La NASA ricomincia da Orion: luci, ombre e marketing.

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Con il lancio di Orion la NASA torna a progettare missioni con equipaggio.

Abbandonata la filosofia degli Shuttle si riparte dal programma Apollo.

 

Il 5 Dicembre alle 13 circa ora italiana, dal Launch Complex 37 di Cape Canaveral, lo stesso dal quale partirono i Saturn I, è stato lanciato il vettore Delta IV con la capsula Orion, il primo programma degli Stati Uniti per l’invio di uomini nello spazio da quando nel 2011 le missioni Shuttle si erano concluse per il raggiungimento della vita operativa programmata. Da quel momento i collegamenti con la stazione orbitante ISS sono stati garantiti solo dalle capsule Soyuz che rispetto agli Shuttle rappresentavano una vecchia concezione di veicolo spaziale.

https://www.youtube.com/watch?v=J92MxvIANEQ

Il lancio di prova è riuscito, ma gli astronauti dovranno aspettare ancora sei lunghi anni per poter salire a bordo di una capsula Orion. Per fare un confronto, negli anni ’60, dopo il drammatico incidente dell’Apollo 1 in cui persero la vita Virgil Grissom, Edward White e Roger B. Chaffee, avvenuto nel gennaio 1967, vennero effettuate tre successive missioni senza equipaggio e poco più di un anno e mezzo dopo, nell’Ottobre del 1968, venne riproposta una missione umana con a bordo Walter Schirra (comandante), Donn Eisele e Walter Cunningham che rimasero per più di undici giorni in orbita. I sei anni previsti per il primo lancio di un Orion con equipaggio appaiono dunque per confronto come un segnale di debolezza che accompagna quello positivo della riuscita del primo test.

Il paragone con il progetto Apollo è motivato anche dal fatto che a tutti gli effetti la capsula Orion appare uno sviluppo della prima:

Va detto inoltre che l’abbandono della filosofia che era alla base degli Shuttle per ripartire dal programma Apollo, ha comportato anche la necessità di sviluppare un lanciatore per grandi carichi, da notare infatti che rispetto al programma Apollo, per le missioni lunari dovrebbero essere lanciati separatamente la capsula Orion e il modulo lunare:

Il lancio di Orion è dunque solo un primo passo di un cammino ancora lungo da percorrere e del quale devono essere ancora sviluppate componenti importanti, eppure questo evento è stato presentato come il lancio della “navicella che ci porterà su Marte“. Un’affermazione decisamente sbilanciata, evidentemente la capsula Orion non potrebbe mai affrontare un viaggio lungo come quello verso Marte senza essere abbinata ad una struttura abitabile molto più grande.

Allo stesso modo la pensa anche Paolo Attivissimo sul suo blog con il quale in questa occasione sono pienamente d’accordo:

È sempre bello e spettacolare vedere la partenza di un grande razzo, ma sinceramente tutta la fanfara intorno al volo di oggi che intorno alle 13 porterà nello spazio la nuova capsula per equipaggi degli Stati Uniti mi pare un po’ gonfiata.

Prima di tutto, la capsula è per equipaggi, ma non avrà un equipaggio a bordo, perché questo è il suo volo di collaudo. Il primo volo con un equipaggio è previsto per il 2020. Fra sei anni. E benché si faccia molto clamore intorno all’intenzione di usare Orion per portare un equipaggio su Marte, è appunto pura intenzione: il modulo abitativo che alloggerebbe gli astronauti nella lunga missione non esiste. Non esiste neppure il veicolo per consentire agli astronauti di atterrare su Marte. Non esiste neanche il veicolo per tornare sulla Luna, altra possibile destinazione di Orion, e oggi verrà usato un razzo più piccolo di quello necessario per le missioni interplanetarie, perché il vettore gigante SLS è ancora in costruzione. In lenta costruzione: arriverà nel 2018.

Il pessimismo riguardo la lentezza del programma spaziale USA nasce da una mancanza di interesse della politica (il Presidente Obama propose nel 2010 la cancellazione del programma Orion), mentre al contrario fu lo storico discorso di Kennedy nel 1962 a determinare l’impegno spaziale degli USA negli anni ’60.

Oggi quindi la politica USA non dice frasi come “we choose to go to the Moon in this decade”, per questo motivo l’entusiasmo che ha salutato le immagini del lancio di Orion si accompagna ad una consapevole cautela. Il resto, i riferimenti alla conquista di Marte, sono almeno per ora solamente pubblicità.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

14 commenti

  1. Diciamoci la verita’: oggi non ce ne sono le condizioni, per riproporre quel famoso discorso di Kenney, che proseguiva piu’ o meno cosi’: “non perche’ sia facile, ma proprio perche’ e’ difficile”.
    Non c’e’ da fare i gradassi contro i sovietici a “chi ce l’ha piu’ lungo”
    Non ci sono i soldi, mangiati da una crisi economica in parte causata (o quanto meno innescata) proprio dagli americani.
    Non c’e’ l’attenzione mediatica sufficiente: una volta andati sulla Luna, chi voleva vederli ancora? E infatti le missioni 18 e 19 dell’Apollo sono state cancellate.
    Non c’e’ in pratica neppure un progetto scientifico di lungo respiro. Andare sulla Luna di nuovo ha senso solo nell’ottica di creare un insediamento permanente e una base di lancio piu’ conveniente per il salto vero Marte: ma questo presuppone ingentissimi investimenti, fin da subito, e questo Obama, e chiunque altro per lui, non puo’ certo permetterselo.
    Stessa cosa per un lancio direttamente su Marte: a parte che non ha senso effettuare un rischiosissimo viaggio di 9 e piu’ mesi per l’equipaggio, soltanto per piantare la bandiera americana sul suolo marziano e poi ritornare subito indietro. Anche qui l’obiettivo dovrebbe essere una missione di lungo respiro e di esplorazione durevole. Con problemi tecnologici ancora oggi grandissimi.
    A mio modestissimo parere, avrebbe avuto molto piu’ senso investire in un altro vettore per lanciare in orbita in maniera ancora piu’ economica i satelliti e attrezzatura spaziale.
    Manca pure la “pazzia” (pasaatemi il termine) di alcuni di mettersi in cima ad un grattacielo riempito di 2000 tonnellate di combustibile altamente esplosivo! 😀
    Oggi i tre quarti dei progetti costruiti negli anni ’60 non sarebbero semplicemente mai partiti per problemi di sicurezza sul lavoro…
    Finiremo come vecchi imbolsiti pantofolai che guardano in TV stancamente sul divano l’approdo della navicella cinese su Marte… (e lo dico a malincuore e da appassionato di spazio e tecnologia)

    • Analisi amara ma veritiera.
      Ho solo qualche dubbio sul fatto che sa difficile trovare qualcuno così pazzo da mettersi su una montagna di esplosivo, il fenomeno Mars One dimostra che basta mettere una telecamera dentro la navicella e trovi subito frotte di gente pronta a immolarsi in un viaggio di sola andata. (Anche se secondo me bluffano).

      • OK, ma all’epoca Armstrong & Co. si sarebbero “immolati” per la patria, diventando a tutti gli effetti egli eroi americani.
        Ecco, piu’ precisamente, manca l’ “eroismo”, il fare qualcosa per il proprio paese (right or wrong) e per l’umanita’.
        Adesso e’ il casting del Grande Fratello… Ma certo non ammetteranno (spero!) quelli, visto che sbroccano dopo due giorni pur avendo tutte le comodita’ possibili…

  2. P.S.: e’ ridicolo che un equipaggio passi 6-10 mesi chiuso in quella cabina telefonica un po’ cresciuta…

  3. Ci sono tante cose che non capisco, a vari livelli. E dire che sono un forte appassionato astrofilo.
    In ordine di apparizione:
    1) il progetto Shuttle: come e’ stato possibile abbandonare l’intero concetto quando per decenni si e’ sostenuto l’economicita’? O e’ economico e non si capisce come mai sia stato abbandonato, o non e’ economico e non si capisce come mai non ci sia un sano ridicolizzare tutte le teste pensanti che hanno partorito questa idea colossalmente sbagliata.
    2) Capsula Orion. Ma non ci sara’ un modulo di servizio? La capsula serve per il lancio e per il rientro, meno per il viaggio. So che nel progetto si vuol spedire in anticipo uno (o piu’) moduli su Marte ma per il viaggio degli astronauti penso ci debba essere per forza un enorme modulo di servizio. E’ qui che secondo me bisognerebbe focalizzare e “fanfarare”: sulle innovazioni del modulo di servizio. La capsula deve essere solo la cella vitale per permettere ai viaggiatori di attraversare l’Atmosfera incolumi. O vogliamo andare su Marte dentro una Cinquecento, in stile “ad Amsterdam in una Renault 4, rossa ovviamente”?
    3) Su Marte non ci si andra’ finche’ non si trova il modo di non far friggere gli occupanti di una capsula esposta alle radiazioni per anni.
    4) We chose to build rockets to nuke USSR sarebbe stato piu’ veritiero. Siccome lo scopo e’ stato raggiunto, ovviamente i media non fomenteranno (a comando, come sempre) uno scopo gia’ ottenuto. Semplicemente perche’ chi fomenta i media e’ chi ha ottenuto lo scopo, quindi non paghera’ piu’ i media. Per lo stesso motivo non si accende la macchina per costruire eroi. Come dice Pietro, la definizione corretta e’: gara a chi ce l’ha piu’ lungo. Ora, o vivo in un periodo di involuzione mondiale, oppure mi riservo di non credere che negli anni 60 veramente il mondo si faceva tirare da questa gara. Mi viene piu’ facile vedere che questo e’ il modo in cui e’ stato venduto al contribuente un progetto costosissimo.
    5) Tornare sulla Luna. Sul film “Apollo 13” dicono: “ve lo immaginate se dopo Colombo non si fosse piu’ tornati nelle Americhe?”. Ma che paragone e’? Lo sfruttamento (la scoperta era gia’ avvenuta da un pezzo) delle Americhe era fattibile e redditizio. Lo sfruttamento della Luna e’ solo a chiacchiere. Sara’ il caso di ammettere che anche l’ipotesi di colonizzazione della Luna non ha la minina fattibilita’ e convenienza ora come negli anni 60? Cioe’ mi sto domandando se qualcuno davvero riteneva sostenibile questa impresa o se anche in questo caso e’ stato solo il pacco regalo per il contribuente che doveva metterci i soldi? In questo caso, come mai manco qui c’e’ stata la sana ridicolizzazione dei cervelli che eccetera eccetera, vedi punto 1)? O, detta metaforicamente: perche’ in piena crisi finanziaria continuano a mettere le facce dei top manager su Class, sempre con quell’espressione vincente (col mento appoggiato al pugno)? Io capisco la propaganda ma sono cresciuto, non mi sto lamentando della propaganda, mi sto stupendo della mancanza di autocritica seria, nella finanza. Fuor di metafora, alla NASA. E magari non solo.

    • per quanto posso, provo a risponderti io (ovviamente sono miei personalissimi pareri, che non impegnano affatto la NASA 😀 ):
      1) e’ vero: si vantava l’economicita’ e la possibilita’ (teorica) di fare un lancio ogni 15 giorni.
      Il fatto e’ che la “corruzione” (che li’ si chiama lobby ed e’ istituzionalizzata) non esiste solo presso gli “italiani paffi neri pizza mantolino dice cosa poi fa altra”, per cui i booster vengono costruiti proprio li’ perche’ il tale senatore del tale stato si e’ impegnato in tal senso, di quell’altro componente ha “vinto” la gara d’appalto quell’altro, ecc ecc… Si e’ poi sottovalutato (secondo me) la “fragilita’” (intesa come facilita’ a staccarsi) delle piastrelle ceramiche del rivestimento.
      Lo Shuttle e’ stato testato la prima volta nel 1981, questo vuol dire che e’ stato progettato negli anni ’70! All’epoca “ci stava” che “ogni tanto” si perdesse un equipaggio per la gloria della Nazione.
      La cosa (sempre secondo me) e’ che gli Amerriggani l’hanno fatta sembrare troppo “semplice”! Infatti gia’ da Apollo 13 si era perso interesse, da parte del pubblico, a vedere in TV le missioni spaziali. Con lo Shuttle poi ancora di piu’! Invece andare nello spazio, persino nell’orbita bassa, e’ una operazione maledettamente difficile, per la quale devono andare dritte un milione di cose una di seguito all’altra, e se una va storta manda a peripatetiche il viaggio!
      Mettiti nei loro panni: hai speso gran parte del budget che il Governo USA ha messo a tua disposizione per progettare, testare e lanciare in orbita quel modello… Come ti permetti di dire: non e’ piu’ economico? Te lo tieni e basta!
      2) Credo anche io, da come hai potuto vedere da un mio commento precedente, che sia previsto un rendez-vous con il modulo di servizio gia’ inviato precedentemente in orbita, altrimenti non si spiega.
      3) non solo: lunghe permamenze DA SOLI (per via della latenza via via piu’ grande nelle comunicazioni), che non vuol dire sorvegliar che non si prendano a cazzotti (come nel GF) ma assistenza al volo e riprogrammazione dell’ hardware, alimentazione di un intero equipaggio per tutta la durata del viaggio e oltre, dopo l’atterraggio, materiali resistenti a impatti di micrometeoriti e tempeste spaziali.
      Ancora: occorre che molti anni prima vengano lanciate sonde robotizzate a “preparare il terreno”, cioe’ a costuire autonomamente gli alloggi e le strutture “urbanistiche” piu’ elementari e basilari per permettere un soggiorno ragionevolmente lungo su Marte, utilizzando i materiali in loco, cellule di sopravvivenza per le condizioni climatiche estreme… uuuuhhh ce n’e’ da studiare ancora per decenni!
      4) i vettori utilizzati per lanciare le capsule spaziali in orbita erano degli ICBM modificati. Quindi ogni lancio riuscito significava: “visto? Possiamo lanciare un missile per portare una testata nucleare di tot ktons sul vostro territorio con la precisione di qualche km“. In piu’ ogni missione manned significava occhi che scrutavano il territorio nemico, e fuori dalla portata di contromisure (anche politicamente). Bisogna poi ritornare alle paure dell’epoca: si credeva (e c’era il FONDATO timore!) che l’altro potesse tentare uno strike nucleare per togliere di mezzo le proprie difese (complice anche gli altri fronti “freddi”, tra cui noi, sui quali si confrontavano USA e URSS). Negli anni ’50 e all’apice nei ’60 c’erano le esercitazioni a scuola, le avrai viste in tv no?
      5) in realta’ non del tutto: adesso non ho piu’ approfondito, ma un carico abbastanza contenuto (trasportabile con le navicelle di adesso) di materiale lunare POTREBBE essere molto importante per la produzione di energia. Era in quest’ottica che l’amm. Bush aveva rivendicato per gli USA alcune peculiarita’ della corsa allo spazio.
      Ovviamente gli intellettuali (specialmente i radical-chic) non si sporcano mai

      • continuo qui:
        non sisporcano mai le mani a chiedere o domandarsi quanto costa, alle tasche dei cittadini e in minori servizi. Lo VOGLIONO fare e lo DEVONO fare perche’ loro si ritengono l’avanguardia del popolo, che deve solo ubbidire (come nelle assemblee “democratiche” del ’68”)…
        Odo gia’ la solita replica “ma se l’uomo primitivo Hugh non si fosse chiesto cosa c’era dietro la collina saremmo ancora nelle caverne”.,,
        Intanto Hugh esplorava cosa c’era dietro la collina perche’ non aveva nulla da mangiare dove stava, per cui morire di inedia nella sua cavernuccia, o sbranato da qualche animale dietro la collina, poco gliene caleva…
        Si’ la verita’ e’ che negli anni ’60 c’era (e c’e’ ancora) chi sogna una colonia permanente su un altro pianeta, solo per il gusto di dire “siamo andati li'”.
        E, se devo proprio dirla tutta, c’e’ sempre a mio modestissimo parere, una certa commistione tra chi vuole “trovare la vita” per poter giustificare i soldi spesi (“visto? avevamo ragione noi”), chi lo fa per gloria personale (“ho scoperto per primo la vita extraterrestre”) e chi sogna di trovarla per sminuire l’uomo e, in definitiva, l’idea di Dio (“visto? la vita e’ molto comune nello spazio, e l’uomo e’ uguale ad una ameba, e Dio non esiste “).

        P.S.: Piero e non Pietro

      • Eco direi che il finale del punto 3) riassume bene, mi permetto di strizzarlo in: ancora non abbiamo ne’ l’attrezzatura per il viaggio ne’ quella per il campeggio una volta arrivati. Poi vengono i problemi relativi alla convenienza (in Antartide siamo riusciti a costruirci strumenti per il viaggio e il campeggio ma per ora, tralasciando limitazioni di diritto, non immagino sia finanziariamente redditizio sfruttare l’Antartide).
        Ah giusto, l’estrazione del.. Deuterio mi pare, dal suolo lunare? Sospetto che anche li’ fosse un gigantesco balzo di fiducia nell’abbassamento dei costi grazie ad una qualche futura tecnologia.
        Cioe’ anche in questo caso non ho visto analisi critiche quando si fanno le “fanfarate”. Gia’, avevo scritto autocritica, m’e’ sfuggito, in questo mondo di certo non mi aspetto enti o coproration 😀 che facciano autocritica.
        Chiarisco meglio: siamo per caso di fronte alla costruzione continua di miti come quello della terra piatta? Intendo che vedo anomalo il persistere del mito della terra piatta (a meno di convenienza ideologica a fomentarlo) cosi’ come vedo anomalo che non si sia chiarito a livello anche mitologico-mediatico (per fare il parallelo con il terrapiattismo, che non e’ roba da elite ma da vulgata) che la Luna non e’ mai stata conveniente, Marte men che meno. Si rimane invece nell’accettare come ovvio il perdurare del terrapiattismo, della possibilita’ di colonizzazione della Luna, di viagggi su Marte. Non trovo ovvio che tutto cio’ perduri, che gli stereotipi non siano disturbati ma abbiano possibilita’ di rinascere vergini ogni giorno (definizione di Postmodernismo dal suo “inventore”, da quanto lo letto da Eagleton, come tutto torna eh).
        PS: ops chiedo scusa Piero per lo sbaglio sul nome!

      • Leggendo i vostri commenti emerge come l’idea di colonizzare il sistema solare sia davvero molto improbabile sia per motivi tecnici che economici, sia d spesa che di inesistenti ritorni di investimenti.
        Giustamente gli interessi militari, che diedero la spinta decisiva durante la Guerra Fredda, non vanno oltre l’orbita intorno alla Terra e in generale puntano su nuove tecnologie automatizzate, e infatti gli USA non hanno più fatto investimenti in programmi di esplorazione umana.
        Per quanto possa non piacere a degli appassionati sostenitori della scienza pura, le cose stanno così. Fare proclami per missioni da svolgersi verso il 2030 non costa niente e rende immediatamente in termini di immagine.
        Quello che ha un vero costo economico può attendere.
        Solo se la Cina deciderà di sfidare in termini di immagine gli USA questi ultimi potrebbero affrontare dei sacrifici economici per rispondere. E sembra proprio che la Cina abbia intenzione di mandare qualcuno sulla Luna:
        http://rt.com/news/212479-china-new-rocket-moon/

        • Attenzione pero’ a non “illudersi” troppo con la Cina…
          Da qui a 10-20 anni avra’ anche lei un tracollo, dovuto per lo piu’ alla politica del figlio unico. Fino ad adesso “regge” perche’ e’ un regime dispotico e riunisce in se’ il comunismo ed il capitalismo.
          Quanto all’ “impresa” cinese, bah… credo che non avra’ cosi’ tanto impatto sull’immaginario collettivo… Fare qualcosa che gli americani hanno fatto 40 anni fa, dopo che gli altri hanno fatto tutto il lavoro di esplorazione, testing, progettazione… mi sa tanto di … “tarocco” cinese.
          In piu’ con tecnologia (ancora, non derivante da progettazione ed ingegno “interni”, ma tutto proveniente dall’esterno) infinitamente piu’ avanzata di quella che si e’ trovata sotto gli occhi la NASA quarant’anni fa ( a mala pena i transistor, un calcolatore molto meno potente di un qualsiasi cellulare messo in mano ad un ragazzino di 8 anni) e i progetti a disposizione dell’impresa originaria.

      • Non sono molto ferrato in materia, ma lo scorso anno ho avuto la fortuna di assistere ad una convention dell’azienda in cui lavoravo in cui intervenne Nespoli. Le sue due ore di racconti sulla propria esperienza nello spazio furono davvero molto affascinanti. Tra le altre cose ci disse che gli shuttle sono tecnologicamente complicatissimi ed ancora all’avanguardia, ma anche estremamente costosi e di complicata manutenzione. I Sojuz (russi), invece, sono dannatamente semplici e spartani (al rientro dalla missione gli astronauti atterranno rischiando di ammazzarsi in una porzione di spazio che può variare di centinaia di km nel deserto kazako mentre con gli shuttle si arriva comodi comodi nell’esatto punto prestabilito), ma anche molto economici. In entrambi i casi si tratta di tecnologie che hanno più di 40 anni ma al giorno d’oggi, anche per la crisi economica, il mezzo vincente è paradossalmente proprio il Sojuz. Meno costi e nessun fronzolo.

        • Beh, nei sistemi complessi, e in genere in tutti quelli progettati per il sostegno alla vita (spero che il prof. Giuseppe mi confermi questo), c’e’ un detto (non so se derivato dalle leggi di Murphy o c’era gia’ prima) “Quello che non c’e’ non si puo’ rompere“…
          Saresti sorpreso di conoscere le “avanzatissime tecnologie” messe in atto dalla NASA per scaricare il Lunar Rover, oppure la telecamera che ha immortalato la discesa delle scalette del LEM di Armstrong: una cordicella!
          E’ vero: lo Space Shuttle e’ la macchina piu’ complessa mai costruita dall’uomo. Ogni volta sento dire: ma perche’ non ci mettono le tecnologie piu’ moderne, ecc ecc… Per la semplice ragione che poi dovrebbero rifare tutti i test!
          Non so se e’ vera quella storia che la NASA cercava disperatamente antichi lettori di floppy da 8″ da mettere sullo Shuttle, ma a me sembra una bufala.
          Il divieto di accendere i cellulari a bordo degli aerei deriva dal fatto che non si sono fatti test per verificare eventuali disturbi, e visto che esce un modello nuovo ogni tre giorni… Adesso, visti i parametri piu’ stringenti per le emissioni dei cellulari sono un po’ piu’ tranquilli.
          I vettori russi sono piu’ “spartani”, ed e’ vero, c’e’ un periodo nella fase di rientro che sono in pratica in caduta libera. Non molto diverso pero’ dal rientro dello Shuttle visto che deve rientrare come un meteorite (e la storia purtroppo lo dimostra con l’incidente del 2002) e che in caso di avaria, non puo’ certo riprendere quota.
          In ogni caso criticare un progetto altrui, senza peraltro dimostrare di aver realizzato qualcosa di meglio e a minor costo, costituisce secondo me un indice di superficialita’ e forse anche ignoranza… Per esempio quando si dice “ma non potevano metter questo, ma non potevano fare quest’altro?” non si sa quali e quanti vincoli devono rispettare in fase di progettazione, poi per la manutenzione, per i costi, e mille altre cose…

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