Balle spaziali…

18

Luoghi comuni ed errori storici in un articolo di divulgazione scientifica.

 

Quando le “balle spaziali” vengono da chi dovrebbe informare.

 

A distanza di un mese circa dalla pubblicazione dell’articolo “Ognuno di noi ha un sosia ma in un altro universo”  di cui si è parlato in “Col multiverso si tradisce l’eredità di Galilei“, nel quale sono state rilevate delle inesattezze storiche sulla figura e le vicende di Giordano Bruno che veniva presentato secondo un’immagine tramandata da una vulgata disinformata e fuorviante, su La Stampa è apparso un nuovo articolo a firma dello stesso autore nel quale si ravvisano difetti analoghi.

 L’articolo in questione è stato pubblicato il 1 luglio con il titolo “E se l’era spaziale non fosse mai iniziata?“, il tema affrontato è quello relativo ad una presunta inconsapevolezza presente ai nostri giorni di essere ormai da decenni in una era nuova, quella spaziale appunto. All’inizio l’autore parla di un falso documentario sul presunto falso sbarco sulla Luna, poi della celebrazione del cinquantenario della prima donna nello spazio, e infine di due libri.

Quello che il giornalista Bianucci vuole in definitiva dire sembra essere che, nonostante lo sbarco sulla Luna del 1969, la coscienza collettiva non ha metabolizzato l’inizio della nuova era:

siamo davvero entrati nell’era spaziale?  La risposta non è ovvia. Lasciare lo spazio della Terra significa uscire dal potere del suo campo gravitazionale ed entrare nel campo gravitazionale di un altro oggetto celeste. Da questo punto di vista, non sono nello spazio gli astronauti che abitano sulla Space Station (attualmente c’è anche il nostro Luca Parmitano), né salivano nello spazio gli Shuttle.

[…]

Il libro di Diego Santimone, “Spazio Uomo” ci porta a guardare fuori della Terra. La sua tesi è che finora la conquista dello spazio non è stata capita. Si sono presi in considerazione solo gli aspetti scientifici, tecnologici, commerciali.

La conquista dello spazio non ha invece interagito con l’antropologia, l’arte, la filosofia, la sociologia, il sentimento religioso. E’ questo che Santimone invita a fare, e per rendere la complessità e il rilievo di quanto è successo parla dell’”evento astronautico” come di una mutazione decisiva e definitiva nel percorso dell’umanità. 

.

Un tema sul quale si può certamente discutere, anche se a nessuno si può fare una colpa più di tanto se la conquista dello spazio “non è stata capita”. Forse il motivo è che al cessare delle necessità propagandistiche della Guerra Fredda non sono stati fatti grandi investimenti nello spazio: come si fa ad entusiasmarsi di fronte allo stallo del programma spaziale americano che ha mandato in pensione gli Space Shuttle senza preparare un “dopo”? L’ultimo volo di uno Space Shuttle è avvenuto proprio due anni fa, quando l’8 luglio 2011 veniva lanciato l’Atlantis, e si tratta di un programma che affondava le sue radici proprio negli anni ’70, in piena Guerra Fredda.

L’articolo poteva a questo punto essere un interessante spunto per parlare della evidente rinuncia degli Stati Uniti ad investire nello spazio (l’URSS aveva ceduto fiaccata dall’ormai imminente crollo economico che sarebbe stato seguito da quello politico), ma purtroppo questa è stata un’opportunità persa, l’articolo si è infatti diretto verso un criptocomplottismo molto in voga che denuncia i complottismi evidenti per poi proporne altri camuffati da verità storica, come emerge da questo passaggio che parla di uno dei libri proposti:

Dall’atomismo al sistema eliocentrico fino alla spiegazione delle maree, la cultura greca fu meravigliosamente anticipatrice della scienza moderna – ha dimostrato Russo – ma tutto ciò fu occultato dal fatto che la Chiesa e altre circostanze resero per duemila anni vincenti le tesi opposte: la fisica di Aristotele e la cosmologia di Tolomeo. 

.

Eccolo il complottista!

L’autore dell’articolo, dopo averci rassicurato sul fatto che non si fa ingannare dai falsi complotti, infatti se la ride del finto documentario sul finto sbarco sulla Luna, ci propone una vara chicca delle balle spaziali, nel senso di “balle grandi”: il complotto della Chiesa per ostacolare la scienza! Questa sì che è originale…

E allora eccoci qui a svolgere la nostra funzione e a svelare quali siano le balle, e allora informiamo Bianucci che dove la cultura greca fu anticipatrice della scienza moderna era nella concretezza delle prove. E infatti fu la assoluta mancanza di prove a decretare l’insuccesso del sistema eliocentrico di Aristarco e la definitiva affermazione di quello geocentrico di Aristotele. Basta andare  a cercare su Wikipedia, non serve una laurea, e vedere la questione della mancanza della parallasse. Poi potrebbe informarsi cosa diceva la fisica antica sull’inerzia e sulla mancanza di riscontri anche su quel punto.

E che dire dl fatto che il sistema aristotelico-tolemaico si sia affermato tra il IV secolo a.C. e il II d.C.? Si parla cioè di un periodo che va da quando il cristianesimo era secoli ancora di là da venire e quando le idee cristiane godevano di ben poco credito, per non dire che erano perseguitate, e che quindi mai avrebbero potuto determinare il successo di un modello dell’universo. Il sistema geocentrico rappresentava Atene, non la Roma cristiana.

E l’atomismo poi? Sempre con un semplice giro su Wikipedia si potrebbe verificare che nell’antichità non c’era nessuna evidenza dell’esistenza degli atomi, e che la teoria fu riproposta solo all’inizio dell’800 quando Dalton, basandosi sulle leggi di Lavoisier e Proust (il primo ghigliottinato dalla laicissima Rivoluzione Francese e il secondo fuggito all’estero a causa della stessa) ipotizzò nuovamente l’esistenza degli atomi. E che la prova della loro esistenza venne solo nel 1905 e che proprio la disputa sull’esistenza effettiva degli atomi negata dalla visione positivista di Ernst Mach, non dagli scienziati credenti (vedi questo articolo su ilsussidiario.net) viene reputata tra le cause della crisi che portò al suicidio l’atomista Boltzman.

Per concludere, recriminare sul fatto che nella percezione collettiva non siamo ancora entrati nell’era spaziale, senza analizzare le responsabilità delle scelte che hanno determinato questa situazione, è già un esercizio discutibile, riproporre poi il cliché dell’oscurantismo della Chiesa Cattolica come motivo dei ritardi della ricerca è davvero inaccettabile perché la sua falsità è ormai facilmente verificabile. E si tratta di un’affermazione ribadita tra le righe nella chiusa dell’articolo:

 Insomma, la cultura spaziale sembra ancora lontana. C’è sempre qualche Tolomeo a vincere su Aristarco.  

Insomma, riassumendo il senso dell’articolo verrebbe fuori questa frase: se non siamo ancora nell’era spaziale è colpa della Chiesa. Vabbè, è come dici tu…

Che dire, se si continuano a proporre certi argomenti alla fine forse si potrà verificare quanto diceva Bakunin riguardo alle risate…

.

.

.

Share.

Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

18 commenti

  1. @ Pennetta

    Fa ridere ma fino ad un certo punto.
    Lei tiene questo blog, interessante, e dove è possibile commentare a chiunque, posto si attenga ad un minimo di decenza.
    Ma certo non ha la visibilità di un giornale come La Stampa.
    Ripetere il mantra dell’oscurantismo della Chiesa dei risultati li porta di certo.
    Basta chiedere alle persone che si conoscono nella vita quotidiana.

    • Enrico, certamente questi mantra ripetuti ossessivamente lasciano dei pregiudizi che poi è difficile eliminare, la rista a cui facevo riferimento è quella alla Bakunin: “una rista vi seppellirà”.
      Ecco, aspetto il momento in cui questi mantra non funzioneranno più perché qualcuno di fronte all’ennesimo discorso sulla Chiesa oscurantista sarà scoppiato a ridere.

  2. Gentile prof. Pennetta,
    un anno fa ho letto proprio il primo libro di Lucio Russo a cui si allude nell’articolo di “La Stampa”, ossia “La rivoluzione dimenticata”.
    Non so se lei lo ha letto, in tal caso sarei molto curioso di conoscere la sua opinione sulla tesi centrale di questo saggio, consigliatomi da un mio professore.
    In sintesi, gli storici, in particolare quelli della scienza, dovrebbero anticipare l’inizio della stessa all’epoca ellenistica perché la geometria, la meccanica, l’ottica ecc. elaborate da Euclide ed altri rispetterebbe le seguenti tre caratteristiche di una scienza esatta:
    1)Le affermazioni “scientifiche” non riguardano oggetti concreti, ma enti “teorici” specifici.
    2)La teoria ha una struttura rigorosamente deduttiva; e costituita cioè da pochi enunciati fondamentali(“assiomi”,”postulati” o “principi”) sui propri enti caratteristici e da un metodo unitario e universalmente accettato per dedurne un numero illimitato di conseguenze.
    3)Le applicazioni al mondo reale sono basate su delle “regole di corrispondenza” tra gli enti della teoria e gli oggetti concreti.

    P.S.:Poter leggere anche l’opinione del prof. Masiero pure non sarebbe male…

    • Mi fa piacere che tu abbi aletto il libro in questione perché a me manca questa lettura. Per questo mi sono limitato a fare una critica dell’articolo di Bianucci e non dei libri segnalati.

      Il tentativo di anticipare la scienza all’era ellenistica mi sembra comunque un’arrampicata sugli specchi probabilmente motivata dal desideri di negare le origini cristiane della scienza moderna.
      Che la scienza modena sia nata nel ‘600 non vuol certo dire che prima non si sapesse niente!

      Il metodo sperimentale è nato nel ‘600 e porta la firma di Galilei e Bacon, su questo c’è poco da essere revisionisti.
      Prima le prove sperimentali si accompagnavano a ipotesi metafisiche, anche quella era conoscenza, ma non scientifica.

      • La ringrazio per il suo commento,
        il saggio di L.Russo naturalmente presenta un’ampia trattazione della sua tesi, ma un giorno forse approfondiremo.

        • Visto che quasi sempre discutiamo di neodarwinismo, ecco il pensiero di L.Russo a tal proposito:
          “La teoria dell’evoluzione biologica basata sulla selezione naturale è contestata sempre più da biologi creazionisti e bandita da un numero crescente di scuole negli USA. Poiché in questo caso si tratta di una teoria che (almeno nelle sue linee fondamentali) è basata su concetti semplici ed è illustrabile con un’abbondante fenomenologia, il suo abbandono a favore di teorie mitiche è metodologicamente coerente con l’accettazione passiva di buchi neri e Big Bang.”

          • Giorgio Masiero on

            Se la cava abbastanza di corsa e superficialmente per una teoria che ambisce ad essere la spiegazione scientifica del fenomeno di gran lunga piu’ importante di tutti, la vita…
            Che Russo di biologia evolutiva sappia solo cio’ che gli hanno insegnato alla scuola media, secondo i “metodi mitici e incoerenti” d’insegnamento della scienza da lui denunciati?!

    • Giorgio Masiero on

      E perché, htagliato, non fare iniziare la scienza dagli antichi Egizi che hanno inventato la scrittura, senza pure la quale non c’è scienza? O perché non addirittura dagli Indiani e dai Cinesi che, molte migliaia di anni prima dei greci e delle altre civiltà mediterranee, già avevano nozioni avanzate di matematica, meccanica, medicina, ecc.? Solo il provincialismo (una dote immotivata attribuita al territorio) può farci cadere nell’eurocentrismo…
      Un grande maestro di filosofia mi ha insegnato che non basta essere nel vero, ma occorre anche “sapere” di essere nel vero. Essere nel vero e sapere di esserlo sono cose molto diverse, e solo quando, per una tua elaborazione filosofica, sai di esserlo puoi difendere la verità contro la prima persona che incontri e t’inocula un dubbio.
      Io, mentre riconosco che nella storia umana nulla accade improvvisamente “per caso” (per me il “caso” è una parola vuota, solo la foglia di fico della nostra ignoranza), e che quindi, in particolare, anche nella storia della scienza sperimentale moderna tutto dipende da circostanze precedenti in un unico tessuto, dovendo indicare una data per la nascita della scienza moderna andrei alla ricerca di quando sono precipitate 3 condizioni:
      1) “tutto” il metodo scientifico (e non solo alcuni aspetti, come la geometria di Euclide, o alcune applicazioni ottiche, o l’osservazione degli astri, ecc.) è delineato;
      2) c’è la “presa di coscienza” che questa nuova disciplina, la scienza, si distacca dalle altre arti umane (come la filosofia, o l’artigianato, l’architettura, la religione, ecc.);
      3) a monte c’è un’assunzione filosofica (“epistemologica”) che giustifica il valore di questa nuova disciplina.
      Ebbene, né i Cinesi, né gli Indiani, né la civiltà ellenica di Euclide o Archimede o Aristotele o Tolomeo, e nemmeno la Scolastica medievale (tutte culture ed epoche che hanno avuto grandi scienziati) si sono nemmeno avvicinati ad avere insieme queste 3 condizioni, così da autorizzarci ad affermare che avevano la scienza sperimentale, e che sapevano di averla, e che sapevano perché la potevano avere.
      Io pongo la nascita della scienza sperimentale moderna nell’Europa del XVII secolo (quella di Keplero, Galileo, Newton e F. Bacone) e, più precisamente, “simbolicamente” se si vuole, nella lettera del 1 dicembre 1612 di Galileo a Welser: qui si delinea chiaramente “tutto” il metodo scientifico, nella sua interezza, come ho spiegato nell’articolo “L’uso ideologico della biologia”. Qui ancora Galileo, e più esplicitamente e sistematicamente Bacone nel suo fondamentale Novum Organum, stabiliscono la differenza tra scienza e filosofia, distinguendo 2 discipline che fino ad allora (in tutte le civiltà, greci compresi) erano la stessa.
      Perché, e qui vengo all’assunzione 3), la scienza è nata nell’Europa del XVII sec.? Anche Tolomeo o Gerberto d’Aurillac (papa Sisto II, n. 950 – m. 1003) o Tycho Brahe sono stati scienziati, ma la scienza dell’astronomia è nata con Keplero, perché la raccolta scrupolosa di dati operata da loro (e da egizi e babilonesi) fu un elemento necessario ma non sufficiente alla nascita dell’astronomia: “A Tycho Brahe mancava la fede nelle grandi leggi eterne. Perciò rimase uno fra i tanti meritevoli scienziati, ma fu Keplero a creare l’astronomia moderna” (Max Planck). Senza la “fede nelle grandi leggi eterne”, non si dà scienza.
      Quando gli esploratori del XVI secolo scoprirono le Americhe e il Pacifico, la loro maggiore sorpresa non fu la scoperta di nuove terre, ma quella dell’egemonia tecnologica globale dell’Europa. Come mai – si chiesero – solo noi abbiamo fonderie, cannocchiali, orologi affidabili, mezzi di trasporto oceanici, ecc.? L’unica risposta che io trovo convincente è: la fede cristiana nel Logos. Mentre le altre religioni ponevano l’accento sul mistero o sul caos o sull’introspezione o sull’obbedienza ad un Arbitrio assoluto, fin dalla Patristica e poi nella Scolastica la teologia cristiana aveva attinto dai greci la logica come strumento per ragionare su Dio, creatore razionale del mondo; e per ragionare sul mondo, la cui natura la ragione umana, proprio in quanto partecipe della medesima essenza divina razionale, può indagare. Logos nella Natura creata e osservata, stesso logos nell’uomo creato e osservatore: ecco la radice storica europea della corrispondenza logica tra Natura e mente, da cui è nata la moderna tecno-scienza. Il teologo Sant’Agostino aveva indicato la strada: “Alcuni, per trovare Dio, leggono un libro. Ma anche la grandezza del creato è un gran libro [su Dio]: guarda, considera, leggi il mondo superiore e quello inferiore. Dio non ha tracciato con l’inchiostro lettere per mezzo delle quali tu Lo potessi conoscere. Davanti ai tuoi occhi ha posto ciò ch’Egli ha creato… Gridano verso di te il cielo e la terra: ‘Io sono opera di Dio’” (Sermones) e il fisico Galileo ha seguìto: “La filosofia [naturale, ovvero la scienza (NdR)] è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta dinanzi agli occhi, io dico l’Universo” (Lettera a Maria Cristina di Lorena, 1615).

      • La ringrazio per la risposta;
        non posso fare a meno di approfittare di questo post per farle rispondere, in quanto fisico, se vuole, anche ad una critica ad uno degli aspetti principali della meccanica quantistica, il dualismo onda-particella, mossa sempre da L.Russo nel saggio citato sopra:
        “la microfisica si è rivelata non descrivibile con la teoria scientifica della “meccanica classica”: i suoi fenomeni sono risultati, infatti, non descrivibili né con la meccanica corpuscolare né con la teoria ondulatoria. Occorreva evidentemente una terza teoria, ma il modo in cui questa si è formulata e sviluppata mostra quanto sia stata grave la perdita di quella sicura guida [intende gli scienziati ellenistici] che ci aveva sorretto fino ad allora. Invece di proporre una terza “teoria scientifica”, scienziati come de Broglie e Bohr enunciarono infatti il “dualismo onda-corpuscolo” e il principio di complementarità”. Di fronte all’inapplicabilità di due teorie incompatibili tra loro, una cultura che confondeva ancora gli enti della teoria con gli oggetti reali trovò cioè del tutto normale attribuire alla natura la contraddittorietà della propria scienza.”

        • Giorgio Masiero on

          La MQ, insieme al dualismo onda-corpuscolo e tante altre sue contraddizioni, e’ stata superata dalla TQC. Mi meraviglio che Russo, che certamente conosce la TQC, si fermi – se lo fa, io non ho letto il libro – alla MQ. Sarebbe come per la gravitazione fermarsi a Newton e non passare alla RG…

          • Ho controllato, la TQC non è per nulla citata.
            Forse però ho trovato qualcosa in cui potreste andare d’accordo:
            “Nei corsi di fisica lo studente (che non conosce più le basi dell’eliocentrismo o della teoria atomica, accettati sulla sola base del principio di autorità) viene assuefatto a una complessa e misteriosa mitologia, con orbitali che si ibridano tra loro, sfuggenti quark, voraci e inquietanti buchi neri e un Big Bang creatore: tutti oggetti introdotti in teorie che gli sono totalmente ignote e che non hanno alcuna relazione comprensibile con fenomeni a lui accessibili. Il metodo “scientifico” così trasmesso consiste nell’accettazione passiva del mistero e delle contraddizioni e nella rinunzia a spiegazioni razionali della realtà”

          • Giorgio Masiero on

            Di questo processo da lui denunciato sembra vittima lo stesso Russo che, avendo appresa per prima a fisica la MQ, si limita ad usare la TQC nel suo lavoro di fisico, salve dimenticarsene nel suo otium di filosofo!

  3. Beh, che dire: buon per Bianucci che dopo la fine del geocentrismo arriverà CUSANO a riportare l’umanità sulla retta via, con le teorie sull’infinità dell’universo…

    Quella dell’atomismo è anch’essa tutta da ridere, forse anche di più. Evidentemente l’atomismo di Democrito, secondo Bianucci, comprendeva la tavola degli elementi di Mendelev. Si è anche dimenticato di raccontarci quanto la cosmogonia del filosofo ateniese abbia “anticipato” (sic!) la scienza moderna: atomi che subiscono una deviazione nel loro spontaneo moto verticale verso il basso dando origine all’universo, una descrizione che assomiglia davvero tanto alle teorie della fisica contemporanea, non è vero?

    Probabilmente a Bianucci è sfuggito il fatto che il nome “atomo” è stato assegnato a tali oggetti proprio perché si ritenevano indivisibili, come quelli democritei: ma oggi si scompongono in decine di particelle totalmente eterogenee.

    Si potrà dire: certo, l’atomo di Democrito non esiste, ma siccome la fisica di oggi è di tipo quantistico, a lui si può attribuire l’intuizione della quantizzazione delle grandezze misurabili. Bella forza: la filosofia greca aveva concepito entrambe le possibilità, sia lo spazio discreto che quello continuo, quest’ultimo da filosofi come Anassagora e Zenone, che, al pari di Democrito, possono anch’essi essere ccnsiderati non aristotelici e perciò contrastati dalla Chiesa. Se lo spazio si fosse perciò oggi rivelato continuo i vari Bianucci avrebbero trovato comunque qualcuno da strumentalizzare in contrapposizione alla Chiesa della Controriforma. Per la serie: ti piace vincere facile…

    • “Se lo spazio si fosse perciò oggi rivelato continuo i vari Bianucci avrebbero trovato comunque qualcuno da strumentalizzare in contrapposizione alla Chiesa della Controriforma”

      Qualunque pretesto va bene per questi autori. Prima il preconcetto poi si vanno ad adattare i fatti.

  4. Vorrei fare una domanda ot. Tutti noi siamo “attaccati” alla terra grazie all forza di gravitazione terrestre. Come mai quando un qualunque corpo esce dal campo di gravitazione terrestre come, ad esempio, le navicelle spaziali, non precipita immediatamente sul sole?

    • Risponderà dettagliatamente Masiero oppure Pennetta. Dal mio piccolo, posso assicurarti che una navicella spaziale precipita eccome sul Sole, ma nell’equazione di Newton compaiono oltre alle masse degli oggetti altri due elementi: la costante di gravitazione universale e la distanza tra i due corpi. La prima non è così grande come si penserebbe, la seconda, comparendo al denominatore in termini quadratici (r^2), è molto significativa. Per cui, se considerassimo per ipotesi un sistema composto solamente dal Sole e dalla navicella, l’enorme distanza tra i due corpi (1.5 x 10^11 metri) compenserebbe la massa del Sole: la navicella tenderebbe sì a muoversi verso il Sole, ma MOLTO lentamente.

    • Quando un satellite artificiale viene lanciato dalla Terra conserva la sua velocità inerziale di rivoluzione intorno al sole.

      Infatti se si vuole mandare una sonda verso il sole (la si fa “cadere” verso il sole) la si lancia in modo da far sottrarre la sua velocità a quella della Terra, se si vuole mandarla verso i pianeti esterni si fa in modo che le due velocità si sommino.

      Aggiungerei che il moto circolare è una continua “caduta” verso il centro di rotazione.

    • Giorgio Masiero on

      Lo spazio(-tempo) non appartiene ne’ alla Terra, ne’ al Sole, ne’ alla Luna, ne’ a qualsiasi altro corpo celeste, ma e’ incurvato (e quindi muove in ogni sua posizione una sonda) secondo la distribuzione di tutti i corpi e di tutte le energie presenti nell’Universo intero.
      Cio’ significa, Giancarlo, che a seconda della sua posizione, la sonda puo’ essere piu’ o meno attratta da Giove, piuttosto che dal Sole, piuttosto che da qualsiasi altro corpo celeste “vicino”.

Exit mobile version