccato per eccellenza, il più imperdonabile di tutti: nel tentativo di trasformare il finito in Infinito, vogliono farsi Dio. E questa è l’essenza del transumanesimo, il suo aspetto direttamente luciferino.
Per gli antichi, al contrario, Prometeo e Sisifo furono poco più o poco meno che dei rubagalline, ma con l’aggravante della blasfemia.
Il transumanesimo ed i suoi sacerdoti hanno reso tangibile quanto stupidamente possa essere usata l’intelligenza; facendo in questo modo torto sia all’una che all’altra; da una parte, pervertendo l‘intelligenza, e, dall’altra, spogliando la stupidità dello stupore che ne fa sempre fatto un mistero.
Pievani è il parroco giusto per il pulpito giusto, nell’epoca giusta, in cui le mostruosità che predica scivolano sulle coscienze, senza ombra di raccapriccio.
Questa gente, barbari di terza generazione (come qualcuno li chiama), cresciuta unidimensionalmente (secondo Marcuse), ha per ultima fallito la comprensione dell’apologo di Goethe, L’Apprendista Stregone, la cui hybris finisce sempre per risolvere l’ordine nel caos.
Pensare di piegare la Natura alla volontà di potenza umana è come sputare controvento. Solo degli stupidi, per quanto intelligenti, possono pensare di poterlo fare senza che l’universo si rivolti loro contro.
Ho l’impressione che lei il video non l’abbia manco ascoltato, oppure è il suo pregiudizio a dare questa impressione. A gente come me le terapie geniche mirate invece interessano, so per certo che al San Raffaele di Milano consentono e consentiranno di guarire molti tumori infantili fino a poco tempo fa letali. E mi scusi se è poco.
In ogni caso, quello che mi sembra interessante in quel video, non è l’impianto ideologico, che in effetti non ha nulla di nuovo, ma quelle due o tre informazioni che io che non sono un tecnico non avevo (anche se devo di re che me le immaginavo pure!):
1) Ancora a fine 2019 le tecniche che adesso ci vengono presentate come cosa fatta per i nuovi vaccini erano considerati dagli esperti nel campo pericolose ed ancora da NON pèraticare sugli umani.
2) Esperimenti fatti su embrioni umani dimostrano che questo tipo di interventi provocano MUTAZIONI non previste (ecco a cosa si riferiva la Gismondo in un intervento retromarcia della scorsa settimana!);
3) I timori di una situazione di dipendenza da vaccino genico mi sembrano confermati.
4) Mi sembra di incominciare finalmente a capire qual’è il possibile legame che Bill Gates vede fra diffusione dei vaccini e controllo della popolazione.
Capisco anche che queste cose che per me sono notizie, forse sono cose risapute per chi è del settore, ma allora sarebbe bene ripeterle a quelli come me che non ne hanno conoscenza.
Caro Giuseppe, Pievani è inchiodato a quella branca di accademici che continuano a pensare al DNA come una ‘struttura chiusa’ qual non è per ammissione di molti accademici, oramai. Non le consiglio di partecipare e confutare quanto abbiamo amichevolmente discusso poco più giù, sul post, ‘lo strano caso dei casi positivi’ , benché mi interessi molto il suo parere, ma le proporrei , più concretamente un altro contributo del biologo Bruce Lipton: ‘La biologia delle credenze’ , che non avrà difficoltà a reperire il rete. In sostanza il DNA opera, ad ogni manipolazione artificiale, nuove relazioni con l’ambiente il cui risultati in termini di trasformazione, non si possono davvero calcolare/prevedere. Questo è il punto. Il Dna non è una bio-struttura stabile (quasi niente lo è in natura) ma subisce condizionamenti molto forti, come peraltro gli organismi più complessi. Non si tratta perciò di una catenella di mattoncini lego che puoi sostituire a piacimento: inserendo o eliminando degli elementi senza sapere che questi, da una parte annullano una minaccia potenziale ma ne possono rendere un’altra sicura (o molto più probabile). Non è che, a fronte di una predisposizione genetica, facendoti tagliare il seno eviti di contrarre un tumore. Certo che non puoi beccarti un male laddove non c’è più niente, tuttavia – e questo dato è perfettamente disponibile – quante persone predisposte non contraggono il male definito dai propri geni? . La stragrandissima maggioranza, è ovvio. Ma questo alla Angelina holliwoodiana non devono averglielo mai spiegato bene.
Pensi poi alla questione dei fumatori: il 70 % dei tumori polmonari è riscontrato in soggetti fumatori. Nella testa di una persona comune ciò viene recepito che, se fuma, ha il 70% di probabilità di ammalarsi di tumore . Niente di più falso, come sanno tanti specialisti, tant’è vero che un enorme quantità di medici fumano, eccome. Da fumatore, per avere la probabilità del 70% di ammalarti di tumore dovresti riscontrare il male nel 70% dei fumatori, non solo nel 70% dei malati; questo dato lo possiamo tranquillamente valutare con una buona mente matematica e con la possibilità di poter avere un riscontro di graduatorie nelle varie epoche del nostro secolo. L’organismo anche qui, reagisce a dati inquinanti, a predisposizione genetica, però anche e soprattutto – come dice Bruce Lipton – ad atteggiamento emotivo (moltissimi contraggono la malattia dopo un grave dispiacere, benché non esiste medico occidentale che si preoccupi di ciò nel considerare l’anamnesi del paziente). Sono questi tre fattori concomitanti ad agire, a meno che non si parli di un fattore inquinante ambientale di enorme impatto (non mangerei funghi di Fukushima, tanto per intenderci).
Ed infine, dato che ci siamo considererei persino il fattore di remissione spontanea del male, un dato spesso distrattamente tralasciato dagli specialisti, specie quelli coccolati dalle case farmaceutiche. I bambini, dice? Proprio loro registrano remissione spontanea piuttosto frequente a un qualsiasi male, sovente quando avviene un cambiamento d’ambiente. Con loro le ‘buone’ statistiche vanno a nozze. Ma noi che ne sappiamo dell’ambiente familiare da cui proviene il bimbo ammalato? Le madri denunciano al medico le loro frustrazioni di mogli? I padri la loro violenza psicologica nei confronti dei membri familiari, semmai se ne accorgessero? I genitori che si disperano, si accorgono che passano il tempo a insultarsi davanti al figlio già vessato a scuola da compagnetti crudeli? Sanno i medici della disperazione di un disoccupato? Sovente l’ambiente ospedaliero offre al piccolo attenzioni e tranquillità sconosciute che lo allontanano emotivamente da quello abituale. Ma i curanti si interessano realmente a queste dinamiche devastanti (e quasi sempre occultate) o preferiscono puntare piuttosto i loro lauti risparmi sulla marca del rimedio miracoloso?
Più facile, in queste circostanze, pensare al caso cattivo, al destino infame e alla insperata buona sorte di avere un farmaco sempre pronto all’uso, giusto all’angolo della strada.
La risposta è sempre la stessa: meglio illuderne mille (fra i quali c’è sempre quello che si salva e che finisce sugli articoli delle più quotate riviste scientifiche) che curarne efficacemente dieci. Altra idiozia, benché vada per la maggiore.
Aneddoto significativo:
Una dottoressa in camice e taccuino , chiede al malato tumorale in fase avanzata e sotto pesante terapia farmacologica di poter accedere ai suoi dati clinici per ‘la ricerca genetica’. – Dice.
I parenti del malato si aspettano di essere interpellati in quanto geneticamente vicini al paziente . Chi più di loro ? fra questi c’è persino il gemello omozigote del povero degente. Aspettano tutti speranzosi per settimane e poi per mesi interi, finché il familiare affetto da tumore non tira le cuoia e ancora quelli stanno ad aspettare per fornire il loro contributo alla ‘buona’ ricerca.
Rilievo interessante quello di Fabio PB, a proposito del DNA; è stato chiaro, e quindi non ripeterò quanto ha detto, ma ne trarrò spunto.
Tornado a Pievani e agli scientisti darwiniani, trovo significativa, da parte di costoro, la totale mancanza di spazio dialettico. Questo del Prof. Pennetta è un Blog dove non esiste censura, tanto che è data parola anche a chi abusa della facoltà di averne. Fino allo scorso anno il dibattito dialettico era animato da interlocutori come Greylines e il Dott. Vomiero. Non so perché hanno lasciato il tavolo, e me ne dispiace; troppo facile darsi ragione da soli, e neppure si possono prendere in considerazione certi banali e noiosi rumori di fondo.
Ci fosse uno spazio dialettico, sarebbe interessante chiedere a Telmo Pievani, nella sua veste di epistemologo, come sia possibile prendere in considerazione l’idea di “editare” il genoma. Non sto dicendo che non si possa fare, anzi, pare si possa; la domanda è se è lecito, opportuno, vantaggioso, fare tutto ciò che si può. La morale è una disciplina volta prettamente alla prassi; si occupa di ciò che, appunto, è lecito, opportuno, vantaggioso in termini che vanno oltre la mera contingenza; ed è questo il primo punto e fondamentale punto di divergenza con la mentalità scientista moderna, perfettamente incarnata da Pievani. Che taglia, reseziona, edita, incastra, ricuce, sostituisce, “…con grande precisione piccole parti della sequenza del DNA…”.
Ora, perché è pressoché impossibile discutere con chi, candidamente, concepisce cose del genere? Lo è perché le rispettive visioni del mondo stanno agli antipodi. Quando sento parlare questi scientisti, che ricombinano, editano, scompongono, ecc…, mi viene in mente l’immagine dei “meccano” che ci regalavano da piccoli, prima che i videogiochi rincitrullissero i bambini delle successive generazioni. https://it.wikipedia.org/wiki/Meccano
Sta nella forma mentale dello scientista, fondamento della sua formazione, l’idea che il mondo vivente e quindi anche l’uomo siano un risultato di un assemblaggio estremamente complesso.
Nella fede darwiniana, poi, un ente, tanto più è complesso, quanto più è “evoluto”; tanto più è evoluto, quanto più è intelligente. Fino a diventare intelligentissimi come Pievani, che presto creerà una nuova specie di post umani capaci di editare a tal punto loro stessi, da diventare alla fine degli dei.
Io questa storia l’ho già sentita, più di una volta, ed è sempre finita male. Ho già fatto riferimento ai miti greci, ma essi ci raggiungono sotto forme diverse fino alla modernità e la comteporaneità, e sempre sotto il velame narrativo. Penso a “La Tempesta” di Shakespeare, a “Forbidden Planet” di Philip MacDonald, a molti romanzi di Dick, tra cui il celeberrimo “Do Androids Dream of Electric Sheep?” (ricordate che fine fa Eldon Tyrell?). Nel romanzo di MacDonald, uno dei personaggi principali, il Dr. Edward Morbius (nomen omen) si spinge oltre il naturale limite dell’umano, un transumanista ante litteram, provocando una catastrofe che, oltre a lui stesso, distruggerà un intero pianeta. Ma Morbius è ancora un abitante del vecchio mondo, a suo modo si riscatterà, riconoscendo il suo errore, e morendo assieme ad esso. Temo che i Pievani non lo faranno mai. Per loro, il mito delle Colonne D’Ercole è solo superstizione, una vecchia storia inventata per “tenere ingabbiato l’indomito spirito umano”.
L’idea di ricombinare il genoma, sostituendone pezzi, come nel gioco del Meccano, fa capo ad una antropologia presso la quale un curioso assemblato cui il Demiurgo Evoluzione, favorito dal miracolo delle “proprietà emergenti” (vero colpo da maestro!!!), prende in mano l’evoluzione stessa e la porta verso i paradisi della transumanità. Ecco, una cosa del genere non fa neppure ridere; ma è esattamente la prospettiva dei Pievani.
Scrittori come quelli citati, cui aggiungerei James Ballard, hanno prefigurato questi mondi, e non ce n’è solo un in cui l’ente transumano non ha finito per precipitare molto più in basso dell’umanità che ha preteso di trascendere.
Considerazione finale: quanto è la capienza di una bottiglia da un litro? Evidentemente, un litro è il suo limite. Certo si può provare a translitrare una bottiglia da un litro.
Si può, ma scoppia.