“La Notte dei musei”, il DNA e le fake news

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“Notte dei musei” è una iniziativa in cui i musei sono aperti anche la notte, “La” Notte dei musei indica invece il tradimento della loro funzione di corretta formazione culturale.

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“Ciao Enzo, hai per caso visto la mostra sul DNA al Palazzo delle esposizioni?”, mi ha scritto qualche giorno fa la cara amica Costanza Miriano sorpresa che alla mostra  dal titolo “DNA. Il grande libro della vita da Mendel alla genomica” allestita al Palazzo delle Esposizioni di Roma, si leggessero cose che apparivano vagamente tendenziose.

Fino a quel momento avevo creduto che in una mostra sul DNA si potesse solo fare una ordinaria esposizione delle conoscenze oggettive e che non potessero esserci spazi per delle strumentalizzazioni e falsità. Ma evidentemente mi sbagliavo, ma questo dimostra solo la mia ostinazione a credere nel prossimo. Per essere precisi va detto che anche altre persone che ci erano già andate mi avevano parlato di qualcosa che sembrava poco convincente, a quel punto non ho potuto fare a meno do andare a verificare di persona.

Ed ecco che appena iniziato il percorso è arrivata puntuale la conferma: fin dalle prime scritte gli autori si rivelano preda di un riflesso automatico di stampo pavloviano anticlericale che si è concretizzato in una insinuazione del tutto gratuita (l’unica cosa che certa gente fa gratuitamente sono proprio le insinuazioni e le mistificazioni): “Il monastero per fuggire alla povertà” recitava infatti il primo cartellone. Come? Quando?!?…. Dove sta scritto che Mendel non avesse una vocazione vera? Da nessuna parte ovviamente, ma questo si conviene ad una narrazione ideologizzata che fin dall’inizio deve instillare l’idea comtiana di una fede che è incompatibile con la scienza e se lo fa è solo se serve per riempire la pancia di un poveraccio che in realtà ne farebbe a meno.

L’affermazione è indimostrata, (questa è gente abituata a fare a meno delle dimostrazioni ndr). Ma le dosi di tossine veicolate con il primo tabellone non sono finite qui, viene detto che l’abate Napp, superiore di Mendel, capì che “Gregor era sprecato per il lavoro della parrocchia  e lo destinò all’insegnamento e allo studio delle scienze”. Capito il giochetto? Anziché dire che Napp capisce il talento di Mendel e lo avvia a fare quello in cui riesce meglio, viene fatto passare che l’attività propria del sacerdote è uno spreco di tempo… le parole sono importanti, diceva saggiamente Nanni Moretti.

Comunque subito dopo aver creato e il “frame” della Chiesa come ripiego o come scelta dei poveracci, è la volta di quello della Chiesa oscurantista che viene sparato con un altro grande titolo “Il controllo del Vaticano“… eccoli gli infami! E ti pareva che quei bigottoni non andavano contro il “prete contro voglia” Mendel?

Ovviamente leggendo tabellone, e nonostante il tentativo di orientare il lettore in senso anticlericale, emerge il fatto che davanti ad un rapporto dell’Arcivescovo di Vienna che lamentava una trascuratezza delle cose religiose a favore dell’attività di studio del monastero, il Vaticano (si intende che nell’immaginario il Vaticano deve essere il nemico della scienza, come l’orwelliano Goldstein in 1984 al quale vanno dedicati immancabilmente i due minuti di odio) difese l’attività del monastero invitando solo ad una più stretta aderenza alle regole agostiniane. L’esatto contrario di quanto si vuol far credere nel titolo, ma intanto i due minuti di odio verso il Vaticano sono scattati e hanno fatto il loro effetto.

Altro passo altra falsità: Le leggi di Mendel, si legge, “nessuno se ne accorge…”, poveretto, non se lo filarono. E certo… questo è quanto si fa passare da sempre, è infatti più conveniente proporre l’immagine di un povero monaco che ha fatto una grande scoperta di cui nessuno si è accorto. Del resto bisogna far capire che nella scienza i religiosi non trovano giustamente molto ascolto, colpa sua evidentemente che ha scelto la parte sbagliata.

La verità è che Mendel aveva spedito il suo lavoro ad almeno 40 tra i più famosi scienziati dell’epoca e certamente alla lista non mancava Charles Darwin che aveva già pubblicato il suo libro sull’evoluzione da sei anni, tutto questo è scritto in un tabellone della mostra, ma che tra questi non potesse mancare Darwin è detto in un articolo pubblicato su QJM, una rivista internazionale di medicina: “Did Darwin read Mendel?“. Questa frase “nessuno se ne accorge” andrebbe allora letta anche come un grave atto di accusa contro Darwin stesso, infatti la trasmissione dei caratteri ereditari come esposta nelle leggi di Mendel metteva semplicemente, e irrimediabilmente, fuori gioco la teoria di Darwin che con la teoria della “Pangenesi” ipotizzava proprio la trasmissione dei caratteri acqisiti. Quanto sarebbe stato più interessante (oltre che vero) raccontare come andarono le cose e non la favoletta di convenienza.

Ed ecco il tocco finale, nel quarto tabellone viene detto che: “Mendel lesse in tedesco L’origine delle specie, ma non si accorse della complementarietà delle idee di Darwin con le sue.” Falso, falsisssimo!

Altro che complementarietà di idee, quando all’inizio del ‘900 i libri di Mendel furono “riscoperti” le sue leggi mandarono definitivamente a gambe all’aria la già boccheggiante teoria di Darwin dando inizio a quella che gli storici della scienza chiamano “Eclissi del darwinismo”. Come? Non ne avete mai sentito parlare? Non mi sorprende, sui libri scolastici non ce n’è traccia e neanche nell’imponente mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma. I funzionari orwelliani mica stanno a pettinare le bambole…

E tutto questo in una sola stanza.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

15 commenti

  1. Non possono accettare che un sacerdote vero possa anche essere un vero scienziato.
    Davvero in certi ambiente si respira più ideologia che scienza purtroppo.

    • Giorgio Masiero on

      Temo, Valentino, che la situazione odierna sia ancora più degradata. Un tempo, tanti anni fa, quando i laureati avevano prima studiato i classici, la sintassi, la logica, la storia e la filosofia al liceo classico, potevano utilizzare la scienza ai loro scopi ideologici. Oggi invece, siamo alla terza, quarta generazione di “tecnici” (come li chiamava Einstein), che nei musei, nei laboratori, nelle aule scolastiche, nella divulgazione, ecc., scrivono acriticamente ciò che hanno imparato dai loro professori che gli trasmisero ciò che avevano imparato dai loro professori che trasmisero ecc.
      Così per es. Pievani può tranquillamente insegnare all’università – in modo uguale e contrario agli odiati creazionisti della Bible Belt – come risultato scientifico che l’evoluzione è priva di senso, che è senza fine, perché così glielo hanno insegnato a sua volta altri professori, senza sapere che il senso e il fine sono oggetti inafferrabili dal metodo scientifico. E i suoi allievi, quando lavoreranno nei musei, nelle scuole, ecc. ripeteranno come robot la fesseria…

      • A me sembra che curatori di quella mostra sappiano benissimo utilizzare la scienza ai loro scopi ideologici anche senza aver studiato al liceo classico. Forse il problema é che sono rimasti solo loro in campo, i suoi avversari si son ritirati e loro possono dire quello che vogliono senza réplica.

  2. Giuseppe1960 on

    Pur da agnostico, cresciuto però in oratorio, e da critico di certa gerarchia ecclesiastica, sono anch’io convinto che certo modo di schierarsi oggi sia indisponente. Siamo tutti stanchi, noi uomini in cerca della verità, di chi la verità offusca per insana ideologia, e anche di chi dice le mezze verità, ché due mezze verità, ha detto qualcuno, non fanno una verità intera… Dunque ben vengano queste denunce, fatte bene però, e auspicherei che venisse detto/denunciato quel che è falso perché di mezzo ci vanno quelli che non sanno e dovrebbero essere istruiti nella verità vera… Concludo con un rovescio della medaglia: nella denuncia bisognerebbe sempre evitare di fare lo stesso errore e se controstoria va fatta, che sia vera controstoria.

    • Enzo Pennetta on

      Ciao Giuseppe, la controstoria in questo caso è di due tipi:
      1- indicare dove vengono fatte affermazioni non supportate da alcuna documentazione ma che sono invece solo opinioni di chi scrive. Cosa fatta riguardo le affermazioni sulle questioni legate alla vita religiosa di Mendel (insomma, l’onere della prova è a carico di dice certe cose).
      2- indicare perché certe affermazioni sono false, e qui ho riportato lo studio sul silenzio che accolse il lavoro di Mendel, 40 scienziati non poterono non accorgersene in un momento in cui si dibatteva molto sulla trasmissione dei caratteri ereditari, diciamo che ci fu una specie di snobismo nei suoi confronti.

  3. Bisognerebbe fare un bel baccano per questa cosa, almeno per insegnare al pubblico a non fidarsi più di questi scientisti che si ritrovano ovunque a sabotare la storia e i fatti. Servirebbe anche una raccolta, una specie di Enciclopedia che raccolga tutte le falsificazioni di questo genere e le renda note e conclamate, non si possono tirar su intere generazioni facendogli bere acriticamente tutte queste distorsioni della realtà per fini ideologici.

    • Alessandro Firpo on

      Gentile Alèudin,
      ho reso il suo materiale oggetto di una veloce analisi da parte mia.
      La pagina da Lei suggerita riporta correttamente come fonte il documento originale, reperibile ivi:

      http://www.skeptic.com/downloads/conceptual-penis/23311886.2017.1330439.pdf

      Il documento PDF è trattato più estesamente dal sito principale, ovverosia Skeptic, qui:

      http://www.skeptic.com/reading_room/conceptual-penis-social-contruct-sokal-style-hoax-on-gender-studies/

      Il sito spiega:

      “[…] “The Conceptual Penis as a Social Construct” underwent a blind
      peer-review process and yet was accepted for publication. This needs
      serious explaining. Part of the fault may fall on the open-access,
      pay-to-publish model, but the rest falls on the entire academic
      enterprise collectively referred to as “gender studies.” As we see it,
      gender studies in its current form needs to do some serious
      housecleaning.

      To repeat a critical point, this paper was published in a social
      science journal that was recommended to us as reputable by a supposedly
      reliable academic source. Cogent Social Sciences has the
      trappings of a legitimate peer-reviewed journal. There is no way around
      the fact that the publication of this paper in such a journal must point
      to some problem with the current state of academic publishing.
      The components of the problem are, it seems, reducible to just two:
      academic misfeasance arising from pay-to-publish, open-access financial
      decision-making; and unconscionable pseudo-academic inbreeding
      contaminating, if not defining, the postmodernist theory-based social
      sciences.”

      Subito sotto aggiunge:

      “On the other hand, no one is arguing, nor has any reason to argue, that respectable journals like Nature
      and countless others have adopted a peer-review process that is
      fundamentally flawed or in any meaningful way corrupt. Much of the
      peer-review system remains the gold-standard for the advancement of
      human knowledge. The problem lies within a nebula of marginal journals,
      predatory pay-to-publish journals, and, possibly to some degree,
      open-access journals—although it may largely be discipline-specific, as
      we had originally hoped to discover. This is, after all, not the first
      time postmodernist academia has fallen for a hoax.”

      Ecco i concetti chiave espressi dai medesimi autori nei soprastanti trafiletti:

      * To repeat a critical point, this paper was published in a social
      science journal that was recommended to us as reputable by a supposedly
      reliable academic source

      * On the other hand, no one is arguing, nor has any reason to argue, that respectable journals like Nature
      and countless others have adopted a peer-review process that is
      fundamentally flawed or in any meaningful way corrupt.

      * Much of the
      peer-review system remains the gold-standard for the advancement of
      human knowledge

      * The problem lies within a nebula of marginal journals,
      predatory pay-to-publish journals, and, possibly to some degree,
      open-access journals—although it may largely be discipline-specific, as
      we had originally hoped to discover.

      Da quanto mi pare di capire, il tutto si riconduce ad una cosa: il portafoglio. In questo caso di una rivista di Predatory Publishing. Credo che la “corsa all’oro” non sia unicamente una stortura che insozza l’ambito accademico e l’ambiente scientifico, poiché moltissime persone – religiosi, studiosi, imprenditori, operai, insegnanti, vigili del fuoco, medici, dipendenti pubblici, calzolai, imbianchini, dentisti, veterinari, pizzicagnoli, naturopati, omeopati, baristi, muratori, autisti, taxisti, eccetera – pare facciano di tutto (dal lavoro in nero ai “lavoretti” non propriamente onesti) pur di incrementare il proprio patrimonio anche solo di pochi spiccioli. Per arrotondare lo stipendio, si dice talvolta. Per comperarsi amenità e sollazzi tanto facoltativi quanto deleteri, si dice in altri casi.

      Comunque, non appena avrò tempo [e voglia] deciderò se approfondire ulteriormente la lettura dell’articolo a corredo della pubblicazione “falsa”.

      Nel frattempo La ringrazio per lo stimolante spunto di riflessione offerto a noi tutti.

      Un cordiale saluto,
      Alessandro

  4. Di Mendel da fastidio questo:

    http://www.iltimone.org/34552,News.html

    http://www.iltimone.org/30534,News.html

    Mendel è importantissimo per la scienza, ma il rischio di insistere su di lui è quello di mettere in ombra altri sacerdoti che hanno dato molto alla scienza:

    https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_scienziati_sacerdoti_cattolici

    Se a questa lista volessimo aggiungere gli scienziati credenti cristiani e sopratutto cattolici, rimarrebbe ben poco di laico alla storia della scienza, di cosa potrebbero gloriarsi gli scientisti ?
    Dovrebbero solo prendere atto che scienza e fede sono strettamente collegate, ossia esattamente il contrario di quanto vanno sostenendo da sempre.

  5. Claude Liszt on

    Beh, insomma, se tra i curatori ci ritroviamo Pievani, non possiamo meravigliarci…

  6. Un recente incontro al Salone del Libro con il “nostro” Pievani, l’ateo “maitre à penser” Flores d’Aracais, e l’arcivescovo di Bologna Zuppi, fa capire che ad “alto livello” siamo fermi alla solita solfa ripetuta all’infinito per anni e anni:
    http://bookblog.salonelibro.it/dio-e-compatibile-con-la-scienza/
    Frase “clou”:
    “Dopo che il filosofo per primo ebbe preso la parola, rispose alla domanda: Dio e l’anima sono compatibili con la scienza dopo Darwin, dopo che è stato accertato che l’origine dell’uomo risiede nell’evoluzione biologica delle specie? ”

    Fermi a quasi due secoli fa, in pieno ‘800, per loro non c’è stata alcuna “evoluzione” nel dibattito, sono sordi, perché semplici seguaci di un’ideologia.
    Cascano le braccia,..perché il livello del dibattito che va su i media più diffusi anche non laicisti (ho letto il tutto su Avvenire di domenica, il giornale della CEI…) resta davvero basso.

    • Enzo Pennetta on

      Leggo:
      “L’arcivescovo ha concluso la conferenza sottolineando il contrasto tra chiesa e tradizione perché quest’ultima limita il progresso e l’evoluzione.”
      .
      Cosa vuol dire?
      Immagino che il pensiero del Vescovo sia stato mal riportato.

  7. Tommaso Scurato on

    Gentile Dottor Pennetta, non sono riuscito a capire se il suo sia un articolo di satira, una dimostrazione “per assurdo” o altro, purtroppo neppure i commenti sono riusciti a chiarirmi le idee, visto che sembrano anch’essi muoversi ai confini tra il serio e l’assurdo, proverò in qualche altra occasione a chiarirmi le idee, intanto comunque mi sono divertito, grazie.

    • Enzo Pennetta on

      Buonasera Sig. Scurato,
      l’articolo è un po’diverse cose insieme ma fondamentalmente è una denuncia di come in una mostra di alto livello in una delle sedi più importanti del nostro Paese, e quindi mi si consenta del mondo, possano essere veicolati pregiudizi e falsità.
      Nel farlo poi ho ritenuto idonea la strada della satira che oltretutto ha nobili e rispettabilissime origini.
      Il fatto che il tutto l’abbia trovato divertente mi fa piacere perché vuol dire che sono riuscito nel mio intento.
      Grazie a lei.

  8. Abbiamo colto nel segno; quando non sanno controbattere fanno finta di non capire e danno dei pazzi agli altri, vecchia tecnica, ma qui non attacca…

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