La posta in gioco a Ginevra

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Ercole al bivio (P. Batoni, 1742)

La posta in gioco a Ginevra

di Giorgio Masiero

I prossimi 2-3 anni ci diranno se la fisica continuerà ad accrescere la nostra conoscenza della materia o se, per la prima volta nella sua storia, si fermerà davanti ad una barriera insuperabile

Dopo la pausa invernale, l’LHC del CERN di Ginevra è ritornato in azione, per 7 esperimenti di altrettante collaborazioni internazionali, cui fornirà masse di nuovi dati. L’obiettivo è ancora il solito di ogni ricerca in fisica delle particelle, ovvero di migliorare la nostra comprensione della struttura basica della materia? Sentiamo il DG del CERN Fabiola Gianotti: “Con i dati del 2016, gli esperimenti miglioreranno le misure sul bosone di Higgs e sulle altre particelle note e cercheranno una nuova fisica con un maggiore potenziale di scoperta”. Che significano queste parole un po’ criptiche, più adatte ad un manager alle prese con gli stakeholder che ad un portavoce davanti ai giornalisti? quale “nuova fisica” cercano gli scienziati? perché occorre “migliorare le misure sul bosone di Higgs”?

L’LHC è il più potente collisore al mondo di adroni, le particelle soggette alla forza nucleare forte come protoni, neutroni, mesoni, ecc. Proprio Gianotti, il 4 luglio 2012, in rappresentanza dell’esperimento ATLAS, insieme a Joseph Incandela per l’esperimento CMS e alla presenza di Peter Higgs, annunciò la scoperta di una particella con massa tra i 125,3 e i 126,5 GeV, compatibile con il bosone predetto 50 anni prima dal fisico scozzese (e dal suo collega belga François Englert). L’evidenza era emersa dai dati LHC e fu resa possibile perché nell’anello si era raggiunta l’energia mai prima toccata di 8.000 miliardi di elettronvolt (8 TeV). Dopo i dovuti affinamenti e controlli – il protocollo della fisica delle alte energie richiede che, prima di ufficializzare una nuova evidenza, sia raggiunto un valore-p (una probabilità di errore casuale) non superiore allo 0,00006% –, il 6 marzo 2013 arrivò la conferma ufficiale e l’8 ottobre dello stesso anno Higgs e Englert furono insigniti del premio Nobel.

Quest’anno l’energia di collisione all’LHC salirà a 13 TeV. Sarà accresciuta anche l’intensità dei fasci collidenti, che saranno composti di migliaia di pacchetti, susseguentisi al ritmo di uno ogni 25 miliardesimi di secondo e contenenti ciascuno circa 100 miliardi di protoni. Correndo in opposte direzioni lungo l’anello di 27 km, i pacchetti s’incroceranno nei rivelatori degli esperimenti a velocità prossime a quella della luce, generando fino ad un miliardo di urti protone-protone ogni secondo, con un totale di un milione di miliardi di urti per la durata degli esperimenti…, e così procurando una corrispondente mole di dati agli scienziati impegnati nei vari progetti. Dei 7 esperimenti, quelli cruciali sono l’ATLAS e il CMS, che con tecniche e modelli diversi perseguono gli stessi obiettivi: la ricerca di “nuove” dimensioni spaziotemporali (oltre le 3+1 solite) e di “nuove” particelle (oltre le 3 dozzine di famiglie note). È questa la “nuova fisica” ricercata da Gianotti e colleghi.

Ma perché trovare dimensioni e particelle extra è così importante? La questione è presto detta: in base alla fisica che oggi conosciamo, l’universo dovrebbe essere un posto freddo, buio, uniforme e senza vita. Al massimo potrebbe consistere d’una polvere di particelle non interagenti, o di qualche buco nero. Invece, quale cornucopia di atomi, molecole, sostanze, corpi, stelle, galassie nel mondo! C’è perfino un pianeta pullulante di vita e di coscienza…, e dicono che non sia l’unico. Dove sbaglia la fisica? Al centro della questione c’è proprio il bosone di Higgs, a proposito del quale, annunciandone nel 2013 la scoperta, Gianotti aveva commentato: “Abbiamo scoperto una goccia che ci ha aperto un nuovo oceano”. Come dire: caro bosone, ci hai creato molti più problemi di quanti ce ne abbia risolti!

Certo, la scoperta della “particella di Dio” eccitò a suo tempo tutto il mondo: non si può vedere né toccare il suo campo, ma questo ci circonda da ogni lato e se non esistesse nemmeno noi esisteremmo. Esso giustifica la massa delle particelle (questa è la “goccia scoperta”, il problema risolto dal bosone all’interno del Modello Standard), con ciò dando origine agli atomi e alle molecole di cui quasi ogni cosa dell’universo fisico è fatta. Ma, a differenza degli altri 4 campi della fisica, quello di Higgs ha un’intensità costante ovunque. E qui comincia “l’oceano aperto” dei problemi creati ai fisici dal bosone. Perché?

In base alla relatività generale e alla meccanica quantistica, che sono i due pilastri teorici della fisica, il campo di Higgs può trovarsi in 2 soli stati, come un interruttore: on oppure off, acceso o spento. Se è spento, la sua intensità è zero; se è acceso, la sua intensità dovrebbe assumere un valore spropositato. In entrambi i casi, gli atomi non potrebbero esistere, e insieme ad essi sparirebbe il nostro universo. Si dà invece nell’universo reale uno stato appena, appena acceso del campo: non è zero, ma poco ci manca, il suo valore essendo 10 milioni di miliardi di volte più piccolo del valore di stato on previsto dalla fisica. Per giunta, questo valore effettivo del campo di Higgs è finemente sintonizzato per un universo come il nostro, perché ogni minimo scostamento trasformerebbe l’universo in un “coso” senza struttura fisica, in un quasi-nulla.

Ora, nelle ultime 4 decadi, i fisici hanno speso migliaia di anni-uomo per tentare di spiegare

  1. questa discrepanza madornale tra le loro teorie e il mondo e
  2. questa sintonia assurda delle costanti fisiche con il giardino terrestre.

(Per contro, erano bastati pochi anni-uomo per trovare le teorie “classiche” della gravitazione universale e dell’elettromagnetismo, delle relatività speciale e generale, e poche decine di anni-uomo per la fisica quantistica.) Il risultato di tale dispendio pluridecennale è sotto gli occhi di tutti: un tourbillon d’ipotesi molto sexy, come la “super-simmetria” o le “dimensioni extra”, che sfilano in tutte le stagioni sulle passerelle di matematici sommamente creativi, a malapena compresi dai loro colleghi competitor. Tutte queste congetture condividono una caratteristica: predicono particelle mai osservate a questo mondo. Sono teorie metafisiche. O con ottimismo, potremmo dire che esse attendono pazientemente di essere corroborate dai rivelatori di particelle. Il fatto è che questi avrebbero dovuto registrare già negli anni scorsi molte nuove particelle, oltre al bosone di Higgs, mentre finora, a Ginevra e in tutti gli altri acceleratori sparsi per il globo, nessuno ne ha visto traccia. È questo il problema della “nuova fisica” di cui parla Gianotti, altrimenti detto problema della “materia oscura”. Ed è alla sua soluzione che puntano i progetti ATLAS e CMS. La fisica fondamentale ha bisogno di nuove particelle per sopravvivere, come tutti noi dell’aria.

23 aprile 2016: le prime collisioni registrate quest’anno all’LHC con raggi stabili di protoni. L’immagine mostra la regione dove i due raggi provenienti da direzioni opposte si sono scontrati, all’interno del rivelatore ATLAS. In grigio, il tubo dei raggi circondato dai primi strati del rivelatore a pixel (in blu). Le sfere bianche indicano i punti dove sono avvenuti gli urti. In giallo sono ricostruite le tracce delle particelle prodotte in queste interazioni, aventi momento trasversale sopra 1 GeV

C’è di peggio, e si trova in fisica sull’estremo opposto allo studio delle particelle: l’astronomia. Ancora più discrepante con la teoria e assurda nel suo antropismo è infatti l’“energia oscura”, invocata dai cosmologi per spiegare l’espansione accelerata dell’universo. Se il valore del campo di Higgs è (per fortuna) “solo” 10^16 volte minore di quello predetto dalla fisica teorica, il valore effettivo dell’energia oscura è 10^120 volte minore delle predizioni! Ed è anch’esso in finissima sintonizzazione con l’esistenza di un universo fisico strutturato e abitato da fisici che l’osservino.

Con una predizione così sballata, le teorie della fisica fanno di tutto per negare l’universo fisico, ma anche in tempi di nichilismo l’universo resiste cocciutamente, cosicché la sua esistenza è diventata la falsificazione più eclatante delle teorie correnti. Nel caso dell’energia oscura poi, non possiamo neanche riporre le nostre speranze sull’eventualità che l’LHC trovi nuove particelle. Ahimè, qui servono nuove teorie tout court, a meno che non ci accontentiamo del multiverso a 10^500 mondi, esattamente tanti quante sono le teorie (delle stringhe) ad hoc imbastibili. Una “soluzione” per gente semplice di poche ambizioni, a cagione delle sue ricadute nulle, e tecnologiche e epistemiche.

Insomma, dalle violentissime collisioni dell’LHC i fisici si aspettano dati che evidenzino l’esistenza di nuove particelle e suggeriscano nuove teorie, con cui rimpiazzare le attuali falsificate (e reciprocamente incoerenti). L’attesa a Ginevra non potrebbe essere più snervante. Anche un micro buco nero sarebbe gradito, meglio ancora qualcosa di totalmente inaspettato. Se ciò accadrà, la fisica continuerà il suo viaggio plurisecolare verso una conoscenza sempre più profonda della natura, nell’infinitamente piccolo e nell’infinitamente grande, trovando solo un limite nelle energie utilizzabili.

Al contrario, se nei prossimi 2-3 anni, prima che l’LHC vada incontro ad uno spegnimento prolungato, nessuna nuova particella avrà tolto il bosone di Higgs dal suo blasonato isolamento, potremmo entrare in un’era della fisica e della cosmologia opposta all’avvenire luminoso della “Teoria del Tutto” sognata da Hawking. In questo “scenario da incubo”, come lo chiamano gli addetti, senza un collisore ad energie più alte dell’LHC dove testare teorie alternative, la stessa fisica delle particelle andrebbe incontro a decadimento, “il numero dei posti di lavoro diminuirebbe costantemente e i fisici del settore sparirebbero di morte naturale” (Scientific American). E tutti ci dovremmo accontentare delle attuali teorie del 5%, il 95% del mondo rimanendo misteriosamente composto di materia e di energia “oscure”.

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GIORGIO MASIERO: giorgio_masiero@alice.it Laureato in fisica, dopo un’attività di ricercatore e docente, ha lavorato in aziende industriali, della logistica, della finanza ed editoriali, pubbliche e private. Consigliere economico del governo negli anni ‘80, ha curato la privatizzazione dei settori delle telecomunicazioni, agro-alimentare, chimico e siderurgico, e il riassetto del settore bancario. Dal 2005 interviene presso università italiane ed estere in corsi e seminari dedicati alle nuove tecnologie ICT e Biotech.

25 commenti

  1. alessandro giuliani on

    Affascinante ! dalla lettura di queste vertiginose avventure della fisica teorica in cui una scelta interpretativa diversa una osservazione all’interno di un apparato incredibile dove tutto si misura a milioni di miliardi cambia la nostra visione del mondo mi fa sognare…. Noi che pastrocchiamo nella scienza del mondo di mezzo sembriamo dei contadini al lavoro nei campi che godono per un attimo del passaggio del corteo Reale…grazie Giorgio !

    • Giorgio Masiero on

      Grazie, Alessandro.
      Bella la metafora del corteo reale che fa sognare i lavoratori nei campi…, bella nel bene e nel male. L’altro giorno, in un colloquio con Bersanelli che tu conosci bene, questi commentava che sì, la creatività della più audace fisica teorica va bene, anche a far sognare,…, ma alla fine deve valere il metodo galileiano del riscontro con le evidenze sperimentali! Se no, non è scienza.

  2. Giuseppe Cipriani on

    Leggendola, Masiero, mi sovveniva l’idea di una scienza quasi impotente… Pessimismo? Realismo? O solo il desiderio di una verità da accettare senza timori? Questo è il massimo che possiamo capire, intuire, e immaginare rimane la nostra unica arma per non essere, con tutta la nostra scienza, poco più “profondi” di una comunità di termiti che conosce a fondo la realtà del territirio in cui si sviluppa…
    La ringrazio per gli spunti che fanno meditare, ho pensato addirittura che se conosciamo solo il 5% del tutto, questo 5% è davvero conosciuto da un elite di uomini, novelli sacerdoti della conoscenza che ogni dì ci danno da bere beveroni di conoscenza grossolana… Che siamo tutti in una sorta di romanzo 1984, che la metascienza stia descrivendo e rivelando realtà che non esistono?
    Nel dubbio inforco la bici e parto per una gita.

    • Giorgio Masiero on

      È la storia della scienza, Cipriani, un avanzamento faticoso e non lineare verso una conoscenza sempre maggiore del mondo e, si spera, anche di noi stessi.
      Non siamo in un romanzo 1984, perché non ci sono grandi sacerdoti depositari di alcuna verità preclusa alla gente; né siamo poco più che termiti. Al contrario penso che siamo esseri unici, liberi e pensanti.

      • Giuseppe Cipriani on

        Facevo un po’ il verso, indeciso se prendermi sul serio, a certe arie di complottismo che a ogni pie’ sospinto trovano da ridire su ogni cosa… Stimolato invero anche dai suoi toni che mi parevano decadenti, improntati al pessimismo. Ma capisco che non è così e ne sono felice.

  3. Grazie Giorgio per questo intrigante articolo di fisica! La fisica delle particelle elementari non è la specializzazione a cui ho scelto di puntare, ma sono preoccupato per i miei colleghi coetanei, spero che la fisica teorica della mia generazione gli permetterà di superare (concettualmente) i limiti imposti dalle alte energie dei loro strumenti per evitare di impantanarsi in questioni irrisolvibili.

    • Giorgio Masiero on

      Grazie, HTagliato.
      Io invece sono nato come fisico delle particelle, poi ho cambiato mestiere. Quello è un ramo della fisica fondamentale e oltremodo affascinante. È il punto dove la fisica tocca (necessariamente) la metafisica!
      Anche se credo che tutti i fisici siano coscienti che prima o poi si arriverà al limite nello studio della struttura della materia, anche perché mai potremo replicare le energie che si sono prodotte al Big bang, mi dispiacerebbe moltissimo che all’LHC non emergesse già ora nulla di nuovo. Quindi tutti tifiamo per Gianotti!

      • Grazie per aver ancora una volta permesso a queste pagine di ospitare un articolo di una chiarezza sull’argomento come non si vede altrove.
        Personalmente penso che quando sembrerà che sia impossibile conoscere qualcosa di più a causa dei limiti fisici e di costo, nascerà qualche nuovo personaggio che proporrà una teoria che permetterà di ripartire aprendo nuove e più accessibili frontiere.

        • Giorgio Masiero on

          Capisco il tuo pensiero, Enzo, e lo considero anche ragionevole per “le scienze del mondo di mezzo”, come le chiama Giuliani, quali la biologia e la medicina. Però qui parliamo di infinitamente piccolo nella struttura della materia o infinitamente grande nella profondità spaziotemporale dell’universo, per lo studio SPERIMENTALE dei quali – ammesso che non ci siano limiti teorici – servono energie sempre maggiori. Certo, esisterà sempre qualcuno a proporre teorie, come dici tu, anzi ce ne sono già un sacco in giro di questi creativi, e ne parliamo spesso nei nostri articoli! Ma il problema è: quali esperimenti (in Terra o nel sistema solare…) potranno mai corroborare una di queste teorie?

  4. Buongiorno, e molte grazie al prof. Masiero per questo gradevole articolo. Sono purtroppo poco informato al riguardo dei contemporanei sviluppi della fisica, e perciò apprezzo questo serio contributo di divulgazione scientifica.
    Umilmente, ritengo che ad oggi la scienza sperimentale necessiti di un profonda riflessione epistemologica; la complessità descrittiva ad oggi da essa conseguita necessità di un altrettanto solido fondamento filosofico, il quale tuttavia non mi pare di riscontrare; ad oggi si fa ancora riferimento all’epistemologia novecentesca perlopiù, e pur tuttavia s’è passato il ventesimo secolo da 16 anni (o meglio, 17, dacché cronologicamente il 2000 farebbe parte del XX secolo, data l’assenza di un anno 0). Inoltre, da molto molto profano, ritengo che la relativa inconciliabilità fra RG e MQ non prescinda da uno stesso ripensamento dell’ambito di validità di tali teorie.
    Voglio concludere volendo, pur in questa sede, ringraziare il prof. Giuliani per il suo pregevole articolo sulla biomedicina; la quale disciplina non dovrà affatto ritenersi inferiore al confronto con la fisica, in quanto ogni scienza è degnissima e pregevole e bella in quanto tale: come ogni uomo è degno in quanto tale, così lo è ogni disciplina scientifica e sapienziale.

    • Giorgio Masiero on

      Grazie, Alio.
      Lo so che mi ripeto, ma non posso fare altrimenti perché è la verità: Lei ha espresso fedelmente anche il mio pensiero, in tutto e per tutto. E l’ha espresso con parole che io non avrei saputo trovare, tanto mischiano la lucidità razionale con profondi sentimenti.

    • Grazie, professore. Mi sorprendo sempre che vi sia tale affinità, come Lei dice, fra i nostri pensieri, in quanto le mie competenze scientifiche e filosofiche non sono certo al Suo livello. Ho comunque piacere della Sua considerazione per i miei pareri; nel vero, di rado nella mia pur non lunga vita mi è capitato di condivider con alcuno reciproche stime sì sentite.
      Chiedo scusa della breve parentesi fuori tema, ed auguro ancora una buona domenica a CS
      P.S. mi accorgo di aver fatto uno sciocchissimo errore con i conteggi aritmetici degli anni, e di ciò chiedo perdono.

  5. Grazie prof. Masiero. La fisica è finita e quindi si fa della metafisica, interessante questa visione. Questo mi fa venire in mente la mia di metafisica, quella che mi sta più cara, leggevo su Avvenire di oggi che secondo “Il Tempo”, il “Regno dei cieli” in aramaico sarebbe letteralmente quello delle “infinite possibilità”, però questa interpretazione “a molti mondi” mi lascia perplesso. Mi viene poi sempre in mente la teofania di Frossard, per il quale noi staremmo “sospesi sull’orlo dell’abisso”. La interpreto come una testimonianza sulla relativa poca consistenza (spessore) della nostra realtà, camminiamo solo su un filo di tutto quanto è reale, anche se a noi sembra tutto.

    • Giorgio Masiero on

      Grazie, Muggeridge.
      La metafisica è ineludibile, per tutti. Ma ci sono due modi di approcciarla:
      1) da chi, a partire da Aristotele, conosce i limiti della scienza empirica e così affronta il campo metafisico con la cura ed il metodo adatti, che non sono gli stessi del campo fisico;
      2) o da chi, come i positivisti e i loro adepti contemporanei, non conosce i limiti del metodo scientifico e così passa da un campo all’altro in allegra confusione.
      Il microcosmo e il macrocosmo fisici sono ovviamente i due campi dove è più forte la tentazione di trasbordare fuori dell’osservabile con gli strumenti dell’osservabile. Così, per es., si fantastica da una parte di illusione del tempo, e dall’altra si scavalcano i momenti iniziali dell’universo osservabile per speculare sull’origine del mondo.

      • Quindi se la metafisica è ineludibile per tutti, non dobbiamo vergognarci di parlare di questioni metafisiche, anche se non dobbiamo fare confusione con le questioni fisiche e scientifiche, altrimenti la vergogna ci sta tutta.
        @Aleudin
        Frossard ha scritto della teofania sopratutto nel suo libro più famoso: “Dio esiste, io l’ho incontrato”. Il libro non credo sia disponibile in rete, ma quel passaggio mi è rimasto impresso. In questo documento ci sono altri passaggi salienti, ma non questo:
        http://www.vivetenellagioia.altervista.org/testimonianze/dio_esiste.pdf

        • Giorgio Masiero on

          Penso, Muggeridge, che a vergognarsi di parlare di questioni metafisiche debbano prima di tutti coloro che lo fanno in continuazione, contemporaneamente negando senso alla metafisica. Poi vengono, secondo me, coloro che usano le teorie scientifiche – ad es., il big bang o il fine tuning – per ricavare conclusioni metafisiche.
          Da questi errori opposti, molto diffusi nel mondo anglosassone, ateista o della cosiddetta teologia naturale, si è abbastanza tenuto lontano il mondo cattolico.

  6. È vero quanto ha scritto il prof. Pennetta, non si trovano articoli di questo genere fuori di qui, che ci rappresentino le difficoltà reali che la scienza vive e i suoi limiti.
    Una domanda al prof. Masiero. Lei ha scritto che il campo di Higgs, una volta acceso, risolve il problema dell’esistenza della materia, ma dall’altro ha aggiunto che se questo campo non avesse il valore preciso che ha (molto minore di quello previsto dalla fisica) gli atomi e tutto ciò che esiste non sarebbero possibili. Non c’è contraddizione? Grazie.

    • Giorgio Masiero on

      Grazie a Lei, Nadia.
      Il campo di Higgs risolve il problema dell’esistenza di una “massa” (qualsiasi) delle particelle elementari, non dell’esistenza degli atomi. Per questi – che sono combinazioni di quelle particelle – si richiede, come abbiamo visto per es. nell’articolo “Le costanti intriganti”, una tale fine sintonizzazione tra i valori delle masse delle particelle e le intensità dei 4 campi di forza che solo un preciso valore del campo di Higgs (appena appena on, quasi off) può produrre.

  7. Mmm pare la volta buona che mi riconcilio con Masiero. Ho scorso l’articolo velocemente e mi pare interessante. Buona serata.

  8. Fabio Vomiero on

    Complimenti prof.Masiero per questo bellissimo pezzo che fa un po’ il punto sulle frontiere e sullo stato dell’arte nel campo della fisica delle particelle. Non sono un esperto in tale materia, ma mi sembra di capire che comunque ci si aspetta ancora tanto da questa disciplina. Graditi in particolare modo il passaggio sull’incomprimibile scarto che nella scienza separa sempre la conoscenza acquisita dal “mondo” che invece costantemente ci chiama, e quello di un suo commento riguardo ineludibilità della metafisica, che però può essere avvicinata soltanto con la consapevolezza esplicita dei limiti della scienza empirica e con la cura e un metodo adatti che non sono gli stessi della fisica. Le volevo chiedere inoltre, cosa pensa lei della possibilità teorica di un’eventuale “teoria del tutto”, ammesso che poi ci sia un’intesa vera su cosa si possa intendere per “tutto”? Perché personalmente tendo ad essere abbastanza scettico su possibili teorie unificanti tra l’infinitamente piccolo o l’infinitamente grande e l’enorme complessità, del tutto peculiare, offerta dalla “terra di mezzo”, intendendo con tale termine in particolare il campo esplorato dalle bioscienze. Saluto cordialmente.

    • Giorgio Masiero on

      Grazie, dott. Vomiero.
      Sì, ci si “aspetta ancora tanto” dalla fisica, e tra i più ambiziosi ci sono certamente i fisici teorici che tendono a non porre limiti nelle loro ricerche, buttando – come dire? – il cuore oltre ogni frontiera, anche quella che inorridirebbe Galileo: la linea che separa l’osservabile dall’inosservabile. Il mondo economico, per quanto ne so, si aspetta di più dalla fisica elettronica, del plasma e dei nuovi materiali.
      La teoria (fisica) del tutto?
      Cominciamo intanto col dire che il “tutto” dei fisici è poca cosa rispetto a “Tutto Il Mondo”: vuol dire una teoria unificata dei 4 campi della fisica. Uno studio quindi limitato al regno parmenideo del mondo, alle sue leggi invarianti. Ma, per fortuna, come Lei m’insegna, il mondo comprende anche gli aspetti eraclitei dei sistemi complessi, quella “terra di mezzo” dove le condizioni iniziali e al contorno sono altrettanto importanti delle leggi di natura. Si dà anche il caso che per tutti, fisici compresi fuori del loro laboratorio, questi aspetti siano di gran lunga i più interessanti perché comprendono la biologia e le neuroscienze. Per non parlare degli aspetti economici, sociali, artistici, etici, ecc., ecc. La gravità quantistica sarà un problema interessante da risolvere, ma non vale di più del folding di una proteina!
      Ciò messo in chiaro, veniamo alle teorie che occupano i fisici teorici da 40 anni alla ricerca di quell’unità che metta d’accordo fisica quantistica e relatività generale (ed anche le osservazioni con le predizioni, che sono talvolta clamorosamente smentite, come abbiamo visto in questo articolo). I filoni principali sono 2: le stringhe e i loops. Si tratta al momento solo di teorie matematiche, dove lo spaziotempo emergerebbe da una struttura discreta e non-locale, fatta di vibrazioni di corde o di grani di spazio. Mentre tutti ci auguriamo che l’LHC possa fornire lumi su quale delle due strade sia più promettente (o eventualmente suggerisca una terza), vorrei mettere anche qui in chiaro un aspetto: Nessun sistema logico formale, in particolare nessuna teoria matematica o scientifica, può essere “coerente e completa”, così da spiegare i propri metodi, parametri e condizioni di validità. Si ridurrebbe – dicono i logici – il livello metateorico a quello teorico, così violando un teorema fondamentale della logica (Tarski, 1936). Quindi anche una futuribile teoria unificata dei 4 campi della fisica non potrà mai esprimere giudizi su di sé, né tanto meno spiegare se stessa. Il massimo che potrà fare, probabilmente, sarà di integrare modelli deduttivi del mondo fisico non contraddittori dal punto di vista meta-teorico, o più semplicemente programmi di conoscenza globali delle teorie di base.
      Per chi fosse interessato a questi temi, propongo la lettura de “La logica aperta della mente” del fisico Ignazio Licata.

  9. Fabio Vomiero on

    Grazie prof.Masiero dell’interessante ed esaustiva risposta. Conosco il fisico teorico Ignazio Licata e devo dire che, per quanto sentito in alcune sue conferenze, lo stimo molto e condivido gran parte del suo pensiero che, oltre ad occuparsi di fisica, spazia generalmente nell’ambito della scienza fino ad interessare anche il campo della biologia. Penso che seguirò il suo suggerimento di leggere il libro “la logica aperta della mente”.

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