Covid-19: il frame

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La cornice delle epidemie del XXI secolo che hanno preparato la strada al Covid-19.

La cornice in cui i fatti si verificano è determinante per la percezione e l’interpretazione dei fatti stessi, nel caso dell’epidemia di Covid-19 il frame va ricostruito a partire dalle epidemie verificatesi dall’inizio del XXI secolo.

La preoccupazione per nuovi virus era ormai lontana dopo la vicenda dell’AIDS che ormai appariva ampiamente sotto controllo, venne poi la SARS che nel 2003 riportò la paura di un contagio più difficilmente controllabile. Seguirono l’epidemia H5N1 detta ‘aviaria’ e H1N1 detta ‘suina’, entrambe si rivelarono dei procurati allarmi, ingenti misure vennero prese per contrastarle ma a conti fatti la pericolosità si rivelò molto inferiore a quanto temuto.

Con l’H1N1 si sperimentò per la prima volta la pratica della vaccinazione di emergenza, senza la dovuta sperimentazione e la non punibilità delle case farmaceutiche. dopo quell’episodio la politiche nei confronti delle epidemie dei CDC statunitensi si ispirarono inaspettatamente alla lotta contro gli Zombie, nello stesso periodo venne anche pubblicato un film, Contagion, che faceva dimenticare gli scandali dell’H1N1 e proponeva le soluzioni che sarebbero poi state adottate in caso di successive epidemie ma anche la figura delle “complottista” e delle fake news.

Anche il Pentagono si unì poi alla simulazione di un’emergenza pandemica ricorrendo alla figura dello Zombie, una figura che individua il nemico non nel virus ma nelle persone che contagiate possono con il loro comportamento contagiare, lo zombie è un non umano che si può colpire senza scrupoli.

Questa è la narrazione che è rimasta e che prevale, un recupero delle indagini sugli errori e sulle responsabilità dell’epidemia del 2009 sarebbe invece molto utile per un confronto con la gestione del Covid-19 e per l’individuazione di errori e responsabilità analoghe.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

6 commenti

  1. Rag. Giovanni Diabolik on

    La preoccupazione per nuovi virus era ormai lontana dopo la vicenda dell’AIDS che ormai appariva ampiamente sotto controllo

    Mi permetta di correggerLa… l’AIDS E’ SEMPRE STATA SOTTO CONTROLLO; furono i mass media che ne fecero un allarme ampiamente ingiustificato.

  2. egregio
    prof pennetta

    grazie per le sue spiegazioni, la sua informazione e’ sempre libera , puntuale e precisa .
    cordiali saluti
    luca nicolazzi

  3. E il covid, speriamo, prepara la strada a pandemie future, inevitabili, più letali. Nel senso, intendo, che avrà dato almeno il via alle strategie di contenimento più azzeccate.
    Non raccontiamo storielle diverse ai polli! Distanziamento sociale e mascherine sono l’unica via per ridurre il peso dell’infezione sulle strutture sanitarie. Tutto il resto è pura retorica da salotto, un quaquaraquà tra sani che non sono mai stati in un reparto di terapia intensiva davanti a un intubato morente.
    Non sono certo i numeri dei morti a preoccupare, ché questa non è la peste nera. Ma preoccupa un certo modo di intendere un male virale globale come un’arma strategica di controllo di massa. Non ci si rende conto che il controllo di massa è ben altro e ci siamo dentro tutti. Tutti! Tutti registrati, tutti numerati a partire dal codice fiscale, tutti online tracciati di continuo.
    L’unica libertà possibile sarebbe quella di uscire dalla rete, liberarsi di ogni bene e vivere di contemplazione del nostro eterno interiore: quello che dal primo vagito ci conduce per vie incontrollabili al sonno per sempre. Lo stato perfetto. Ma è quasi impossibile questa libertà, a meno che non si riesca a esercitare un atto di forza estrema contro noi stessi.
    Siamo drogati di modernità e disintossicarci costa troppa fatica. Chi non ci si riconosce scagli la prima pietra. Amen

    • Giuseppe, sacrosante parole…. sarebbe imperativo deoccidentalizzarsi, nei miei viaggi in oriente sai ad esempio quanti indiani ho conosciuto che sono più occidentalizzati di un europeo? Troppi, purtroppo…. sebbene la cultura indiana possegga ancora l’antidoto al male occidentale….. bisognerebbe attuare il sacrificio interiorizzato, praticare lo Yoga, lo Zazen, la contemplazione, rinunciare allo smartphone, io non ne ho mai posseduto uno, vivere lontano dalle città, con l’orto, fortificarsi… io d’inverno metto il termostato a 12 gradi o al massimo a 14 se ho pizzicore alla gola e sul letto ho 4 coperte più il piumino, ….ma solo quando non c’è mia moglie!!! ANCORA UN PO’ E VIVEVANO MEGLIO GLI UOMINI PRIMITIVI ne sono estremamente convinto….

  4. Salve, trovo assai divertente farlo essendo moralmente costretto a fare un’eccezione (che se Dio vuole non ripeterò) alla regola che mi sono dato di non parlare mai di mie questioni personali, ma devo avvertire che il sottoscritto non si riconosce proprio per nulla, ma proprio per nulla! Naturalmente, non intendo dare ulteriori indicazioni e, dunque, si sarà liberi di credermi o no. In ogni caso, sono assolutamente convinto di non essere affatto l’unico, almeno per il momento e per fortuna…

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