La nuova Guerra Fredda: l’attentato di Volgograd

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volgograd

Un’analisi dell’attentato di Volgograd pubblicata sul sito di Russia Today delinea tensioni da Guerra Fredda.

 

 

Sul sito Russia Today, finanziato dall’agenzia statale russa RIA Novosti, è stato pubblicato un articolo che descrive in modo preoccupante il retroterra degli attentati di Volgograd. L’articolo è tratto da un blog, e un disclaimer declina ogni responsabilità per quanto scritto affermando che si tratta di opinioni dell’autore, un modo per dire e non dire, trattandosi come detto di un’agenzia di stampa collegata al governo. L’articolo è intitolato “Waging war on Russia: Looking into Volgograd terror blasts” ed è a firma di Eric Draitser, un analista politico che tra l’altro risiede a New York, si tratta comunque di un analista al quale RT deve dare molto credito se il 30 dicembre, il giorno dopo gli attentati, lo intervistava sull’argomento pubblicando un pezzo intitolato ‘Volgograd blasts blowback for Putin’s Syria policy’, nel quale si collegavano le bombe alla politica svolta dalla Russia nella questione Siriana.

Tre giorni dopo, il 3 gennaio, l’intervista veniva seguita dall’articolo dello stesso Draitser che senza mezzi termini delineava un collegamento tra il terrorismo ceceno, autore delle stragi, e organizzazioni collegate ad organismi USA. Come primo passo Draitser individua il principale esponente del terrorismo ceceno:

Quando si analizza il terrorismo jihadista in Russia, il nome di Doku Umarov e la sua organizzazione Imarat Kavkaz, deve senza dubbio apparire. Umarov ha una lunga esperienza nell’organizzazione di operazioni terroristiche in Russia, tra cui rapimenti, attentati e omicidi. Il suo gruppo di propaganda, noto come Kavkaz Center, ha una lunga storia nel sostenere e legittimare azioni terroristiche in tutta la regione, razionalizzando le atrocità commesse nel nome della “resistenza”. Infatti, il Kavkaz impegna una logica capovolta permanente, riferendosi ai russi come “terroristi” e ai terroristi come “eroi”.

 

Una volta individuato Umarov come leader del terrorismo ceceno Draitser inizia a delineare gli scenari internazionali:

Non si ci si può semplicemente concentrare sulla figura di Umarov o di qualsiasi altro gruppo terroristico individuale, perché sarebbe come non vedere la foresta per guardare gli alberi, manca del tutto il contesto più ampio all’interno del quale si verificano tali atti di terrorismo.

Come potenza mondiale, la Russia si trova in prima linea alcuni dei principali conflitti geopolitici nel mondo di oggi. Se il ruolo di pacificatore in Siria, di superpotenza nel petrolio, o di produttore di armi, la Russia è perennemente in conflitto con le potenze occidentali che cercano di espandere ulteriormente la loro egemonia in tutta l’Eurasia, anche se prende forma di un ‘scudo missilistico’.

In questo passaggio si fa un salto alla fine del quale viene mostrato come i gruppi terroristi agiscano nel quadro del conflitto tra Russia e le potenze occidentali per l’egemonia in Eurasia, con un riferimento al dispiegamento di missili antimissile della NATO ai confini della Russia con il pretesto poco credibile di una difesa dall’IRAN. Quale sarebbe dunque il ruolo delle organizzazioni terroristiche in questo contesto? Draitser ricorda poi come anche dai media occidentali venga riconosciuto il collegamento tra ceceni e Al Quaeda e la loro presenza in Siria, per finire col fare delle considerazioni con le quali si collega Umarov con delle organizzazioni governative e paragovernative USA:

Anche se si potesse individuare il gruppo terroristico che ha effettuato le atrocità dei giorni scorsi, questo sarebbe solo il primo passo. Molto più importante, a lungo termine, è la comprensione di come queste organizzazioni operino e di come riescano a sopravvivere. Nel Caucaso russo, Doku Umarov e capi simili esistono a causa di una complessa rete di finanziatori e politici influenti che ritraggono la loro guerra al terrorismo come un solo “lotta di liberazione.” I terroristi come Umarov sono meglio compresi dalla loro connessione ai vari organi di intelligence occidentale.

Tale entità che gestisce il controllo è il Comitato americano per la pace nel Caucaso (CCAA), precedentemente conosciuto come il Comitato americano per la pace in Cecenia. Come riportato da Web Right presso l’Istituto di studi politici: “La CCAM è stata fondata nel 1999 dalla Freedom House, un’organizzazione conservatrice che ha lavorato a stretto contatto con il governo degli Stati Uniti, che riceve fondi dal National Endowment for Democracy e altre iniziative di democratizzazione degli Stati Uniti.” Questa intima relazione tra CCAM e il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti indica non soltanto una confluenza di interessi, ma piuttosto un rapporto diretto, in cui il primo è un organo di quest’ultimo.

I collegamento delineati da Draitser sono tali da delineare uno stato di fortissima tensione tra USA e Russia dato che quest’ultima vedrebbe dei finanziamenti americani a sostegno del terrorismo ceceno. Ma altri elementi a supporto di questo collegamento vengono forniti nell’articolo di Draitser:

 Il ruolo dell’intelligence degli Stati Uniti nel CCAA è ancora più evidente quando si esaminano alcuni dei membri più noti della CCAA, tra cui l’ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale Zbigniew Brzezinski, ex consigliere del Pentagono Richard Perle e altri top neocon tale come William Kristol, Elliott Abrams, Kenneth Adelman e Robert Kagan.

la cosa che diventa evidente da una rapida analisi di queste cifre è che, nonostante la preponderanza dei neoconservatori, i primi membri del CCAA sono tirati da entrambi gli istituti liberali e conservatori. Pertanto, si può vedere come il CCAA rappresenta un consenso bipartisan all’interno della classe dirigente degli Stati Uniti, un consenso di aggressione contro la Russia.

Il ruolo di personaggi di primo piano come Zbigniew Brzezinski e Richard Perle nel sostenere Umarov porta l’analista politico ad individuare un supporto governativo (e oltrtutto bipartisan) alle politiche terroristiche sul suolo russo.

Accuse argomentate le cui implicazioni sono davvero allarmanti. Il fatto che l’articolo non sia firmato direttamente da RT denota un certa cautela nell’esporre questa situazione, ma anche una chiara volontà di mettere le carte sul tavolo.

Dopo l’aumento di tensione seguito alla provocazione del sorvolo di uno spazio aereo dichiarato zona vietata dalle autorità cinesi lo scorso 26 novembreUsa, sfida alla Cina: B-52 sorvolano le isole contese tra Pechino e Tokyo“, l’accusa indiretta di essere dietro i gruppi armati ceceni mostra una situazione di crescente tensione che, aprendo ad una situazione di guerra mediata dal terrorismo, sta oltrepassando quello che fu il concetto di guerra fredda. 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

9 commenti

  1. Certo è plausibile, anzi più che plausibile.
    Immagino ricordiate negli anni 80 il sostegno dato ai “Freedom Fighters” in Afganistan contro gli occupanti russi e poi lo scandalo Iran-Contras.

    Negli anni i Fredom-Fighters (tali finchè comodava) si sono traformati in terroristi quando hanno creato un proprio stato che non accettava di stare al guinzaglio degli USA.

    Stessa cosa in Cecenia dove però l’avvento di Putin ha rotto le uova nel paniere con un intervento incisivo e brutale (poteva fare altro?).

    Poi è iniziata la stagione delle rivoluzioni colorate e delle primavere varie: Ucraina, Tunisia, Libia, Georgia, Siria, ancora Ucraina e dell’accerchiamento della Russia: Iraq, destabilizzazione continua in Libano, allargamento NATO nei paesi baltici, in Repubblica Ceca, Romania, Ungheria, distruzione e asservimento della Serbia, e ulteriore spinta verso l’Ucraina (per non parlare dei vari insediamenti logistici e militari nei vari “stan” a sud della Russia.

    A collaterale di tutto questo, azioni di supporto ed erosione: il bail in di Cipro (che ha colpito sopratutto capitali Russi e ha distrutto una piazza finanziaria importante), l’attacco green peace nell’artico, manifestazioni interne varie contro leggi considerate liberticide in Russia (legge contro la ropaganda omosessuale rivolta ai minori, divieto di tenere gay pride days ecc.) e attacco mediatico internazionale per mettere alla gogna un paese e la sua classe dirigente che rifiuta di abbandonare il buon senso per abbracciare i disvalori moderni contrabbandati per libertà.

    E’ evidente che gli USA sono irritati e probabilmente anche shoccati dal fatto che pur “avendo vinto la guerra fredda” (questo pensano del crollo dell’ex Unione Sovietica) non sono riusciti a papparsi il boccone come avrebbero voluto a causa della presa di potere di un oscuro funzionario KGB di San Pietroburgo che ha puntato i piedi.

    C’è stata un’evoluzione importante del comportamento della russia

    In questo momento credo che gli USA sentano un’urgenza di accelerare il tutto perchè il tempo gioca a favore del rafforzamento delle Russia e se vogliono trarre profitto dalla loro supposta vittoria devono accelerare; ogni giorno che passa rende la cosa più difficile.

    Per fare ciò qualsiasi mezzo è buono, anche togliere dalla lista dei cattivi i gruppi che fanno il loro gioco e finanziarli pesantemente.

    D’altra parte dobbiamo considerare che se uno stato è nelle condizioni di praticare una politica imperiale (qualsiasi stato), lo fa, per cui è inutile stracciarsi le vesti e ululare alla luna. Se il Burkina Faso avesse i mezzi militari, logistici e finanziari degli USA, farebbe esattamente la stessa cosa.

    E’ certamente una guerra per il petrolio e per il trasporto dello stesso e del gas (North stream, south stream, Nabucco ecc.) per cui i governi USA si sono prostrati servizievolmente alle esigenze delle 7 sorelle o da quello che esse sono diventate ai giorni nostri, però io ritengo che questa sia esclusivamente la causa prossima, in effetti esiste un’esigenza di raccogliere i frutti della vittoria e diventare definitivamente l’unica superpotenza al mondo. La cosa rischia di sfuggire per cui credo che nella foia di accelerare il processo e chiudere prima che “l’avversario” diventi troppo forte potrebbero combinare dei guai grossi e allora saranno lacrime per tutti.

    Non è ragionevole pretendere un’etica dagli stati, non ce l’hanno mai avuta ne’ mai l’avranno per cui i Terroristi-combattenti-per-la-libertà-banditi-eroi continueranno ad essere utilizzati come pedine del gioco quando serve ed emarginati o addirittura distrutti quando diventano un impedimento.

    E’ mia personale convinzione che un comportamento etico da uno stato possa aversi solo nel caso dello stato monocratico in cui l’etica dello stato coincide con l’etica del re. Lo stato “democratico” si basa comunque su un equilibrio di interessi e su compromessi funzionali che non possono lasciare fuori anche il compromesso etico.

    • stò cò frati e zappo l'orto on

      In questi giorni di sangue e tristezza non mi sentirei di intervenire in una discussione riguardante la violenza terroristica in Russia.Ma essendo un grandissimo amico del Popolo Russo(seguo,per esempio,quotidianamente su Fb gli avvenimenti di questo grande Paese)non posso che usare poche parole per manifestare il dolore per tanta provocazione.E cioè:
      L’attentato,chiunque lo abbia architettato mira chiaramente a colpire il settore turistico(e comunque ad uccidere persone indifese)scoraggiando viaggi inerenti alle prossime Olimpiadi invernali di Soci o per il prossimo futuro.Settore,quello del turismo in Russia in grande espansione.ps.Il luogo dell’attentato è distante da Soci circa 700 kilometri.

      • Riesce sempre difficile accettare la logica del terrorismo, specialmente quando non è solo frutto di lotte disperate ma si intravede la mano di organizzazioni statali.
        Sin dall’epoca delle BR e dei NAR, le connessioni con stati esteri erano presenti, la speranza è che finalmente si comincino a denunciare e colpire questi collegamenti.

    • Ciao Valentino,
      capita che alcuni interventi siano considerabili come parti integranti dell’articolo, e questo è certamente uno di quei casi.
      Oltre a pensarla esattamente su tutti i punti da te toccati ho molto apprezzato anche il grande equilibrio e realismo nei giudizi.
      Aggiungo solo che anche a me quello che preoccupa di più è che nel timore di perdere una partita che sembrava già facilmente vinta nel blocco occidentale possa esserci qualcuno disposto a forzare la mano agli avvenimenti.

  2. Ciao Enzo (mi prendo questa libertà dopo più di un anno), sì credo sia la paura di tutti, almeno di tutti quelli che tentano di ragionare su qualcosa che vada oltre la formazione della nazionale.

    Purtroppo temo che quello che noi vediamo siano solo le punte degli icebergs, se si guarda sotto c’è probabilmente un verminaio putrescente di colossali dimensioni, ma noi sotto non possiamo guardare e quando ci sarà il redde rationem (prima o poi arriva) avremo finalmente la possibilità di vedere e con la forte possibilità che sia l’ultima cosa che vediamo.

    D’accordo perfettamente sul terrorismo ma con qualche distinguo.
    I cosidetti “movimenti di liberazione” non sono tutti uguali:
    un’azione diretta contro corpi o personaggi dello stato, pur essendo esecrabile può trovare una giustificazione etica (penso ai moti di indipendenza di vari paesi del secolo scorso) ma mai e poi mai può essere giustificabile in alcun modo l’azione indiscriminata, tanto più se incoraggiata o peggio sostenuta da stati e/o organizzazioni estere.

    Purtroppo indipendentemente dalle buone intenzioni dei “ribelli” (sia contro una dominazione esterna che contro un’opressione interna) questi hanno sempre bisogno di sostegno e questo non è mai gratuito; magari all’inizio il rapimento di un personaggio va bene, ma poi il livello dello scontro si alza e le richieste aumentano e dal sasso contro un vetro si passa per piccoli passi alla bomba in piazza quasi senza accorgesene; una sorta di mitridatizzazione della violenza.

    Basti pensare con quanta indifferenza Israele bombardi zone densamente abitate da civili o alla frase profferita da non so chi di Hamas o Fata (non lo ricordo proprio) alla contestazione che bombe messe negli autobus scolastici uccidevano degli innocenti: “Non esistono Israeliani innocenti”.
    E questo è solo un esempio acclarato, ma ormai credo che sia il modo di pensare che va per la maggiore.

    Per quanto riguarda il “supporto” da parte degli stati basta leggere cos’è successo ne Congo ai tempi di Ciombe e Lumumba, il coinvolgimento e gli appoggi spesso seguiti da tradimenti eclatanti da parte di Belgio, Francia ed Inghilterra (Questi ultimi attraverso due “famosi” mercenari: Bob Denard e mad Mike hoare) è stato pesantissimo.

    Queste guerre su commissione ormai sono evolute nell’utilizzo del terrorismo globale come arma di bassa intensità (distruttiva) ma di alto impatto psicologico. Costa meno mantenere 3-4 mila uomini, armarli con armi convenzionali ed esplosivi e indottrinarli per bene che lanciare 3-4 cruise.

    Il terrorismo presenta un secondo vantaggio: è difficilmente intercettabile perchè particellare e sgranato e può colpire qualsiasi obbiettivo (anche i meno ovvi) su territori molto grandi. In pratica non c’è difesa.
    La cosa poi garantisce un “bonus” da non sottovalutare: la possibilità di far passare leggi liberticide come il Patrit Act con tutto quello che ne consegue.

    Non sono molto ottimista per il futuro, direi che sono molto ma molto pessimista visto che addirittura a questi criminali danno addirittura il Nobel per la Pace! (ma ci sono ottimi precedenti come Kissinger e Carter: 360.000 morti sulla coscienza in Salvador e conseguente nobel per la pace.

    E proprio il caso di rispolverare Tacito “Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant”.

    • Ciao Valentino, spero davvero che nei libri storia un giorno si possa leggere la storia dei terrorismi di stato.
      Come ha spiegato nei suoi libri il Gen. Mini il concetto di guerra è molto cambiato, lo scontro frontale tra eserciti è solo un caso limite di una serie di azioni che possono essere intraprese per ottenere gli stessi scopi.
      Guerre asimmetriche, guerre economiche, guerre di disinformazione, scontri tra bande spesso più che scontri tra interessi nazionali e terrorismo. Se ci si limita a leggere gli avvenimenti con la visione del secolo scorso non si può decifrare la realtà.

  3. Salve,

    avevo risposto m evidentemente il filtro ha bloccato il mio post di ieri sera.

    Anche io odio questo modo subdolo di fare guerra, d’altra parte un tempo di avvelenavano i pozzi oggi si minano gli autobus, non so quale delle due sia migliore.

    Guardando l’evoluzione delle cose, anche strizzando gli occhi per vedere più lontano, non si vede niente di buono.
    Non si deve guardare avanti ma in alto, allora la prospettiva cambia.

    Buona domenica

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