“Siamo soli nell’universo?”. Su Scientific American il trionfo della pseudoscienza.

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A fine ‘800 Schiaparelli desiderava così tanto vedere la presenza di abitanti su Marte che disegnò canali e strade inesistenti.

Ogni epoca ha i suoi Schiaparelli e anche oggi c’è chi vede marziani dove non c’è niente.

 

Siamo soli nell’universo? Il grande dibattito sugli alieni (I parte)“, con questo titolo è stato pubblicato su Le Scienze un articolo che affronta il tema della vita nell’Universo. Si tratta della traduzione di un articolo pubblicato il 26 agosto scorso su Scientific American a firma di Caleb Scharf:

è direttore dell’Astrobiology Center della Columbia University. Ha lavorato nel campo della cosmologia osservativa, dell’astronomia a raggi X, e più recentemente della ricerca sui pianeti extrasolari. Il suo ultimo libro, in via di pubblicazione, è The Copernicus Complex (edito da Scientific American/Farrar, Straus and Giroux), di cui uscirà un estratto in italiano in uno dei prossimi numeri di “Le Scienze”.

Il discorso che porta avanti Scharf è interessante e per un certo tratto condivisibile, l’astrobiologo prendendo in esame la biologia come la conosciamo giunge ad una chiara conclusione:

le probabilità che un pianeta abbia prodotto creature come noi è altamente improbabile, e quindi questo non può essersi ripetuto in molti altri luoghi, nemmeno in un universo con centinaia di miliardi di galassie e in quasi 14 miliardi di anni.

Insomma “scordatevi che esistano altri esseri viventi pluricellulari nell’universo”. Scharf in definitiva non fa altro che applicare un minimo di calcolo delle probabilità alla teoria attualmente in auge sulla nascita della vita, basata sulle leggi della fisica e della chimica attualmente note. Esattamente quello che da sempre si fa su CS. Ma a conferma dello stato confusionale in cui versa la biologia quando si parla della nascita della vita, solo un mese prima dalla NASA giungevano voci di ben altro tenore: “We Are Not Alone In Universe, NASA Scientists Say“, come riportato in un articolo pubblicato sull’Huffington Post del 15 luglio. I soliti dubbi riguardo alle dichiarazioni dello scienziato della NASA sono basati sull’ipotesi che il sensazionalismo sia un modo come un altro di fare marketing e favorire finanziamenti ai progetti dell’Agenzia Spaziale, l’annuncio è infatti collegato alla richiesta di fondi per costruire nuovi e più potenti razzi:

But NASA may need even larger and more powerful telescopes to discover alien life.

To find evidence of actual life is going to take another generation of telescopes,” Matt Mountain, director of the Space Telescope Science Institute, said at Monday’s event. “And to do that, we’re going to need new rockets, new approaches to getting into space, new approaches to large telescopes — highly advanced optical systems.”

Quindi la questione sembra risolversi in un “dateci più soldi per favore”. Tutto chiaro dunque? No, per quanto le motivazioni di questi nuovi Schiaparelli possano essere chiare, sebbene molto terrestri, da parte di Caleb Scharf si assiste ad un acobatico tentativo di far rientrare dalla finestra quello che si era fatto uscire dalla porta. Se infatti per sua ammissione è praticamente impossibile che nel nostro universo siano presenti altre forme di vita pluricellulare, l’astrobiologo non ha nessuna intenzione di cambiare mestiere e cercarsi un impiego diverso e allora cosa fa? Si inventa i anche lui i canali di Schiaparelli, nel modo in cui si possono inventare nel XXI secolo ovviamente. Scharf dice: poiché la vita è estremamente improbabile, poiché siamo quasi totalmente ignoranti di come sia nata, allora potrebbe essere nata anche da altre parti. Come dire che poiché di qualcosa non si sa nulla, allora perché non pensare che sia come piacerebbe a noi? E come fa a risolvere i problemi della teoria se non ipotizzando un bel colpo di fortuna?

Questo ci riporta all’idea di “rarità” dello sviluppo della vita sulla Terra. La nostra prospettiva non è diversa da quella del vincitore della lotteria. È facile guardare indietro ai quattro miliardi di anni di evoluzione chimica, geologica e biologa e dire che la comparsa di organismi come noi è altamente improbabile. In realtà, non sappiamo se questo sia vero, e non possiamo saperlo perché non abbiamo informazioni su come siano andate le cose per miliardi di anni, in miliardi di altri mondi nella galassia. In un certo senso, non abbiamo idea di quanti altri biglietti vincenti della lotteria ci sono là fuori nel cosmo, né di come sono stati scelti.

Cosa c’è di scientifico in questo? Nulla.

La biologia da quando negli anni  ’30 fu elaborata la Sintesi Moderna che basava la nascita delle specie sul caso e la selezione, è rimasta prigioniera di questa non-spiegazione. La metafora della lotteria fu impiegata da Jacques Monod nel suo celebre “Il caso e la necessità”, una metafora ancora oggi valida, tanto che su Scientific American viene riproposta per non-spiegare l’origine della vita. Ma c’è un passaggio che è importante sottolineare riguardo alla metafora della lotteria:

Cosa ne pensate? Il vostro istinto naturale è ripensare al giorno precedente e stupirvi di come una serie di eventi improbabili vi abbia portato, passo dopo passo, alla fortunata conclusione: è come se il cosmo ci avesse destinato alla vincita!

In realtà le cose non stanno affatto così, qualcuno, da qualche parte, avrebbe comunque vinto alla lotteria. E chiunque fosse, in qualunque circostanza, avrebbe avuto gli stessi pensieri. Gli eventi del giorno, della settimana o dell’anno precedenti avrebbero assunto un nuovo significato alla luce del risultato. Sarebbero saltati fuori numeri visti, scelte fatte ed eventi casuali che avrebbero apparentemente condotto all’esito finale.

Quello che non funziona nell’analogia della lotteria è che in quel casoun vincitore ci deve essere per forza, nel caso dell’origine della vita invece no. Quello della lotteria è un esempio truccato, infatti nella lotteria si estrae un numero tra quelli venduti e quindi l’esistenza di un vincitore è inevitabile. Il meccanismo è descritto anche sulla Gazzetta Ufficiale:

Qualora sia estratta la serie ed il numero di un biglietto tranciato e quindi invenduto o l’estrazione ripeta una serie ed un numero gia’ sorteggiato, l’estrazione stessa e’ ritenuta nulla e l’operazione viene rinnovata.

Nell’esempio di Monod è casuale il vincitore, non il fatto che esista la vincita. Ma un’origine della vita casuale non somiglia ad una lotteria bensì ad un Superenalotto, e quindi la combinazione giusta potrebbe facilmente non verificarsi del tutto. Nessun vincitore, questo l’evento più probabile, proprio come detto da Scharf nella prima parte dl suo ragionamento. Ma il paradigma è un altro e allora la vita che era quasi impossibile diventa certa.

In conclusione la vita sarebbe nata per una grandissima botta di fortuna di cui non sappiamo nulla. E allo stesso modo si è evoluta. Quindi… la cerchiamo certi che sia nata in molti altri posti.

Questa è la pseudoscienza che si chiama neodarwinismo.

 

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

52 commenti

  1. Giorgio Masiero on

    Perfetta, Enzo, la differenza tra la lotteria e il superenalotto!
    Rockefeller al figlio: “Perché vuoi fare l’editore?”. “Per propagare la cultura, papà”. “No, lo scopo dell’editore, come di ogni imprenditore, è di fare soldi”. E non diede i soldi al figlio per aprire la nuova cada editrice.
    Lo scopo della Nasa, come di ogni impresa pubblica, è di avere i soldi dal governo. Lo scopo dell’astrobiologo è, come per ogni lavoratore, di conservare il suo lavoro (che gli permette di tenere famiglia, nel caso dell’astrologo anche divertendosi), lo scopo de Le Scienze è di vendere, come ogni editore, più copie possibili della rivista.
    E lo scopo di CS (che non persegue il lucro né posti di lavoro, ma solo la verità) è di demistificare l’abuso che si fa della “scienza” a destra e a manca!

  2. È un’ulteriore prova che la scienza non è una disciplina meramente cognitiva; che gli scienziati non sono delle menti ‘pure’ e avulse da logiche e interessi vari, che condizionano la ricerca. C’era un libro del prof Giorgio Israel che analizzava proprio questo aspetto. Purtroppo non è più in commercio, nè in versione cartacea (editrice Feltrinelli) nè in versione elettronica

    • Giorgio Masiero on

      Che gli scienziati, Potclean, non siano “menti pure e avulse da logiche e interessi vari che condizionano la ricerca”, questo è vero. Ciò è normale.
      Non sono invece d’accordo che la scienza non sia “una disciplina meramente cognitiva”. Distinguerei tra scienza e tutto ciò che ci gira intorno. La vera scienza lo è, e ce n’è tanta di vera scienza. Sono gli scienziati, quando parlano, e le riviste scientifiche per ciò che scrivono, che non sempre esprimono scienza.
      Una volta era il meccanismo peer per view a filtrare quotidianamente la vera scienza dalle riviste. Oggi invece c’è solo la selezione del capitale privato (con un’ottica di breve termine) e la comunità scientifica stessa (nel lungo termine).

  3. “poiché la vita è estremamente improbabile, poiché siamo quasi totalmente ignoranti di come sia nata, allora potrebbe essere nata anche da altre parti. ”

    L’esistenza dei puffi è estremamente improbabile,siamo ignoranti di come sono nati e dove si trovino di preciso in un x pianeta appartenente all’insieme universo dei pianeti,e allora potrebbero essere nati da altre parti di qualunque pianeta che noi ancora non osserviamo.

    SE questo è scienza io sono un puffo,perchè mi sembra proprio che:

    Affermo A;
    Non vi sono prove per negare A;
    quindi A è vero.

    Che appunto oltre che fallace è pseudosceinza.

    ———

    Devo chiedere a voi un’altra affermazione che circola su internet per sapere se è cosi perchè si dice che venga presa dalla fisica quantistica.L’affermazione è questa:

    Ogni cosa pensabile ha una probabilità molto piccola tendente a 0 di verificarsi,questo comunque la renderebbe allora possibile per una probabilità molto piccola.

    Sinceramente:

    Se ogni cosa pensabile ha una probabilità molto piccola tendente a 0 di verificarsi è V: allora se io penso che “ogni cosa pensabile non ha una probabilità molto piccola tendente a 0 di non verificarsi poichè lo penso deve averne una molto bassa anche questa tendente a 0” deve per l’affermazione di cui sopra essere V,ma se entrambe fossero vere avrei contemporanemante che ogni cosa pensabile (perfino Alice nel paese delle meraviglie su un pianeta ignoto) ha probabilità e non probabilità anche se piccole di verificarsi e quindi dalla 1 se ne ricava una contraddizione.

    • Danilo, forse l’affermazione a cui ti riferisci è una deformazione della legge dei grandi numeri secondo la quale se un evento ha una probabilità anche piccola di verificarsi, dato un numero di tentativi sufficientemente grande si verificherà.
      Il che è tutt’altra cosa ed è anzi il problema del neodarwinismo in quanto i 14 MLD di anni dell’universo (10^18 sec. circa) non sono affatto un tempo sufficientemente lungo per aver fatto verificare tutti quegli eventi così improbabili (10^40.000) necessari a formare le prima cellula.

      • Si dovrebbe essere quella unita a una disserzione per altro di parmenide: “tutto cio che è pensabile è ,stessa cosa e il pensiero e l’essere” con la legge dei grandi numeri .

        Infatti penso che la legge dei grandi numeri postuli tempi “sufficentemente grandi” ma quel sufficentemente grandi dovrebbe intendersi per limite che tende all’infinito,ma non sorge proprio quel problema,chi ha assicurato a qualcuno che il tempo sia infinito o sufficentemente grande senza nessun calcolo?

        Se ho capito:quel calcolo che posta è un tempo che è finito che infatti contradice quel sufficentemente grandi,e non potrebbe essere che come quel calcolo altrimenti si doverbbe che il tempo postulato nella la legge dei grandi numeri corrisponde esattamente al tempo reale,si dovrebbe anche dimostrare che esiste un tempo infinito nell’universo ma allora nessun calcolo avrebbe senso,ma se esistesse un tempo infinito nell’universo, come è possibile saperlo?E una diaporia passare dalla matematica ,almeno in quella euclidea,e dai suoi modelli (tempo ideale postulato eterno in cui gli enti matematici sarebbero eterni) all’universo reale.Quindi una maggiore descrizione della realtà la darebbe quel calcolo piuttosto che tempi ipotizzati infiniti,che sono comunque postulati infiniti a priori idealmente (nel teorema)ma postulati tali non necessariamente tali poi nella realtà.Quindi il darwinismo si pogerebbe solo idealmente solo sul teorema al livello di idea,ma dovrebbe dimostrare che i tempi sono come in quel teorema cioè infiniti o meglio dovrebbe dimostrare che l’universo consta di un tempo infinito,e che l’idea di infinito poi corrisponda alla realtà.Dovrebbero a loro volta confutare quel calcolo con un altro calcolo che le dimostrebbe sufficentemente grandi o infiniti,scometto che non l’hanno fatto “manco per l’anticamera.”

        • “Quindi il darwinismo si poggerebbe solo idealmente solo sul teorema al livello di idea,ma dovrebbe dimostrare che i tempi sono come in quel teorema cioè infiniti o meglio dovrebbe dimostrare che l’universo consta di un tempo infinito,e che l’idea di infinito poi corrisponda alla realtà”
          E quindi, scientificamente parlando, poiché l’universo è stato calcolato e accettato da tutti i cosmologi che abbia 10^18 secondi, il darwinismo è solo una finzione dell’intelletto, un po’ come il punto senza dimensioni.

          • E filosoficamente parlando il darwinismo postulato in cosmologia ,è un’ipostatizzazione e una reificazione fallace.Cioè la pretesa assoluta che un sistema ideale sia anche necessariamente reale senza dimostrazione.;P

  4. Giorgio Masiero on

    La fisica quantistica non c’entra, Danilo.
    La proposizione “tutto ciò che ha una probabilità, anche piccola, può accadere” è una banalità logica, coincidente con “ciò che può accadere può accadere”.
    Invece la frase “tutto ciò che è pensabile può accadere” è falsa, perché si possono immaginare eventi contrari alle leggi della fisica, quindi irrealizzabili.

    • Petizioni di principio,opinioni e falso certo non dovrebbero accompagnarsi a chi fa lo scienziato,la ringrazio.

      “le probabilità che un pianeta abbia prodotto creature come noi è altamente improbabile, e quindi questo non può essersi ripetuto in molti altri luoghi”

      “Siccome non lo conosco e è improbabile allora si è improbabilmente verificato.”
      “Siccome non so se si è improbabilmente verificato allora si è verificato improbabilmente.”

      Sharf non l’ho mai visto,pero cio che non vedo e non conosco e che è improbabile puo verificarsi,è improbabile che Sharf sia Gargamella allora Sharf e Gargamella improbabilmente,dovro tenermi alla larga. 😛

  5. Bel post Enzo.
    Colgo l’occasione per pubblicizzare il mio libro “siamo soli nell’Universo?”. Ha una sola pagina, dove c’e’ scritto in grande: BO?
    Se devo dirla come la penso, questi articoli “scientifici” servono solo per invitare a sentirci “degli intenditori”, come Michele per il whisky.
    Ma poiche’ dietro tutto ci sono i soldi, si dovrebbe anche parlare di ciarlataneria, nel vero senso della parola.
    Se non sbaglio i ciarlatani si ammantano spesso di scienza no?
    Poi… astrobiologo… quando la vita per ora la conosciamo solo sulla Terra? Non sara’ meglio chiamarsi astro…proteico al massimo? Bo…
    E non dico cosa penso dell’equazione di Drake. Siccome sono un signore 😉 .
    Tanto piu’ che dare dimensioni ed eta’ all’Universo e’ possibile solo entro una specifica teoria che va tanto di moda. E senza questa premessa come si puo’ solo pensare ad un’equazione del genere…
    Comunque non c’e’ vita nell’Universo: basta guardare quando il Sabato sera faccio un giro al mio paese, non c’e’ nessuno in giro, figuriamoci se ci sono altri nell’Universo ma dai 😀

    • Si “bella” anche quell’equazione la pietra miliare che getta le basi della conoscenza aliena, dove tutto è gia pari a 1 anche se non è 1 è una cifra tendente a 0 se non inconoscibile, ma stranamente mettono quandi esistono.Come dirti che quei parametri e cio che intendono dimostrare sono cosi: 1x1x1x1x1 quanto fa?1… quindi gli alieni esistono.Basterebbe che uno di quei paramtri tenda a 0 o sia inconoscibile piuttosto che posto a priori, per essere una ciarlatanata

      Come dirti di cosa dubiteresti in termini di probabilità:

      Che uno che lancia un dado faccia per 400 lanci 6 o che o che probabilmente il dado è truccato?
      Che uno che gioca allenalotto fa cento estrazioni 6 o che il gioco sia truccato?

      Nel primo caso solo un idiota penserebbe che può fare 6 per 400 lanci di fila o che all’enalotto faccia 6 su 100 estrazioni in sucessione o non in sucessione senza che il gioco non abbia più alta probabilità nell’essere truccato o che lo sia il dado o dove il dado viene lanciato piuttosto che il meccanismo di estrazione dei numeri,perchè mano a mano si eseguno lanci che ti restituiscono solo 6 si alza anche la probabilità che il gioco sia truccato.

      Comunque chi vince sempre con alte probabilità quasi a 1, e chi gestisce l’enalotto o il casino,gli altri invece sono i credenti nel caso quelli più facili da spignare anche a poker,dove vi è una parte di matematica e di caso,chi gioca a caso perde sempre e maggiore è il numero dei giocatori che non conoscono il gioco e quindi si danno alla casualità (per esempio come giocare le carte in posizione) più probabile è vincere.In una battuta direi che chi non scomette nel caso come per esempio il propietario di un casino o lo Stato, vince la maggioranza delle volte se non quasi sempre,ma solo perchè gli altri si illudevano di vincere a caso.

      • Cari Danilo e Fabio, non c’è molto da aggiungere alle vostre considerazioni, direi solo di aggiungere il nome del paese di Fabio alle prove scientifiche che siamo soli nell’universo… 😀

  6. Buongiorno. Dico la mia sperando di fare meno danni possibili….
    Se é adeguata l’argomentazione circa la “probabilità altamente improbabile” che da qualche parte un pianeta abbia prodotto materiale organico senziente simile all’uomo va da se che, se per ipotesi non fossimo effettivamente soli nell’universo, l’incontro non potrebbe comunque credibilmente accadere sia in termini temporali che in termini spaziali. Probabilità così infinitesime poste a postulato sottintendono grandi probabilità che la tempistica sarebbe talmente lunga da eccedere la massima durata possibile di una qualsiasi forma di vita organica (e di civiltà) simile a quella della nostra terra (per quanto ogni creatura possa essere rigenerare o ricreare o conservare…) mentre lo spazio sarebbe talmente “grande” che all’ipotetica partenza sarebbe già un problema assicurare che alla fine del viaggio rimanga intatto lo scopo per cui il viaggio é iniziato. In buona sostanza, vista la vastità del creato e tenuto conto delle considerazioni probabilistiche iniziali, almeno allo stato attuale, é forse un falso problema pensare ad un contatto fra esseri evoluti che non siano già di loro presenti almeno in uno stesso paraggio spazio temporale in qualche modo “circoscritto” dell’universo (contraddicendo però le considerazioni probabilistiche preliminari fatte).

    • Buonasera Beppino e benvenuto,
      intanto partiamo dal constatare che lei non ha fatto alcun danno… 🙂
      I danni semmai li ha fatti il neodarwinismo che da quando è comparso ha autorizzato chiunque a fregarsene bellamente dell’improbabilità statistica, per cui le contraddizioni cui lei si riferisce sono ormai accettate senza che nessuno se ne accorga.

    • Giorgio Masiero on

      Nel caso rappresentato in immagine, Fabio, la probabilità che il coniglio mangi il lupo è zero, essendo il coniglio erbivoro. Quindi l’immagine rappresenta un evento certamente impossibile…

      • Questo e’ un punto interessante. Perche’ se e’ vero che l’evento rappresentato ovviamente ha probabilita’ zero, e’ anche vero che se invece in un modello fosse etichettato con probabilita’ diversa da zero allora necessariamente puo’ accadere che il coniglio mangia il lupo, o il modello e’ incoerente,
        Oppure c’e’ della magia coinvolta.
        Non so se si capisce la sfumatura semantica…

        Comunque quando ho postato la foto non intendevo includere questa sottigliezza, semplicemente quella foto ho trovato, una con un chihuahua non c’era 😀

  7. Ottimo come sempre.

    Il fatto curioso è che, tra quelli che ritengono come molto probabile la presenza di vita aliena avanzata (anche intelligente), troviamo dei neo-darwinisti tra i più conclamati e sfegatati, nonostante sia proprio la loro teoria, dei “biglietti della lotteria”, a considerare improbabile altri simili eventi di fortuna.

    • Come si diceva sopra, da quando il neodarwinismo si è affacciato sul mondo della scienza è un gran caos, tutto può essere, è diventata la scienza del “se pò fà”.

  8. Aggiungo una considerazione che mi ha fatto tornare in mente BEPPINO.
    Per arrivare ad una conclusione affrettata, potrei riassumere che la “cella” in grado di generare vita ha necessita’ di essere cosi’ grande che per la vita all’interno e’ praticamente impossibile conoscere altre celle (ed altre vite connesse).
    Lo so non si capisce, ma volevo indicare dove vado a parare.
    Premettendo che non do per scontato che circoscrivendo un volume di raggio X, se X tende all’Infinito allora deve nascerci dentro la vita. Parto invece dall’assumere che questo sia verificato.
    Immagino se un cane, affacciato sull’oceano, volesse sapere se c’e’ vita dall’altra parte. Non potra’ saperlo. Perche’ non ha i mezzi. Potra’ solo investigare entro la sua “cella”. Avrei potuto fare invece l’esempio: se su un pianeta cadono mille meteore, per quanto mille sia un bel numero, il pianeta e’ troppo grande per sperare che un cratere veda un altro cratere vicino. E il pianeta e’ NECESSARIAMENTE troppo grande, altrimenti non si sarebbe formato pianeta, quindi il solo domandarsi, da parte del cratere, “sono solo su questo pianeta?”, significa “sono solo su questo spazio che e’ necessariamente troppo vasto per sperare di sperimentare una risposta positiva?”. Cioe’ la risposta e’ inconoscibile per costruzione.
    La parentela di questo ragionamento col principio antropico e’ chiara. Ma non voglio ne’ sostenere quello ne’ dire che il mio ragionamento ha senso. Ha senso pero’ domandarsi se abbia senso… perche’ in quel caso ci staremmo davvero facendo una domanda inconoscibile.
    Trattate bene questa idea, la butto li’ solo per condividere i momenti in cui guardo gli animali e cerco di immedesimarmi nei loro punti di vista.

    • Se la vita della “cella” arrivasse ad uno stato evolutivo per il quale sarebbe ineludibile per la stessa porsi il problema di prendere contatto con presunte vite di altre celle assume notevole importanza la sua paventata ipotesi circa la “necessita’ di essere cosi’ grande che per la vita all’interno e’ praticamente impossibile conoscere altre celle (ed altre vite connesse)”.

      Io la vedo da un altro punto di vista. Non può che essere effettivamente una NECESSITA’ (e quindi conseguenza di qualcosa di “voluto”) e non una POSSIBILITA’ (che potrebbe essere intesa molto più prosaicamente come conseguenza di un più generico e meno circonstanziato “caso”). Se fosse una possibilità non avrebbe infatti ragione d’essere l’impossibilità per il soggetto organico evoluto di arrivare ad un livello di conoscenza tale da acquisire il tutto della “cella” e passare poi alla conoscenza del tutto del resto delle “celle”. Ciò inoltre é in piena sintonia con questa altra considerazione: non avrebbe senso per un soggetto organico evoluto arrivare a comprendere il tutto della propria cella (finanché anche il tutto del resto di celle) partendo da una situazione primitiva di tipo “non organico”. Arrivare a comprendere il tutto infatti non avrebbe valenza logica se la partenza é una parte trascurabile ed infinitesima dello stesso tutto.

  9. C’è una cosa che non capisco: se la vita complessa è talmente improbabile, allora noi siamo davvero frutto del caso, per cui siamo solo un’anomalia statistica sorta su un pianeta tra i tanti che esistono. Se invece non siamo frutto del caso, e magari la nostra esistenza risponde ad una forma più profonda di organizzazione della natura che ancora ci sfugge, allora è del tutto sensato ritenere che, a parità di condizioni, la vita complessa possa essere sorta in altri lidi del cosmo. A me sembra che tutti questi discorsi, sotto sotto, non servano altro che a far passare una visione finalistica dell’universo per cui esiste solo l’Uomo, e il cosmo, creato da Dio, esiste perché possa esistere solo l’Uomo ecc. ecc.

    • Giorgio Masiero on

      Forse, Giuseppe, come Bohr o Fermi o Monod, si potrebbe anche dire: non sappiamo. Se la scienza empirica non sa ancora che cosa sia la vita terrestre e come vi si sia assemblata, che cosa pretende di dire di là fuori?

      • Infatti sulla questione, mi professo totalmente agnostico, almeno nella forma. Intimamente ritengo plausibile l’esistenza di altre forme di vita intelligente da qualche altra parte nel cosmo, ma quello che ritengo altamente improbabile è la possibilità di un contatto. Tutto sommato, pur essendo un appassionato di fantascienza che ha amato “Contact” di Carl Sagan, penso che sia una uno spreco di soldi investire seriamente nella ricerca di intelligenze extraterrestri. Un po’ come sperare di vincere al superenalotto giocando ogni settimana. Per quanto riguarda i massimi sistemi, sono d’accordo con Hawking quando dice che l’Universo semplicemente è quello che è, e noi ne facciamo parte, altro non possiamo dire. Capisco che non sia granchè come pensiero, ma come ha detto lei prima, non sappiamo. A questo punto mi preme riportare la riflessione con cui Weinberg termina il suo libro “I primi tre minuti”:

        “Quanto più l’Universo ci appare comprensibile, tanto più ci appare senza scopo. Ma se non c’è conforto nei risultati della nostra ricerca, c’è almeno qualche consolazione nella ricerca stessa. Gli uomini e le donne non si accontentano di consolarsi con miti di dèi e di giganti o di restringere il loro pensiero alle faccende della vita quotidiana; costruiscono anche telescopi e satelliti e acceleratori, e siedono alla scrivania per ore interminabili nel tentativo di decifrare il senso dei dati raccolti. Lo sforzo di capire l’Universo è tra le pochissime cose che innalzano la vita umana al di sopra del livello di una farsa, conferendole un po’ della dignità della tragedia.”

        • Dove sono tutti quanti?

          Risposte:
          1)”Le civiltà evolute hanno breve durata”

          E impossibile da sapere,si presuppone che esistano civalta evolute,ma è proprio quello che si dovrebbe dimostrare e cioè che tali civiltà esistano e siano di breve durata.

          2)”Esistono ma sono troppo lontane nello spazio e nel tempo”
          E ‘ impossibile da sapere.Si presuppone già che esistano,ma è proprio quello che si dovrebbe dimostrare e cioè che sono troppo lontane nello spazio e nel tempo.
          3)”Esistono ma non comunicano o non vogliono comunicare”
          E’ impossibile da sapere.Anche qui si presuppone proprio quello che si dovrebbe dimostrare che esistono e che non comunicano o non vogliono comunicare.

          4)”Non siamo in grado di ricevere le loro comunicazioni”
          E’ impossibile da sapere.Di nuovo presupposizione è proprio quello che si dovrebbe dimostrare che esistono e che hanno mandato comunicazioni o che non riusciamo noi a riceverle.

          Ognuna delle risposte al paradosso di fermi presuppone che l’esistere o l’esistenza della vita extraterrestra sia un predicato REALE senza nessuna esperienza sensibile,mentre invece è solo un postulato ideale,nessuno ne ha fatto esperienza dunque:

          Qualunque risposta non sarà scientifica, qualunque risposta porra il possibile in maniera ideale come reale, ma senza al fine giustificarne mai l’esistenza reale,se non presuponendola per poi dare maggiore certezza psicologica alla presupposizione gia efettuata.
          Non esistono fino a prova contaria e dunque siamo soli di fatto fino a prova contraria,se (condizionale) esistono esistono momentaneamnete solo nel nostro pensiero,che vuole che altri esseri come noi o come quelli del pianeta terra esistano ,ma cio non è logicamente necessario,è più psicologico che altro.

          In realta i ragionamenti che postulano gli alieni o extraterrestri,secondo me sono circolari poichè non dimostreranno mai nulla oltre la presupposizione,si formulano altre presupposizioni che ci dicono che la nostra decisione è già presa al livello psicologico cioè che esistono,prima di qualunque dimostrazione o risposta.

    • Giuseppe, io sono dell’idea della tua seconda ipotesi “e invece non siamo frutto del caso, e magari la nostra esistenza risponde ad una forma più profonda di organizzazione della natura che ancora ci sfugge, allora è del tutto sensato ritenere che, a parità di condizioni, la vita complessa possa essere sorta in altri lidi del cosmo.”
      Il resto sono speculazioni filosofiche sulle quali personalmente non sono mai entrato e nel tuo intervento diventano un processo alle intenzioni che svia il discorso.

        • Giorgio Masiero on

          E così siamo in 3.
          Io sospetto che il bello sta in quella frasetta ingenua “a parità di condizioni” che, per quel che comprendo del tuning antropico della Terra, implica che un universo abitato da altri ETI dovrebbe essere molto, molto più grande di quello osservato. E quindi, un ETI con cui non entreremmo mai in contatto.

          • Ma se ci fosse un errore sistematico alla base di quei calcoli a cui fa riferimento, poiché si trascura quel possibile aspetto della natura che noi ignoriamo di cui parlavo prima?

          • “Ma se ci fosse un errore sistematico alla base di quei calcoli a cui fa riferimento, poiché si trascura quel possibile aspetto della natura che noi ignoriamo di cui parlavo prima?”
            Ma è proprio quello che sosteniamo qui fin dal principio!
            Giuseppe finalmente è uno dei nostri… 🙂

          • Io intravvedo una contraddizione.
            Prendendo per valida la spiegazione del neodarwinismo, l’evento nascita della vita e le speciazioni che hanno condotto fino ai mammiferi e da qui all’uomo sono eventi poco probabili, così poco probabili che anche data la vastità dell’universo, bassisima se non nulla è la possibilità di vita su altri pianeti e meno ancora di vita intelligente.

            Nonostante questo programmi come SETI ricercano la vita extraterrestre, mostrando una certa fiducia nella possibilità di trovarne traccia.

            Il che è piuttosto paradossale.

            In questo sito, prendo ad esempio i tre articoli, “La vita è fisica” si mostra invece una concezione di struttura che include il fenomeno vita nei meccanismi della fisica quantistica, tanto che, date queste premesse, la possibilità di vita extraterrestre sarebbe più probabile che nella prima ipotesi il “neodarwinismo”.

            Voi (intendo Masiero, Pennetta e Leonetto) vi aspettate che vi sia dunque altra vita intelligente nell’universo?

            Io dico che non ve ne è finora traccia alcuna e questo è l’unico fatto.

          • Giorgio Masiero on

            Nei 3 articoli “La vita è fisica”, Henry, io ho sempre parlato di vita “vegetativa”. Se mi resta qualche dubbio che la fisica possa spiegare la vita “sensitiva”, non ho invece dubbi – come più autoritativamente di me, Nagel – che la vita “intellettiva” e il libero arbitrio sono fuori del metodo scientifico. I motivi li ho spiegati in vari articoli, per es. ne “I 3 salti dell’essere”.
            Quindi, per quanto riguarda l’esistenza di vita intelligente, la scienza non può dire NULLA, a mio parere.

          • @Henry,
            sono d’accordo, come ho più volte affermato in passato delle due cose una può essere vera: o il darwinismo è il meccanismo dell’evoluzione, allora siamo soli nell’universo, o non siamo soli nell’universo e allora il darwinismo non spiega l’evoluzione.
            Ma come detto a Giuseppe io mi aspetto che il darwinismo sia errato e che quindi nell’universo possano esserci altre forme di vita, solo che per motivazioni di distanze spaziali immense e finestre temporali sfalsate sarà difficile vederne qualcuna.

  10. La questione della possibilità di un ETI è alquanto affascinante. La ricerca al riguardo finora compiuta è fallace sia sul piano statistico che, pure, su quello formale. Una ricerca del genere dovrebbe essere, anzitutto, una costruzione logico-filosofica; un problema fondamentale per questo tipo di ricerca sarebbe, e.g., una questione sull’ammissibilità formale di un’intelligenza, per così dire, “non isomorfa” a quella umana. Ma questa è filosofia e non scienza.

      • Ottimo, professore. Confidiamo tuttavia che la teorizzazione di una vita intelligente aliena (ne senso di “altra”) possa trovare in futuro una teorizzazione logico-formale; certo, è anzitutto necessario prima di questo un costrutto abbastanza solido e non auto-contraddittorio della mente umana. Cosa, goedelianamente, non da poco.

    • Marianna, come specificato nelle prime due righe si parla dell’articolo pubblicato su Le Scienze e non del libro preannunciato, l’articolo costituisce un testo compiuto in sé (altrimenti non sarebbe stato pubblicato) ed è quindi passibile di critica, per la seconda parte potremmo replicare con una relativa ulteriore analisi.
      Per non restare nel generico, può dire se qualcosa di quanto qui sopra detto non la convince?

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  13. leggendo in giro ci sono cose imprescindibili x la vita.
    una stella come il sole ( forse 5% del totale delle stelle galassia)
    una posizione lontana dal centro e da pulsar supernova buchi neri ecc…
    facciamo finta si trovi comunque.
    la terra ha massa distanze inclinazione rotazione composizione inclinazione asse( eccentricità rivoluzione praticamente inesistente)momento temporale ed in fine ma non solo la luna. Giove che ci protegge da asteroidi e venti solari….ma ci rendiamo conto?
    lo capisce un bambino dell’asilo che la vita come la conosciamo e’ vicino all’impossibile.

    • Giorgio Masiero on

      … e una Luna che dà stabilità all’asse terrestre per effetto giroscopico, e un Giove che attrae i meteoriti, ecc., ecc. Già, Gess: ma non c’è mai evidenza sufficiente per chi è accecato dai propri pregiudizi.
      L’altro giorno un amico scienziato mi diceva: sai chi crede ai miracoli? coloro che vi hanno fatto esperienza! E sai chi non ci crede? coloro che “credono” che non possano accadere e che mai si sognerebbero di andare a vedere…

  14. c’è anche l’ipotesi che la vita sulla terra sia stata portata da corpi celesti come comete, meteoriti.. la panspermia insomma.
    ..
    si fanno poi ipotesi probabilistiche considerando la vita-come-la-conosciamo che potrebbe essere una piccola “porzione” di quello che la vita è nel suo complesso a livello universo.
    ..
    Inoltre il fatto di dichiarare che nell’universo non c’è stato il tempo di creare la prima cellula si basa sul fatto di avere definito quale possa essere questa prima cellula… ma cosa ci garantisce che questa prima cellula non si possa essere evoluta da un’altra forma di vita ancora più semplice ?
    ..
    Volevo poi terminare dicendo che l’esempio della lotteria non ha molto a che fare con l’evoluzione della vita perchè la prima è una cosa che avviene in una botta sola, ossia si estraggono numeri e ogni estrazione logicamente non ha nulla a che fare con la precedente.

    quindi abbiamo una serie di numeri tirata fuori in un colpo unico con un processo “casuale”
    ..
    l’evoluzione non è una “estrazione in una botta sola” e ci sono agenti che non sono affatto casuali come la selezione naturale ovviamente, poi ci sono le cumulazioni dovute all’ereditarietà… ecc ecc.
    ..
    direi che l’esempio della lotteria ed altri come quello dell’aereo assemblato in una unica botta di fortuna da un tornado che mescola i suoi pezzi smontati in un hangar… sono esempi che nulla hanno a che vedere con l’evoluzione se non la componente casuale, che è appunto 1 componente.

    ..
    saluti

    • Sono assurdita’.
      Panspermia: si sposta semplicemente il problema
      Prima cellula: anche qui si sposta il problema.
      Esempio lotteria/evoluzione: altra assurdita’. Quante possibilita’ ci sono che faccia amicizia con Charles Bronson alla Stazione Termini di Roma? Ci devo essere io presente E Charles Bronson.

    • La selezione elimina le modifiche “negative” per l’organismo sopraggiunte per altri fattori, ma non fa nuove modifiche di sua iniziativa, d’accordo?

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