Morire per un fusto di benzina. Lo scandalo dei biocarburanti continua

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Un ironico manifesto svedese contro i biocarburanti

 

Sul sito Guardian.co.uk , il 15 agosto 2011 è stato pubblicato un articolo “GM corn being developed for fuel instead of food” su un nuovo tipo di sementi OGM la cui caratteristica è quella di essere particolarmente adatte per la produzione di biocarburanti.


Il sottotitolo è particolarmente significativo: “Campaigners say plants being grown in US may worsen global food crisis, while farmers express cross-contamination fears”, gli attivisti affermano che le nuove sementi potrebbero aggravare la crisi alimentare globale, mentre gli agricoltori si dicono preoccupato per il pericolo di contaminazione incrociata di colture destinate all’alimentazione.

La caratteristica delle nuove piante è quella di produrre l’enzima amilasi necessario per la conversione dell’amido in etanolo (alcool etilico) che verrà poi impiegato come carburante.

L’utilizzo di piantagioni per ottenere biocarburanti aumenterà inoltre la pressione sull’ambiente, già intensamente utilizzato per la produzione alimentare, portando ad un forte degrado:

«Nel frattempo, gli attivisti dicono che il mais eserciterà un aumento di pressione sulle riservealimentari mondiali e contribuirà al degrado ambientale. Sostengono che Enogen porterà ad un aumento della quantità di colture alimentari che saranno destinate a produrre benzina, lasciando meno per il consumo alimentare umano e portando al rialzo dei prezzi alimentari. Questo porterà ad aumenti dei prezzi alimentari sul mercato mondiale.”La tentazione di guardare al cibo come un’altra forma di combustibile da utilizzare per la crisi energetica aggraverà la crisi alimentare”, ha detto Todd Post di Bread for the World, un’organizzazione cristiana contro la fame.»

La produzione di biocarburanti otterrà un modesto apporto alla disponibilità di energia a scapito di un enorme danno per l’approvvigionamento alimentare umano: quante persone si possono sfamare col pieno di un Hummer?

Nel caso dei biocarburanti inoltre non si otterrebbe alcun vantaggio neanche per la dichiarata necessità di ridurre la produzione di CO2, infatti la CO2, sottratta all’ambiente dalle piante che produrranno carburante,  sarà riemessa al momento della combustione, ma le piante stesse saranno state tagliate e non potranno smaltire altra CO2. Molto più utile sarebbe invece impiantare foreste di latifoglie o conifere che siano, purchè siano alberi e possibilmente ad alto fusto, che assorbirebbero ingenti quantità di CO2 trasformandole in legname.

La stessa quantità di combustibili ricavata dalle piantagioni potrebbe essere invece ottenuta da un risparmio dovuto ad una razionalizzazione dei consumi, specialmente negli USA, dove ancora si spreca molto.

A pensarci bene, data l’esigua quantità di carburante che se ne può ricavare (in confronto alla grande quantità di cibo mandato letteralmente “in fumo”), l’unico scopo dei biocarburanti sembra proprio essere quello di mandare a morte per fame intere popolazioni.

Chi sa cosa ne pensa il prof. Sartori? (Vedi articolo)

 

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

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