Il pianeta Terra contro l’Umanità

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A Stoccolma il 18 maggio 2011 si è riunito il terzo simposio di premi Nobel sulla sostenibilità globale. Il fatto che sul sito di National Geographic tale evento venga presentato come un processo giudiziario in cui le cui parti in causa sono il pianeta terra e l’umanità, con quest’ultima nella veste di accusato, conferma la tendenza a considerare l’umanità stessa come il problema di un pianeta terra personificato. Una posizione diametralmente opposta a quella che invece vede salvaguardia del creato e realizzazione della pace come realtà tra loro intimamente connesse, dove il pianeta è funzionale all’umanità e non soggetto personificato e danneggiato dall’umanità.

La posizione fatta propria dai Nobel riuniti in un “incontro di menti”, ha le sue radici nella filosofia proposta all’inizio degli anni ’70 dal Club di Roma. Nel 1981 il suo fondatore, Aurelio Peccei, nel libro “Cento pagine per l’avvenire” affermava: «Un altro comportamento aberrante della nostra specie la rende gravemente colpevole davanti al tribunale della vita. Si tratta della sua proliferazione esponenziale, che non si può che definire cancerosa».

La personificazione della terra era stata invece proposta con grande risonanza nel 1979 dallo scienziato inglese James Lovelock nel suo libro Gaia. A New Look at Life on Earth.”

A Stoccolma si continua quindi a considerare l’umanità come una malattia del pianeta terra, ma se veramente si tratta di una “degenerazione cancerosa”, come la definiva Peccei, la cura dovrà consistere nell’eliminazione della massa tumorale?

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

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