Nous sommes tous des assassins… come diceva Jean Gabin

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“L’infanticidio e l’evoluzione della monogamia nei primati” titola un articolo su Le Scienze.

 

Ma allora tutti i maschi di Homo sapiens sono dei potenziali assassini, e più precisamente infanticidi….

 

“La monogamia umana è un problema”, afferma Dieter Lukas dell’Università di Cambridge in un’intervista rilasciata al New York Times il 29 luglio all’interno di un articolo firmato da Carl Zimmer divulgatore scientifico molto titolato, e intitolato “Despite Two New Studies on Motives for Monogamy, the Debate Continues“.

Come affermato nel titolo, sul motivo della tendenza alla monogamia nella specie umana ci sono diverse scuole di pensiero che, manco a farlo apposta, hanno prodotto due studi totalmente contrastanti e approvati a distanza di solo due settimane l’uno dall’altro, il riferimento è a “The Evolution of Social Monogamy in Mammals” approvato su Science il 14 giugno 2013 e “Male infanticide leads to social monogamy in primates“, approvato per la pubblicazione su PNAS il 28 giugno 2013.

Nel primo si sostiene che la monogamia sarebbe evoluta per via dell’intolleranza reciproca delle femmine che avrebbe portato ad aumentare la distanza l’una dall’altra in modo da rendere infine difficile per il maschio difenderle tutte e spingendolo quindi a optare per la scelta di una sola.

Nel secondo si sostiene invece che la monogamia sarebbe stata la risposta alla tendenza dei maschi ad uccidere i piccoli degli altri maschi per poter liberare le femmine dalle necessità dell’allevamento dei piccoli stessi e renderle nuovamente disponibili all’accoppiamento.

Come sostiene giustamente Zimmer nell’articolo sul NYT il dibattito continua, ma in fondo non è conoscere l’origine della monogamia umana la cosa più importante, quel che ci preoccupa è che restiamo nel dubbio che le donne si odino tutte reciprocamente e la convivenza nelle città sia un terribile esercizio di ipocrisia, o che tutti gli uomini che guardano dei bambini per strada desiderino in realtà ucciderli per concupirne le madri. Ma in che mondo viviamo?

Ovviamente possiamo stare  tranquilli, nonostante la pubblicazione su riviste di grande autorevolezza come PNAS e Science, questi studi sono inattendibili, e il fatto di essere in palese contrasto è la dimostrazione di come un certo modo di fare scienza, che si riscontra in particolare quando si parla di evoluzione, non produca fatti certi ma racconti, le famose “Just so story” alla Kipling di cui si lamentava S. J. Gould.

Questo è il modo in cui vengono fuori una moltitudine di affermazioni sull’evoluzione, teorie non sottoponibili a sperimentazione, analisi su un passato che non può essere verificato, storie più o meno verosimili, storie punto e basta, storie che dimostrano come alcuni metodi dell’evoluzionismo vecchio e nuovo portino a tutt’altro che a delle certezze scientifiche.

E così l’unico risultato è che passano gli stereotipi delle donne in continua competizione e incapaci in genere di amicizia vera reciproca, e di uomini naturalmente violenti e libertini che ripiegano sulla monogamia per l’impossibilità di prevenire che le loro donne (evidentemente di facili costumi) si accoppino con altri (e che eventualmente questi uccidano i piccoli).

Un mondo davvero terribile dove non ne escono bene né uomini né donne.

Ma per fortuna un mondo che probabilmente esiste solo nelle mente di alcuni ricercatori.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

7 commenti

  1. Giorgio Masiero on

    “… un mondo che esiste solo nelle menti di alcuni ricercatori”: ricercatori della verità (o di qualcosa almeno che le si avvicini), o piuttosto ricercatori di battere i concorrenti in numero di pubblicazioni di checchessia?

  2. @Giorgio e Lucio,
    più o meno entrambe le cose che dite, un mondo immaginario che fonda un’ideologia o che deriva da un’ideologia, e se l’ideologia è quella dominate, aiuta anche a pubblicare e fare carriera.

  3. Non vorrei ricercare la provocazione, e però… se pensiamo a ciò che succedeva, e veniva ritenuto eticamente ammissibile, quando non del tutto normale, in Italia, solo pochi secoli fa (stragi, torture, roghi, crociate), o pensando all’antica Roma (pedofilia, schiavismo di massa), mi risulta difficile escludere che all’alba dei tempi e dell’umanità comportamenti che oggi sembrano assurdi non potessero realmente verificarsi!

    • Buonasera Chicco,
      non vedo nessuna provocazione nelle sue considerazioni.

      Se proprio vogliamo dirla tutta, senza scomodare i giochi al Colosseo, oggi Homo sapiens sopprime i suoi figli con l’aborto spesso per motivi analoghi a quelli ipotizzati negli studi in questione.

      Quello che nell’articolo si voleva evidenziare è il fatto che gli studi proposti non possono essere sottoposti a verifica sperimentale e che quindi non hanno valore scientifico pur essendo pubblicati su riviste scientifiche.

      Quindi riassumendo, potrebbe essere andata come dice lo studio A o come dice lo studio B, ma anche no.
      Potrebbe essere andata in un terzo modo che ancora non è stato ipotizzato. Ma questa che non prevede verifiche e falsificazioni non è scienza.

    • Finalmente un po’ di buon senso!
      L’articolo del Corriere riprende proprio i due studi qui segnalati, al riguardo mi sembra interessante riprendere la conclusione:

      “Dieter invece è più cauto e forse più saggio. Non si possono estendere automaticamente all’uomo le argomentazioni sviluppate per altri mammiferi, sostiene. Noi viviamo in comunità e le coppie interagiscono tra loro in modo atipico per la monogamia sociale. In molte società umane l’unità riproduttiva non è rappresentata da una coppia, ma da alcune donne assieme a un uomo. La specie umana copre più o meno tutto lo spettro di possibilità dei sistemi riproduttivi che definiscono le singole specie animali, rincara il collega Tim Clutton-Brock. Siamo animali speciali, insomma, figli della cultura oltre che dell’evoluzione.

      Forse la natura si è inventata i sentimenti romantici per ottimizzare le nostre strategie riproduttive, ma le pulsioni del cuore ormai non sono più un mezzo, sono il fine. In quest’epoca e in questa parte del mondo stiamo insieme per amore, non per tramandare geni. Il fatto che la vita sia tanto più lunga oggi, e ricca di occasioni, ci fa sopportare sempre meno il peso dei vincoli. Ma quando ci innamoriamo speriamo ancora che sia per sempre.”

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