Aspettando le prove sul “Multiverso”

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Richard Dawkins

 

 

In un articolo apparso sul sito della BBC il 3 agosto 2011, il prof. Hiranya Peiris, un cosmologo della University College di Londra, afferma di aver individuato un modo per provare o meno l’esistenza di universi paralleli al nostro. Si tratterebbe di studiare alcune tracce presenti nella CMB (Cosmic Microwawe Background) la Radiazione Cosmica di Fondo che costituì nel 1964 la prova dell’avvenuto Big Bang.

I dati attualmente disponibili non sono però sufficienti a determinare con certezza se le tracce del multiverso siano presenti o no, per avere elementi probanti bisognerà aspettare il 2013 quando saranno elaborate le osservazioni del Planck telescope, appartenente ad una nuova generazione di strumenti.

Allora, secondo le stesse affermazioni del prof. Peirs: “i dati del telescopio Planck – una nuova generazione di telescopi spaziali, progettata per studiare la radiazione cosmica di fondo con una sensibilità di gran lunga maggiore – potrebbe fornire all’idea una base più solida, o la confuterebbe

Qual è la “posta in gioco” nella teoria del multiverso?

La teoria del multiverso nasce fondamentalmente per  rispondere all’incredibile quantità di “casualità” che fanno sì che possa esistere la vita nell’universo e che esista qualcosa come l’essere umano stesso, questione nota come “principio antropico”.

Semplificando un po’ la cosa possiamo dire che l’universo “sembra” fatto apposta per far nascere la vita, un’idea che collide con l’ipotesi neodarwiniana di un meccanismo che abbia alla base solamente “caso e selezione”.

Infatti se invece di esistere un solo universo ne esistesse un numero molto elevato, meglio se infinito, ciascuno con differenti costanti e leggi fisiche, in mezzo a tanta varietà sarebbe plausibile trovarne uno con le caratteristiche giuste per la nascita e l’evoluzione della vita.

In poche parole, per salvare il caso come unica origine della complessità del vivente, è necessario moltiplicare infinitamente le “partite” giocate dal caso, in modo che almeno una, quella nel nostro universo, dia come risultato la improbabilissima combinazione vincente. Un’ipotesi che sarebbe piaciuta molto allo scrittore argentino Jorge Luis Borges.

Si tratta in realtà di una partita vitale per la teoria neodarwiniana, una partita che fino ad oggi era impossibile giocare lasciando nell’indimostrabilità (antiscientifica) l’esistenza del multiverso.

Se invece le idee del prof. Peiris sono corrette, nel 2013 avremo la risposta, e poi le possibilità saranno due:

1)      La teoria del multiverso sarà confutata, e allora bisognerà dare una nuova spiegazione al principio antropico o ammettere che l’universo ha una regolazione fine, come ha affermato il fisico Paul Davies (Vi è ora un ampio accordo tra i fisici e cosmologi che l’universo ha, sotto numerosi aspetti, una “regolazione-fine” per la vita. Paul Davies, “How bio-friendly is the universe?” International Journal of Astrobiology, vol. 2, no. 2 (2003): 115.)

2)      La teoria del multiverso sarà confermata, ma ci si troverà di fronte ad un nuovo, e stavolta insormontabile problema: non potremo sapere nulla sugli altri universi, come confermato proprio dal prof. Peiris: “Il dottor Peiris ha detto che anche se questi universi bolla fossero confermati, non potremmo mai imparare qualcosa su di loro.
Sarebbe meraviglioso essere in grado di andare fuori della nostra bolla, ma non sarà possibile“, ha spiegato.
Sono nati vicini – questo quando la collisione avviene – e la stessa inflazione si verifica tra le bolle. Stanno per essere scagliate da qualche parte e lo spazio-tempo tra loro si sta espandendo più velocemente della luce..

 

In ogni caso saranno tempi difficili per evoluzionisti come Richard Dawkins che dovrà rinunciare ad appoggiarssi all’idea di un multiverso o, nella migliore delle ipotesi, dovrà ammettere di non sapere, e di non poter mai conoscere anche in futuro, cosa esattamente sia avvenuto e ancora avvenga negli altri universi.

Noi non abbiamo fretta, aspetteremo il 2013 per conoscere il risultato.

 

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

3 commenti

  1. Matteo Dellanoce on

    Chiedo scusa .
    Penso che nella frase “La teoria del multiverso nasce fondamentalmente per rispondere all’incredibile quantità di “casualità” che fanno sì che possa esistere la vita nell’universo e che esista qualcosa come l’essere umano stesso, questione nota come “principio antropico”, ci sia un errore nella parola casualità. Il multiverso nasce per negare la causalità ecc ecc ecc. Altrimenti il discorso nel suo insieme non gira.
    Cordialità
    Matteo Dellanoce

  2. Gentile Matteo Dellanoce,
    colgo la sua attenta osservazione per chiarire il senso del passaggio in questione.

    Quel che intendevo dire è che l’esistenza della vita ha richiesto il verificarsi di una quantità incredibilmente alta di ben precise condizioni iniziali dell’universo, di una serie enorme di eventi che, secondo le teorie attuali, sono considerati “casuali”, cosa che io ho indicato col termine “casualità”. Il Multiverso deve quindi rendere ragione di tutti questi eventi casuali, definiti appunto “casualità”.

    Il verificarsi di un numero elevatissimo di eventi casuali rende infatti molto debole una teoria basata sul “caso e necessità”, teoria che è proprio quella attualmente accettata per l’origine della vita e delle specie.
    Tale teoria nega la “causalità”, termine che invece indica la concezione di una serie di cause inevitabili, presenti proprio per far nascere la vita, intrinseche alla struttura dell’universo.

    Spero di essere riuscito a chiarire il senso di quel passaggio.

    Grazie
    Cordiali saluti
    E.P.

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