La guerra inevitabile e il male oscuro dell’America

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 Immagine dal Washington Post

Sembra che per gli USA l’unico modo di gestire il dopo Guerra fredda sia la guerra sui campi di battaglia.

 

Qual è e dove nasce quel pensiero distruttivo che obbliga alla guerra.

 

“Fotti il tuo compagno”

Questo è l’imperativo che a partire dalla Guerra fredda è stato assunto come comportamento di riferimento dagli USA e, di conseguenza, da tutto quell’Occidente che si può identificare nei paesi che aderiscono alla NATO. Si tratta di un modo di gestire i rapporti che parte dall’assunto che non esiste la possibilità di cooperare con una controparte, la realizzazione della filosofia di Thomas Hobbes che teorizzava l’Homo homini lupus, ogni uomo è un lupo per gli altri uomini.

Su questo principio si fondava per Hobbes lo stato visto come un mostro necessario che esercita il suo potere per evitare che i cittadini si combattano tra loro e che fu teorizzato nel libro “Leviathan“. Lo stesso stato di  lotta tra soggetti è emerso come regola “scientifica” moderna nella teoria dei giochi che nacque con John Von Neumann e trovò la massima espressione in quel John Nash che nel 1994 fu insignito del Nobel per l’economia.

E proprio negli anni in cui Nash lavorava nella RAND Corporation, un think tank che si occupa di sviluppare metodi decisionali in politica e in campo militare, venne a svilupparsi l’idea che l’unico modo di gestire i rapporti tra stati fosse quello di non fidarsi e applicare quella regola che lo stesso Nash ha riassunto in “fotti il tuo compagno”.

Un esauriente documentario sulle ricadute di questa visione dei rapporti sociali e politici è stato realizzato nel 2007 dalla BBC con il titolo “The trap” del giornalista Adam Curtis, un documentario del quale si propone proprio la ricostruzione del clima della Guerra fredda e dell’ideologia che ne scaturì:

 

Dopo la caduta dell’URSS, rimosso il nemico dell’Occidente, si è sperato nella nascita di un futuro liberato dalla paura della guerra, si è pensato che tutto il mondo dovesse tendere al modello della liberaldemocrazia americana e che si andasse così verso quella “fine della storia” e dei suoi conflitti ipotizzata nel 1992 dal sociologo Francis Fukuyama anche lui uomo di spicco della RAND. Ma le cose non sono andate come pensava Fukuyama perché una parte del mondo non ha accettato di sottomettersi ad una socialdemocrazia sotto il comando USA. Questa situazione venne ipotizzata e sviluppata da Samuel  P. Huttington, in contrapposizione a Fukuyama, nel suo saggio “Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale” pubblicato nel 1996.

Nello scontro di civiltà quella che sarebbe dovuta essere una legittima e indipendente scelta di sviluppo sociale economico e politico di vaste aree del mondo era diventata, nell’ottica della teoria dei giochi di Nash, una minaccia, per la filosofia che si era affermata negli USA la presenza sulla scena mondiale di altri attori non sottomessi al sistema di cui erano al vertice rappresentava un pericolo che doveva inevitabilmente condurre allo scontro.

Contemporaneamente alla genesi di conflitti tra stati, il “gioco” condotto con le regole di Nash portava a diffidare non solo dei dichiarati antagonisti ma anche degli alleati e dei propri stessi cittadini, una diffidenza che sarebbe emersa con lo scandalo Snowden che ha mostrato un’America diffidente che spia non solo gli avversari ma anche i paesi alleati e i suoi stessi cittadini in cui comincia a vedere dei potenziali nemici.

Il male che sembra aver colpito l’America è l’estremizzazione della lotta per la sopravvivenza contrapposta all’aiuto reciproco, la competizione contrapposta alla collaborazione.

La conseguenza di questa situazione è l’incapacità di accettare un mondo multipolare in cui realtà anche profondamente diverse coesistono e diventano una ricchezza le une per le altre, l’alternativa inevitabile è dunque una lotta contro ogni diversità e alternativa, una lotta che rende indispensabile portare la guerra ovunque si intraveda un confine.

Lo scontro di civiltà è diventato infine una profezia che si auto avvera, una scelta inevitabile che da un decennio mostra i suoi effetti drammatici.

L’occidente con il suo ‘male oscuro’, con la sua concezione di un’umanità “egoista, isolata e sospettosa in cui ci si controlla a vicenda e si pianificano strategie contro gli altri“, non ha alternativa al proseguimento della serie di guerre che hanno segnato gli ultimi anni.

Ma a differenza della Guerra fredda questa strategia viene adesso ad applicarsi in una condizione di guerra guerreggiata, e in questo contesto la crisi siriana appare sempre più una riedizione a parti invertite, e più pericolosa, della crisi di Cuba del 1961.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

8 commenti

  1. E da un bel pezzo l’avversario viene dipinto come un nemico totale, eliminando pure la distinzione tra soldati e civili.
    Basta ricordare le parole dell’Ammiraglio D. Leahy, uno dei capi di Stato Maggiore, durante la II guerra: “quando si combatte con i selvaggi giapponesi, tutte le regole belliche precedentemente accettate devono essere abbandonate”.
    E bombardarono l’87% delle zone residenziali delle città (in particolare le zone più povere con edifici in legno) con bombe incendiarie, incendiando in 6 ore più persone del resto della storia umana. Il gen. LeMay aggiunse che avevano aggiunto alle bombe degli esplosivi per ostacolare i vigili del fuoco.
    Radio Tokyo la definì: “bombardamento carneficina” e disse: “l’America ha rivelato il suo carattere più barbaro… E’ stato un tentativo di omicidio di massa di donne e bambini… L’azione americana è ancora più spregevole se si pensa alle loro continue chiassose pretese di umanità e idealismo… Nessuno si aspetta che la guerra sia altro che un affare brutale, ma per gli americani resta prioritario renderla sistematicamente, e in maniera non necessaria, un orrore di massa per vittime innocenti”.
    In risposta un portavoce della Quinta Divisione Aeronautica ridefinì “l’intera popolazione giapponese come un giusto bersaglio militare” e il col. Cunningham: “Per noi, non esistono civili in Giappone”.
    E poi le due bombe atomiche…
    Oggi dicono che bisogna colpire chi usa armi di distruzione di massa… già, ma CHI?

    Questi sono i difensori della democrazia nel mondo, portatori di alti valori di diritti umani…

    • La visione dell’essere umano come bestia feroce anziche come l’aristotelico “animale sociale” ha infatti prima portato, proprio come hai ricordato tu con gli episodi citati, alla disumanizzazione dell’avversario (vedi CS-L’unico darwinismo provato scientificamente è quello sui campi di battaglia?), poi a considerare chiunque come nemico.

      E’ una strada che ha impiegato secoli ad essere percorsa e ha infine reso irriconoscibile il mondo occidentale.

    • ..”già ma chi”?

      Certo se fosse messa così:Oggi dicono che bisogna colpire chi “produce” armi di distruzione di massa,che senso ha produrre armi di distruzione di massa?Evidentemente deve essere una nuova forma di “collezionismo”,le produco ma non le uso,deve essere una nuova macabra forma d’arte.Di per mio,non sono mai stato un “antiamericano” anzi o un forte rispetto per l’america,però ametto che non ho mai avuto tanta certezza nel pensare che il fosforo bianco non sia un’arma chimica,a quanto pare non è poi cosi verò che si diano solo al collezionismo.

      • Come ho avuto modo di ribadire altre volte per tutta l’adolescenza e oltre io sono stato “innamorato” dell’America. Per questo mi sento maggiormente in diritto di criticarla per aver tradito le aspettative di intere generazioni.

        Il fatto di voler colpire chi detiene armi di distruzione di massa, essendo a propria volta il maggior detentore al mondo, è evidentemente un atteggiamento illogico che si può giustificare solo con il postulato di essere dalla parte del bene contro il male.
        Ma poiché i comportamenti di chi opera il bene e di chi compie il male sono diventati gli stessi, il bene si identifica utilitaristicamente con il “proprio” bene.
        “Fotti il tuo compagno”, appunto…

        • A io acora sono giovane,e allora spero mi si concederà il beneficio di potermi sbagliare per imparare.Infondo,forse magari si cercasse il proprio bene,si comprendere che sarebbe anche un bene per tutti.
          in realtà non condivido proprio questa di fottere il proprio compagno,e le persone che ci circondano,benche certamente il macchiavellismo abbia i suoi discepoli anche in America.In fondo nella realtà umana, a fottere i propri compagni alla lunga si rimane soli e fottuti.E poi,non osservano abbastanza bene la natura,perfino i lupi non fottono i loro compagni di branco per aumentare le possibilità di sopravivenza e aumentare le possibilità che la caccia vada a buon fine,benche possano avviarsi alla rivalità per il ruolo di capobranco,e magari è proprio questo che li rende agressivi,che dovendo sempre il capobranco ribadire la sua autorità,allora diventa agressivo,un pò come l’america degli ultimi anni e il mondo.

          • Infatti un risvolto della teoria dei giochi è che il massimo vantaggio si avrebbe se tutti fossero onesti, la scelta di fottere il compagno è solo la conseguenza di una visione pessimistica dell’Uomo.

  2. Infatti è la cosa eticamente insensansata ma addiritura in maniera utilitaristica,secondo me,più sciocca.Sul secondo piano:Facciamo un esempio tratto dall’Arte della Guerra di Sun Tzu e dalla favola delle Api di Mandeville (in cui vengono proprio pensate due forme di società in maniera allegorica a un’alveare, una basata sull’altruismo e una basata sull’egoismo).Nash ha infatti ripreso in toto le idee di Mandeville,ovvero quella, che una società basata sullì’egoismo abbia un risvolto positivo maggiore piuttosto che in una società altruista,il prezzo però da pagare era appunto l’isolamento dell’individuo sul piano intrasociale.

    Un gruppo di individui organizzati e in cui sia presente una collaborazione e coesione sociale è molto più forte del singolo individuo,affiancato ad altri singoli individui ciascuno avente i propri interessi.

    Gli imperi più potenti della storia da che esiste l’uomo sono gli imperi in cui esiste una maggiore coesione sociale nei fini.Anche se dovessero esistere una superiorità numerica di individui che non sanno collaborare tra di loro e che quindi sono disorganizzati,la società organizzata assogeterà questi individui.E il classico principio in cui 500 individui che si muovono organizzati rispetto a un singolo,sono e saranno più forti dei singoli e anche della loro somma in quanto anche se fossero 1000 ma senza collaborare gli uni gli altri sarebbero comunque distrutti uno a uno,nella guerra non basta solo la superiorità numerica l’organizzazione e la strategia sono tutto,Sun Tzu direbbe un esercito con un generale sciocco e che non sa creare un gruppo coesivo è destinato a essere annientato,e Sun Tzu è stato ripreso oltre che dai Generali americani,da Napoleone Bonaporte.Il singolo ha molte poche possibilità:O a sua volta costituisce una società collaborativa per rivaleggiare con quella organizzata richiamando gli altri singoli,o si sottomette spontanameante e coscientemente e entra a far parte di questa società dove si adatta alle leggi e ai volori vigenti,o pure è destinato a soccombere.Si pensi all’economia cosa può fare il singolo rispetto a una organizzazione di individui che collaborano tra di loro,nulla non per niente si chiamano COORPORAZIONI.Ed è palese che gli individui dentro la coorporazione non dovrebbero mai fottersi a vicenda,se vogliono esere più forti delle coorporazioni rivali.

    Es 5 persone su un tavolo ciascuna deve fregare l’altro,se 4 decidono di creare un legame collaborativo e spartirsi il potere che nè deriva,quello solo e nella maggioranza dei casi irrimediabilmente fregato.

    Quindi a mio avviso anche seguendo l’utile è certamente molto più utile creare legami di collaborazione e mantenerli.Dico mantenerli perchè anche qui se una società non mantiene un tessuto sociale coeso,sarà comunque molto più debole di una società collaborativa.Non a caso anche nelle società umane della storia il declino degli imperi avviene spesso perchè il tessuto sociale interno si disgrega con essa la collaborazione e cooperazione tra gruppi sociali.L’impero romano per esempio crollo proprio perchè il suo tessuto sociale si era disgregato,fu facile quindi che venisse assogetato da gruppi sociali emergenti aventi un legame collaborativo più forte.

    Come dice un proverbio potrai anche spezzare un ramo facilmente,ma 1000 tutti insieme non riuscirai mai a spezzarli,benche tu sia molto più forte del singolo ramo.

  3. Della serie:L’america sarà anche la nazione più forte contro paesi con un tessuto sociale disgregato,come sono le nazioni mediorientali.Sarebbe da invitare a esportare i diritti umani anche presso i laogai cinesi.O forse mi sà che il vecchio capobranco ulula con i lupetti, ulula tanto, ma è paralilazzato dalla paura con il “capobranco emergente.”Infatti qui molto meglio fare meno i Jhon Rambo e parlare diplomaticamente.

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