“Dal 2050 l’uomo si evolverà”. Quando il darwinismo diventa delirante.

23

singularity_graphic

Il cammino verso la “singolarità” che dovrebbe stravolgere la concezione stessa di essere umano (TIME feb. 2011)

“Cervello più grande e vivremo fino a 120 anni”, queste le previsioni effettuate dalla falsa scienza figlia di un evoluzionismo ideologico portato alle estreme conseguenze.

Un trasumanesimo non dichiarato e presentato come inevitabile.

 

Dal 2050 l’uomo si evolverà: cervello più grande e vivremo fino a 120 anni“, con questo titolo pubblicato sul Corriere della Sera si apre un articolo dedicato ad uno studio di Cadell Last, un antropologo discepolo dell’ultra darwinista Richard Dawkins e seguace dell’American Humanist Association, intitolato “Human Evolution, Life History Theory, and the End of Biological Reproduction” uno studio che sembra provenire direttamente dal romanzo distopico di Aldous Huxley “Brave new world”.

Cadell Last, partendo dalla ricostruzione dell’evoluzione umana secondo i meccanismi neodarwiniani, mostra come si giunga di conseguenza alla proiezione nel futuro della nostra specie che, a pensarci bene, è a tutt’oggi l’unica previsione fatta in base alla teoria. Una sintesi efficace di tale previsione si può trovare all’inizio dell’articolo del Corriere:

Entro il 2050 l’«homo sapiens» evolverà in qualcosa di diverso. L’impatto delle innovazioni tecnologiche e l’allungamento della vita che già sta cambiando il nostro «orologio biologico» (i tanti bimbi partoriti da 40enni e, ormai, anche 50enni) modificherà in modo radicale la nostra natura: vivremo fino a 120 anni, avremo cervelli più grossi e organi sessuali più piccoli.

Come riportato sul Corriere della Sera, secondo l’antropologo ultradarwinista siamo ormai vicini ad un cambiamento evolutivo della specie umana, cioè un momento in cui in modo discontinuo inizierà una nuova fase, come preconizzato già da Raymond Kurzweil, informatico e saggista statunitense nel suo libro “La singolarità è vicina” del 2005. La teoria si basa sulla constatazione che nel passaggio attraverso le varie fasi evolutive, Homo sapiens abbia sempre più ritardato l’età della riproduzione e conseguentemente aumentato il volume cranico, come esposto nella tabella che correda lo studio:

Insomma, la correlazione tra età riproduttiva, aspettativa di vita e volume cranico, hanno indotto Last ad ipotizzare che poiché ci riproduciamo sempre più tardi il nostro cervello aumenterà di dimensioni e conseguentemente di capacità intellettive. Su quest’ultima affermazione francamente sono proprio gli studi come quello di Last a lasciare più di qualche dubbio, sembra infatti che a Last sfugga il fatto che lo spostamento dell’età riproduttiva è dovuto a motivi sociali e non evolutivi. Va riconosciuto all’articolista del Corriere, Massimo Gaggi, di aver ben commentato il lavoro in questione, ne riportiamo quindi le conclusioni contenute nell’articolo stesso:

L’orologio biologico galoppa: la vita media è cresciuta da 45 a 80 anni in un secolo, le donne Usa che partoriscono il primo figlio oltre i 35 anni sono passate dall’1 al 15 per cento in 40 anni. E poi le grandi opportunità e i rischi delle manipolazioni genetiche con le quali chi ha soldi potrà proteggersi meglio dalle malattie e chi è spregiudicato proverà a far nascere figli più belli e intelligenti. Per non parlare dell’uomo bionico: un fenomeno da baraccone buono per qualche film di cassetta che improvvisamente sta per diventare realtà, e con le migliori intenzioni: gli arti artificiali per i soldati mutilati in guerra, i tentativi di ridare la vista ai ciechi, i microchip da istallare vicino al cervello e le stimolazioni elettriche per far tornare la memoria ai soldati Usa che l’hanno persa in battaglia in Iraq e Afghanistan.

Il salto evolutivo sarà dunque un misto tra evoluzionismo lamarckiano (in barba al dichiarato darwinismo dell’autore) e robotizzazione dell’uomo, una visione del futuro cara ai transumanisti ma che spalanca le porte a un mondo irrimediabilmente discriminatorio, diviso tra umani di serie A e B, se non peggio. Un mondo che Gaggi descrive alla fine dell’articolo sul Corriere:

Ma se queste tecniche funzionano, chi potrà impedire anche alle persone normali di ricorrere a queste «protesi della mente» per aumentare le proprie capacità? Probabilmente nessuno e, anzi, questa sembra essere l’evoluzione naturale delle cose per Cadell Last secondo il quale nel 2050 i lavori meglio remunerati verranno conquistati da quelli che utilizzeranno in modo più spregiudicato queste tecnologie. Più che una previsione, un monito.

Un mondo di uomini senza scrupoli, il cui unico fine sarebbe la competizione. Questa è l’eredità del darwinismo, una visione dell’uomo come rivale, l’homo homini lupus avverato, e a noi resta una scienza da baraccone che prevede cervelli grandi e genitali piccoli. Ma questa finalmente è una previsione della teoria darwiniana applicata, aspetteremo davvero con curiosità l’avverarsi di questa correlazione di proporzionalità inversa, che francamente non è del tutto desiderabile.

Non c’è molto altro da aggiungere all’ultima frase: “più che una previsione un monito”.

Sì, un monito a prendere a pedate studi come quello di Cadell Last.

.

Share.

Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

23 commenti

  1. Ok ok.. .per citare Troisi, “mo me lo segno”.
    Il tono, caro Enzo, il tono…. questi articoli sembrano tutti monologhi di Otello, una mente confusa dalle troppe idee.
    Organi sessuali piu’ piccoli…? Vado a far scorta di viagra… A quando un articolo sulla legge della L? 😀
    Pero’ vorrei anche spezzare una lancia. In testa a chi ha pubblicato un simile articolo su un giornale nazionale. Perche’ e’ un po’ troppo comodo, per i giornali, fare solo da ambasciatori (o veline), quando poi lo si fa solo per certe idee. Diamo un po’ di responsabilita’ anche al direttore del giornale, o della sezione.
    Comunque, nel dettaglio: ammettiamo la visione di questo sottodotato. Ammettiamo che ci siano tutti questi cambiamenti.
    Come si arriva all’enunciato “entro il 2050”? E’ questo che mi fa puzzare il tutto. Non capisco, siamo gia’ cambiati oggi, rispetto al passato. Eppure siamo identici. Magari hanno anche ragione, quel che e’ certo e’ che non spiegano assolutamente nulla, del vero nocciolo dell’affermazione. Perche’ no nel 2060! O 2061?
    E’ parola del Signore.
    Quante somiglianze retoriche eh?
    In breve: accusare il genere umano di ogni peccato funziona. Funziona da millenni. Non si deve criticare il contenuto, si deve criticare l’immobilismo mentale che fa da terreno fertile. Il problema non deve essere l’esistenza dei ciarlatani ma l’inesistenza di qualsivoglia tipo di controllo effettivo.
    Oh e in ogni caso la scienza non sara’ mai piu’ affidabile finche’ non saranno messi in carcere tutti gli scienziati che hanno previsto The Big One, accompagnati da tutti gli scienziati che dirigevano il Doomsday clock. Insieme a chi prevedeva le piogge acide. E la deforestazione. E il buco dell’Ozono. E le api?
    Caro Enzo, quanto mi piacerebbe un articolo sui peccati originali “regalati” al genere umano nell’ultimo secolo. Dettagliando con cura, se possibile, i peccati lanciati dai movimenti ambientalisti.
    Gia’, quelli che hanno cosi’ a cuore l’ambiente che si sono scordati dell’inquinamento, il caro vecchio inquinamento.
    Ma… ripeto: funziona. La cosa funziona.

    • Tutte giustissime considerazioni Fabio, riguardo l’articolo sul Corriere devo anzi rilevare che è stato più critico del solito, leggendolo non mancano momenti di sarcasmo, si tratta però di un’eccezione.
      Il 2050 mi sembra che abbia assunto il ruolo del 2012 dei Maya, una data abbastanza lontana da permettere di vivere senza paura di essere smentiti e abbastanza vicina da destare curiosità, insomma una vera furbata. Si tratta poi di una data scelta da molti con un meccanicismo di rinforzo reciproco, penso ad esempio a Casaleggio.
      Finché questi studi non saranno sommersi da una risata ci sarà una convenienza a farli, e noi dovremo continuare a commentarli e a ridere.

      • Giusto riderci sopra, perche’ e’ solo propaganda.
        Circa il 2012 avrei un dubbio da esporre. A mio parere quella bufala e’ stata forzatamente inoculata alla massa, che se ne e’ fregata altamente sempre e comunque.
        Un po’ come se io andassi in giro, un pazzo mi seguisse urlando “tra un’ora c’e’ la fine del mondo”, e poi dopo un’ora ridacchiasse dicendo “aha! Ci hai creduto! Stupido!”.
        Insomma a mio parere il 2012 non e’ MAI stato virale, se lo sono cantato e suonato tra una ristretta cerchia di persone SECONDO ME MOLTO ACCULTURALE, che hanno costruito un FINTO mito, per poi venderlo come mito in cui “la gente” aveva creduto.
        Piu’ pragmaticamente, prima del 2012 non c’era per nulla sta gran diffusione del mito, solo ogni tanto qualche giornale si attardava a riprendere le cose dette da qualche pazzo con un sito Web.
        Invece dal 22 Dicembre in poi, e’ passato alla storia che “la gente” credesse un po’ a questo mito.
        In 24 ore.
        Un po’ come gli annunci dell’Istituto Luce, che in 24 ore sono passati dall’esaltare il DUX, al parlarne come abusivo.
        E vorrei che questo fosse centrale. QUESTO E’ STORIA. Questo e’ accaduto, e nessuno ci ha fatto la figura del ridicolo, nella nostra Nazione (in poche altre nazioni sarebbe capitato questo patetico teatro).

    • mi immagino scene come questa:

      in ufficio ad un certo punto il collega crolla per terra e rimane catatonico;
      – Oddio che hai?!
      – Niente sono andato in crash e ora mi sto riavviando, ho fatto un’update beta, era meglio se aspettavo…

      Questo per ridere ma come hai detto tu è da brividi.

      • Alèudin, pensa a tutte le volte che si impalla windows, se gli uomini bionici useranno un software così noi biologici avremo un vantaggio incolmabile!

  2. Francesco Maddalena on

    L’idea della “Technological Singularity” nasce daol matematico John von Neumann e ora è sostenuta soprattutto da Ray Kurzweil. Le competenze accademiche di quest’ultimo sono “scienze informatiche” e “letteratura”… ma tra “scienze infromatiche” e “ingegneria elettronica” (che è la disciplina che si concentra anche sulla realizzazione di microchip) o anche semplice fisica c’è un passo dfa gigante.

    Kurzweil è un sognatore e assieme a lui si sono associuati altri… ma in generale l’idea della “Technological Singularity” è RIFIUTATA dagli scienziati di varie discipline.

    Es. il noto Steven Pinkier, studioso di psicologia sperimentale e scienze cognitive dice:

    “Non c’è la minima ragione di credere che una singolarità (tecnologica) sta per arrivare. Il fatto che si può visualizzare un futuro nella nostra immaginazione non è la prova che è probabile o possibile . Guardate le “città cupola” , il pendolarismo con Jet-pach, città subacquee , edifici alti un miglio , e propulsione nucleare per automobili – tutti i punti di fantasie avveniristiche quando ero un bambino che non sono mai arrivate​​. La mera potenza di elaborazione non è un tocco di polvere fatata che risolve magicamente tutti i vostri problemi .”

    Altri fanno il paragone con la meccanica quantistica, fu “scoperta” nel 1900 e accettata nel 1925… ma ci vollero diversi decenni per avere dei calcoli utili da essa.

    Oppure il “quantum entaglement”, che si conosce da quasi 100 anni e che molti vorrebbero usare come sistema di comunicazione superveloce, ma che ancora non ha applicazioni tecnologiche vere.

    Diciamo la verità: anche i cosidetti “quantum computer” sono un grande flop (per ora almeno!)

    Da NOTARE anche che il NUMERO DI INVENZIONI *NUOVE* (ovvero non da iphone5 a iphone6, ma piuttosto da telefono di casa ad iphone) hanno avuto un picco tra il 1850 e il 1900 e ora stanno CALANDO.

    Insomma la “Technological Singularity” è qualcosa che stimola molto la fantascienza… ma con la corrente tecnologia e i trend che osserviamo, mi pare ancora molto lontana… se mai possibile…

    Certo ora sempre più PRODOTTI migliorati escono sul mercato… ma pensando ai PC: la velocità dei chip sta DIMINUENDO, ovvero si preferisce mettere più chip a basse velocità (es. 2 GHz) che un chip ad alta velocità (es. 6 GHz)

    Il problema della moore law è anche che è al limite… non si possono fare transistori più piccoli… non senza incorrere a gravi problemi.

    Si può aggirare un po il problema con i “multi-core” appunto, ma alla fine i “multi-core” esistono da decenni nei “super-computer”

    • Buonasera e benvenuto Sig. Maddalena,
      il suo intervento è uno di quelli che con le infomazioni fornite arricchiscono la discussione e aiutano a farsi un’idea dell’argomento.
      Condivido la sua analisi.
      Grazie per il contributo.
      ep

  3. Ammettendo ipoteticamente la totale scientificità della SM, l’uomo non potrà comunque mai essere soggetto ad evoluzione (prettamente, mettiamo) biologica, per il fatto stesso di essere in grando di concepirla. La mente autocosciente per logica non può sottostare passivamente a dei fenomeni che la riguardano direttamente che riesce a concepire ed interpretare (banalizziamo: chi si reputa pazzo sarà al più “neurotico”, non schizofrenico), a meno di non strumentalizzarli appositamente per qualsivoglia fine (in tal caso, il teatrino transumanista).

  4. Giorgio Masiero on

    Gli antropologi occidentali sognano il transumanesimo, la nuova economia e i fondi d’investimento operano su “Internet industriale”.
    Per es., nel business plan di General Electric – un colosso presente nelle infrastrutture e nell’energia, nei trasporti e nella finanza, nell’ecologia e nella salute – la nuova rivoluzione tecnologica del XXI secolo, quella vera, scevra degli errori e degli orrori dell’Intelligenza Artificiale, le macchine in ferro e silicio (ovviamente prive di passioni, coscienza e volontà) sono sempre al servizio degli scopi degli ingegneri in carne e ossa che le hanno progettate.
    L’Internet Industriale consiste nella Convergenza crescente del sistema industriale globale con la potenza del calcolo resa disponibile dalla connettività di internet: analitica avanzata e sistemi automatici di rilevamento in tempo reale dello stato delle macchine nel loro ambiente (anche in movimento: al mondo si contano attualmente 3 milioni di “grandi rotori”: aerei, navi, ferrovie, ecc.) che siano fruibili da tutto e da tutti. La Convergenza promette di apportare maggiore efficienza ai settori industriali più diversi, dai trasporti alla generazione di energia alla chimica, a cascata fino alla piccola impresa o all’ospedale, o alla persona direttamente. L’Internet Industriale fonde così insieme gli asset dei salti produttivi delle due passate rivoluzioni industriali: la miriade di macchine, facility, flotte e reti interne della prima industrializzazione, con i più recenti (e potenti) sistemi di calcolo e di comunicazione nella “nuvola” del web. L’essenza dell’Internet Industriale si esprimerà

    – in macchine “intelligenti” perché reciprocamente connesse tramite sensori, controlli ed applicazioni in reti mondiali;
    – nell’analitica avanzata, che combina l’analitica basata sulla fisica (e non più solo sulla geometria) con algoritmi predittivi e l’automazione;
    – nella connessione costante delle persone, che siano al lavoro o in ufficio, negli ospedali o in movimento, così da supportare la progettazione, le operation, la manutenzione o la cura con maggiore efficienza, qualità e sicurezza.

    C’è un motivo in più, di tipo pratico, per non credere a chi promette che “è vicina la Singolarità” e che presto saremo surclassati da “macchine spirituali”: gli orientamenti d’investimento dei grandi gruppi industriali e dei fondi sovrani, che già hanno tracciato le traiettorie dell’high tech del secolo XXI.

    Caddel Lust appartiene ad una civiltà dove le donne partoriscono, quando partoriscono, a 40 anni un solo figlio, una civiltà che si crede ancora l’ombelico del mondo, mentre – per ciò stesso – è in inarrestabile declino.

  5. Collassiamo nel Cyberpunk dunque. Ambientazione già ben vista in libri, fumetti (anche italiani, come nathan never) film (blade runner) e recentemente anche qualche ottimo videogioco.
    Consiglio, benché probabilmente questa idea cadrà nel vuoto, di provare a dare un’occhiata alla fortunata serie Deus ex, il cui ultimo esponente si può trovare a due lire. I videogiochi sono un medium eccezionalmente efficace e moderno, e questi in particolare davvero danno un’idea dell’umanità in un contesto del genere, delegando in maniera sorprendentemente alle nostre scelte, e quindi alla nostra concezione di uomo, gli effetti di tali politiche.
    Un saluto

    • Rispondo solo per dare il mio kudo alla citazione su Deus Ex.
      Comunque cosa c’entra il darwinismo con la singolarità tecnologica lo sa solo Enzo… 😛

      • Su quello non commento perché non so, non è il mio! Senz’altro l’ambiente descritto in più punti qui ha qualche parentela con quello distopico del capolavoro di Warren Spector. Anche Human Revolution è belloccio.

      • Rispondo volentieri, il darwinismo c’entra perché come detto nell’articolo si parte dall’evoluzione passata e si proietta nel futuro la visione di un uomo estremamente competitivo.
        La singolarità in sé non è determinante da questo punto di vista.

        • evoluzione passata che nell’articolo si specifica non c’entra molto dato che quella futura è su base tecnologica e scientifica.

          Si parla di come “la tecnologia sia destinata a cambiare in qualche modo la collocazione dell’essere umano nella catena evolutiva”, mica di darwinismo e selezione naturale.

          Interessante come “Darwinismo” da queste parti diventa uno strano contenitore di cose discutibili assortite che non c’entrano nulla con la biologia e la scienza.

          • Giorgio Masiero on

            Il problema vero, Andrea, è che il darwinismo (di ogni genere: biologico, sociale, economico, politico, ecc.) non ha nulla a che fare con la scienza sperimentale, ma molti, troppi non lo sanno!

  6. Cacciatrice di stelle on

    Quindi, la specie umana aumenterà aspettativa di vita e massa cranica perchè le sole donne occidentali arrivate in età riproduttiva negli ultimi 40 anni in genere partoriscono il primo figlio più tardi?
    A quando il pollice dal diametro inferiore a un centimetro completamente snodato e la riduzione del campo visivo per l’utilizzo ossessivo dello smartphone in Europa e USA negli ultimi 8 anni?
    E le modifiche della struttura ossea della mano per l’utilizzo del mouse (da 20 anni almeno)?
    E l’aumento del cranio sarà anche cerebrale o piuttosto solo osseo, per la visione frequente di reality show negli ultimi 15 anni?
    A parte gli scherzi, mi sembra che siano idee completamente sconnesse dalla realtà. Se le donne occidentali partoriscono il primo figlio dopo i 35 anni, anche quando il loro orologio biologico è bello che andato, è solo perchè la medicina glielo permette. Secondo questo criterio dovremmo essere ormai immuni alle infezioni batteriche perchè è 100 anni che vengono somministrati gli antibiotici.

    • Benvenuta cacciatrice di stelle, tutti gli esempi che hai fatto dovrebbero essere recapitati a Cadel Last.
      Il solo pensiero che scriva su un grande quotidiano mi fa pensare quali vette di degrado possa raggiungere la scienza e la divulgazione scientifica senza che nessuno dica nulla sulla stampa specializzata e non.
      PS Bello il nome che hai scelto.

  7. Pingback: “Dal 2050 l’uomo si evolverà”. Quando il darwinismo diventa delirante.

Exit mobile version