La fine del mondo è in anticipo?

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Questo il titolo (senza però il punto interrogativo) di un articolo pubblicato sul blog di Beppe Grillo.

 

Come sempre in questi casi la politica fa suoi questi allarmismi ma l’origine è nella prospettiva apocalittica di un articolo su Nature.

 

L’articolo intitolato La fine del mondo è in anticipo, è stato pubblicato sul blog di Beppe Grillo il 26 luglio scorso, un titolo che ha il grave difetto di presentare uno scenario fortemente allarmante senza neanche il beneficio del dubbio. Stranamente i timori apocalittici non sono mai stati sentiti quando si era in una società fortemente religiosa (nonostante quel che si dice neanche in prossimità dell’anno 1000), ma sono invece più presenti che mai nella società del materialismo scientista.

E così non solo la fine del mondo è data per certa, ma anche in anticipo!

E pensare che negli ultimi giorni qui su CS si era parlato del fatto che tutte le stime danno una revisione al ribasso del riscaldamento effettivamente verificatosi e quindi di quello ipotizzabile per il futuro. Ma non sia mai, ecco che si sono scatenati i mastini del clima con articoli a raffica sul Corriere, ecco che sullo stesso Corriere della Sera viene messo un video che mostra lo scioglimento dei ghiacci polari (ma non dice in che punto è stato realizzato) dal titolo “Così il Polo Nord si trasforma in un lago sotto i nostri occhi“. Ma perché non si parla del Polo Sud?

Forse la risposta è perché i ghiacci al Polo Sud stanno in buona salute, anzi aumentano, e questo non giova ai catastrofismi, soprattutto tenendo conto che lo scioglimento dei ghiacci del Polo Nord non comporterebbe l’aumento di un solo millimetro del livello del mare mentre quello dei ghiacci del Polo Sud (essendo un continente ricoperto di ghiaccio) sarebbe il vero problema.

E quindi allora si punta tutta l’attenzione al Polo Nord e si realizzano ameni filmati allarmistici, infatti oltre quello pubblicato sul Corriere va segnalato quello della BBC e ripreso sul blog di Grillo:

 

Lo spunto per l’articolo apocalittico sul blog è venuto da un articolo pubblicato su Nature che viene così riassunto:

Gli studiosi hanno calcolato che lo scioglimento dei ghiacci in atto potrebbe dar luogo al rilascio nell’atmosfera di 50 gigatonnellate (tonnellate con 9 zeri) di metano. Concretamente questo significa che il temuto riscaldamento globale di 2 gradi (il famoso punto di non ritorno) potrebbe arrivare dai 15 ai 35 anni prima del previsto

 

Intanto vediamo che i toni si fanno più cauti, lo scioglimento “potrebbe”… “potrebbe”… ripetuto due volte in tre righe ma seguito da una cifra catastrofica 50 gigatonnellate di metano, un gas serra più potente della CO2.

Insomma visto che con la CO2 di far salire la temperatura dei fatidici 4° non se ne parla, adesso si ricorre allo spauracchio del metano che si dovrebbe liberare nella quantità di 50 giga tonnellate.

E su un altro punto i ricercatori che hanno pubblicato su Nature sono molto certi, i danni economici a cui andiamo incontro:

I professori fanno i calcoli di quanto costerebbe al pianeta e presentano un conto pari a 60 trilioni di dollari (un trilione = mille miliardi) poco meno del Pil globale del pianeta che è di 70. 

 

Cifre assurde, danni pari a quasi il PIL mondiale, e il tutto con l’antartico che sta in ottima salute e il mare che non ne vuole sapere di sommergere le città costiere, e con le temperature effettive che non crescono da un decennio.

 Quando la cattiva scienza influenza la politica i risultati sono disastrosi, speriamo che nel M5S non si prestino a diventare strumenti dei catastrofisti del clima.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

4 commenti

  1. Quando la religione permeava la società la gente si poneva domande molto più interessanti. Più che interrogarsi sulla fine del mondo si chiedeva quale fosse il fine del mondo… domanda che più nessuno si fa

    • Giusta riflessione, colgo l’occasione per ribadire che le ossessioni sulla fine del mondo appartengono molto più alla società materialista che a quella religiosa.
      La morte individuale viene adesso mascherata, quasi dimenticata dietro l’edonismo, il non senso della vita amplifica poi la ricerca di distrazione mentre la preoccupazione sulla fine viene spostata verso la sorte della specie.

      In conclusione, nonostante certe apparenze di ostentata sicurezza le persone sono adesso molto più angosciate e fragili.

  2. Visto che i dati della temperatura, nell’ultimo decennio, contraddicono le previsioni apocalittiche di certi esperti è ovvio che, per giustificare le loro aspettative di un suo brusco aumento, devono cercare sempre nuovi appigli.
    Appigli così minuti da rendere ardua la scalata anche al migliore dei free-climber !!
    Dato che non esplicitano i meccanismi per cui, scientificamente, lo scioglimento dei ghiacci artici produrrà gli effetti disastrosi da loro indicati. L’argomento dello scioglimento dei ghiacci del Polo Nord è usato, da qualche anno, come supporto alla teoria del “Global Warming”. Peccato che esso sia dovuto, come avevo letto qualche tempo fa, alla ripresa dell’attività eruttiva di alcuni vulcani sottomarini presenti in quell’area. E’ bastata una veloce ricerca in rete per trovare un’intervista ad un geologo, il dott. Tito, che spiega il fenomeno e che fa presente che esso si era presentato anche nel passato. Quindi si può interrompere, in pratica, anche da un momento all’altro. Perciò la teoria dei catastrofisti di Nature è più friabile dei ghiacci dell’ Artide !!!
    http://meteolive.leonardo.it/news/In-primo-piano/2/Tito–l-artico-si-scioglie-anche-e-soprattutto-a-causa-dell-attivita-vulcanica-sottomarina-/41916/
    P.S.: Beppe Grillo, invece di fare il megafono dei catastrofisti di Nature farebbe meglio a pensare a qualche proposta seria per far uscire l’economia italiana dall’abisso in cui è stata spinta ed ad usare il grande consenso ricevuto alle scorse politiche per farla attuare.

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