Evolvibilità: una bomba a tempo

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Su PLoS One ncora uno studio sull’evolvibilità, un concetto che dovrà essere portato alle logiche conseguenze.

 

E allora niente più darwinismo, né 1.0 o 2.0 o di qualsiasi altro tipo.

 

Abbiamo già affrontato l’argomento evolvibilità nell’articolo “L’evolvibilità, le rondini di Chernobyl e il CICAP” dell’8 maggio scorso, ci torniamo sopra perché proprio qualche giorno prima su PLoS One era stato pubblicato un articolo intitolato “Evolvability Is Inevitable: Increasing Evolvability without the Pressure to Adapt” ripreso su Pikaia il 26 giugno in un articolo a firma di Michele Bellone e intitolato “L’origine dell’evolvibilità“.

Come giustamente ricorda Bellone quello di “evolviblità” è un concetto che non è ben definito neanche tra gli addetti ai lavori, per vederci più chiaro due informatici dell’Università del Texas e dell’Università della Central FloridaJoel LehmanKenneth Stanley, hanno sviluppato dei modelli computerizzati di organismi immaginari sui quali hanno poi effettuato delle simulazioni di evoluzione per deriva genetica, quindi senza la pressione della selezione naturale.

Nell’articolo su Pikaia l’esperimento viene così descritto:

Hanno potuto così osservare che il loro potenziale evolutivo aumentava senza il necessario intervento di una competizione per la sopravvivenza con altri loro ‘simili’.

Questi risultati confermerebbero le ipotesi avanzate dai due ricercatori, secondo le quali, nel corso del tempo, organismi con una maggiore evolvibilità si sarebbero separati dagli altri perché più veloci nel generare nuovi fenotipi, finendo così con il diffondersi e l’occupare nicchie diverse dai loro simili meno ‘evolvibili’.

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Sorvolando sui dubbi che inevitabilmente devono accompagnare i risultati delle simulazioni su modelli computerizzati dove le variabili sono scelte con un grande grado di incertezza e dove una piccola variazione delle medesime può comportare risultati enormemente diversi (vedi il caso delle previsioni sul clima), dallo studio pubblicato su PLoS One possiamo giungere in sintesi alla seguente conclusione:

Esiste qualcosa (l’evovibilità) che fa avvenire le mutazioni funzionali in modo più veloce di quanto la Sintesi Moderna prevede, e una volta dato questo qualcosa gli organismi che ne sono dotati si evolvono meglio e più velocemente degli altri.

Insomma, finalmente in ambito neodarwiniano ci si è accorti che le mutazioni casuali della SM sono del tutto insoddisfacenti a spiegare nei tempi della storia dell’Universo il fenomeno dell’evoluzione. Qualcuno quindi inizia a dire che esiste qualcosa che “accelera” i processi evolutivi rendendoli quindi possibili, ma cosa sia questo qualcosa nessuno si avventura a ipotizzarlo.

Nel complesso la situazione si potrebbe descrivere ricorrendo alla consueta immagine dell’elefante nella stanza. I ricercatori neodarwiniani si stanno accorgendo che nella stanza qualcosa deve aver spostato un pesante tavolo di legno, ha fatto cadere la cristalleria in terra, ha urtato il lampadario che adesso oscilla vistosamente… e si dicono “In questa stanza deve esserci qualcosa oltre noi e i mobili”. Ma continuano a tenere gli occhi bassi e ad arrovellarsi il cervello, per paura che alzandoli possano vedere il terribile elefante: una legge di natura è all’origine delle specie e non il caso.

Con l’avanzare del concetto di evolvibilità quello che restava della teoria di Darwin, cioè la selezione naturale, perde inevitabilmente di importanza riducendosi a filtro di eliminazione degli esemplari meno adatti, e Stanley giustamente se ne preccupa:

“Le tradizionali spiegazioni basate su selezione e adattamento per fenomeni come quello dell’aumento dell’evolvibilità richiedono ulteriori e più approfondite indagini e potrebbero risultare non necessarie in alcuni casi.

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Le spiegazioni tradizionali della selezione potrebbero non riuscire a spiegare l’aumento di evolvibilità, anche perché giustamente bisognerebbe prima riuscire a capire cosa essa sia esattamente.

Ma prima o poi la questione dovrà essere affrontata e una conferma di un’evoluzione troppo veloce per i tempi della SM potrebbe avere effetti dirompenti sulla teoria neo-darwiniana. E’ questione di tempo.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

19 commenti

  1. Mah..resto piuttosto fermo su queste mie posizioni:
    http://www.enzopennetta.it/2013/06/le-scienze-pag-28-che-ne-e-della-sintesi-moderna/#comment-15727

    Tutti discorsi ed i modelli però stanno intorno al concetto di evolvibilità non meno lacunoso di quelli di evoluzione,specie,complessità,nuova informazione etc…

    Cosa intendono nelle p.r. con evolvibilità?La miglior risposta sembrerebbe boh,e non stupisce un po’ di scetticismo da parte del dott.Bellone…
    Infatti se definissimo evolvibilità la capacità di generare fenotipi distinti congiuntamente al fatto che alcuni(non necessariamente tutti o la maggior parte,alcuni..) di questi fenotipi abbiano una probabilità non trascurabile di essere selezionati dall’ambiente,si direbbe tutto e niente..
    Ma alcuni se ne sono accorti e ,non sprovveduti, hanno rigirato il discorso indirizzandolo su l’accessibilità o la non accessibilità dei diversi fenotipi ereditabili.
    Insomma come sovente accade ti dico tutto dopo.
    Cosa vuol dire?Il discorso perfettamente analogo alla selezione.
    Chi è adatto? Chi sopravvive. E perché sopravvive? Perché è adatto.
    E con l’evolvibilità è lo stesso.
    C’era problema con i tempi dell’evoluzione e il gradualismo..ed ecco il punto di Gould..problemi con le probabilità delle mutazioni,la degenerazione etc.. ed ecco l’evolvibilità..
    Se voglion fare Aosta-Otranto coprendo un buco alla gomma dell’auto con del chewing-gum ok,io però sulla macchina non ci salgo..

  2. “Se voglion fare Aosta-Otranto coprendo un buco alla gomma dell’auto con del chewing-gum ok,io però sulla macchina non ci salgo”

    Tu non ci sali, e chi già sta a bordo dovrebbe saggiamente scendere…

    • Buonasera e benvenuto xenodus,

      apro un OT e riporto per intero i due commenti interessati:

      “Livio Clussibernogiovedì, giugno 27, 2013 3:45:00 PM
      Ciao antò, hai poi letto il libro di pennetta et al. sugli aglieni come mistificaione religiosa? Perché non ci fai una recensione degna di te? Dai vediamo poi come ti risponde il pennetta… XD!!!11!centoundici!!1!

      Rispondi

      Zretgiovedì, giugno 27, 2013 4:21:00 PM
      Da Macrolibrarsi riporto la presentazione del libro in parola.

      “Il mito degli extraterrestri e l’attesa “messianica” che si addensa intorno alla figura dell’Alieno fanno ormai stabilmente parte dell’immaginario dell’uomo contemporaneo.

      Pochissimi, tuttavia, sospettano quali legami vi siano fra questo mito – apparentemente connotato in chiave scientifica e tecnologica – e le correnti più ambigue e nebulose dell’occultismo moderno.

      In questo saggio si ricostruiscono le radici “occulte” e ignorate del mito extraterrestre, attraverso i suoi legami con lo spiritismo ottocentesco, la nascita del contattismo, la mediazione di singolari personaggi a cavallo tra scienza e magia, il ruolo del cinema, l’affermazione dell'”archeologia spaziale” e dell'”interpretazione extraterrestre” dei Libri Sacri; con sullo sfondo la realtà, tanto ambigua quanto evanescente, dei cosiddetti “fenomeni U.F.O”.

      Tutti elementi, questi, caratterizzanti un mito che è anche una delle più incredibili quanto riuscite parodie moderne della religione”.

      Ora, vorrei sapere che cosa aggiungono Marletta e Pennetta a quanto scritto da vari autori già negli anni ’60 del XX secolo, circa la creazione di un mito ufologico atto ad abbindolare le masse. NIENTE!!! E’ minestra riscaldata. Preferisco di gran lunga i libri di Salvador Freixedo: sono saggi molto più profondi e lucidi. Non ho intenzione di spendere nemmeno un’euro per leggere cose arcinote: chi mi assicura poi che la parte sul contattismo non sia plagiata da Apocalissi aliene, ma senza citare la fonte?

      Il limite maggiore del libro non è tanto nella superficialità con cui si crede di liquidare tutta la fenomenologia xenologica, articolata e contraddittoria, ma nella monotona riproposizione della solita solfa.

      Ciao”

      Davvero singolare questo Antò zret… si spertica in una serie di commenti, o meglio di sentenze, dicendo poi che non ha letto il libro e che quindi sono basati sulla quarta di copertina dalla quale riesce a stabilire che nel libro non c’è niente di nuovo rispetto a quanto già detto da altri. Capisco che è un sito un po’ “paranormale” ma qui chiamo in causa il CICAP!

      Triste poi il fatto che il suo problema sia chi ha detto prima qualcosa, come se io mi infastidissi se qualcuno adesso pubblicasse un libro sui legami tra darwinismo e potere.
      Magari ne uscissero altri di libri che dicono le stesse cose che sostengo io!

      Che tristezza…

  3. Sto seguendo su RAI5 una serie di bei documentari
    sulla formazione dell’universo, la terra, evoluzione
    etc., ieri sera parlavano di quanto l’evoluzione
    dei vegetali abbia influenzato qulla dei primati.

    La questione è che più volte il divulgatore
    sembrava proporre una finalità, cito a memoria:
    “…l’obbiettivo delle piante quindi fu di essere
    appetibile per i mammiferi la soluzione fu
    di mescolare i semi alle sostanze nutritive…”
    oppure “…la soluzione fu cambiare colore
    per segnalare ai primati (passati dal daltonismo alla colorazione) il grado di maturazione del frutto”
    poi il finale “…le piante hanno dimostrato una grande capacità di trovare soluzioni” (questa però non la ricordo bene)

    Comunque sono rimasto sorpreso.
    Avete seguito questi documentari?
    Cosa ne pensate?

    Grazie.

  4. Ho scoperto che il documentario è “TERRA il potere delle piante”
    qua la scheda:
    http://www.rai5.rai.it/dl/PortaliRai/Programmi/PublishingBlock-597bd97e-4d5c-4359-9e91-9dfcccf404f2.html?ContentItem-808d6462-2f38-4ff1-82f2-4bfe3961debf

    si può rivedere qui:
    http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html?day=2013-06-26&ch=31&v=233080&vd=2013-06-26&vc=31#day=2013-06-26&ch=31&v=233080&vd=2013-06-26&vc=31

    Le mie citazioni non erano proprio esatte ma il succo era proprio quello, sembrano proporre una sorta di intelligenza o ingegno delle piante in grado di proporre soluzioni più appetibili per mammiferi e primati

    • Alèudin, nonostante tutto quanto viene scritto e detto sulla teleonomia la mente ragione in termini finalistici, ce lo vedi un commentatore che dice “le piante svilupparono un frutto mescolato ai semi, una cosa che non serviva a niente ma che finì con l’essere appetibile ai mammiferi… poi divennero colorati così, tanto perché gli andava mentre per una botta di fortuna nello stesso momento gli animali finivano per caso a vedere a colori…

      Insomma, diciamoci la verità, il documentario diventerebbe un pezzo comico. E lo sanno.

    • Michele Forastiere on

      Caro Alèudin, mi intrometto perché ho visto anch’io il documentario sulle piante. Devo dire che l’ho trovato straordinariamente bello, e anche ben fatto dal punto di vista scientifico – il che è abbastanza tipico delle produzioni BBC, per la verità: basti pensare ai meravigliosi documentari naturalistici di David Attenborough. Naturalmente, era inevitabile notare il gergo pseudo-finalistico relativo alle caratteristiche evolute da questo o quell’organismo: anche questo, va detto, è tipico di ogni descrizione evoluzionistica, una “convenzione” che non va però presa alla lettera (nel senso che chi parla in questi termini non intende realmente dire che – per esempio – una pianta metta in atto una certa strategia, finalizzata al miglioramento della fitness). E’ un po’ come quando, in fisica, si dice che l’elettrone “decide di muoversi” verso una regione a potenziale elettrostatico diverso. Tuttavia, bisogna riconoscere che questo gergo dal sapore finalistico è, stranamente, piuttosto diffuso nel mondo della biologia evolutiva. “Stranamente”, dico, perché (a dispetto del sottinteso naturalismo metodologico della teoria dell’evoluzione) sembra suggerire un misterioso potere creativo di una non ben identificata “Natura”; e se non ricordo male, questa era proprio una delle critiche portate al darwinismo da Piattelli Palmarini e Fodor.
      Piuttosto, a me ha lasciato senza fiato la descrizione della co-evoluzione della visione a colori dei primati e della ricca colorazione dei fiori e dei frutti: un’ulteriore dimostrazione dell’inesauribile capacità creativa della Vita. Qui, ovviamente, a seconda dei punti di vista ognuno attribuirà tale capacità creativa al caso, alla contingenza, alla legge di natura o all’azione diretta del Creatore… resta il fatto innegabile di tanta incredibile, emozionante bellezza.

      • Grazie per le risposte, anche io sono rimasto molto colpito dalla bellezza del documentario e dell’inesauribile capacità creativa della Vita.

  5. Massimo (neodarwinista) on

    Il modello virtuale dimostra sul piano puramente matematico che l’aumento del potenziale evolutivo avviene anche in assenza di selezione, tuttavia si basa sempre su mutazioni casuali che non sono state accelerate se non da una stessa mutazione casuale. Gli individui che attraverso mutazioni casuali aumentavano il proprio potenziale evolutivo, lasciavano un maggior numero di varianti rispetto ai loro simili, ed ecco perché i cladi più evolvibili finiscono per predominare a prescindere da una pressione che li selezioni. E’ un fatto puramente concettuale, si poteva dire anche senza una simulazione, ma qualcosa dovevano pure allegare per dare consistenza allo studio.

  6. @ Enzo Pennetta & Leonetto,
    potreste gentilmente aiutarmi a capire il seguente brano tratto da un testo di biologia, in particolare l’ultima proposizione? Grazie! Si intitola
    “Pressione selettiva”
    “In figura (tale figura mostra le teste di un muntjac cinese e di uno indiano oltre ai loro cariotipi) sono mostrati i cariotipi di sue specie strettamente correlate di cervo con numero di cromosomi molto diversi. Se però si evidenziano i geni, si può vedere che il loro numero totale, cioè il loro genoma, è molto simile. Questo si interpreta con il fatto che nell’evoluzione del muntjac indiano cromosomi inizialmente separati si sono fusi senza avere un effetto importante sull’animale.
    I genomi e i cromosomi delle specie attuali sono quindi il frutto di una storia unica di eventi genetici apparentemente casuali su cui ha agito la pressione selettiva.”

  7. In pratica mi sembra che si parli di animali appartenenti a due specie dello stesso genere che differiscono più per numero di cromosomi che per il numero dei geni.
    Da questo si deduce che alcuni cromosomi si sono fusi nel corso del tempo senza che questo abbia comportato grossi cambiamenti.

    La spiegazione è sempre la stessa: caso e selezione (pressione selettiva).

    Una delle solite storie proprio così che si spiegano con il solito caso che fa la parte del “deus ex machina”.

    Vallo a capire poi come abbia fatto il primo esemplare con i cromosomi fusi ad incrociarsi con uno con i cromosomi originali e dare una prole viva e fertile… per caso e selezione è la “non” risposta standard.

    • Mettiamola così..ci sono due varietà di Muntjac,che dvrebbero derivare da un antenato comune.Ora fra cervi,antilopi etc etc..si possono trovare diversi esempi in verità,per esempio l’Eland ed il Kudu.Hanno entrambi manto striato e corna attorciliate,seppur ad occhio possano sembrare molto differenti,il Kudui le ha attorciliate ed anche ricurve in quel modo che si sarà visto in foto come questa:
      http://t0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTl_talZ6ElUSaAySYsHohTjfmkAJTMWLuB3is5E2tZLBUBYDWqRg
      Le corna dell’Eland le avrete invece facilmente viste in questo modo:
      http://i.ebayimg.com/00/s/ODUwWDg1MA==/$(KGrHqJ,!p!FCwJidmkhBR!(kNqM5g~~60_35.JPG?set_id=8800005007
      Quelle comunanze pur espresse in varianti fenotipicamente differenti (striature,corna attorciliate etc..e le somiglianze sono forti anche nelle femmine)”derivano” da una Tandem Fusion ,o possono essere fatte derivare da una Tandem Fusion,così come in topi vediamo esempi di robertsonian fusion(topo campagna-topo città).
      A volte posson non dare morte o gravi problemi queste mutazioni.
      Però non c’è stata nessuna nuova informazione,ma una diminuzione del pool della popolazione originaria(antenato comune)e un riarrangiamento dell’informazione.
      E’ il discorso che veniva ripreso riguardo Neanderthal -Sapiens ed altre specie qua:
      http://www.enzopennetta.it/2013/04/chi-erano-veramente-i-neanderthal/

      Ed è il discorso sul comncetto di specie e varietà ,genere e specie biologica etc etc..

      Non so se ho risposto a ciò che volevi sapere..

      • Ah,per inciso,vale comunque quanto scritto da Enzo.
        Perché anche analizzando microevoluzioni il neodarwinismo può avere suoi problemi…

        • Scusatemi se ne approfitto,
          vorrei comprendere un’ultima cosa trovata sul testo che sto studiando, legata a discussioni svoltesi su questo sito; il tema è la “ricombinazione sito-specifica”:
          “La ricombinazione sito-specifica può alterare l’ordine dei geni e aggiungere nuova informazione al genoma, muovendo sequenze specializzate di nucleotidi, gli elementi genetici mobili.[…]Alcuni sono genomi virali[…] e (nei vertebrati)possono spostare o riarrangiare sequenze del genoma ospite vicino al sito, causando così molte delle varianti genetiche da cui dipende l’evoluzione”

          • Quello che mi sembra importate dire è che non si tratta di un meccanismo che produca nuovi caratteri.
            Le sequenze di nucleotidi vengono mosse, riarrangiate, ma sono sempre quelle. Difficile ottenere una macroevoluzione con questi meccanismi.

        • Ringrazio entrambi per aver esaustivamente risposto alla mia domanda,
          ne approfitto per provare a sanare un’altro mio dubbio:
          come vengono interpretati dalla scienza ufficiale i seguenti dati e voi come li leggereste:
          “La percentuale di amminoacidi identici nella catena alfa dell’emoglobina nel rapporto umano/scimpanzé è 100%,in umano/elefante è 83%, umano/topo 89%, umano/pollo 70%, umano/rana 56%, umano/squalo 51%”?

          • Come abbiamo sempre detto deve esserci una legge di natura all’origine dei viventi, una legge che ne spiegherebbe anche i collegamenti.
            Queste somiglianze sono il fenomeno da capire, il caso e la selezione non sono spiegazioni soddisfacenti.

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