C’era una volta “Le Scienze” – prima parte

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Analizzando il numero di Le Scienze di novembre si stenta a riconoscere la rivista che è stata il riferimento di molti di noi negli anni del liceo e degli studi universitari.

 

 

Un confronto impietoso con i numeri di quegli anni mostra come è cambiata l’informazione scientifica.

 

 

Oltre i limiti” si intitola il numero speciale di novembre della prestigiosa rivista Le Scienze, edizione italiana dell’ancor più prestigiosa Scientific American. Ma questo titolo sembra prestarsi a dei doppi sensi, lasciando dei dubbi su quali siano i limiti che sono stati oltrepassati, se quelli di cui si parla nel sommario o quelli della correttezza scientifica.

 Ma i ricordi possono ingannare e allora per fare un paragone veramente “scientifico” con le edizioni di qualche decennio fa è necessario recuperare i numeri di quel periodo e cercare di fare un confronto per argomento. La cosa è resa facile dalla raccolta di 480 numeri disponibili in una pubblicazione su CD di 40 anni di numeri di Le Scienze.

Iniziamo l’analisi dall’argomento più importante del numero di novembre, l’evoluzione umana spinta in una proiezione futura che ammicca al transumanesimo: “Super umanità“:

L’articolo del neuroscienziato Robert Maurice Sapolsky, appare nella sezione evoluzione e parla della caratteristica umana di tendere a spingersi oltre i propri limiti naturali, nella pagina a destra si intravede la gigantografia di Darwin.

 Si tratta di un articolo dai contenuti abbastanza modesti, poco più che una chiacchierata sulla nostra tendenza ad indagare e conoscere.

Ma vediamo, facendo una ricerca sotto la voce “evoluzione umana” cosa aveva prodotto Le Scienze in passato:

Come vediamo in 40 anni l’evoluzione umana non ha affollato le pagine di Le Scienze, e quando l’ha fatto si trattava di articoli di spessore, al riguardo spicca quello di S. J. Gould del 1994 e di Frans de Waal del 1995.

L’articolo di S.J. Gould

 

 Sono passati quasi 20 anni tra i due articoli e la differenza non è solo in una grafica più moderna, è la sobrietà e il livello che sono cambiati.

 E quasi richiamando il prossimo punto, nell’articolo di S.J. Gould si fa riferimento alla “linea filetica” umana, che non va intesa come un cammino verso il progresso ma qualcosa di non lineare e fortuito, come del resto si afferma anche oggi. Questo ci conduce direttamente al prossimo punto: l’evoluzione umana non va rappresentata con la “marcia del progresso”, il tradizionale succedersi di ominidi fino ad H. sapiens, come giustamente reclama il prof. Formenti sul suo sito:

 

 Ma incredibilmente su Le Scienze, tra gli articoli di Boncinelli, Manzi e del “cacciatore di bufale” Attivissimo, compare in bella vista la marcia del progresso!

 

 

Ma come?!? Nella rivista scientifica più importante si propongono immagini errate?

E come mai siamo giunti quasi a metà mese e il prof. Formenti non reclama per l’errore?

 

E così, in quella che vuole essere una pubblicazione autorevole che vuole promuovere l’autentica cultura scientifica, troviamo la banalizzazione della scienza. 

“La marcia del progresso” è il titolo dell’immagine che tutti conoscono e che difficilmente si riuscirà a rimuovere dall’immaginario collettivo… specialmente se continuerà ad essere riproposta così insistentemente (con buona pace del prof. Formenti).

“La marcia del progresso” pubblicata nel numero di novembre è un’icona in cui l’uomo procede linearmente da stadi primitivi verso leopardiane “magnifiche sorti e progressive”, il cammino dell’umanità sotto lo sguardo benevolo di Einstein procede verso uomini sempre più caucasici, illuminato dal “sol dell’avvenire”.

Ridateci “Le Scienze”…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

9 commenti

  1. valentino zoldan on

    Già, ricordo che fino apochi anni fa attendevo ogni mese spasmodicamente l’uscita di due pubblicazioni: Tex e Le Scienze ;-).
    Praticamente dal numero 1 fino ad un certo punto li ho tutti, qualcuno anche nella versione americana (doppione), poi un poco alla volta ho notato che il livello scendeva verso una banalizzazione sempre più sciatta ed ho smesso di acquistarle.

    Peccato, era bello

    • A me interessavano particolarmente le ultime pagine, quelle che furono (Ri)creazioni al calcolatore del grandissimo Martin Gardner, poi passate di mano ma mantenendo sempre un buon livello.
      Poi anche per me il livello degli articoli si e’ sempre piu’ abbassato al “politicamente corretto” e alla vulgata anti-antropologica uomo=cancro del pianeta e ho smesso di prenderlo (e ho risparmiato un bel po’).

      • Non ti sembra che Le Scienze si sia avvicinato alla tipologia di Focus?
        Se continua di questo passo finiranno per competere sullo stesso pubblico.

        • stò cò frati e zappo l'orto on

          Prof.permettimi di intervenire anche se debbo dire di non essere un lettore di Le Scienze(anche se in età più fresca di adesso lo ritenevo assolutamente validissimo).Tu citi Focus e mi torna a mente il numero 216 ottobre 2010,pagina 109 e seguenti,autore(presumo)Kevin Kelly.Il titolo dell’articolo è probabilmente interessante:DIO?LO HA TROVATO DARWIN…tra ateismo e religione esiste oggi una terza strada,che identifica Dio con l’evoluzione ecc.ecc.
          Esiste la versione integrale su:www.focus.it/kelly.
          Spero di non essere uscito troppo dal tema.

          • stò cò frati e zappo l'orto on

            Si Prof. ti puoi immaginare la distanza che rimane ancora con il colosso della cultura mondiale(comunque con migliaia di lettori,purtroppo)Focus!

    • ridicola l’ultima affermazione
      Di solito si tratta di persone che hanno dei problemi con l’allattamento al seno in generale oppure lo considerano come qualcosa di sessuale

      Ma guardassero le Winx, che sono un gradino sotto al porno, o tanti telefim “per ragazze” con microgonne o ambientazioni “equivoche”.

  2. stò cò frati e zappo l'orto on

    Scusa Enzo(mi scuso anche con tutti i tuoi lettori per la mancanza di formalità nei confronti di un Professore)ma ho acquistato propio ieri 2 volumi del Prof.Roberto Fondi.
    Da senese(la mia famiglia è originaria di Siena),sapendo che il Professore ha insegnato nella nobilissima Università di Siena(oggi purtroppo con qualche problema economico)mi preoccupa molto la sua assenza dalle Scene Scientifiche Italiane.
    Se non sbaglio il Prof. è nato nel 1943(per cui ancora “giovane”).
    Non credo che un senese(anche se nato a Pistoia)soffra di problemi di “timidezza”,per cui perchè non poter leggere qualche suo intervento in questo coraggiosissimo blog?

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