La guerra al cancro e i veri pericoli del neodarwinismo

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Perché impegnarsi per contrastare il neodarwinismo?

 

 

Il vero problema non è l’insoddisfacente spiegazione dell’evoluzione ma la negazione del progresso scientifico.

 

Il perché in un articolo di Umberto Veronesi.

 

 

Obiettivo mortalità zero” è il titolo di un articolo firmato da Umberto Veronesi, apparso sull‘Espresso dell’8 novembre 2012. Ma la cosa che più colpisce è il sottotitolo:

La guerra al cancro è a una svolta. Sappiamo come guarire più della metà dei malati. E abbiamo messo le mani nel genoma dei tumori. Adesso possiamo puntare a curarli tutti .

Si tratta di una specie di proclama trionfalistico che si basa su due punti:

1) la chiave per la cura dei tumori è nel genoma

2) su tale ricerca entro breve si potrà puntare  a curarli tutti

 Ma purtroppo la lettura dell’intero articolo rivela una realtà ben diversa:

Stiamo vincendo la guerra contro il cancro?

[….] 

È stato anche il tema del World Oncology Forum di Lugano, ed è infine la domanda che noi oncologi poniamo a noi stessi ogni giorno. Per rispondere, dobbiamo prima di rutto chiarire cosa intendiamo per “vittoria”. Se intendiamo guarire i malati oncologici, allora la risposta è si, ci stiamo riuscendo.

[…]

Ciò che fa la differenza è innanzitutto la diagnosi precoce…

 Ecco che dalla lettura della prima parte dell’articolo emerge una contraddizione con le premesse del sottotitolo, infatti i progressi ottenuti sono dovuti alla sola diagnosi precoce. L’unica speranza nella lotta contro questa malattia è dunque riposta nella possibilità di intervenire chirurgicamente nelle fasi iniziali della malattia, ma quest’affermazione è rivelatrice del fatto che i dichiarati successi nel campo della genetica non hanno portato ad alcun vero progresso. Questo in verità non viene detto esplicitamente, ma è quanto emerge implicitamente:

 Se in 40 anni abbiamo pressoché raddoppiato la curabilità per le neoplasie a maggior diffusione, è ragionevole prevedere che nei prossimi 40 arriveremo vicini alla guaribilità totale. La mortalità zero è dunque un obiettivo perseguitile. Se però per “vittoria” sul cancro intendiamo il cancellare la malattia come è avvenuto per le grandi epidemie del passato, quali la peste o il colera, allora la riposta alla domanda iniziale”stiamo vincendo la guerra contro il cancro” è: no.

La ricerca si è concentrata sulla genetica nella convinzione che nelle mutazioni del DNA sia la chiave per capire il meccanismo della malattia, i meccanismi neodarwiniani di mutazione casuale che sono ritenuti alla base dell’evoluzione sono quegli stessi meccanismi che vengono ritenuti alla base del cancro [vedi CS-Escherichia Coli: è vera evoluzione? (seconda parte)].

La ricerca di cause genetiche ha portato ad un dispendio di risorse che come abbiamo visto non ha dato i risultati sperati, tanto che gli unici progressi sono stati ottenuti perseguendo la diagnosi precoce. Un caso paradigmatico è quello del cancro al collo dell’utero di cui si è recentemente parlato [Vedi CS-Vaccino anti cancro: inutile e costoso?].

E in questa convinzione vengono perse occasioni preziose, risorse importanti vengono sottratte a ricerche promettenti, il riferimento è ad esempio allo studio pubblicato su Cancer Reserch del febbraio 2011, nell’articolo The Death of the Cancer Cell, nel quale si possono leggere conclusioni che vanno contro la teoria genetica della malattia:

During the second half of the 19th century, German pathologists diagnosed cancers while using light microscopes, comparable to those used today. They then suggested that cancer was a tissue-based disease and, separately, that the default state of cells was proliferation (11).

At the beginning of the 20th century, the advent of gene-centric research imperceptibly allowed the introduction of a reductionist rationale that encouraged finding phenotypic differences between the normal and the cancer cell (23). Ever since, this search was conducted by adopting a “bottom-up” strategy. The more that was learned about the structural complexity of the cell, the more distant the perceived “bottom” became. Thus, while Theodor Boveri was proposing the theory that cancer was due to chromatin rearrangements within a single cell (7), starting in the 1960s until today, genomic somatic mutations (point mutations, deletions, translocations, etc.) and so-called epigenetic changes (DNA methylation and posttranslational modifications of histones) in that fateful original cancer cell became the target of the increasingly elusive explanatory “bottom”.

 

La visione gene centrica, basata sulle mutazioni casuali è dunque un ostacolo alla ricerca scientifica, e si tratta di una visione mutuata dalla teoria neodarwiniana che ha le sue radici nella Sintesi Moderna che, nonostante le successive aggiunte, ha ancora nelle mutazioni casuali del DNA il suo fulcro.

Ecco perché chi veramente ha a cuore il progresso e la vera scienza, e in questo caso la cura delle malattie, dovrebbe assumere un atteggiamento critico verso il meccanismo neodarwiniano per “caso e necessità”.

 

 

 

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

23 commenti

  1. al di là della visione gene-centrica dovuta ad una mentalità tipicamente darwiniana, sicuramente inutile per cure a breve termine, i preconcetti dovuti al darwinismo (nello specifico mi riferisco al DNA spazzatura) si sono dimostrati il più grande ostacolo alla studio ed alla comprensione di malattie come il cancro ed il diabete e quelle cardiache

    John S. Mattick, direttore dell’Institute for Molecular Bioscience presso l’Università di Queensland a Brisbane in Australia, si è espresso al riguardo con testuali parole:

    the failure to recognize function for introns might have been one of the biggest mistakes in the history of molecular biology

    ovvero:

    il mancato riconoscimento di funzione per gli introni potrebbe essere stato uno dei più grandi errori nella storia della biologia molecolare

  2. Giorgio Masiero on

    A me sembra, con gente come Veronesi, di sognare, di fare un salto all’indietro nel tempo, prima del 1860, quando ancora la scienza aveva una visione esclusivamente riduzionistica: scomponiamo gli oggetti nelle loro componenti elementari che più piccole non si può (gli atomi), studiamo le proprietà di queste particelle e da esse dedurremo le proprietà dell’oggetto complessivo. Il cancro? Il problema sta nella cellula! Una di queste impazzisce, si trasforma in cellula cancerosa e prolifera in maniera incontrollabile, bla, bla, bla. Dopo 40 anni di studi fondati su queste assunzioni, di miliardi di euro impegnati su queste basi teoriche, Veronesi & C in tutto il mondo non hanno trovato un solo farmaco in grado d’invertire la mutazione della cellula. Ai pazienti hanno somministrato (e somministrano) veleni, sotto forma di chemio- o radio-terapie, che uccidono le cellule senza invertirne la mutazione, anzi accelerandola.
    Eppure, dal 1860 allorché Maxwell scoprì l’esistenza del campo elettromagnetico (cui poi seguì la scoperta di altri campi fisici), la fisica ha imparato che lo studio riduzionistico della Natura è solo il 50% della storia, perché c’è un altro 50% fatto di studi “olistici” di fenomeni distribuiti su tutto lo spazio ed il tempo. Fenomeni detti appunto campi. Il cancro? E se la proliferazione delle cellule fosse una loro proprietà inerente, intrinseca (come dimostra lo stesso fenomeno dell’evoluzione)? E se non esistessero cellule cancerogene, ma la loro proliferazione incontrollata derivasse, invece che da esse stesse, dalla mancanza di controlli “esterni”? Se, come in un’aula di scuola elementare quando si assenta l’insegnante, il disordine conseguente non si potesse tanto imputare al sopravvenire di una sovraccarica energetica degli alunni, ma piuttosto allo scoppio naturale della carica normale pre-esistente non più controllata dal campo osservativo e inibitorio dell’insegnante?
    Forse per Veronesi & C sarebbe il caso di cominciare ad assumere un approccio di ricerca che consideri anche l’altra metà non riduzionistica nel sistema di osservazione dei fenomeni della vita, per cercare terapie al cancro basate magari su teorie di campo dell’organizzazione dei tessuti.

    • nonostante la ricerca sui geni delle cellule cancerogene e la loro classificazione sia a mio parere anche importante per eventuali cure future, basate ad esempio sull’utilizzo di virus “addomesticati” ad attaccare solo determinati profili di DNA, l’elettrosmog è sicuramente una delle principale cause di queste malattie …certo è che darwinismo o meno il business che sta dietro il mercato delle telecomunicazioni è difficile da moderare, magari servirebbero meno campagne e fondi per problemi sopravvalutati come il buco dell’ozono ed i cambiamenti climatici e più attenzione verso quelli che già manifestano i loro effetti nel presente, uno dei queli è appunto l’inquinamento elettromagnetico

      • Eh gia’, chissa’ nel 1950 quante antenne c’erano per telefonini a 900 e 1800 MHz con potenze irradiate dell’ordine dei mW a distanze di poche decine di metri (nel caso delle celle piu’ grandi) o pochi centimetri (nelle celle piu’ piccole!).

        • il prof Masiero intendeva altro ma già che siamo nel discorso vale la pena spedere due righe

          quoto in pieno, e pensare che il limite SAR di sicurezza per periferiche cellulari è solo di 2W/Kg

      • Giorgio Masiero on

        E chi ha mai detto il contrario, Adriano? Non ho certo attaccato il riduzionismo di Veronesi & C per cadere nel difetto opposto dell’olismo. Per questo ho parlato di 50% e 50%: si tratta di due manovre che insieme devono essere attuate nello studio di “tutti” i fenomeni fisici per conoscerli a fondo! Se io guardo un cilindro solo dall’asse di simmetria osserverò un cerchio; se lo guardo solo da un asse trasversale, vedrò un rettangolo: solo dalle osservazioni in parallelo lungo i 2 assi ne capirò la topologia cilindrica…
        Quanto allo “smog elettromagnetico” non ho capito che cosa esso c’entri con le teorie di campo dell’organizzazione dei tessuti, proposte per comprendere la carcinogenesi.

        • errore mio, ho intravisto nel discorso la scoperta del campo elettromagnetico ed ho creduto ti riferissi alla mancanza di salvaguardia dai suoi effetti nocivi

  3. Senz’altro importante l’errore sul Junk Dna così com’è importantissimo quello che riporta Masiero.
    Veramente condivisibilissimo in toto e di un’importanza sconcertante.
    La teoria della mutazione somatica ormai,per lo meno ai piani alti sta cadendo a pezzi..ci si sposta piuttosto verso una visione legata al cosiddetto “microambiente”.
    Genecentrismo,Junk Dna e quanto proviene dalla visione neodarwinsta giungono inerosabilmente al capolinea segnato da fallimenti ed errori,però come ha più volte pronosticato ed affermato anche M.P.Palmarini mai si sente un “mea culpa”,mai si fa il “passo indietro”.
    Piuttosto,senza sconfessare nulla,senza rinnegare le basi del neodarwinismo,si cerca di aggiungere,di estendere come è un po’ la visione di Odifreddi di cui si parlava qua:

    http://www.enzopennetta.it/2012/11/escherichia-coli-e-vera-evoluzione-seconda-parte/#comment-9187

    Interessantissime e inerenti questi studi proposti da Alessandro:
    http://www.enzopennetta.it/2012/11/quelli-che-le-peer-rewiew/#comment-9195

    Ma nache:
    http://www.enzopennetta.it/2012/09/rendere-la-biologia-scientificamente-accettabile/
    “Per l’industria biotecnologica il credito è finito (finalmente): i geni non sono agenti autonomi ma funzionano all’interno di reti !’ (Wilkins A. (2007) BioEssays 29, pp. 1179-1181).”

    Forma e complessità sono due cose i neodarwinisti evitano come la peste,ma che sono due cose fondamentali per la natura che osserviamo e che viviamo e che non possono spiegare minimamente o troppo fallacemente comunque..
    Dobzhansky, quando era appena venuta fuori la ricostruzione del DNA,disse e scrisse che il genoma non è da intendersi come un’accozzaglia di solisti, ma è da intendere come un’orchestra in cui lavorano in modo organico e secondo una linea prestabilita tanti bravi musicisti(ricordato appunto anche da A.Giuliani).
    Pertanto per arrivare a descrivere in questo modo il genoma bisogna fare ricorso alla teoria dell’informazione e non solo..
    Veronesi scrive:
    “Perché la complessità , che per alcuni anni è sembrata l’ ostacolo più insormontabile, grazie a nuove scoperte sta diventando sempre più la vera chiave dl lettura di una malattia che ne racchiude decine, se non centinaia diverse. […] è importante prepararsi alla multidisciplinarietà: fisici, ingegneri, matematici, bioinformatici devono colloquiare con medici e ricercatori.
    E lo stesso dialogo dovrà svilupparsi con gli altri attori sociali e gli uomini di pensiero. […]”

    Viene riconosciuta la sconfitta,viene ammesso quale e dove sia sito l’errore,fnalmente si fa parola della multidciplinarietà però c’è sempre quella riverenza e quell’attaccamento come l’ostrica allo scoglio al neodarwinismo,anche se si rivela inefficace,fallace un “paradigma superato” come ricorda il prof.Roberto Fondi che scrive tra le altre cose:

    “La teoria neodarwiniana è superata poichè dalle ricerche è scaturita una visione della cellula non più basata sui “mattoni fondamentali”,ovvero i geni,bensì su una rete ricorrente di relazioni funzionali integrate a vari livelli che si esprimono in processi circolari spesso delocalizzati e struttuurati in modo gerarchico[…]Ciascuna parte acquista valore e significato unicamente con riferimento all’organizzazione del sistema cellulare considerato nella sua globalità.[…]La mia conclusione è che la biologia e anche altre dciscipline progredirebbero meglio e più in fretta se si lasciassero alle spalle la mitologia,il vicolo cieco della mitologia evoluzionistica per riprendere il solco fruttuoso e sicuro della morfologia aristotelico-couveriano-linneiano..”

  4. salve a tutti,
    non ho ben chiara una cosa. ho letto diversi articoli del forum, in particolar modo quelli riguardanti l’evoluzione…evoluzione che a quanto ho capito per voi non esiste, tutte frottole in special modo il modello neodarwinista. . ok, domanda…e dunque? bene o male sempre lì si torna. ci ha creati il dito di dio?

    • marco,

      1) questo non è un forum
      2) se ha letto gli articoli non li ha capiti
      3) non ha principalmente capito che per noi l’evoluzione esiste
      4) confermo che la spiegazione darwinista non è valida (l’unico punto che ha capito)
      5) la confusione tra livello fisico e metafisico dimostra ancora una volta che non ha letto o non ha capito quello che scriviamo.

      Non vedo dunque obiezioni scientifiche né un’autentica voglia di capire… né un corretto modo di porsi.

      Sicuramente altri siti sono più adatti per quello che cerca, buona fortuna.

    • nell’articolo sull’Escherichia Coli torna Greylines e qui dove anch’io (notoriamente fautore dell’ID) ho avuto modo di prendere parte alla discussione un anonimo “marco” si mette a parlare di interventi sovrannaturali (concetto comunque erroneamente attribuito a tale teoria)?! questo si che è essere subdoli!

      tengo a sottolineare che non è più mia intenzione tornare sull’argomento a meno che non rientri strettamente nella discussione proposta dal professore in uno dei suoi articoli …”divide et impera” andava bene ai tempi dei romani

  5. valentino zoldan on

    Non sono in grado di seguire troppo bene il discorso del parallelismo fra darwinismo e ricerca sul cancro ma una cosa la so, le ricadute pratiche sono comunque devastanti.

    Un caso che mi ha toccato personalmente pochi anni fa:

    tumore alla prostata di tipo 9

    cura ormonale

    PSA scende da 300 a 28 in pochi mesi, poi il tumore cessa di rispondere ed il PSA risale a livelli vertiginosi (3600)

    troviamo un prof. in Germania che sperimenta la seguente tecnica:

    – prelievo del sangue ed isolamento delle cellule dendritiche, e prelievo di qualche cellula tumorale
    – “addestramento” delle dendritiche ad attaccare il tumore
    – moltiplicazione delle cellule addestrate
    – re-inoculazione della cultura

    riusciamo ad avere un appuntamento, viaggio terribile per il malato (dolori alle ossa per le metastasi diffuse)
    Prelievi effettuati e analisi (PSA= 5000)
    Rientriamo
    Dopo un mese ripartiamo con paziente peggiorato (PSA = 6000), viaggio, per lui, infernale.
    Inoculazione cellule
    Rientriamo

    Dopo un altro mese ricovero per blocco intestinale.

    Su nostra insistenza e guardandoci dall’alto in basso accettano di fare un’analisi del PSA, risultato 800.
    Dicono che saranno state sbagliate le precedenti analisi e si rifiutano di effettuare altri esami a periodi scadenzati.

    Senza entrare nei particolari, dopo 20 giorni grazie ad un medico coscienzioso viene fatto un altro PSA, 300.
    Altri 20 giorni ed il paziente muore soffocato dopo essere stato disidratato e successivamente, resososi conto dell’errore, sovraidratato.

    Magari moriva lo stesso, ma il pervicace attaccamento dei medici ai “protocolli” secondo me non ha certo aiutato.

    Il paziente era medico, di tutt’altro tipo, era mio padre

    • alessandro giuliani on

      Valentino grazie di aver aperto il tuo cuore su questo sito e di averci parlato di questa tua esperienza dolorosa.
      L’arroganza della scienza è sempre una brutta cosa, nella cura delle persone criminale.

  6. valentino zoldan on

    Prego, quello che volevo portare all’attenzione è il problema dei protocolli, si applica anche alla peer-review on senso lato.

    Nessuno, penso, critica i protocolli come linea guida che possa essere tenuta in prima considerazione, e questo vale sia nella ricerca che nell’applicazione pratica, quello che mi infastidisce è ciò che il protocollo è diventato, un sistema per:

    1- effettuare risparmi di scala
    2- raccogliere soldi (ciò che è fuori protocollo non viene ne’
    rimborsato ne’ finanziato, in linea generale)
    3- “non pensare” riducendo sia il concetto di ricerca che di
    cura ad un mero “camminare nel solco”, non richiede molto
    impegno.
    4- “coprirsi le spalle” e deresponsabilizzarsi: “sono 20 anni
    che porto avanti questa ricerca e siamo arrivati ad un punto
    morto, ma abbiamo applicato i protocolli” che fa il paio con
    “il paziente è morto, colpa sua, noi abbiamo seguito i
    protocolli, lui no” o con “il ponte è crollato, colpa sua,
    noi abbiamo applicato protocolli e norme, lui no”
    5- creare una cittadella chiusa custode dell’ortodossia e
    tenere fuori chiunque abbia opinioni o idee diverse
    appiccicandogli l’etichetta di “eretico” (creazionista?)

    In pratica, il protocollo diventa la nuova fede, ben povera invero; tutto riceve giustificazione da un atto tuttosommato burocratico, regolamentatorio o legislativo, che si trasforma da modello di verità (quel tanto conosciuto al momento della promulgazione) a verità stessa.

    Il modello diventa il punto di rifermento ed è la realtà che si deve adattare ad esso, salvo adattamenti da furbastri dello stesso.

    Lampante il caso diossina nei pozzi: qualche anno fa il tasso di diossina nei pozzi della nostra zona stava per sfondare il limite di legge, hanno risolto il problema con una velocità ed efficienza incredibile: hanno alzato i limiti di legge.

    Non credo che così si vada molto lontano con il progresso.

    • Valentino, quello che dici mi trova molto d’accordo, posso solo aggiungere che, nel caso dei protocolli, certi meccanismi vanno a incidere nella vita delle persone ed è tutt’altra cosa che parlare di teorie scientifiche.

      Anche se, come abbiamo visto, le cose non sono poi così scollegate tra loro.

      Grazie ancora

  7. Nell’articolo parlano di ‘guarire’ i malati. Bisogna sapere comunque che l’oncologia elabora le sue statistiche sulla sopravvivenza, non sulla guarigione!

    Per cui se un malato di tumore è ancora vivo dopo 5 anni, anche se è moribondo, per loro rientra nelle statistiche di persone fatte passare per ‘guarite’.
    Per questo per loro è fondamentale anticipare la scoperta dei tumori: prima li scoprono, più facilmente si arriva ai fatidici 5 anni.

    Bisogna stare attenti anche ad altri dati statistici e come vengono messi assieme. Ad esempio se si mescolano i dati di sopravvivenza-guarigione di tipi diversi di tumore, si aumenta la percentuale globale positiva:
    tumore ai polmoni: 10%
    tumore ai testicoli: 87%
    quindi dicono, guarigione dai tumori: (10+87)/2 = 48%
    peccato che ai polmoni in Italia si ammalano 40.000 persone, mentre quello ai testicoli solo 2.000!

    In più ogni dimissione dall’ospedale viene conteggiata come guarigione, idem ogni operazione chirurgica, anche se la stessa persona ritorna con un altro tumore: è un altro, mica quello di prima…
    Idem se cambia ospedale, per le statistiche è un nuovo paziente, mica lo stesso in cura da un’altra parte.
    Ovviamente le statistiche a 10-15 anni sono un tabù assoluto che nessuno può consultare…

    E tanto altro ancora… dove ci sono tutti quei soldi non può esserci verità, né onestà.
    Basta pensare che per i farmaci oncologici si spende il 30% del totale sui farmaci.
    E la matematica è un asso nella manica per falsificare/costruire una falsa opinione pubblica per abbindolare in nome della ‘scienza’. La nuova religione moderna.

    • valentino zoldan on

      Già, la splendida fanciulla in fiore tipo venere o primavera di botticelli che era “la scienza” purtroppo oggi è tanto più rispondente ad un altro pittore e ad altri quadri: una delle prostitute di Tolouse Lautrec.

      Per quanto riguarda i protocolli credo che si dovrebbe applicare la regola aurea che “il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”.

      E’ evidente che ormai tutto è monetizzabile e monetizzato e anche questi strumenti, utili, pensati dall’uomo per aiutare l’uomo nelle sue attività sono ormai solo strumenti in mano al potere ed a servizio del potere contro l’uomo.

      Emblematico il caso Patarroyo; non mi permetto di dare alcun giudizio ma certo che credo più ad una persona che ha rinunciato a 75 milioni di dollari che ai sodali di chi glieli aveva offerti.

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