Gli strani casi del Dr. Darwin e di Mr. Marx

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dr darwin

“La teoria dell’evoluzione di Darwin è un coacervo di contraddizioni che la invalidano.

Il comunismo di Marx poggia su basi teoriche che sono in realtà un’apologia del capitalismo. 

Incredibilmente, i presupposti teorici di queste due grandi dottrine le accomunano.”

Queste tre frasi tratte dalla copertina del libro “Gli strani casi del Dr. Darwin e di Mr. Marx” riassumono in una sintesi di rara efficacia il rapporto tra la teoria di Darwin e la sua epoca mostrando come la prima sia stata il prodotto più di un modo di vedere il mondo vittoriano che una costruzione scientifica:

Quello di Darwin è stato l’ultimo decisivo tassello per una concezione del mondo – già ampiamente dispiegata nell’Occidente ottocentesco, e significativamente nell’opera di Marx –; quella concezione di lì a poco compiutamente delineata da Nietzsche, la quale ha informato tutta la cultura successiva fino ad oggi, fino al Postmoderno. (p. 27)

Chi scrive è Gabriele Zuppa, ideatore di pagine internet sulla filosofia (Storia della filosofia e Società e politica) e autore di saggi di filosofia, che si è cimentato in questo caso sull’evoluzionismo darwiniano e sui suoi rapporti con il pensiero di un altro grande personaggio dell’Ottocento, Karl Marx. La tesi del libro è che la teoria di Darwin giunse in un mondo che era già pronto ad accoglierla, che egli abbia colto quindi lo spirito del tempo inserendolo nella sua opera:

…gli uomini erano preparati a molto di più e molto di più ricavarono da quelle pagine e dai concetti lì presi in prestito, troppo grandi per lo stesso Darwin. (p. 41)

Darwin raccolse le idee sulla selezione naturale che aveva formulato nel 1813 William Charles Wells e riprese da Edward Blyth, che però vide in essa un meccanismo per stabilizzare le specie, non per la loro evoluzione. Egli raccolse anche le idee di Lamarck sulla trasmissione dei caratteri acquisiti. La differenza in Darwin è solo nel fatto che la selezione naturale da agente stabilizzante diventa fattore di evoluzione. Ma davvero la sopravvivenza del più adatto spiega l’evoluzione?

Il meccanismo della selezione naturale oscilla tra constatazione della trasmutazione delle specie privata di contenuto esplicativo («la sopravvivenza differenziata», ossia sopravvive chi sopravvive) e la pretesa esplicativa in termini di evoluzione («la persistenza di tale processo [di differenziazione]attraverso numerose generazioni costituisce l’evoluzione»), salvo poi dubitare che il processo della selezione naturale conduca all’evoluzione, depotenziando quindi il valore esplicativo della selezione naturale. (p. 63)

La constatazione della trasmutazione delle specie era però il fenomeno stesso che la teoria di Darwin doveva spiegare, ribadirne la constatazione senza fornire un contenuto esplicativo non aggiungeva dunque nulla a quanto già osservato.

La teoria di Darwin era inoltre legata al gradualismo “natura non facit saltum”, e una delle conseguenze di questo approccio fu inevitabilmente l’avvicinamento dell’Uomo agli animali:

[Darwin] conclude quindi che, benché «la differenza mentale tra l’uomo e gli animali superiori sia grande, è certamente di grado e non di genere».  (p. 76)

Questo porterà all’affermazione dell’animalismo e al simmetrico abbassamento dell’essere umano al livello di animale: da quel momento, dopo un adeguato tempo di maturazione, diventeranno applicabili all’Uomo le tecniche sino ad allora riservate agli allevamenti: eugenetica ed eutanasia.

La seconda parte del libro tratta del pensiero di Marx e dei suoi collegamenti con l’evoluzionismo darwiniano. La ricerca di scientificità è ciò che unisce i due autori ed è per questo che Marx saluta positivamente la comparsa dell’Origine delle specie, perché in essa vede la conferma alle proprie idee sul materialismo storico. Il positivismo ottocentesco individua nei “fatti” l’oggetto della sua azione tenendosi lontano dalle speculazioni filosofiche, ma i fatti stessi sono tali solo all’interno di una teoria:

la logica quando giunge a contraddizioni deve riconsiderare il fenomeno stesso; il che vuol dire che il fenomeno, il fatto, non è tale: perché il fatto sia dato, intellegibile, evidentemente ha bisogno di una diversa logica, di una diversa teoria, spiegazione, speculazione… Il fatto è nella teoria, la teoria dà il fatto.

Ma allora, se i grandi positivisti sono consapevoli del rapporto tra fatti e teoria, com’è possibile che Darwin credesse che il suo dedicarsi alla scienza significasse il suo congedarsi dalle speculazioni? E che Marx, prima di lui, addirittura, sviluppando l’economia politica credesse di abbandonare la filosofia? (pp. 101-102)

Questa pretesa di fare scienza senza implicazioni filosofiche unisce i due grandi autori e costituisce ciò che dal punto di vista filosofico invalida le loro teorie. Quello che la visione marxiana e darwiniana hanno da dire sull’uomo non tiene conto di quello che sta oltre il mero fatto. “Dobbiamo ora ritornare alla totalità perduta. Dobbiamo tornare alla filosofia” afferma Zuppa chiarendo che filosofia e scienza non sono contraddittorie: definirsi positivisti è un’assurdità.

Con Marx (e Darwin) si perde l’idea di giustizia, bene, ecc. che appartengono ad una riflessione che non può prescindere da una visione d’insieme, da una visione filosofica: i due rinunceranno a spiegare cosa è l’Uomo per spiegare i “fatti”.

Affermano poi Marx ed Engels:

Le posizioni teoriche dei comunisti non poggiano affatto su idee, su principi inventati o scoperti da qualche apostolo salvatore del mondo.  (Il Capitale, p. 26)

La vittoria del proletariato non sarà dunque la vittoria del bene, ma solo una conseguenza della struttura economica della società. Ma questo ha un’implicazione non sufficientemente tenuta in considerazione, che cioè, in caso di sconfitta del proletariato, questo “fatto” sarebbe stato coerente e giustificato dalla teoria stessa. Il materialismo storico riconoscendo i presupposti del capitalismo finisce col diventarne la giustificazione:

Il materialismo storico, mentre pretende di spiegare la storia, determina quel materialismo assoluto che è l’ideologia del capitalismo. Nel libro di Zuppa vediamo infine spiegata l’origine della società dei “desideri” e del desiderio-diritto che sperimentiamo nel presente momento storico. Partendo infatti dalla massima del socialismo “a ciascuno secondo l’opera sua”, divenuta “a ciascuno secondo i suoi bisogni”, l’epilogo inevitabile è il “a ciascuno secondo i suoi desideri”, la quale però “segnerebbe la dissoluzione di ogni ordine sociale” (A. Chiappelli, citato da G. Gentile).

Ecco dunque che nel riduzionismo materialista di Marx e Darwin troviamo le radici del relativismo morale che si dispiegherà in tutta le sua evidenza solo all’inizio del XXI secolo:

Qualsiasi opinione morale non è altro che un’idiosincrasia soggettiva, l’escogitazione di un desiderio la cui sensatezza non riposa in altro che nella possibilità della sua realizzazione: ciò che è reale è la struttura economica della società, il resto è ideologia o fantasticheria che da quella dipendono e in essa hanno il canone di valutazione. (p. 118)

Marx e Darwin sono due figure che hanno colto lo spirito positivista del loro tempo e l’hanno portato a compimento nei campi della socio-economia e delle scienze naturali.

Marx, però, ponendo la realtà nel materialismo storico e negando l’esistenza di un giudizio morale, dichiarò l’equivalenza di capitalismo e socialismo lasciando alla “selezione naturale” la scelta del sistema che avrebbe infine prevalso. Ritenne che questo sistema dovesse essere il socialismo con il trionfo del proletariato, la storia ha dimostrato il contrario e quindi, per un’eterogenesi dei fini, Marx è la più forte giustificazione dell’anarco-liberismo contemporaneo.

Anche Darwin incorporò il positivismo nella natura, ma andò oltre inserendovi anche la società vittoriana impregnata delle idee socio-politiche di Malthus. La sua teoria era una constatazione della malthusiana sopravvivenza del più adatto espressa attraverso la “selezione naturale”, ma privata di una accettabile spiegazione di come avvenga la comparsa delle nuove specie sulle quali la selezione dovrebbe poi agire.

Marx e Darwin, due fallimenti di successo. Il primo, sconfitto dalla storia, non viene però riconosciuto come origine della giustificazione del capitalismo e il secondo, non solo non viene riconosciuto come fallimento, ma viene puntellato contro ogni tentativo di critica e posto come origine dell’antropologia moderna.

Due figure il cui superamento è precondizione necessaria per andare oltre la fase di stagnazione conseguente all’affermarsi del riduzionismo positivistico prima, del conseguente nichilismo postmoderno poi. E il libro di Gabriele Zuppa è un prezioso strumento per muoversi in tale direzione.

Concludiamo con le ultime frasi del risvolto di copertina del libro di Zuppa:

Ma – quel che ancor di più deve sconcertare – questi stessi contraddittori presupposti hanno plasmato il Novecento e continuano a determinare le nostre vite.

Il nostro presente è un enorme errore.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

27 commenti

  1. Del rapporto tra Marx/marxismo e Darwin/darwinismo ne ha scritto anche Costanzo Preve, in un breve saggio intitolato “Marx e Darwin: libere riflessioni sulla scienza, sulla filosofia e sulla ideologia”, lavoro che mi pare utilie al fine di far chiarezza su certi punti in maniera tale da poter poi impostare correttamente la questione di tale rapporto. Chi fosse interessato alla lettura dello scritto in oggetto, lo trova QUI.
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    PS. Sono pronto a scommettere molto che ne apprezzerete in particolar modo la quarta sezione…

    • Giorgio Masiero on

      Grazie, ViaNegativa, del suggerimento. Un ottimo saggio. È stato bello apprendere dell’esistenza di una nuova forma di darwinismo, il DM, o darwinismo mistico.

    • Grazie, Costanzo Preve è stato forse uno degli unici a cogliere l’aspetto filosofico del darwinismo, ricordiamo anche “I tarantolati di Darwin“, pressoché introvabile sul web.
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      Colgo l’occasione per dire che con questo articolo intendo aprire un discorso che approfondirà e porterà quanto più in luce questi risvolti della teoria.

      • Massimo Ippolito on

        Piccolo OT. Quando Preve mi dava dieci in filosofia, in terza quarta e quinta liceo nei secondi quadrimestri , pensavo di essere bravino, io e altri 3 della mitica sezione E. Poi ho conosciuto Masiero e ho capito che Preve era stato di manica larga.

  2. Luigi Mojoli on

    Ho letto con grande interesse “libere riflessioni sulla scienza, sulla filosofia e sulla ideologia” di C. Preve e ti ringrazio della segnalazione. Ne riporto tre frasi A, B, C. Credo che oltre al conforto per A, B, farebbe bene alle future discussioni specialmente il monito C. Se lo conosci lo eviti? No, ma puoi mitigare il danno di stiracchiare formule di qua e di far fumo dialettico di là.
    A) “volontà di credere”, che resta tuttora alla base dello scontro belluino fra cosiddetti “creazionisti” e cosiddetti “evoluzionisti”
    B) La rissosa tribù degli epistemologi, questi veri e propri teologi del razionalismo scientifico cultori di una sorta di Illuminismo Deificato.
    C) In realtà, invece, la volontà di credere non è soltanto il monopolio della cosiddetta “fede religiosa”, ma è il fondamento di gran parte delle attività intellettuali umane.

  3. OT quel povero idiota di un hacker stanotte ha fatto migliaia di tentativi (credo che usi un programma automatico) di indovinare la password del sito.
    Ovviamente crede nei meccanismi del neodarwinismo, solo loro possono pensare che sia possibile indovinare a caso una combinazione così complessa nei tempi della loro triste vita.
    In bocca al lupo.
    PS contro i miei interessi credo che il fascistello dovrebbe dimostrare la sua natura squadrista con metodi più sofisticati.

    • Luigi Mojoli on

      Caro Enzo, contraddizione in termini. Come farebbe ad essere sofisticato un fascistello?
      Han fatto scappare Fermi, Volterra e tanti altri. Hanno strozzato il circolo matematico di Palermo (pochi sanno che avevamo la rivista matematica più importante al mondo). Ecc.

    • Mi scusi, ma non potrebbe attivare l’opzione per la quale, per ogni password sbagliata, il tempo per il successivo inserimento si allunghi sempre di piu’?
      E’ la prima contromisura per fermare gli attacchi “brute-force”…

  4. Giuseppe Cipriani on

    Chiamale se vuoi emozioni, sensazioni di pelle…
    .
    Perché, Enzo, invece di abbracciare ciò che della teoria dell’evoluzione funziona, con tutti i risvolti scientifici che quotidianamente vengono affrontati e rendono giustizia al fatto “evoluzionismo”, ti ostini a tagliare il pelo in quattro e a proporre e a far proporre una critica sterile che, è dimostrato dallo scarso successo che riscuoti, non conduce a nulla di costruttivo? Il fantoccio del darwinismo che qui viene resuscitato a ogni pie’ sospinto è solo un fantoccio, oramai.
    Dal canto mio mi sono persino stancato di pensare all’evoluzionismo con il termine darwinismo. Che è superato e davvero la sintesi estesa è qualcosa di diverso che, lasciamelo dire, probabilmente sfugge ai più qui su CS. Nel senso che educati da te e dal prof. Masiero, hanno perso quel giusto grado di spirito critico che, se esercitato, farebbe loro capire che siamo fuori pista qui e che se un obiettivo si persegue è solo quello di dimostrare il senso finalistico di un’evoluzione che ci ha previsti ma non eletti. Punto

      • Giuseppe Cipriani on

        Io credo che vera critica scientifica debba rimanere sul pezzo e non restare al palo del pregiudizio che la pone aut. Entriamo pure a piedi uniti là dove serve, oggi il darvinismo è solo la cornice del quadro sintesi estesa. Buona volontà impone di essere costruttivi. E recettivi del nuovo che viene quotidianamente in luce e che viene posto in dibattito dalla comunità scientifica.

        • Veramente la Sintesi Estesa si chiama così perché è un estensione di un nucleo che rimane il Neodarwinismo, il quale quindi è l’opposto della cornice.
          Persino Pievani spiegò che la SE non è un nuovo paradigma, per cui le novità che vengono in luce a cui allude non hanno cambiato in profondità le cose.

    • Giuseppe, la mia azione è solo di rimando, quando altri smetteranno di parlare di darwinismo e celebrare la teoria come se non fosse stata un totale fallimento, allora non me ne occuperò più.
      Per curiosità, vai a vedere i titoli sulla home di Pikaia e poi vediamo chi è che abbarbicato al fantoccio.
      .
      Libri come questo di Zuppa sono uno strumento utilissimo per capire che il darwinismo era preesistente a Darwin e perché è sopravvissuto a se stesso.
      Tutte cose che le persone devono sapere, che devono entrare a far parte della cultura.

      • Giuseppe Cipriani on

        Non mi riferivo, Enzo, al buon riscontro di contatti che sicuramente hai col tuo sito, ma allo scarso rimbalzo fuori di queste mura…

    • Per Giuseppe
      “se un obiettivo si persegue è solo quello di dimostrare il senso finalistico di un’evoluzione che ci ha previsti ma non eletti. Punto.”
      .
      Questa tua affermazione, è un’affermazione scientifica?

        • Io ti ho chiesto se la tua era un’affermazione scientifica oppure no, visto che parli di “constatazione” come se la scienza avesse potuto esprimersi in merito.
          .
          Altrimenti usciamo dalla scienza e facciamo filosofia, non credi, Giuseppe? 🙂
          Riguardo a me, io sono cristiano cattolico, quindi conosci già la mia posizione in merito.

          • Giuseppe Cipriani on

            Lasciamo stare la scienza, e io non l’ho tirata in ballo…
            E se io umilmente constato che sono un essere vivente come tutti gli altri, non un eletto, lo faccio proprio lasciando da parte sia la scienza che l’approccio finalistico di matrice religiosa.
            Io osservo… E vedo tutte le specie viventi che si sono evolute ed estinte, magari dopo milioni e milioni di anni.
            Noi umani siamo stati previsti, al pari dei dinosauri, ma quant’è che siamo al mondo?
            Io constato quel che vedo. E osservo che non v’è ragione al di fuori della filosofia speculativa che possa giustificare quell’approccio che si sostiene qui…
            Questo semplicemente intendevo e spero si sia capito.

    • Salve Muggeridge, dico solo che Boncinelli ama così tanto la Scienza che uno dei motivi per cui attacca il senso del sacro è che “Il culto del sacro, qualunque esso sia, ci porta a escludere l’idea che alcune cose possano avvenire semplicemente per caso, senza una ragione specifica o senza una ragione semplice da individuare.”
      Davvero cercare una spiegazione scientifica di un fenomeno include la possibilità che esso avvenga per caso, senza una ragione specifica o semplice da individuare?

      • @Htagliato

        volevo commentare lo stesso passo, sembra che anche il Boncinelli abbia il culto per il sacro Caso/Non senso.
        .
        Se Boncinelli per “…le fedi ci rendono stupidi” intende fedi ultrafondamentaliste sono d’accordo, ci metta pure in mezzo l’ateismo e lo scientismo però.

      • Per Htagliato

        “Davvero cercare una spiegazione scientifica di un fenomeno include la possibilità che esso avvenga per caso, senza una ragione specifica o semplice da individuare?”
        .
        Naturalmente no, anche perché conosciamo solo il 5 per cento del cosmo http://www.tempi.it/lezione-di-umilta-tutto-quel-che-riusciamo-a-vedere-e-solo-il-cinque-per-cento-di-cio-che-esiste#.VtCQT4bYOrU
        .
        Ho notato, Htagliato, il fastidio che molti scientisti provano quando ad esempio tu, Giorgio o Enzo parlate di fenomeni naturali straordinari e che sfuggono a qualunque spiegazione o che non possono essere facilmente imbrigliati dalle rigide catene dello scientismo, come se costoro trovassero insopportabile l’idea che il loro “sapere aude!” li ha portati, bene o male, a conoscere davvero pochissimo dei misteri dell’universo.
        .
        Il fastidio poi, per questa gente, diventa quasi una tortura quando si ricorda loro che dovrebbero limitarsi a fare scienza, invece di fare metafisica materialista (cosa che fanno costantemente) dimostrando di non aver capito che la scienza non può per statuto dare risposte esistenziali.

        • Sottolineo che con quest’ultimo commento in risposta ad Htagliato non mi stavo riferendo a Giuseppe, che trovo una persona squisita, ma ad altri, specie diverse figure dell’ateismo fondamentalista italiano e Usa, o trolls che hanno infestato CS per mesi, come Flavio (che Enzo ha finalmente provveduto a defenestrare).

  5. Dopo tanti anni passati ad elencare gli scienziati credenti che hanno fatto la storia della scienza e a mostrare come scienza e fede siano più che compatibili, quasi propedeutiche, questo se ne esce come se nulla fosse con la solita propaganda scientista vecchia ormai di qualche secolo. Che squallore, che pochezza, che superficialità e che ostentata ignoranza, questo intendevo dire.

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