La natura madre e non matrigna….. botanica ed ogm. Parte prima

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L’agricoltura OGM e la concezione di una natura da “correggere”.

Dalla natura matrigna all’orto di Frankenstein.

 

A tutti è capitato almeno una volta durante il corso degli studi di leggere le poesie di Leopardi ed a tutti sarà stata chiara la disperata angoscia del poeta che inevitabilmente trasmette l’immagine di una natura e di un tempo dal percorso ineluttabile e ripetitivo, ansia che trova conferma nella visione “matrigna” della natura verso il vivere umano.

Ma per quanto toccante la capacità del poeta di esprimere la fugacità dell’esistere non si può concepire la natura matrigna : tutt’altro
La premessa offre spunti di riflessione però verso un’ampia tendenza del pensiero scientifico che meno poeticamente del Leopardi, concepisce una debolezza di fondo nella natura.
Spieghiamo: molti concepiscono la natura come qualcosa da gestire ed ordinare, da correggere e modificare, da manipolare ed in particolare la scienza botanica e la genetica sono le sezioni di studio che più sono state utilizzate per raggiungere tali scopi .
In fin dei conti se la natura è matrigna allora l’uomo è autorizzato in un modo o nell’altro ad intervenire è un po’ come se dicessimo visto che il vulcano erutta e noi ci costruiamo la città intorno dobbiamo distruggere il vulcano e non evitare di costruirci vicino!

Gli studi genetici, hanno consentito indubbiamente di apprezzare segreti nascosti in ogni specie vegetale, e sempre più stupisce come il grande Linneo abbia potuto mettere ordine nella sistematica con la classificazione binomia senza avere i mezzi tecnici oggi a nostra disposizione, eppure lui riunendo le piante in determinate famiglie, generi e specie, aveva anticipato lo studio “ analogico” che oggi a tutti noi è concesso con strumenti di laboratorio assai complessi, e sempre Linneo attraverso lo studio del fiore e dell’habitus di ogni pianta ne ha scoperto peculiarità morfologiche e chimiche, nonostante tutto questo in epoca moderna si è pensato che le caratteristiche genetiche di ogni singola specie nascondano “fallaci difetti eliminabili” e così pian piano e senza far troppo rumore le grandi compagnie internazionali hanno iniziato studi per la modifica del corredo genetico delle piante e tra le prime essenze studiate non a caso troviamo il Tabacco, Nicotiana tabaccum, tanto utile all’umanità per poter produrre sigarette.

Ciò che la ricerca compie in buona fede conduce sempre a visioni più ampie ma l’utilizzo dei dati ottenuti non necessariamente determina effetti positivi.
E’ noto ad esempio che in biologia più una specie si specializza (scusate la ripetizione) più diviene limitata nella sua sopravvivenza ad esempio una spora di un fungo, poco specializzata, ha vita latente anche di anni mentre una formica muore facilmente al variare della stagione o un piccolo mammifero muore se non riceve cure parentali.

Questo concetto semplice e facilmente riscontrabile è stato ignorato dall’ingegneria genetica o meglio poco valutato, così gli esperimenti genetici sono proseguiti fino a mescolare corredi genetici diversi per ottenere specie vegetali superspecializzate , super resistenti o mai marcescenti o supergiganti e così via. Tutti nel nome del miglioramento, visto che madre natura, secondo alcuni, non è in grado, ci pensano gli uomini, poi è toccato alle melanzane, al mais, al pomodoro, alle fragole ecc ecc…
Ci siamo ritrovati circa 25 anni fa con la possibilità di un “orto di Frankestein”come scriveva un botanico “arrabiato” e che vedeva lontano in cui in nome del progresso si alterava ciò che come immenso dono la natura intorno a noi offre da miliardi di anni.
E poiché le sventure sono sempre in cattiva compagnia, le multinazionali di sementi si sono presentate sfacciatamente a correggere i difetti (a loro parere) di madre natura, e con la scusa di esorcizzare la paura della fame nel mondo hanno iniziato a dare una nuova falsa speranza al mondo.

Nomi come la Monsanto e la Novartis, oggi noti a tutti hanno operato per anni tranquillamente a danno delle specie vegetali e di tutti quegli agricoltori che pur patendo stagioni sfortunate ed epidemie fungine restavano capaci di produrre e riprodurre sementi di qualità.

Continua .

 

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Laureata in Scienze Naturali, con dipoma di corso di formazione in bioetica, si occupa di botanica per la tutela, conservazione e manutenzione del patrimonio vegetale

9 commenti

  1. Buongiorno Elisabetta! Grazie sentite per il tuo contributo! Ho fatto la tesi presso un Orto Botanico, che bello sentir parlare di piante!
    Se tu avessi un dirigente di Monsanto, di fronte, a bruciapelo, quali sarebbero le prime due domande che gli faresti?

    • Chiederei se ha mai coltivato per cinque anni consecutivi un ettaro di terra con grano non ogm, in cinque anni avrebbe modo di maturare pazientemente scelte sagge ……
      e poi se nutrirebbe un bambino affetto da gravi malattie immunitarie con farina ogm ……

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  3. Giorgio Masiero on

    Ringrazio anch’io la dott.ssa Sciò per il suo articolo, che ci parla di un mondo a molti sconosciuto (a me, del tutto), quello delle piante. E per il suo coraggio ad affrontare il lato oscuro della tecno-scienza, quello in cui lo strumento (“techné”) si può rivolgere contro il suo inventore, l’uomo. Da Icaro a Frankenstein, una letteratura minoritaria lo aveva intuito, in mezzo alla maggioranza plaudente al sol dell’avvenire di una tecno-scienza incontrollata. Oggi, la manipolazione genetica è forse la frontiera più avanzata di questa eterogenesi dei fini. Per il successo di questa operazione, l’ideologia di assimilare l’uomo agli animali, e più in generale la vita alla materia inorganica, senza salti né discontinuità, è funzionale a considerare la manipolazione anche umana un progresso necessario e inevitabile. Le piante sono solo il primo passo.

  4. Voglio salutare anch’io Elisabetta, e la ringrazio anche per il suo contributo al servizio di informazione e critica svolto da CS.
    L’idea che ci sua una concezione di natura matrigna alla radice di una moda di ingenerizzazione delle specie, la trovo valida e in grado di spiegare l’atteggiamento di molti.
    Per sapere chi dobbiamo ringraziare per questa concezione di natura imperfetta e ostile lascio immaginare a ciascuno la risposta (e non è Giacomo Leopardi…)

  5. Michele Forastiere on

    Mi unisco anch’io ai saluti e ai ringraziamenti alla dottoressa Sciò. L’importanza degli organismi fotosintetici nell’evoluzione della vita sulla Terra non è mai evidenziata abbastanza. Probabilmente ogni grande rivoluzione evolutiva – il passaggio da un’atmosfera riducente a una ossidante, la transizione degli animali dal mare alla terraferma, l’ascesa dei mammiferi – è dipesa in tutto o in parte da un qualche sconvolgimento nel regno vegetale. Se si pensa, poi, che senza l'”invenzione” della fotosintesi non avrebbe potuto MAI instaurarsi il ciclo del carbonio, che è essenziale al mantenimento per miliardi di anni di una biosfera stabile – e quindi all’evoluzione di forme di vita sempre più complesse – si capisce quanto possa essere fuorviante l’idea di una “natura matrigna”, soprattutto in relazione al regno vegetale!
    Spero che la dottoressa Sciò voglia continuare la collaborazione con CS, regalandoci altri spunti di riflessione sul mondo delle piante.

    • Il caro Leopardi scriveva ” il naufragar m’e’ dolce in questo mare ” non e’ casuale che il silenzio e l infinito evochino l’acqua ed una sensazione di dolcezza nell ‘artista….e’ li che stavano le prime diatomee , alghe ricche in silice, a lavorare per noi e per la Vita …come giustamente ricorda il dr.Forastiere la fotosintesi …..oltre ogni invenzione !

  6. Giuseppe Cipriani on

    Mi sto semplicemente chiedendo se è più “pericoloso” un mais transgenico che non richiede trattamenti antiparassitari (per esempio contro la piralide) o un mais non transgenico che li richiede in abbondanza, pena il produrre in modo insufficiente a creare reddito…
    Non fa parte anche questo, e del tutto legittimamente a mio avviso, del progresso della ricerca e della scienza? E senza bisogno di scomodare gli ogm, potremmo coltivare oggi i vecchi mais che producevano un decimo e anche meno di quelli ibridi moderni?

    • Giorgio Masiero on

      Belle domande, Cipriani, la cui risposta io lascio a chi più esperto di me di mais può calcolare i pro e i contro! In fondo in questo calcolo consiste la ragione (ratio da reor=pesare, pensare=pesare).
      In generale, questi problemi dimostrano che la tecno-scienza è uno “strumento” nelle mani delle responsabilità umane, e che non ogni “progresso” tecnico si traduce necessariamente in un vantaggio per l’uomo – come invece si sostiene da qualche parte -.

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