Radio Globe One – Recensione 1/12: Siamo più stupidi di 2000 anni fa? Quale evoluzione?

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L’entropia sta deteriorando i nostri geni, lo afferma il genetista Crabtree dell’Università di Stanford.

 

 

Ma che ne è allora della teoria neodarwiniana?

 

La trasmissione parte con il dott.Fratus che fà il punto sugli accadimenti dell’ultima settimana, in particolare quello che definisce una delle  consuete trovate con cui i neodarwinisti  vanno  a sistemare, ad aggiustare, ad adattare i risultati scientifici alla  loro “teoria”. Si parla quindi di un articolo di Repubblica ed uno di “gaianews.it”,argomento che Fratus ha anche affrontato in articolo su Antidarwin (http://antidarwin.wordpress.com/2012/11/27/repubblica-il-quotidiano-dei-tarantolati-di-darwin).

In comune i due articoli hanno l’avere a che fare con la Stanford (http://www.stanford.edu/) la prestigiosa Università Americana. Ora, la Stanford University  fu fondata nell’anno 1891, per volontà dei benefattori Jane e Leland Stanford  che avevano deciso di fondare un’università per istruire i ragazzi della California in memoria del loro figlio, morto di tifo a Firenze.. ed è proprio Firenze che ancora cerca in qualche modo di dare contro la Stanford. Infatti il prof. Gerald Crabtree, genetista della Stanford, ha recentemente pubblicato due articoli sulla rivista Trends in Genetics, nei quali sostiene che il genoma umano è in costante deterioramento, in particolare per quanto riguarda le capacità intellettive.

La notizia viene ripresa anche in siti italiani (http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=171438), i suoi studi affermano infatti che in assenza di selezione, il patrimonio genetico non può che deteriorarsi in tempi relativamente brevi, non trovando quindi spazio alcuno per quell’ipotesi lacunosa, non corroborata, recondita di mutazione positiva che è centrale per l’evoluzione neodarwiniana, quello che dovrebbe essere il motore che porta novità che permette di prendere corpo all’evoluzione diventerebbe invece un fattore nocivo. Non c’è così spazio per un’ottimistica ipotesi di mutazione positiva nelle sue parole. Il ruolo della selezione per Crabtree è solo quello di eliminare le mutazioni difettose.

Il ruolo della selezione naturale inoltre per il genetista americano è niente più di quello già espresso ai tempi di C.Darwin da E. Blyth:

(http://www.thedarwinpapers.com/oldsite/Number2/Darwin2Html.htm).

Ossia quello di eliminare mutazioni difettose, insomma prima o dopo di stabilizzazione (salvo eventi nefasti). Ed è qui che scende in campo Firenze.. infatti un  genetista nostrano, Marcello Buiatti, dell’ U. di Firenze replica, contesta e critica la teoria di  Crabtree e la considera obsoleta, superata e, accorgendosi che il risultato “stona”, cerca di mettere una toppa ed arriva a sostenere che i geni che hanno a che fare con la struttura del nostro cervello, quindi anche con l’intelligenza, non sarebbero migliaia come afferma Crabtree ma molti molti meno, al massimo una decina...

Questo significa che la mutazione di anche solo uno di questi geni provocherebbe un enorme danno all’intero cervello. Si crea così, afferma il prof. Pennetta, un qualcosa che manda al camposanto il metodo scientifico, infatti non è cosa plausibile che da una parte si parli di migliaia e dall’altra di una decina, si dovrebbe dire qualcosa divergente di molto meno, la cosa migliore sarebbe allora probabilmente dire quell’eretico e proibitivo “non lo so” di cui forse invece la scienza oggi ha più che mai bisogno. Invece che una scienza oggettiva sembra di vedere una situazione di parole in libertà (http://www.enzopennetta.it/2012/04/evoluzione-siamo-alle-parole-in-liberta/). Tuttavia Buiatti spiega che un problema allo sviluppo dell’intelligenza umana va ricercato nella minor interazione fra esseri umani e un maggiore interazione fra uomo e macchine specialmente nelle prime fasi della vita e che questo sarebbe quello che può essere percepito come quell’involuzione di cui altri parlano come il dott. Mastropaolo (http://www.enzopennetta.it/2012/11/radio-globe-one-recensione-1011-conferenza-sul-malthusianesimo-e santificazione-di-darwin/ ).

Ma non è tutto qua infatti il prof. Pennetta ricorda un altro articolo di fine Settembre scorso (http://www.enzopennetta.it/2012/09/corriere-della-sera-siamo-piu-intelligenti-dei-nostri-antenati/) del Corriere della Sera che titolava: Perché siamo diventati molto più intelligenti rispetto ai nostri antenati”. Nel quale, fra le varie cose, viene proposta come argomentazione il fatto che persone di qualche generazione fa alla domanda che cosa avessero in comune cani e lepri avrebbero risposto Niente: i cani sono fatti per cacciare le lepri! Mentre oggi fornirebbero una risposta che gli permetterebbe un miglior risultato al test del QI, ovvero che cani e lepri sono entrambi mammiferi! In prima cosa come fanno notare Fratus e Pennetta lo studio di James R. Flynn (ricercatore presso la University of Otago , New Zealand), questo di cui parla il Corriere mostra che  l’intelligenza con i test non c’entra del tutto, infatti l’unica cosa che potremmo affermare è che le due risposte evidenziano solo una differente analisi della questione, la seconda risposta corrisponde ad una istruzione più avanzata e non ad una maggiore intelligenza.

Ma cosa valuta in realtà un test di intelligenza? Pennetta spiega che questo in verità mostra l’aderenza, la vicinanza fra chi è sottoposto al test e ciò che viene considerato più o meno intelligente da chi l’ha realizzato. E’ pertanto del tutto normale che un test realizzato per valutare una mentalità occidentale da XXI secolo valuti scarsamente intelligente un uomo con una mentalità di 50-60 anni fa o un aborigeno australoide. Ma non è ancora tutto, su CS (http://www.enzopennetta.it/2012/04/scoperto-il-gene-dellintelligenza/) infatti ci si era occupati anche qualche mese ancora più indietro della scoperta del gene dell’intelligenza.

In un articolo apparso su la Repubblica:

(http://www.repubblica.it/scienze/2012/04/15/news/scoperto_il_gene-geniale_dell_intelligenza-33370022/), scoperta regalata all’umanità da ben 200 scienziati provenienti da 100 istituti di tutto il mondo.. Nel 2007 allo stesso gene veniva attribuita la regolazione dell’altezza (http://www.nature.com/ng/press_release/ng1007.html ).. quindi mettendo insieme tutto, che appare qualcosa di confuso, contradditorio, assolutamente privo di oggettività e rappresentabile come un povero naufrago che alla deriva, nuota senza meta,bsi arriva ad avere come modello di uomo più intelligente un uomo alto occidentale ….pare si ritorni al modello ariano.. Il bello è poi che la differenza tra i portatori del carattere favorevole e quello sfavorevole sarebbe di 1,3 + 1,3 punti, quindi al massimo 2,6 punti di differenza…! Così da un Einstein con QI 160 si contrapporrebbe una una persona comune con QI con un valore di circa 160 – 2,6 = 157,4. Ad ogni modo, come viene detto in trasmissione, l’intelligenza è tutto fuorché qualcosa di facilmente (ma anche difficilmente) identificabile, valutabile con un test, associata ad un certo valore etc.. Insomma allorquando si verificano scoperte, ricerche, studi, considerazioni, fatte anche da stessi evoluzionisti e neodarwinisti, la “nomenclatura” evoluzionista e chi è assuefatto dal paradigma va in confusione, in uno stato un po’ di velato nervosismo e vanno a tirare fuori cose che creano più problemi di quelli di partenza (per il neodarwinismo) o se va bene che rendono le cose ancora più confusive, ma il più delle vole si tratta proprio della classica “zappa sui piedi”.

Ma la Stanford si fa sentire anche su questo argomento e come già si è avuto modo di vedere con il nobel J.Watson, che, purtroppo, disse che gli africani e gli asiatici sarebbero meno intelligenti degli occidentali, arriva a conclusioni simili con il prof. Feldman. La faccenda è stata denunciata da Alessandra Farkas su il Corriere:

(http://archiviostorico.corriere.it/2007/novembre/15/studio_del_genoma_alimenta_razzismo_co_9_071115022.shtml)

Eppure già il compianto e stimato paleontologo  S.J.Gould dedicò un intero  libro a confutare l’assurda visione del determinismo biologico dell’intelligenza:

(http://www.libreriauniversitaria.it/intelligenza-pregiudizio-gould-stephen-net/libro/9788851521417).

Dove viene ricordato, come in radio, che il QI venne usato anche negli USA dei primi del ‘900 per escludere buona parte degli immigrati dal vecchio continente perché mentalmente e quindi geneticamente inferiori e non far così intaccare il patrimonio genetico a stelle e strisce… Ma del resto anche l’argomento “Risorgimento” sarebbe, ricorda Pennetta, qualcosa su cui spendere qualche parola e andare ben a rivedere, e anche su CS uscì tempo addietro un interessante articolo (http://www.enzopennetta.it/2011/12/il-risorgimento-la-%E2%80%9Cpatria%E2%80%9D-e-la-%E2%80%9Cscimmia%E2%80%9D/). Infatti il darwinismo si inserì, essendo pubblicato “On the origin of species” proprio in quel periodo, nel contesto risorgimentale finendo con l’essere però subito strumentalizzata in funzione antitradizionalista.

Sono gli anni accompagnati dalle idee e falsificazioni, frodi, scientifiche di Ernst H. Haeckel, per il quale la storia delle nazioni seguiva le leggi biologiche dell’evoluzione degli organismi,la simbiosi di storia e natura di razza e progresso etc.. Ma poi cosa è l’intelligenza? Allora, come detto, intanto un QI mostra e quantifica l’aderenza, la vicinanza fra chi è sottoposto al test e ciò che viene considerato più o meno intelligente da chi l’ha realizzato.L’intelligenza in generale identifica la facoltà e l’attitudine del comprendere ed il distinguere prontamente. Ora un principio cardine dell’ingegneria è certamente

“You only know what you measure, quando puoi misurare ciò di cui stai parlando, ed esprimerlo in numeri, quantificarlo, conosci allora qualcosa su di esso, ma invece quando non puoi misurarlo, non puoi esprimerlo in numeri la tua conoscenza su di esso è allora scarsa, insoddisfacente, può essere l’inizio della conoscenza, ma nei tuoi pensieri sei avanzato poco sulla via della scienza”

-W.Thomson,Lord Kelvin-

E come si riesce a misurare quella facoltà, quell’attitudine di cui sopra? Si comprende rifacendosi all’esempio dei cani e lepri che entrambe le risposte sono risposte intelligenti; entrambe dimostrano capacità di distinzione e risolvono prontamente il problema. Quale delle due sia una risposta più intelligente non è però in verità una misurazione possibile,probabilmente neanche ha senso. L’intelligenza umana, non si caratterizza come un fattore coerente e delineato, piuttosto essa si manifesta ed esprime attraverso un insieme numeroso di abilità, comportamenti, pensieri ed emozioni. La storia ha contato molti tentativi di definire il concetto di intelligenza in modo univoco, standard; tuttavia essi non hanno avuto successo. Il motivo del loro insuccesso risiede principalmente nel fatto che l’intelligenza non è qualcosa che si possiede o non si possiede, bensì un mosaico di elementi che trovano espressione in tutti i nostri comportamenti e pensieri. Se contestualizzata il livello scientifico della misurazione di questa sale e può essere però funzionale. In psicologia, il termine intelligenza è riferito alla capacità di acquisire conoscenze da utilizzare in situazioni nuove, adeguando (o modificando, quando necessario) le strategie individuali alle caratteristiche dei problemi, agli obiettivi perseguiti e ai risultati ottenuti.

L’intelligenza può essere definita come la capacità di apprendimento e di comprensione, che si differenzia da ciò che viene comunemente chiamato intelletto in quanto comprende anche la capacità di affrontare situazioni concrete in modo efficace e di rielaborare le esperienze e gli stimoli esterni. Così si andrebbe a valutare la capacità di una persona di affrontare il mondo, comprendere la realtà, interagire con essa, con le persone, con gli animali e con gli oggetti e la capacità di problem solving. Però non si può prendere il miglior studente di Cambridge e un Semang della Malaysia che vive in un certo contesto sociale. Ma se si prelevasse questo Semang e lo si facesse crescere con l’istruzione dello studente di Cambridge nulla vieta di pensare che ne potrebbe superare il rendimento e il punteggio ad un qualche QI. Quando si fanno misurazioni, quando si valuta qualcosa ci sono molte cose da tenere sotto occhio e sicuramente valutare il livello di errore di incertezza e il range di cosa sia possibile o impossibile misurare. Però si viene informati con una visione dell’intelligenza che neanche definirei di stampo riduzionista, ma imbarazzante e si deve assistere ad un teatrino in cui nell’arco di una stagione si sente dire che l’intelligenza dipende da una decina (massimo) di geni, che dipende da migliaia di geni, che stiamo, lentamente a causa della mancanza di selettività,intellettualmente e che siamo molto più intelligenti dei nostri antenati, che siamo più stupidi dei nostri antenati… insomma parole in totale libertà.. ma dove è la scienza?

Fratus ricorda che per comprendere cose che si riuscivano a fare millenni orsono ci si è arrivati male o con grande difficoltà al giorno d’oggi, per esempio la costruzione delle  Piramidi, che al di là del sistema di cunei, funi ,leve, tronchi per tagliare e trasportare i blocchi (anche relativamente agli idoli degli antenati dell’isola di Pasqua) ,fu avvolta da mistero su come si formasse poi con i blocchi la struttura a piramide. Le tecniche di costruzione più accreditate sono quattro: una rampa unica che permetteva di trasportare i blocchi dal primo piano fino in cima, una serie di 4 rampe (una per lato) ,una rampa a spirale che avvolgeva la piramide stessa e la costruzione di uno strato per volta,ricoprire questo di sabbia,costruire sopra il secondo strato e via fino all’ultimo. Ma Fratus si sbilancia osservando che probabilmente siamo pressoché sempre della stessa intelligenza dei nostri antenati, lo stile di vita, il livello tecnologico e la cultura cambiano ed hanno cambiato e cambieranno il come questa si vada ad esprimere.

Ricollegandosi all’argometo Fratus ricorda nuovamente il lavoro dell’affermato e stimato genetista J.Sanford, inventore del gene-gun, autore de “Genetic Entropy & The Mystery of the Genome”(http://www.origini.info/Articolo.asp?id=154 ) dove fra le varie cose si parla di un argomento “shock” per il neodarwinismo, ossia il fatto che nessuna selezione naturale è in grado di filtrare le mutazioni ed impedire il loro progressivo accumulo. In altre parole, nessun processo in natura è in grado di impedire la degenerazione del genoma, con la conseguente riduzione di vitalità delle specie. Non solo la selezione naturale, ma nemmeno quella progettata ed eseguita dall’uomo è in grado di arrestare, quanto meno negli organismi superiori con poca prole, l’accumulo di mutazioni e la conseguente degenerazione del genoma. E in simbiosi con il pensiero del dott. Mastropaolo quindi si può parlare di ben altro che di evoluzione neodarwiniana… Un’altra cosa interessante che Fratus ricorda è che il prof. J.Sanford sarà finalmente in Italia nel 2014 e per allora già si è mostrato disposto ad organizzare contradditori, dibattiti incontri con la nomenclatura evoluzionista nostrana… invito che Pennetta spiega che non verrà colto; a “quelli” piace trovarsi di fronte qualcuno che permetta di trovarsi in condizione come nell’ultimo demenziale show della BBC (http://www.enzopennetta.it/2012/10/conspiracy-road-trip-darwinism/). Pennetta ricorda della la presentazione del bel libro sull’opera di Stuart Kauffmann dal titolo: ‘I sentieri evolutivi della complessità biologica nell’opera di SA Kauffmannedito da Mimesis e scritto dal giovane e brillante filosofo della scienza Mirko Di Bernardo. Stuart Kauffmann, uno dei fondatori dell’Institute of Complexity di Santa Fe è sicuramente uno degli scienziati più geniali e influenti degli ultimi cinquanta anni, biologo con una profonda conoscenza della fisica e dei metodi matematici ha avuto il grandissimo merito (già all’inizio degli anni 80) di aver portato l’attenzione della comunità scientifica sui fenomeni di auto organizzazione in cui il combinarsi di poche e semplicissime regole di relazione tra una serie di elementi collegati fra di loro, dava vita a dei comportamenti emergenti strabilianti e dotati di ordine e regolarità impressionanti.

La teoria della complessità, con il lavoro di Kauffmann, passava dall’essere un complicato e astruso bla-bla sulla difficoltà di comprendere i fenomeni del mondo mesoscopico (insomma di quelle cose pù grandi di una molecola di idrogeno e più piccole di una galassia) ad una scienza che si poteva applicare proficuamente allo studio della natura, foriera di scoperte e illuminazioni,ricorda il prof.Pennetta. Di questo evento infatti,per esempio, Pikaia sito neodarwinista “di rilievo”, ”il portale dell’evoluzione”, non spese neanche due righe a riguardo ma si occupava di ben altro invece (http://www.enzopennetta.it/2012/10/meanwhile-on-pikaia/).. ma è così.. a loro appunto piace la situazione simil BBC, piacciono servizi alla “Studio Aperto”, piacciono cose questo (http://www.enzopennetta.it/2012/03/scientific-american-favole-spacciate-per-scienza/) o come questo (http://www.enzopennetta.it/2012/10/grazie-ma-non-labevo/) etc etc..però perone, professionisti come il dott. Bellone si prestano a collaborare con questo sito senza dire una parola su certe situazioni, sul fatto che il sito trovi nei siti amici imbarazzanti legami con “evolve or Die” o “spaghetto volante”… Se poi si pensa che J.Sanford è pure un “creazionista puro” e che lo è diventato proprio come conseguenza ai suoi studi e alle sue ricerche scientifiche… si capisce l’entità della cosa..

Introdotto l’argomento creazionismo, Fratus ricorda delle scorse settimane in cui si svolsero l’incontro a Grantola sull’evoluzionismo e lo speciale de “evoluzionismo un ‘ipotesi al tramonto” sull’AISO, entrambe con la gentile partecipazione dell’ing. S.Bertolini, presidente Aiso. A tal proposito Fratus ricorda che si parlò di due fatti di cui voleva trattare, il primo ricollegandosi a quanto detto in trasmissione riguarda un libro introdotto e presentato da Bertolini, The Altenberg 16: An Exposé of the Evolution Industry Di Suzan Mazur. Nel libro si fa riferimento ad un ormai noto incontro  “a porte chiuse”, con invito, al Konrad sulla teoria neodarwiniana, sul suo trovarsi in una situazione di ipotesi obsoleta.

Si odono a porte chiuse così cose come che “la teoria dell’ evoluzione è inadeguata per spiegare la nostra esistenza”, che “il ruolo della selezione naturale ha pochissimo a che fare col cambiamento a lungo termine di una popolazione” o come Ayala, noto neodarwinista, che ammette il neodarwinismo è defunto, la genetica molecolare, la biochimical’ecologia l’hanno portato a credere questo. E molto altro.Il titolo è solo in Inglese ed è ovviamente discusso ma se ne raccomanda la lettura.

L’altro punto riportato alla luce da Fratus è il caso dell’Eva mitocondriale. Ecco i risultati, i primi, della ricerca:

(http://www.virginia.edu/woodson/courses/aas102%20%28spring%2001%29/articles/tierney.html)

Essi risalgono ad un po’ di anni fa  sulla rivista Newsweek. Nella cellula ci sono 2 forme di Dna,quello nucleare e mitocondriale. Quest’ultimo sarebbe stato  utile per risalire all’origine della donna, infatti viene passato ai figli rimanendo intatto nella linea materna formando una linea pura. Si volle così trovare l’origine della prima donna moderna: l’Eva mitocondriale.  A conseguenza di una comparazione del DNA mitocondriale di appartenenti alla specie umana di diverse etnie e regioni, tutte queste sequenze di DNA si sarebbero “evolute” molecolarmente dalla sequenza di un antenato comune. Centinaia di campioni esaminati e l’applicazione del metodo dell’orologio molecolare, in base alla velocità di mutazione, permisero  di datarne l’epoca di origine circa 150.000 anni fa. Il risultato cozzante con il paradigma neodarwinista si succedettero così nuopvi studi successivi (http://www.sciencedaily.com/releases/2010/08/100817122405.htm ). Su Science Magazine del 1998 si leggeva che nuovi studi hanno permesso di vedere che il ritmo di mutazioni era molto più veloce e la nuova stima fu un sorprendente 10.000-7000 anni fa.

L’asserzione che l’Homo sapiens sia comparso circa 130.000 anni fa in Africa, e che i primi americani siano arrivati nel continente 20.000 anni fa, così come la speculazione relative alle vie di migrazione percorse dagli esseri umani quando si diffusero al di fuori dell’Africa, sono tutte basate sull’mtDNA.

Fino a tempi molto recenti si credeva che l’mtDNA fosse trasmesso soltanto dalla madre, motive per il quale l’mtDNA di una donna poteva essere seguito nel corso delle generazioni. I biologi evoluzionisti fecero spesso ricorso alle analisi sull’mtDNA, e usarono l’mtDNA per proporre speculazioni sull’origine della vita. Tuttavia, a causa del proprio attaccamento all’evoluzione come dogma, essi interpretarono unilateralmente l’DNA, ed imposero la precondizione che le differenze tra i vari esemplari di mtDNA da essi esaminati si fossero prodotte per mutazione. Cosa emerge da questa faccenda che, comunque, come dice Pennetta, eventuali colli di bottiglia, effetti “noè” potrebbero facilmente falsare? Che in entrambi i casi, volendo da un lato affidarsi all’ mtDNA oppure no si arriva comunque a risultati che non si trovano d’accordo col paradigma neodarwinista! Nella famosa rivista New Scientist,agli inizi del 2000 si legge:

I biologi evoluzionisti spesso datano la separazione delle specie con le differenze nelle sequenze genetiche del DNA mitocondriale. Anche se viene ereditato molto raramente, il DNA paterno può smentire molte delle loro scoperte

-Danny Penman, NewScientist.com, “Mitochondria can be inherited from both parents”

 

Il ricercatore Spencer Wells, e suoi posteri paleontologi , che hanno studiato le differenze tra le varie razze umane utilizzando invece  l’analisi del cromosoma Y, giunsero alla conclusione che tutti fossero discendenti di un antenato comune vissuto, probabilmente ma senza certezze, in Africa fra i 60.000 ed i 35.000 anni fa.

Come sempre i neodarwinisti mostrano di contraddirsi a vicenda di dover forzare i fatti per adeguarli al paradigma,bdi non vedere l’elefante nella stanza. Di questo ed altro rende notizia l’ultima puntata di cui come sempre si raccomanda l’ascolto.

 

 

 

Link per il libro ”The Altenberg 16: An Exposé of the Evolution Industry” su Amazon:

http://www.amazon.com/Altenberg-16-Expos%C3%A9-Evolution-Industry/dp/1556439245

 

Link per scaricare Convegno di Grantola sul darwinismo (Audio di bassa qualità):

www.dropbox.com/s/0idjt2fm2hgwn8z/Grantola_18_11_12.mp3

 

Link per scaricare lo speciale di “Evoluzionismo :un’ipotesi al tramonto?” sull’AISO :

www.dropbox.com/s/wkh4iq5br32ukuq/18_11_12.mp3

 

Link per scaricare l’ultima trasmissione:

www.dropbox.com/s/lmw8cx6rhbdu57d/25_11_12.mp3

 

Le precedenti puntate sono disponibili sulla pagina:

http://www.enzopennetta.it/radio-globe-one-archivio-con-tutte-le-puntate-audio-e-recensioni/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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1 commento

  1. Ho appena ricevuto il libro ”The Altenberg 16: An Exposé of the Evolution Industry” Di Suzan Mazur di cui si parla nell’articolo, grazie a Leonetto per avermelo segnalato e per averlo indicato nella sua recensione.

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