Dibattito USA: “La scienza confuta Dio”. Un segno del degrado della cultura e del sistema scolastico.

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In un dibattito USA si propone la tesi che la scienza confuti la religione.

 

Un dibattito possibile solo in un clima e in un sistema scolastico degradati, dove anziché la cultura si insegna, nel migliore dei casi, la tecnica.

 

 

 Il dibattito è del 3 dicembre scorso, si è svolto a New York alla IQ2 Television (Intelligence Squared), una realtà che si propone di portare sui grandi argomenti lo “stile dei dibattiti oxfordiani”.

L’argomento proposto per l’occasione è uno di quelli fatti per fare audience, il titolo stesso è insolitamente forte, non si tratta di confrontarsi sulla compatibilità tra scienza e fede, si propone direttamente l’ipotesi che la scienza confuti Dio (Science refutes God).

 Ma già dal titolo si capisce che siamo molto lontani dai grandi dibattiti di Oxford, nella lunga tradizione della illustre università inglese sarebbe stato infatti sdegnosamente respinto un tema così evidentemente mal posto. Ad Oxford non avrebbero mai accettato di ospitare un confronto improponibile, avrebbero fatto notare che mai la scienza potrebbe confutare o provare l’esistenza di Dio. E più che un dibattito avrebbero organizzato una lezione di filosofia. Ma come è noto le materie come la filosofia non godono di grande considerazione negli Stati Uniti e quindi è sembrato plausibile che si discutesse di qualcosa che opinabile non è.

E così sul sito di IQ2 è apparso quanto segue:

Un argomento giovane come la Terra stessa – ma, ehm, ma quanto è giovane esattamente?

Mercoledì sera non vedo l’ora di moderare uno di quei dibattiti veramente fondamentali. Intelligence Squared US ha quattro grandi esperti che prenderanno posizioni opposte su questo grande tema: La Scienza rifiuta Dio.

Questo non è lo stesso vecchio dibattito sull’evoluzione. Piuttosto si sostiene che le scoperte scientifiche – sulla natura dell’universo, il funzionamento della fisica, le vicende della psicologia umana, le intuizioni derivanti dall’antropologia – hanno demolito non solo la probabilità che viviamo in un mondo creato da Dio, ma anche la possibilità che sia così.

Il che significa: non ci sono miracoli, non c’è vita dopo la morte, significa non dire (come un piccolo gruppo di credenti fa) che l’età della Terra è di circa 6000 anni fa per la Bibbia (contro 4 miliardi di anni e più in base alla maggior parte dei cosmologi).

Il contro-argomento: il metodo scientifico è troppo piccolo per le grandi verità. Così come gli scienziati non possono misurare l’amore o la bellezza, né possono prendere misure in vita dopo la morte, o ricreare il grande esperimento noto come il Big Bang. La scienza non può confutare Dio, perché non ha gli strumenti per farlo.

Questo è uno di quei temi dove non c’è una via di mezzo. Parte dell’esercizio è quello di ascoltare entrambe le parti fuori – anche quella con la quale pensate di non poter essere mai d’accordo- in pieno scontro passionale con l’un l’altro.Come minimo, pensiamo, non potrete più pensare su questo argomento ancora allo stesso modo.

Abbiamo esaurito i biglietti, ma è possibile guardare il dibattito in diretta on-line. Come sempre, il pubblico dal vivo vota per scegliere un vincitore. E alla fine, potremo sapere chi aveva ragione, alla fine della giornata. Anzi, alla fine del tempo!

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Come è possibile leggere sin dalle prime righe si compie un balzo rispetto ai “soliti” dibattiti sull’evoluzione, adesso si punta direttamente ad affermare che non solo la fede è incompatibile con la scienza, ma che addirittura la scienza stessa potrebbe confutare la fede nell’esistenza di un dio creatore.

 Ma evidentemente la mancanza di conoscenza della filosofia non deve essere solo un problema USA, se anche da noi un docente universitario come il prof. Formenti non ha rilevato l’assurdità della questione posta da IQ2, mostrando anzi un certo compiacimento per la maggioranza di consensi riportata dalle posizioni “confutazioniste”, come si può leggere sul suo sito Antievoluzionisti in Italia:

 Davvero interessante, soprattutto per il sondaggio prima/dopo realizzato fra il pubblico, che permette di quantificare lo spostamento di opinioni causato dalle nuove informazioni ricevute dagli spettatori, il confronto fra 4 oratori che cercavano di convincere il pubblico della loro opinione su “scienza e fede”. 

La domanda su cui si voleva testare le opinioni degli spettatori era “Science Refutes God?“, certo mal posta ma viene ben chiarita dal moderatore John Donovan, che la riferisce, ed è logico, più alle conseguenze che ne derivano nella vita pratica (“So that means: there are no miracles, no life after death, no saying (as a small group of believers do) that the Earth’s age is roughly 6000 years old per the Bible (versus 4-billion plus years according to most cosmologists)”). Evidente quindi la relazione con l’evoluzione della vita sulla terra: sappiamo bene quanti problemi scientifici derivino proprio (e solo) solo dalle conseguenze della fede su temi che proprio non dovrebbero coinvolgere affatto le diverse teologie.

 Dopo aver affermato che la domanda è “mal posta”, senza accorgersi che si tratta invece di una domanda del tutto insensata, il prof. parla dei problemi scientifici che deriverebbero dalle conseguenze della fede.

Ma se anche un docente italiano non denuncia chiaramente l’insensatezza del dibattito in questione, alla base dell’errore non c’è solo il degrado della cultura nel sistema USA, forse è proprio il modo con cui sono insegnate le scienze ad essere orientato ideologicamente (in particolare negli USA, vedi CS-Università USA: indottrinamento a darwinismo e ateismo).

 Evidentemente la fede non porta nessun danno alla scienza, ma l’ideologizzazione della scienza fa male alla religione ma ancor di più alla stessa scienza. Il risultato del voto è infatti un termometro del livello di non conoscenza della filosofia della scienza:

 Alla fine del dibattito le percentuali di chi crede che la scienza confuti la fede e di chi ritiene che non possa, erano cresciute erodendo quella degli indecisi, segno che nessuno è stato indotto a cambiare schieramento.

Quello che però si può notare è che la percentuale di coloro che non conoscono l’ambito e i limiti della scienza era molto alta all’inizio ed è cresciuta ulteriormente alla fine.

 Questo è certamente un segno del degrado del livello culturale del sistema scolastico americano. Ma come sempre siamo affascinati da quanto accade al di là dell’atlantico e la sensazione è che ci stiamo adeguando.

 .

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

11 commenti

  1. Che confusione (un po’ furbetta) dagli amici della IQ2 Television! Mi permetto di rimandare tutti gli interessati al capitolo 2 del libretto (godibilissimo) “L’Illusione di Dawkins”, di Alister McGrath (edizioni Alfa&Omega), che si intitola proprio “La scienza ha confutato Dio?” ma che affronta la questione in maniera molto ordinata e “pulita”, in cui si leggono cose molto interessanti fra cui “manca il terreno sotto i piedi a coloro che vogliono parlare in maniera semplicistica di ‘prove’ o ‘confutazioni’ scientifiche di cose come il significato della vita o l’esistenza di Dio. Le scienze naturali dipendono dal ragionamento induttivo, che è un problema di esame degli elementi e valutazione delle probabilità, non di prova. Ad ogni livello dello sforzo umano di rappresentare il mondo sono evidenti spiegazioni concorrenti – dai dettagli della fisica quantistica a ciò che Karl Popper definì le ‘questioni ultime’ del significato.”

    Se proprio si vuole affrontare la domanda (che è innegabilmente interessante) andrebbe fatto in maniera corretta. propongo qui una considerazione del filosofo Antony Flew (dal libro “Dio esiste. Come l’ateo più famoso del mondo ha cambiato idea”, sempre della benemerita Alfa&Omega – ps: ma perché noi cattolici ste cose non le seguiamo mai come si deve?)

    “Nel 2004 affermai che l’origine della vita non può essere spiegata se si parte dalla sola materia. I miei critici risposero annunciando in modo trionfale che non avevo letto una particolare relazione in una certa rivista scientifica, o che non avevo seguito uno sviluppo nuovo di zecca che si riferiva all’abiogenesi (la generazione spontanea della vita da materia inanimata). Nel far questo, mancarono l’intero punto della questione. Il mio interesse non era verso questo o quel fatto di chimica o di genetica, ma si rivolgeva alla questione fondamentale di cosa significhi essere vivo e come questo sia connesso al nucleo dei fatti chimici e genetici visti nella loro totalità. Ragionare a questo livello è ragionare filosoficamente e, rischiando di sembrare immodesto, devo dire che questo è propriamente il lavoro dei filosofi, non degli scienziati come tali. La competenza specifica degli scienziati non offre alcun vantaggio quando arriva a considerare tale questione, proprio come un campione di baseball non ha alcuna competenza particolare sui benefici che i denti traggono da un particolare dentifricio.
    Ovviamente gli scienziati sono tanto liberi di ragionare da filosofi come chiunque altro e, certamente, non tutti gli uomini di scienza saranno d’accordo con la mia particolare interpretazione dei fatti che essi concepiscono. Ma i loro disaccordi dovranno stare su due piedi filosofici. In altre parole, se si occupano di analisi filosofica, né la loro autorità né la loro competenza come scienziati sono di qualche rilevanza. Questo dovrebbe essere facile da capire. Se presentassero le loro vedute sull’economia della scienza, per esempio con delle affermazioni sul numero dei posti di lavoro creati dalla scienza e dalla tecnologia, dovrebbero portare le loro argomentazioni alla corte dell’analisi economica. Allo stesso modo, uno scienziato che parla da filosofo dovrà fornire argomentazioni filosofiche.”

    Ultima considerazione (mia), e poi mi taccio: mi piacerebbe rovesciare la questione e chiedere agli scienziatei: “Cosa dovreste vedere per convincervi dell’esistenza di Dio?”. Perché a meno che non rispondano con una bizzarra quanto assurda “particella-Dio” da poter “mettere sotto il microscopio” dovrebbero ammettere pure loro che la questione non attiene alle scienze naturali propriamente dette..

    • stò cò frati e zappo l'orto on

      Marco,da “Osservatore”mi permetta di ringraziarla.Il suo “compendio”è veramente interessante…e molto stimolante.
      Complimenti all’editrice Alfa&Omega,anche per queste due splendide edizioni.

  2. “Alla fine del dibattito le percentuali di chi crede che la scienza confuti la fede e di chi ritiene che non possa, erano cresciute erodendo quella degli indecisi, segno che nessuno è stato indotto a cambiare schieramento.”

    Si beh..di solito si punta a conquistare la parte che non si è schierata,questo in generale,piuttosto che a convincere la parte avversaria.
    Questo in generale in qualsiasi ambito si venga a verificare una situazione del genere.Se poi si verifica un esito in cui anche una fetta o tutta una parte ha cambiato idea allora il risultato per la parte vincente è ancora migliore,però è qualcosa che solitamente si considera un “surplus”..

    Fatto sta che da un po’ a questa parte comunque come viene presentata una cosa determina maggiormente quanto venga accettata rispetto ai contenuti ed alle argomentazioni proposte,le famose tecniche “avvocatesche”..

    Ora,né filosofia né scienza in verità possono andare a dire circa la fede se non per vedere se o cosa di essa trovi corrispondenza negli argomenti della filosofia e della scienza,ma entrambi i metodi usati dalle discipline non possono andare a “pontificare” sulla fede in generale.
    Se poi si scende più nel dettaglio e quindi si vanno a considerare fedi specifiche vedi cristianesimo,cattolicesimo ,ortodossia,anglicanesimo,geova,evangelici,islamismo,induismo etc..allora le cose cambiano un po’ in verità,ma non in maniera assoluta.(L’anglicanesimo che è divuto una sorta di connubio,di simbiosi fra filosofia e fede si può magari lasciare a parte..)
    In particolare laddove si professa una fede per Un Dio Rivelato ovviamente,come detto in teoria il neodarwinismo potrebbe sembrare un elemento che va a falsificare la fede,ma si è visto che comunque,Facchini,Aber docent.
    Anche cmunque fosse le critiche a tale ipotesi ed al riduzionismo in generale arrivano anche dal mondo ateo,quindi è abbastanza inutile continuare a farsi scudo con la paglia.
    Si fà davvero molta fatica poi a comprendere cosa intendano per scienza e per metodo scientifico..perchè se
    http://www.enzopennetta.it/2012/12/la-complessita-fondamentale-della-vita/
    http://www.enzopennetta.it/2012/10/homo-sapiens-quello-che-faggin-ha-capito/
    http://www.enzopennetta.it/2012/11/neodarwinismo-alla-deriva-5-il-dna-umano-si-sta-deteriorando/
    http://www.enzopennetta.it/2012/10/radio-globe-one-recensione-13-10/
    etc etc..muovono verso il far pensare che l’idea di un Dio sia qualcosa di totalmente incompatibile con la scienza e la ragione forse allora si è molto molto fuori strada..
    Non mi risulta che ad oggi sia ben chiaro e corroborato come il caso possa ed eventualmente abbia potuto far si che l’universo con le sue leggi esista,che la vita sia apparsa e che si trovi oggi espressa in tutte queste forme compreso l’uomo che ,come si è visto costituisce un salto ontologico dalle altre forme,come ha detto anche Tattersall.

    P.S.
    Enzo
    http://www.enzopennetta.it/2012/12/radio-globe-one-recensione-112-siamo-piu-stupidi-di-2000-anni-fa-quale-evoluzione/

    E’ venuta “di Enzo Pennetta”..sembri il mago Otelma che parli di te in terza persona ^^

    • Chiedo umilmente scusa per il disguido!
      Ho prontamente rimediato all’errore.

      La recensione è, come sempre di Leonetto, e del resto lo stile è inconfondibile.

      Con l’occasione ringrazio ancora pubblicamente Leonetto per il suo prezioso lavoro.

      PS: e poi come mago Otelma non mi ci vedo bene…. 😉

  3. Gentile prof. Pennetta,
    seguo da poco tempo il suo blog ma mi sento in dovere di ringraziarla perchè mi ha letteralmente “aperto un mondo”.
    Formato in ambito umanistico ho poca dimestichezza con la scienza (un po di più con la tecnologia). Per questo non me la sono mai sentita di mettere in discussione tutto quello che nella scuola pubblica italiana, sui giornali etc veniva/viene conclamato come verità. Eppure qualche dubbio, a pensarci bene, l’ho sempre avuto…
    A suo tempo dissi una cosa simile a quella di Flew, che secondo me è il vero nocciolo della questione, lo feci anch’io con un post su un blog: http://www.harryburns.blogspot.it/2007/01/lettera-ad-una-scienziata.html
    Tralasciando la forma discutibile, non le dico le critiche per i contenuti! Soprattutto erano critiche che esulavano dal merito della questione e partivano dal presupposto che “era normale che non fossi d’accordo con la Hack in quanto credente”, oppure un classico “ovviamente non sono d’accordo”…. Ora non posso che rallegrarmi se qualcuno ben più degno di nota come Flew (e come lei che lo cita) dice cose simili.

    Mi permetto, in questo primo commento al suo sito, un piccolo suggerimento:
    per chi come me è a digiuno di scienza non è per niente semplice seguire molti dei suoi post. Ora, dirà lei, la scienza e lo studio non devono essere semplici, comportano sacrifici! Sono d’accordissimo, però sarebbe utile se lei (e le altre persone che collaborano al sito Leonetto, Masiero per citarne solo due) potesse creare una sorta di specchietto, un piccolo compendio – non so come definirlo – in cui illustra, ad esempio lo stato attuale degli studi, le tappe accertate senza dubbio della storia della terra e dell’universo, le varie teorie che ci sono rispetto a questo o quel problema etc… nonchè un piccolo glossario… insomma, una sorta di “introduzione all’evoluzione per neofiti”.
    So che sarebbe un lavoraccio (non è detto che debba essere gratuito, io un libro del genere lo acquisterei volentieri!) ma è vero altresì che sarebbe più che utile.

    Nel salutarla le rinnovo i complimenti e la gratitudine per il lavoro che sta svolgendo. E’ evidente che sta cercando di rendere un servigio alla verità.
    Non è poco di questi tempi

    Andrea

    • Gentilissimo Andrea,
      come prima cosa benvenuto.

      E subito dopo grazie per questo intervento che in un certo senso riassume i perché di un impegno e di una presenza come quella di CS e di tutti coloro che con i loro articoli e gli interventi fanno esistere questa realtà.

      Ho letto la lettera aperta a Margherita Hack e ne consiglio la lettura perché coglie bene molti aspetti della questione laicismo-scienza.

      Riguardo infine all’idea di una pubblicazione divulgativa su alcune fondamentali tematiche scientifiche, posso dire che è un’idea ultimamente condivisa da molti e che proprio in questi giorni stiamo discutendo in particolare con Michele Forastiere.

      Vedremo cosa si riuscirà a fare.

      Grazie per questo suo primo intervento che mi auguro sia seguito da altri.
      ep

    • valentino zoldan on

      Gentile Andrea 😉

      Bella, ben scritta e tutt’altro che confusionaria la sua lettera ad una scienziata.
      Sopratutto condivisibile; ha detto cose che molti pensano, ed io per quel che conta sono fra questi molti, ma pochi hanno il coraggio, la voglia o la capacità di esporre.

      Diciamoci la verità c’è un modo di dire, poco elegante ma molto efficace per definire il comportamento di certi personaggi in vista (alcuni meritatamente altri un po’ meno) che, si badi bene, non esprimono punti di vista rispetto a questioni attorno alle quali non hanno molta competenza ma bensì affermano il proprio pensiero come vero, giusto ed insindacabile; l’espressione poso elegante è “Pisciare fuori dal vaso”.

      Ora, si tratti di eccesso di orgoglio o delirio di onniscienza oppure di poca onestà intellettuale, sorge spontanea una domanda:

      “Fu vera scienza?
      ai posteri l’ardua sentenza”

      Eh già perchè se ci si pone al centro della scena e ben in alto, ben difficilmente si riuscirà ad indagare con il dovuto rispetto, la dovuta umiltà e la doverosa curiosità le cose oggetto di studio della scienza. Il risultato lo vediamo tutti i giorni: tentativo di adattare la realtà al modello (altrimenti addio carriera).
      Quindi chiamare scienziato chiunque si ponga in questa tronfia posizione mi sembra un tantino esagerato (non mi sto riferendo alla Signora Hack, è un discorso generale. E’ il male dell’orgoglio che porta a considerare solo le cose che rafforzano la nostra posizione e ad eliminare o distorcere quelle che la confutano.

      Se invece si tratta di malafede allora proprio non c’è storia, non esiste scienza nella malafede e chi è in malafede non può definirsi scienziato.

  4. Grazie a tutti.
    @ Zoldan: vede, io parto da un presupposto abbastanza semplicistico: l’uomo brama la conoscenza, l’uomo vuole sapere, posseder, conoscere. Questo da sempre. La scienza, modernamente intesa, è un metodo e un mezzo, sicuramente privilegiato, di conoscenza. Ma non è l’unico ne è esaustivo. Non credo anzi, e capisco che detto in questo sito possa suonare come una bestemmia ma passatemi la provocazione, nemmeno che sia indispensabile. Senza la moderna scienza probabilmente staremmo ancora a fare i conti con le superstizioni più assurde, con le pestilenze e probabilmente la nostra vita media sarebbe decisamente più corta, ma personalmente non credo che la felicità possa dipendere da questo, una vita lunga senza un affetto che la sostiene la vedo abbastanza triste. Tuttavia è evidente che la scienza esiste proprio per la particolare natura dell’uomo, per lo stesso motivo per cui esiste la filosofia, la religione, l’etica etc…il problema nasce dalla percezione delle cose, non dalle cose in se. La percezione che l’uomo comune ha della scienza è quelka fi suslvosa di inarrivabile dalle normali menti, lo dcienzisto è uno che sa le secrete cose, la scienza è praticamente un totem qualcosa su cui l’uomo della strada non sente di poter mettere bocca. Ecco perché assume quel surplus valoriale rispetto ad altre cose pure importantissime che invece tutti dperimentiamo: l’amore, l’amicizia, il senso di giustizia etc… Ovviamente se la scienza è un totem ( l’esempio è calzante anche per il fatto che è vista spesso come qualcosa di monolitico e statico) lo scienziato è lo sciamano. E ovviamente, uno che sa tante cose su argomenti oscuri ai più, vuoi che conosca le cose che sanno tutti? Questa traslazione dell’autorevolezza da un campo all’altro è immediata e quasi scontata se a parlare è qualcuno universalmente riconosciuto come uno scienziato. Ecco l’inghippo: non tanto che la Hack ( o chiunque altro) parli di cose che esulano dal suo ambito, quanto che lo faccia in maniera paracula, sapendo benissimo che la gente darà un certo pedo alle due parole. Sul come di sua arrivati a questo io qualche idea c’è l’ho ma credo che tutta la faccenda sia stata già sviscerata

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