Ci manca solo un tribunale per stabilire i “fatti” scientifici

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“Ciascuno ha diritto alla propria opinione, ma non ai propri fatti”, ha detto un ambasciatore USA all’ONU.

 

Le diverse opinioni su evoluzione clima, OGM sono legittime, ma dovrebbero basarsi sempre su fatti accertati e condivisi, ma può un “tribunale” risolvere il problema?

 

La proposta è di David Ropeik, docente percezione e comunicazione del rischio all’Università di Harvard, secondo il quale nei dibattiti su argomenti sensibili ciascuno tende a deformare i fatti in base alla propria percezione della realtà è così anche le conclusioni sono alterate non consentendo di arrivare ad un giudizio condiviso. Quindi la soluzione potrebbe essere l’istituzione di un tribunale super partes finanziato da istituzioni con orientamenti opposti, come riportato su Le Scienze online nell’articolo “Un tribunale scientifico per stabilire “i fatti”“.

Nell’articolo troviamo però subito qualcosa su cui riflettere:

Si dice che Daniel P. Moynihan, senatore degli Stati Uniti, ambasciatore delle Nazioni Unite e sociologo, abbia affermato che “ciascuno ha diritto alla propria opinione, ma non ai propri fatti”.

Come capirebbe anche un sociologo alle prime armi, questa è una cosa davvero stupida da dire. Se c’è un fatto certo in materia di cognizione umana, è il fatto che non esistono fatti veri, ma soltanto le nostre percezioni selettive delle evidenze, plasmate da sensazioni, istinti, esperienze, scorciatoie mentali inconsce, valori e visioni del mondo. Il che aiuta a spiegare perché “fatti” accertati come l’evoluzione, l’origine antropogenica del cambiamento climatico e la sicurezza dei vaccini, per molte persone non siano per nulla dei fatti accertati.

La frase di Moynihan è condivisibile, in una discussione le opinioni sono ciò che deve essere posto a confronto, i fatti sui quali tali opinioni si basano devono però essere accertati e condivisi, altrimenti si rischia di parlare di cose diverse senza accorgersene e di confrontare elementi non confrontabili. La frase evidenziata in grassetto (non nell’originale) però potrebbe suonare come un’immediata smentita dell’assunto di partenza, corrispondendo all’affermazione che tutto è soggettivo in quanto i “fatti” accertati sono distorti da “sensazioni, istinti, esperienze, scorciatoie mentali inconsce, valori e visioni del mondo“.  Ma questo è proprio un esempio in cui fatti vengono confusi con le opinioni.

Interessante notare però come l’autore dell’articolo si ponga poi subito al posto del tribunale da lui proposto indicando come fatti accertati cose quali “l’evoluzione, l’origine antropogenica del cambiamento climatico e la sicurezza dei vaccini“, termini che nel loro essere assolutamente generici indicano che il problema è un altro. Il problema dei fatti è affrontabile solo se prima si è proceduto alla definizione degli argomenti che si vogliono trattare e nello stabilire un metodo condiviso per studiarlo:

– Cosa si intende per evoluzione (la successione di organismi nel tempo o qualsiasi mutazione anche minima)? 

– Cosa si intende per cambiamento climatico antropogenico (quali modelli computerizzati usare)?

– Cosa si intende con un generico “i vaccini” (i vaccini sono tutti uguali)?

Nono sono dunque i fatti ad essere un problema, riguardo all’evoluzione il problema è nella definizione, se infatti accettiamo che si possa utilizzare la definizione di “cambiamento delle frequenze alleliche nelle popolazioni” (vedi Pikaia), ci troveremo davanti ad un “fatto” di evoluzione certificata anche solo se varia un allele preesistente in una popolazione. Come si  può definire l’origine umana del riscaldamento globale un fatto se invece i fatti possono essere solo temperature e analisi chimico fisiche, l’AGW (cioè il cambiamento antropico) è una conclusione, non un “fatto”. “I vaccini” è un termine che non indica nulla, esistono i singoli prodotti e i singoli componenti da valutare, che senso ha la frase proposta nell’articolo?

E allora un tribunale per stabilire quali siano i fatti rischia di diventare uno strumento per imporre un determinato approccio ad un problema, i fatti trovati sarebbero quelli cercati e ottenuti in base al modo in cui sono stati cercati.

Senza contare che gli ipotizzati finanziatori su versanti opposti non sarebbero mai in perfetto equilibrio economico e così la presunta neutralità del tribunale sarebbe messa in crisi dalle possibilità economiche di uno dei due contendenti.

Di “fatti” vanno benissimo quelli proposti nelle peer review e nei libri, il vero “tribunale” è quello dell’analisi ragionata e competente degli studi proposti che ciascuno può fare, quello che cerchiamo di fare qui su CS.

Infine un siffatto tribunale potrebbe prestarsi a divenire un riferimento per indicare (e fabbricare) i “negazionismi” e quindi possibilmente perseguirli limitando la libertà di opinione.

No grazie, non c’è bisogno di questo nuovo carrozzone.

 

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

10 commenti

  1. Giorgio Masiero on

    Povero articolista delle Scienze – e povere Scienze! -, per i quali non esistono “fatti veri”, ma esisterebbero “fatti accertati” non ammessi dalle persone ignoranti!
    Il difetto di questi divulgatori scientifici è una crassa ignoranza della filosofia, tra le funzioni della quale c’è d’insegnare:
    – l’arte della definizione, la cui importanza è stata chiarita da Pennetta;
    – l’analisi della logica e
    – la corretta procedura argomentativa, a cominciare dal rispetto dell’aristotelico principio di non contraddizione che proibisce di affermare contemporaneamente A (“non esistono fatti veri”) e notA (“esistono fatti accertati”).

    • A quanto pare l’esistenza di “fatti accertati” è un “fatto vero” (o viene dato per tale): chi glielo va a spiegare ora?

    • Spingendo oltre le conseguenze dell’affermazione di Ropeik possiamo giungere alla conclusione che non esistono fatti veri, e inoltre che i fatti accertati non sono tali in quanto veri!
      Il che può essere ammesso solo se poniamo che esistano delle affermazioni che bisogna ritenere certe anche se non sono vere, perché in fondo la verità non esiste e quindi essa è solo frutto di una convenzione, magari tra più soggetti, come nel caso del tribunale proposto.
      Manco Orwell avrebbe ipotizzato una cosa del genere…

  2. Mi sembra un modo indiretto per fare didattura, e tutto questo dietro una bella maschera di perbenismo.

  3. Magari questi signori sono i proprio quelli che fanno della ragione illuminata contro la fede oscurantista il loro cavallo di battaglia: se ai tempi di Galileo ci fosse stato il tribunale da essi prospettato e augurato chi avrebbe avuto il coraggio di scalzare il geocentrismo?
    Non sarebbero loro i primi a stracciarsi le vesti per una così violenta coercizione?

    Ma soprattutto tutto questo non fa a pugni con l’idea di progresso scientifico, che procede per falsificazione?

    Le teorie sono vere fino a prova contraria ma come posso portare una prova contraria se vengo punito per aver messo in discussione la teoria?

    • Giusta osservazione, tanto che il nome scelto è proprio “Tribunale”, non ad esempio istituto di certificazione dati.
      Un tribunale al quale potrebbero contribuire gruppi economicamente forti, un Mendel qualunque non avrebbe nessuna possibilità di farsi ascoltare.

  4. …son sempre quello degli OT, scusatemi :

    in alcuni paesi è stata arrestata gente che portava una maglietta con disegnata una famiglia composta da padre-madre-bambini… in altri (senza fare nomi) è in discussione in parlamento se portare in tribunale chi afferma cose simili … detto questo..tutto il resto non sorprende più

    “La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo. È una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. È una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli. Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”. Gilbert Keith Chesterton

    • Questa di Chesterton è una delle citazioni che preferisco. Ha avuto un’intuizione a dir poco profetica, a noi non resta che rimboccarci le maniche e testimoniare contro questi “tribunali” che due più due fa quattro.

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