La panspermia: il fallimento di una teoria (seconda parte)

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La “panspermia” si riaffaccia prepotentemente dimostrando di non essere l’idea di isolati, seppur importanti, scienziati.

 

E’ la nuova “just so story”, quella dei tempi del computer

 

Nella prima parte di questo articolo abbiamo visto come la difficoltà di spiegare l’origine della vita sia stata continuamente in sottofondo nella biologia fondata sul caso e la necessità, una difficoltà che ha spinto proprio esponenti di punta della scienze astronomiche e biologiche, come Fred Hoyle e Francis Crick, ad essere tentati di risolvere il problema della nascita della vita sulla Terra spostandolo su un altro pianeta. Si tratta di una tentazione che nella biologia moderna è sempre dietro l’angolo, come dimostrano le affermazioni di Richard Dawkins, ma che per la sua intrinseca debolezza, è alla ricerca di sempre nuove idee che la facciano apparire credibile.

L’ultima proposta in tal senso è proprio di questi giorni ed è stata riportata sulle colonne del Corriere della Sera nell’articolo Lo studio sulle origini: «La vita  sulla Terra portata da meteoriti», pubblicato il 3 ottobre scorso:

Congresso europeo di scienza planetaria che è tenuto in questi giorni a Madrid, un gruppo di astrofisici dell’Università di Princeton, dell’Università dell’Arizona e del Centro spagnolo di astrobiologia ha presentato una scoperta che possiamo veramente considerare rivoluzionaria.

 Una scoperta rivoluzionaria fatta dall’Università di Princeton, dall’Università dell’Arizona e dal Centro spagnolo di astrobiologia non può che essere roba da saltare sulla sedia, se poi aggiungiamo che l’articolo è pubblicato sul Corriere della Sera con la prestigiosa firma di M.P. Plamarini, non possono esserci dubbi. Vuoi vedere che hanno trovato gli extraterrestri?

 Andiamo dunque a vedere con trepidazione di cosa si tratta:

 La invito (la professoressa Renu Malhotra, titolare della cattedra di scienze planetarie e presidente del programma di astrofisica teorica all’Università dell’Arizona ndr) a riassumere, in termini semplici, il significato di questa scoperta per quanto riguarda l’origine della vita sulla Terra. Non esita e così risponde:

«La durata dell’ammasso stellare di cui dicevo sopra si sovrappone con il lasso di tempo durante il quale si formò il nostro sistema solare, quando esso proiettava molti frammenti rocciosi nello spazio inter-stellare. E questo si sovrappone con l’era geologica durante la quale si formò la vita sulla Terra. Plausibilmente, altri sistemi planetari simili al nostro coesistevano e quantità non trascurabili di frammenti rocciosi possono ben essere stati scambiati tra tali giovani sistemi planetari».

I loro calcoli suggeriscono che tali scambi di resistentissime spore possano essere avvenuti circa 300 milioni di volte.

Poiché, secondo i calcoli, se quando si è formato il sole nella stessa nebulosa di cui faceva parte fossero stati proiettati dei frammenti rocciosi, e se questi frammenti avessero trasportato spore di organismi viventi, e se questi fossero finiti vicino alla Terra alla giusta velocità, se le forme di vita avessero resistito alle terribili condizioni dello spazio interstellare, se le forme di vita non fossero state bruciate nell’impatto con la Terra, se sulla Terra ci fossero state in quel momento le giuste condizioni, se… se… se… avremmo trovato  “il germe primigenio della vita sul nostro pianeta“.

 E questa sarebbe una “scoperta”?!?

E così, nella “neolingua” di coloro che affermano di voler difendere la scienza da ingiustificate critiche mosse da chissà quali interessi religiosi o ideologici, appare quindi oltre al dannunziano “Litopanspermia“, un nuovo concetto di “scoperta” scientifica, che non fa riferimento ad una nuova conoscenza dovuta ad una verifica sperimentale ma diventa una ipotesi supportata da un’elaborazione al computer.

 Allontanatisi dalla tomisticaadaequatio rei et intellectus“, gli scienziati sono approdati, in casi come la teoria neodarwiniana per “caso e necessità,” all’hegeliano «se la realtà non coincide con la teoria, tanto peggio per la realtà». Infine adesso sembrano aver completato la loro parabola arrivando a pensare che la realtà sia quella virtuale elaborata nei computer anziché quella che sta “lì fuori”, qualcosa che ricorda un atteggiamento più adatto alle visioni della rivoluzione psichedelica che a quella scientifica.

Ma per fortuna uno scienziato da noi molto apprezzato, come M. P. Palmarini, alla fine dell’articolo salva la categoria con poche ma chiarificatrici parole:

I loro calcoli confermano che tutto torna. Ma insistono su un punto, doveroso: questa non è la conferma che la vita sulla Terra proviene dallo spazio, è solo la conferma che si tratta di una reale possibilità.

Già, tutto torna. Tranne la cosa più importante: manca una teoria che spieghi come si è originata la vita.

E una spiegazione scientifica dell’origine della vita si potrà avere solo quando si capirà qual è il meccanismo fisico della vita.

Fino a quando questo non sarà stato fatto, teorie come quella della “Litopanspermia” saranno solo delle nuove “just so story”.

 

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

22 commenti

  1. Giorgio Masiero on

    La chiusura prudenziale che Piattelli Palmarini fa nel suo articolo non lo perdona del termine “scoperta rivoluzionaria” con cui lo apre, né tanto meno scusa il Corriere per la collocazione in prima pagina della notiziola d’un gioco matematico e per i titoli usati.
    E se da parte del Corriere c’è solo (si spera) il bisogno di scoop in tempi magri per l’editoria, per Piattelli Palmarini che cosa c’é? che cosa ha fatto dimenticare ad un epistemologo come lui la differenza tra una speculazione infalsificabile (che poi rimanda il problema dell’abiogenesi da un pianeta ad un meteorite, rendendola ancora più inspiegabile se possibile!) ed una teoria scientifica controllabile?!

    • Ciao Giorgio, non si può che concordare con te.

      Aggiungo solo una considerazione un po’ “cattiva”: se P. Palmarini è uno disposto a credere a delle favole come quella della litopanspermia ma contesta il neodarwinismo, quanto può essere assurdo credere in quest’ultimo?

      • Giorgio Masiero on

        Bellissima questa tua, come dire non c’è limite alla creduloneria!

        • Confermo..Enzo bellissima!

          Un po’ come di recente:
          http://www.enzopennetta.it/2012/10/mostra-homo-sapiens-dopo-roma-si-va-in-scena-a-trento/#comment-8190

          stanno regalando momenti di ilarità con queste credulonerie ed uscite “comiche”..

          Ad ogni modo concordo appieno con il proff.Masiero(del resto mi sembra impossibile non farlo)

          C’è da dire che una simile uscita potrebeb essere usata dai neodarwinisti per contestarne la figura e quindi le tesi esposte contro il neodarwinismo..
          L’unico problema è che questa uscita di P.Palmarini trova largo spazio fra i neodarwinisti,anche più titolati..

          Ad ogni modo:
          “per Piattelli Palmarini che cosa c’é?”
          Boh?
          Come si dice:
          “Un colpo al cerchio ed uno alla botte”
          Anche se io più che altro individuerei un voler ridimensionare la notizia,seppur magari in maniera fin troppo soft..io ci vedo questo.

  2. Giuseppe Licciardo on

    Caro prof. Pennetta il suo sito fa parte della lista dei miei “preferiti” da qualche mese e leggo i suoi articoli con sempre molto interesse. Non intervengo mai perché leggo dai messaggi dei post un livello di discussione elevato che non sarei in grado di sostenere vista la mia mancanza di basi scientifiche. Stavolta faccio un eccezione perchè vorrei che mi chiarisse il significato della sua frase: “E una spiegazione scientifica dell’origine della vita si potrà avere solo quando si capirà qual è il meccanismo fisico della vita”. Potrebbe essere un pò più esplicito su cosa intende per “meccanismo fisico della vita”? Le chiedo perchè sono molto interessato al suo pensiero.
    Saluti

    • Benvenuto Giuseppe,
      grazie per l’attenzione che dedica a quanto facciamo su questo sito, e riguardo all’intervenire non si faccia scrupoli, ogni intervento porta un’originalità che contribuisce ad approfondire l’argomento.

      Riguardo alla frase da lei citata, devo subito dire che l’ho sentita dal prof. Masiero e mi è subito piaciuta, nell’articolo l’ho dunque utilizzata “prendendola in prestito”.

      Il significato è che finché si riterrà che la vita è nata per una serie di eventi del tutto casuali, non avremo nessuna vera conoscenza del fenomeno.

      Se invece si comincerà a studiare il “meccanismo fisico”, cioè si riusciranno a trovare quelle leggi di natura che rendono possibile la vita, cioè quello che adesso si vuole affidare al caso, allora potremo anche avere una vera spiegazione di come essa nata.

      Spero di aver chiarito il concetto… sempre che Giorgio non voglia rettificare qualcosa!

      • Così..tanto per dire questa posizione è stata espressa da altri fisici,magari con qualche variante e con parole non identiche magari,fra cui Zichichi e F.Catalano.
        Credo che la risposta che è stata riservata loro la rivolgerebbero tranquillamente anche al proff.Masiero che a M.Forastiere..
        E cioè: “Lei che è fisico non può parlare di evoluzione”
        Che è esattamente un argomento trattato in una delle ultime puntate del programma su RadioGlobeOne:

        http://www.enzopennetta.it/2012/09/9314/

    • Giorgio Masiero on

      La risposta che le ha dato il prof. Pennetta, sig. Ricciardo, è perfetta nella sua stringatezza. Per una più approfondita spiegazione (arricchita di esemplificazioni) sul significato di “meccanismo fisico della vita”, La rinvio ad un mio articolo che sarà pubblicato prossimamente nella sezione Tavola Alta di questo sito.

  3. Per fare un po’ di chiarezza, volevo sapere se i ragionamenti che andrò a fare possono essere considerati solidi.

    1)Anche ammettessimo che, o dei meteoriti o delle civiltà altamente evolute abbiano portato la vita sulla Terra, non si farebbe altro che traslare il problema. Ovvero, come è nata la vita nel suddetto meteorite o nel pianeta originario degli alieni?

    2)L’ipotesi che esista un’intelligenza nella natura intrinseca ad essa, che ha come scopo quello di far evolvere la vita nelle sue infinite forme, è attualmente l’ipotesi più veritiera in termini probabilistici? Nessun Dio attivamente partecipe, ma semplicemente una sorta di spinta inerziale alla vita e all’evoluzione (non saprei come meglio spiegarlo).

    • Almeno per quel riguarda me, direi che si tratta di un’ottima sintesi.

      Tecnicamente cambierei solo il termine “intelligenza” con “attrattore”, e “scopo” con “effetto”.

      Si tratta di accorgimenti che servono ad escludere dalla trattazione il finalismo (indimostrabile) e a soddisfare così il “postulato di oggettività” che tiene separato il piano filosofico da quello scientifico.

      • Concordo sul cambio intelligenza-scopo con attrattore-effetto,quanto al resto sarebbe opportuno definire quel ” far evolvere”..inoltre più che altro il problema non sono tanto le “infinite forme” quanto piuttosto le forme ‘fondamentali’ ad incominciare dalla prima forma di vita.
        Del resto una singola specie può portare alla formazione di un gran numero di varietà..

        Considerando l’evoluzione un’ipotesi falsificabile,non falsificata,che spiega i fossili nella colonna nel modo più semplice (rispetto a come possono o potrebbero fare altre “letture”) e senza dover far ricorso a grandi catastrofismi o altro di cui non si può dimostrare scientificamente l’avvenimento ed ipotesi che può comunque essere considerata soddisfacente per definire cosa siano quei dati di cui si dispone(fossili etc..),l’ipotesi di un’attrattore potrebbe essere un’ipotesi che non contraddice e non viene contraddetta da ciò che si può osservare..
        Ciò non vuol dire che esista,che si riesca a scoprire o che poissa mai trovare corroborazione.
        Quanto a Dio,al divino,vale sicuramente quanto ha scritto e sostenuto più volte il prof.Zichichi:
        “[..]la Scienza non ha mai tradito il Suo Padre. Essa ha scoperto – nell’Immanente- nuove leggi, nuovi fenomeni, inaspettate regolarità, senza però mai scalfire, anche in minima parte, il Trascendente.
        Più che altro ciò che le probabilità spediscono tre metri sotto terra è il neodarwinoismo e con esso la panspermia e l’abiogenesi.
        Sulla vita aliena valgono diverse considerazioni,che partono dal principio antropico,al mistero dell’origine della vita in un altro luogo e comunque resta il fatto che non conosciamo che una sola forma di vita nellUniverso,la nostra(il che già non permette di fare “grandi”statistiche sull’esistenza di forme di vita aliene),e tutti i parametri che servirebbero all’unisono per avere un pianeta simil-Terra non fanno che render ancor più improbabile un’esistenza di una forma di vita aliena.
        http://www.enzopennetta.it/2012/03/siamo-realisti-nella-nostra-galassia-siamo-lunico-pianeta-abitato/

      • Un caro saluto a tutti voi rieccomi qui 🙂

        Avrei una domanda riguardante questa sua ultima affermazione Prof. Pennetta, in risposta al commento precedente di Giuseppe in cui scrive “Nessun Dio attivamente partecipe, ma semplicemente una sorta di spinta inerziale alla vita e all’evoluzione (non saprei come meglio spiegarlo).”

        Io capisco che quando si parla in termini scientifici si debba parlare solo di qualcosa che è scientificamente dimostrabile. Ma io credo (opinione del tutto personale sia chiaro) che uno scienziato credente possa ovviamente studiare e cercare di capire il COME le cose funzionano, ma senza escludere il fatto che è sempre Dio il creatore per quanto riguarda il PERCHE’. Mi spiego meglio: la spinta “inerziale” di cui si parla, non ho capito se la si vede come un qualcosa di intrinseco in natura e che esclude quindi la presenza di un Creatore iniziale (quindi una sorta di intelligenza che esiste da sè ma che non è Dio), oppure se si intendeva dire che l’atto iniziale è stato voluto/creato da una Mente trascendente che ha dato alla natura e all’universo delle leggi specifiche. Ricordo a tal riguardo un bellissimo articolo sul sito UCCR dal titolo “Dio ha creato una natura libera” e questo si accorda benissimo col concetto di libero arbitrio. In sostanza, ho come l’impressione che dire “la scienza non deve interessarsi al perchè” da un lato sia come voler escludere a priori Dio. E’ un po’ come per e neuroscienze: dicono che la mente sia solo un’illusione e un fenomeno chimico perchè non è dimostrabile tramite le apparecchiature quindi gli esperimenti neuroscientifici devono escludere ipotesi non deterministiche…ma mi domando: ma se si esclude A PRIORI un qualcosa solo perchè non posso “vederlo” come posso pretendere poi di arrivare a dei risultati esatti se poi quel “qualcosa” esiste? Nell’esempio delle neuroscienze, si pretende di arrivare a capire la mente analizzando in modo riduzionistico il cervello ma se la mente NON è il cervello significa che già in partenza stiamo sbagliando qualcosa. Un po’ come cercare di far volare un’aquilone studiando la sua struttura ma escludendo a priori che serva anche il vento solo perchè il vento “non lo vedo” e non fa parte della struttura dell’aquilone….quell’aquilone non volerà mai!

        Poi un appunto che esula ovviamente dal discorso scientifico: credo sia superfluo per un cristiano dire che in realtà il Dio rivelato nei vangeli non è affatto disinteressato ma è così tanto interessato alle sorti dell’uomo che si è incarnato (ne ha parlato peraltro il Prof Giuliani in un direi “poetico” articolo proprio oggi sempre su UCCR).

        Grazie a tutti e buona serata!

        • Ciao Mattia,
          siamo d’accordo che lo scienziato debba studiare “come” le cose funzionano, e anche sul fatto che la personale convinzione dello scienziato sull’esistenza di un Dio creatore non può essere minimamente di ostacolo.

          Anzi, da più parti si sostiene, secondo me a ragione, che la nascita della “scienza” abbia richiesto proprio questo assunto iniziale: ritenere che la nostra mente sia fatta a somiglianza di quella del creatore, altrimenti non potremmo postulare la nostra capacità di comprendere l’universo.

          Sui “perché” delle cose, come sappiamo non interviene la scienza, quello è un altro campo, il problema è che qualcuno vorrebbe dare a intendere che la realtà indagabile con il metodo scientifico sia l’unica degna di tale nome.
          Così come da parte di alcuni si vuole escludere che la coscienza sia una realtà solo perché non è qualcosa che si può misurare e studiare scientificamente.

          E così escludiamo ciò che è più profondamente umano.
          Non so se ho risposto… ma questo mi sentivo di dire…

  4. L’evoluzione o è casuale o ha un fine. Non può essere diversamente.

    Anche ammettendo che la natura e la vita non abbiano alcun senso, in realtà il senso della vita, anche se può sembrare lapalissiano, è proprio l’evoluzione stessa. (non solo da un punto di vista biologico, ma anche di coscienza)

    • Questo è un ragionamento filosofico.
      In primis si potrebbe distinguere fra finalismo e finalità..
      Ad ogni modo il fine per esser definito necessita di una intenzione,che precede,e un’esecuzione,a cui segue.
      Da un punto di vista matematico il fine si può rappresentare col concetto di limite,in un meccanismo causa-effetto rappresenta il limite a cui tende una successione di cause-effetti,in cui per assurdo effetto finale e causa primaria(fuori dalla successione)vanno a coincidere.
      Per controparte poi bisognerebbe fare anche un distinguo fra finalismo e determinismo..
      Ora,la scienza,in tutte le concezioni note del termine, parte dal presupposto che l’oggettività equivale al rifiuto sistematico a considerare la possibilità di pervenire ad una conoscenza “vera” mediante qualsiasi interpretazione dei fenomeni in termini di cause finali, cioè di “progetto” e quindi esclude ogni causa finale perché non può essere studiata in modo sperimentale(questo per dirla abbastanza semplicemente..).
      Può essere riduttivo escludere l’esistenza di ciò che non
      può essere studiato con il proprio metodo.Ma questo è il metodo scientifico..
      Certamente si potrebbe pensare a cose come il fatto che l’informazione genetica porta un programma con un risultato previsto,però anche in questo caso si è comunque in presenza di meccanismi causa effetto,leggerlo come finalismo è scientificamente errato.
      O si potrebbe pensare al fatto che molti sistemi complessi hanno una direzionalità.
      Come ricordavo sopra esiste una cosa che si chiama principo antropico che nella sua forma “debole” dice che
      “I valori osservati di tutte le quantità fisiche e
      cosmologiche non sono ugualmente probabili, ma
      assumono valori limitati dalla condizione che esistano
      luoghi nei quali la vita basata sul carbonio possa
      evolversi, nonché dalla condizione che l’Universo sia
      sufficientemente vecchio da aver potuto dare origine
      a tali forme di vita.”
      E’ un po’ tautologico ed è un dato di fatto..
      Quindi anche a livello più macroscopico non si può parlare scientificamentre di fine.
      Tutto questo per dire cosa?
      Che il finalismo è un concetto “filosofico-fideistico-antropocentrico” mai scientifico,bisogna fare molta attenzione su questa cosa,altrimenti vorrebeb dire che il futuro condiziona il presente..questo non è scientifico..
      Il finalismo nelle scienze è limitato al significato della parola nel senso di tendenza e direzionalità, senza necessità di un progetto intelligente.
      la scienza si “ferma” per forza ad un cero punto,poi intervengono fede,religione,filosofia,ma ciò che si deduce,crede,postula non riguarda più la scienza.

      “For science, intelligent design is a dead-end idea.” (Eric Cornell)

  5. @Leonetto

    Mi potresti spiegare cosa intendi con attrattore?

    Un disegno intelligente non implica la presenza di un destino già segnato, e quindi l’assenza di libero arbitrio.
    Lo scopo della scienza non viene assolutamente sminuito se si crede che la vita abbia un senso e quindi un fine.
    La scienza, per come la interpreto, ha il compito di capire il come e non il perché delle cose.
    Il perché oltretutto saranno sempre e solo ipotesi che potranno essere affinate capendo il come.
    Se capisco che l’evoluzione non è frutto del caso, e nel contempo accerto che l’uomo nella sua natura è spinto ad evolversi e preservarsi, per me è già sufficiente.

    Interrogarsi sul fine ultimo, nonostante ipotesi molto affascinanti, è un esercizio fuori dalla portata della coscienza umana, e non era mia intenzione farlo in questa sede.

    • Dunque,intanto cerchiamo di non fare confusione..
      Il libero arbitrio è proprio anche di tutte(molte)fedi e religioni finalistiche..finalismo e predestinazione non sono per nulla sinonimi..
      Nessuno ha mai inoltre detto che “Lo scopo della scienza viene assolutamente sminuito se si crede che la vita abbia un senso e quindi un fine.”
      Però questo è un credo,come giustamente dici,pertanto alla scienza semplicemente non interessa perchè si trova su un piano diverso.
      Così anche su questo punto diverso è un credo dalla credulità.
      Ora lei riusa il termine ‘evoluzione’,ma viene il sospetto che consideri dietro questo termine più di quello che ai fatti ad oggi rappresenta..e lo riconduca a quello che poi è il suo significato principe derivante dalla filosofia,economia etc..che poi rappresenta anche la macroevoluzione neodarwinina.
      Anche su questo punto è bene non fare confusione,la invito a rileggere il mio commento di cui sopra,in particolare ciò che scrivo circa l”evoluzione’..
      Un attrattore,brutalmente,è un è quel qualcosa verso il quale un sistema dinamico, dopo un certo tempo t,sufficientemente lungo(da definire),si muove.
      Questo vale per sistemi caotici,sistemi casuali come per sistemi oridnati,o se vogliamo,per sistemi predicibili come per sistemi impredicibili..
      E’ una nozione scientifica.
      Come ho già scritto,che l’ipotetica equazione darwiniana non sia compatibile con la complessità del risultato finale non significa dire che la “progettualità razionale” (concepita come elemento mancante all’interno dell’equazione) debba necessariamente esistere…l’ID non propone esperimenti e la caratteristica prima evidenziata fa si che noin sia una teoria scientica,che non sia una buona pars costruens..
      Fra le altre cose il livello di possibilità di falsificazione dell’ID è praticamente lo stesso del neodarwinismo:inesistente.
      Sostenitori dell’ID scrivono sovente che :
      “il disegno intelligente è una deduzione logica, basata sui dati raccolti dal mondo naturale, e quindi fa parte a pieno titolo dell’ambito della scienza”
      Questo però in realtà non è corretto,il metodo deduttivo parte sempre da un postulato o da un assioma, cioè da una verità assoluta che non ha bisogno di essere verificata, dalla quale deduce, attraverso un ragionamento, dei fatti particolari, la validità di quanto dimostrato crollerebbe qualora si dimostrasse che l’affermazione di partenza fosse falsa o arbitraria. In questo modo crollerebbero proprio le premesse su cui il ragionamento stesso si era fondato.
      Nella deduzione, il contenuto informativo della conclusione non è interamente incluso nelle premesse,e questo può rivelarsi un grande problema…
      Se non si può andare ad avvalorare scientificamente quantomeno in qualche modo quelle premesse..la scientificità oscilla fra l’essere seriamente compromessa e l’andare a rotoli..
      Anche laddove l’ID pone delle predizioni come:
      -Forme che appaiono improvvisamente e senza precursori saranno trovate nella documentazione fossile.
      -Il codice genetico non conterrà più il bagaglio di codice genetico di scarto o meno funzionale “DNA spazzatura
      Si tratta né più né meno di cosa parimenti a quelle che banalmente non contraddicono il neodarwinismo..
      In buona sostanza,laddove l’ID propone,in conclusione che :
      “fino a prova contraria bisogna considerare un certo evento come un caso di complessità irriducibile e quindi di progettazione” usa un improprio ‘quindi’ poichè questo è frutto di deduzione,di supposizione non caratterizza una teoria scientifica galileiana.
      Ricapitolando l’ID non è scienza,come non lo sono i vari credo,anche se non vengono smentiti eventualmente dalla scienza stessa..
      Ti riamndo anche circa il finalismo e la scienza a quanto ho scritto sopra..

      Non so se sono stato sufficientemente chiaro..

  6. @Leonetto

    Le tue risposte sono sempre molto lunghe e penso esaustive (anche se non riesco a coglierne appieno il significato).

    Credo mi manchino anni di dibattiti in questo argomento che per forza di cose creano un dislivello nella nostra discussione.

    Vorrei essere conciso e ribadire quelli che sono i miei dubbi.
    Innanzitutto pur avendo delle idee sul fine ultimo della vita, non ho certo intenzione di renderle oggetto di discussione, essendo ben conscio che sono solamente opinioni prive di certezza alcuna.
    Quindi quando scrivo evoluzione, intendo letteralmente evoluzione biologica, e se si vuole di consapevolezza.

    Visto che questo spazio mi sembra aperto ad ogni opinione, scrivo la mia, per chiarire ulteriormente ciò che penso sull’evoluzione. (Tralasciando per il momento i motivi)

    Ritengo che la vita si sviluppi con ritmi relativamente lenti, ma tali da escludere la possibilità che sia il caso a “gestirla”. A questo aggiungo che sono fermamente convinto che il caso non esista, ma anche qui sarebbe troppo lungo prolungare il discorso sui motivi.

    Accetto ben volentieri la tua (vostra) definizione di attrattore, che ritengo compatibile con la mia visione, e diciamo che l’evoluzione si muove inseguendo questi attrattori.

    Non escludo che civiltà aliene possano aver interferito sulla nostra evoluzione, modificando (anche più volte) il nostro DNA. Ma non penso che si possa attribuire a loro la nascita della vita sulla Terra.

    Il mio ID è questo. Nessuna interferenza divina, ma semplicemente delle regole prestabilite che sono volte a preservare (riproduzione) ed evolvere (attrattori) la vita nelle sue variegate forme.

    Il fatto che questo sia un ID è una mia supposizione dovuta al fatto che sono convinto della non esistenza del caso, e invece della perfezione con cui le Leggi dell’Universo agiscono.
    Sarebbe un discorso troppo prolisso, ma posso assicurare che per arrivare a tali convinzioni, la fede occupa solo la condizione necessaria per iniziare, dopodiché il tutto diventa scienza sperimentale.

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