Quark “bufala” edition: il CICAP sale sul carro delle fake news

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Con la discesa in campo di Piero Angela l’offensiva contro l’informazione indipendente acquista un nuovo alfiere.

La vaccinazione contro il dubbio passa per l’azione del CICAP.

“Chi crea queste fake news”? domanda il decano dei giornalisti divulgatori scientifici Piero Angela a Massimo Polidoro (un dialogo in famiglia, Angela è fondatore e presidente onorario del CICAP di cui Polidoro è segretario nazionale ndr), la risposta è sorprendente “al primo livello ci sono tutte quelle persone che non si fidano delle informazioni che arrivano dai canali tradizionali”, affermazione che se a sintassi non è un’opinione significa che i primi a creare le fake news sono quelli che non si fidano dei canali tradizionali. Quindi Polidoro ci dice che diffidare è già essere colpevoli.

Poi i diffidente, specie che non si sa se biasimare per la sua diffidenza o compatire per la sua ignoranza, si imbatte in una serie di immagini e notizie che non sa decifrare. E quindi che fa? Immagina complotti…

Per spiegarcelo fa ricorso a un classico, i fatti dell’11 settembre 2001 e ci mostra due foto in cui si vede un foro di 5 metri sul  Pentagono e un’altra nella quale si dovrebbe vedere uno squarcio di 50 metri che nella prima era nascosto da u getto d’acqua:

I 5 metri di foro sostenuti dai “complottisti”.

 

I 50 metri sostenuti dai “cicappini”.

Vedere uno squarcio di 50 metri in quest’ultima foto si può fare solo come atto di fede in quanto il fumo copre gran parte della scena, però da un’altra angolazione si può facilmente constatare che i 50 metri di squarcio dichiarati da Polidoro (è la sua dichiarazione di cui si parla, non dei fatti dell’11 settembre) non esistono:

5 metri di foro non sappiamo, ma certamente anche a crollo avvenuto, a giudicare dalle finestre mancanti non certamente 50 di squarcio. Ripeto che non interessa in questa sede capire cosa sia successo al Pentagono ma di valutare la correttezza della notizia riportata dal CICAP e proposta come vera notizia in contrapposizione ad una falsa. (link alla foto HD)

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Polidoro passa quindi a confermarci, consapevolmente o meno, che all’origine della campagna contro le cosiddette “fake news” ci sono i risultati elettorali della Brexit e dell’elezione di Trump e la contarietà che questi hanno destato negli ambienti dei grandi media, probabilmente non si rende conto di dirci che a loro giudizio esiste quindi un voto ritenuto giusto e uno sbagliato (scientificamente parlando immaginiamo, siamo pur sempre su Superquark!), e che quindi se hanno vinto le parti “sbagliate” deve esserci stato… forse un complotto?!?!  Ah, no, cavolo, i complottisti sono l’altra fazione, non può essere!

Riprendiamo il discorso, a questo punto Polidoro mostra due fake news che hanno circolato nei citati casi della Brexit e delle presidenziali USA inducendo gli spettatori a credere che esse siano state all’origine dei risultati elettorali, un bel ‘cherry picking’ accompagnato da conclusioni non dimostrate, davvero niente male per Superquark!

Un movente che spingerebbe gli inventori delle fake news sarebbe la possibilità di fare un gran numero di click per guadagnare con la pubblicità, davvero interessante, peccato che non sia stata fornita nessuna cifra al riguardo, se davvero si può guadagnare in questo modo chissà quanti potranno adesso risolvere i loro problemi di bolletta.

Ovviamente Polidoro e Angela non fanno alcun riferimento ai tre giornalisti della CNN cacciati nei giorni scorsi per aver inventato di sana pianta delle fake news sulla presunta ingerenza dei russi nella politica USA, eppure la notizia era davvero di grande attualità:

 

Un vincitore di premio Pulitzer, un candidato allo stesso premio e il capo del team investigativo della CNN si inventavano le notizie per avere più “click”. Ma no, per Superquark queste cose le fanno i piccoli protagonisti di Internet, mica i grandi media. Ma non sarà proprio per i comportamenti di giornalisti come quelli della CNN e per la cattiva informazione (che poi si chiama disinformazione) che fanno trasmissioni come quella di Superquark che la gente va a cercare altre fonti? Le fake news veramente gravi che emergono sono queste.

La prossima volta, cioè stasera 12 luglio, si parlerà della psicologia delle bufale. Ecco, davvero una buona occasione per cercare di capire perché i grandi media riescono a far credere alle loro bufale.

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

45 commenti

    • Enzo Pennetta on

      Gentile Massimo, che dire… con un esordio così non posso che dare il benvenuto! 😀

  1. “Quindi Polidoro ci dice che diffidare è già essere colpevoli.”
    Prendiamo queste due frasi:
    – “Chi crea fake news, lo fa perché diffida”.
    – “Chiunque diffida è già colpevole”.
    La prima è quella di Polidoro, la seconda è quella che lei attribuisce a Polidoro. Mi pare evidente che le due frasi siano diverse.
    Obiettivamente è vero che le fake news sono spesso associate a una sfiducia verso le istituzioni e i grandi organi di informazione. Ci sono parecchi studi sociologici che analizzano questa questione molto a fondo.

    “probabilmente non si rende conto di dirci che a loro giudizio esiste quindi un voto ritenuto giusto e uno sbagliato (scientificamente parlando immaginiamo, siamo pur sempre su Superquark!), e che quindi se hanno vinto le parti “sbagliate” deve esserci stato… forse un complotto?!?! Ah, no, cavolo, i complottisti sono l’altra fazione, non può essere”
    Attenzione, le fake news sono sempre esistite, solo che molti, soprattutto a livello politico, sembrano essersene resi conto solo ora, dopo eventi come la Brexit e l’elezione di Trump. Quindi è corretto dire che l’attuale campagna pubblica contro le fake news è partita in seguito ai due eventi. Non c’è nessun giudizio su tali eventi politici ma la constatazione di una correlazione.

    “Un movente che spingerebbe gli inventori delle fake news sarebbe la possibilità di fare un gran numero di click per guadagnare con la pubblicità, davvero interessante, peccato che non sia stata fornita nessuna cifra al riguardo”
    L’uso di fake news come forma di clickbaiting è stata rivelata da interessanti indagini giornalistiche, alcune anche italiane, su questo tema. Basta guardare al lavoro fatto da Paolo Attivissimo su alcuni siti diffusori di bufale. Peraltro, Attivissimo ha anche criticato le iniziative proposte da alcuni politici per controllare le fake news in rete, che secondo lui sono pericolosamente vicine alla censura. Giusto per evitare che qualcuno lo accusi di intenti censori.

    “Ovviamente Polidoro e Angela non fanno alcun riferimento ai tre giornalisti della CNN cacciati nei giorni scorsi per aver inventato di sana pianta delle fake news sulla presunta ingerenza dei russi nella politica USA, eppure la notizia era davvero di grande attualità”
    Così come lei cita solo la notizia della CNN e non le tante altre a supporto di una possibile ingerenza russa nella politica USA e di rapporti poco chiari fra Trump e la Russia. La questione del Russiagate è molto complessa, non è certo questo scoop sui tre giornalisti a chiudere la questione.

    Da quel che ho capito, quindi, per lei le fake news più gravi sono prodotte solo dai grandi media e non dai siti internet. È così?
    Perché su una cosa le do ragione: le fake news vengono anche dai grandi media. Come Fox news, per esempio. Ci sono però differenze importanti. Molti media diffondono fake news per superficialità, perché non controllano a dovere le notizie che pescano da internet e le rilanciano. Ci sono anche casi di singoli giornalisti che sfruttano le fake news a caccia di click. Però ci sono anche testate come la CNN, che una volta scoperto l’errore l’ha ammesso e ha reagito di conseguenza, chiedendo pubblicamente scusa e ricevendo l’apprezzamento di Anthony Scaramucci, la persona accusata dai tre giornalisti. Ci sono altre testate, tipo Fox news, che negano categoricamente di aver diffuso fake news. Una differenza non da poco, mi pare.
    Però non si può negare che ci siano molte, moltissime fake news che circolano in rete, su siti piccoli, medi, ma anche molto grandi. Il blog di Grillo non è forse un sito internet? E non è forse uno dei più letti in Italia? Bene, su quel blog di fake news ne sono girate parecchie, tanto per dire. E non è certo l’unico.
    In sostanza, non si può dire che la colpa delle fake news sia solo di internet — come purtroppo fanno alcuni — ma neanche negare l’esistenza di un’enorme quantità di fake news che circola in rete, vuoi per clickbaiting vuoi per propaganda. La disinformazione è un problema serio e va affrontato su tutti i campi che lo riguardano.

    • Enzo Pennetta on

      Evidentemente ho fatto una logica conclusione sulle parole di Polidoro che alla domanda su chi fa le fake news risponde parlando di chi diffide, quantomeno riconosciamo che ha risposto male alla domanda di Angela.
      “Obiettivamente è vero che le fake news sono spesso associate a una sfiducia verso le istituzioni e i grandi organi di informazione. Ci sono parecchi studi sociologici che analizzano questa questione molto a fondo.”
      Ma come?!? La sfiducia verso le istituzioni e i grandi organi di informazione la releghiamo ad un problema sociologico?
      Insomma Greylines, lei dov’era quando Colin Powell mostrava le false prove che avrebbero fatto morire un milione di irakeni nella guerra del Golfo?
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      Certo che le fake news sono sempre esistite, tanto per dirne una famosa pensiamo all’attacco nel golfo del Tonkino che diede inizio alla carneficina del Vietnam, all’invenzione dei soldati di Saddam che buttavano i bambini fuori dalle incubatrici, l’antrace di Colin Powell, il viagra ai sodati di Gheddafi…. e mi fermi che non voglio passarci il pomeriggio.
      Ma certa stampa, tra cui Piero Angela e i CICAP, di quelle fake news se ne sono sempre strafottuti, perchè?
      Ma adesso il pullman con le scritte sulla brexit (e la bufala che la borsa sarebbe crollata in caso di vittoria dei sì dove la mettiamo?) e i tweet su Papa Francesco e Trump, quelli sì che smuovono l’intellighenzia.
      Perché da lei Greylines sempre interventi in di difesa del politicamente coretto e mai una presa di posizione contro corrente?
      Non è una vera domanda, così, solo una riflessione.

      • Guardi che sull’Iraq, così come su altre balle usate per giustificare guerre e invasioni, sono d’accordo con lei, quindi non capisco perché mi stia attaccando su quel punto. Non è certo una novità che le grandi potenze — USA, Russia (sì, anche la Russia che lei tende sempre a difendere), Cina, e tante altre — abbiano usato anche la disinformazione come strumento politico. Chi l’ha mai negato? Io no di certo. Quindi non stia a farmi la lezione su questo.
        Esistono tante categorie di fake news e tanti diversi autori. Lei sta riducendo il tutto al dualismo grandi media/internet, come se le bufale dei primi fossero sempre terribili e quelle diffuse in rete siano di poco conto. E questa è una semplificazione errata. Perché ormai chi vuole far circolare una fake news, per clickbaiting o pr propaganda, lo fa sia tramite i mass media sia tramite i siti internet. Anzi, soprattutto tramite internet, dove spesso gli stessi grandi media — dando prova di grande superficialità — ripescano notizie senza verificare le fonti.
        Questa sua difesa d’ufficio dell’informazione “alternativa” trascura l’evidente problema della disinformazione in rete. Che, soprattutto su certi temi scientifici (ma non solo), fa danni. Perché sempre più gente cerca informazione in rete e sempre meno gente legge i giornali. Io stesso i quotidiani quasi non li leggo più. E ci sono tonnellate di studi su come sta evolvendo il mondo dell’informazione, studi che parlano di echo chambers, di cyberbalcanizzazione, di informazione elitaria. Studi che analizzano i modelli di business, la perdita dell’intermediazione, le dinamiche orizzontali dell’informazione. Una complessità che lei non analizza mai.
        Questo perché lei continua a raccontare una storia semplice, quella di un mondo dove un’intellighenzia dominante usa i mass media e la scienza per mantenere il potere, mentre in internet, e solo in internet, ci sono coloro che fanno vera informazione. Quelli “controcorrente”, come se andare controcorrente fosse di per sé garanzia di serietà e affidabilità. Il mondo è pieno di gente che va controcorrente solo per il gusto di andare contro.
        La realtà è più complessa di così. Quindi non centra niente difendere il politicamente corretto, etichetta che lei usa contro di me come a dire che io sto con il sistema.

        • gianfranco56 on

          Mi permette una critica costruttiva? Dove Lei scrive : ” Quindi non centra niente” , la parola ” centra” chiede l’apostrofo. E si scrive esattamente così : ” Quindi non centra niente…” . Infatti, anche Google, che a suo modo è stupido, se uno scrive ( come ho fato io “centra niente) restituisce la frase corretta, ovvero : ” non c’entra niente” con, appunto, l’apostrofo. Mi scusi se mi sono permesso di farglielo notare ma sa, anche il Santo D’Ippona scriveva che ” Humanum fuit errare”

          • Ha ragione e fa bene a farmelo notare, di solito sto molto attento per evitare simili errori ma una svista capita sempre, prima o poi.

        • Enzo Pennetta on

          Mi fa piacere che siamo d’accordo sulle fake news dei grandi media, ma come si fa a paragonare le ricadute di quelle con gi effetti dei piccoli siti?
          E come si fa a non vedere che quelle falsità hanno provocato morte e distruzione impunemente senza che nessun’autorità e nessun CICAP sollevassero alcuna critica mentre solo adesso che brucia il voto della Brexit e dell’elezione di Trump questi signori si svegliano?
          Il resto è secondario.

  2. gianfranco56 on

    Grazie Professore, perché difende l’informazione libera da quella di regime. E, per regime, intendo i vari mass media proni alla causa imperialista USA. Tanto per non dimenticare: ricordiamoci di come gli USA e gli inglesi, abbiano attaccato l’Iraq, su prove false confezionata ad arte, circa l’uso di armi chimiche di Saddam.

    • Enzo Pennetta on

      Buonasera Gianfranco, grazie per aver ricordato quella “madre di tutte le fake news”, ne ho fatto menzione in un intervento qui sopra.
      Ma a quanto pare alla Presidenta Boldrini & Co. di quel milione di morti non importa nulla, certo che se però un sito con qualche centinaio di letture al giorno dice una bufala quello la deve pagare cara.

  3. paolo magris on

    Il CICAP, all’inizio, era nato per smascherare, lodevolmente, le truffe sul paranormale che rovinava , e rovina, persone semplici, o solo in difficoltà, facendo leva su drammi personali; poi, però, ha preso una pessima deriva, diventando una sorta di inquisizione spagnola al servizio del mainstream politico-culturale, mettendosi , fideisticamente, a difendere a priori qualsiasi verità “ufficiale”: chi avanza dubbi è un “complottista” by definition. In assurdo crescendo, complottista diventa persino chi non crede ai complotti: chi non crede al New York Times e ai vari Rampini, che ci dicono che l’elezione di Trump è un complotto di Putin, è automaticamente un complottista !!! In questa confusione mentale, in cui quelli del Cicap sono i primi a perdersi, ci si dimentica che oggi il web ( anche se non sempre bene) fa quello che purtroppo la grande stampa dovrebbe fare, e non fà più: vigilare, indagare, scrutinare e denunciare ferocemente quello che il potere fa e dice, potere che, come sappiamo,spessissimo mente. A meno che non si voglia sostenere che mai nella storia si è visto un politico che mente, un ministro che ruba, un poliziotto che devia le indagini, un governo che favorisce le lobby, e aggiungerei, un marito che tradisce la moglie.

    • gianfranco56 on

      Concordo. Che poi, mi dica, dove sarebbe il problema se Putin avesse influenzato la corsa elettorale? Cambiare i regimi degli stati per annetterli sotto la propria influenza è la pratica costante degli USA. Basti pensare alla vicenda Ucraina. Miliardi di dollari versati della Segreteria di Stato alle ONG per finanziare la rivoluzione colorata iniziata in piazza Indipendenza. ( da portare nella UE e nella NATO) Senza contare gli altri tentativi di cambio di regime, Vedasi Egitto dove, però, all’inizio gli è andata male. Adesso c’è un generalissimo ma, come dittatore gli va bene. Poi ci hanno provato con la Libia – sempre con false accuse – per cambiare il regime che non piaceva a LORO. Gli è andata male in Siria, dove, data l’amicizia con la Russia, devono per forza di cose sedersi al tavolo e trattare. Prima dicevano – con i media strombazzanti – Bashar al-Assad must – go. Adesso che è intervenuta la RUSSIA nello scacchiere militare, si sono dati una calmata. Un conto è rovesciare Bashar al-Assad must altro è fare la guerra alla la Russia.

      • paolo magris on

        Verissimo….la Nato ( leggi :gli USA ) tramite le “fondazioni” e “think tank” pratica regolarmente il regime changing senza che questo desti il minino scalpore nella nostra “stampa libera”; ora io non credo affatto che Putin abbia incaricato i suoi servizi segreti di intervenire a favore di Trump, non ne ha i mezzi e non è uno scemo, ma in ogni caso, nel gioco spietato della grande politica non sarebbe nulla di strano. Strano invece è che in America, chi da credito a queste voci, se la prenda con Putin, anzichè chiedere la testa di Obama, che , con un budget di 700 miliardi di dollari alla difesa, non riesce nemmeno a far tenere libere elezioni nel suo paese e fa eleggere presidente un agente del nemico: i carteginesi, come si sa, crocefiggevano i generali che perdevano le battaglie con i romani, non davano la colpa ai nemici!! Quanto ad Assad, credo che la stampa italiana abbia toccato il fondo, con la presunta storia dell’attacco chimico : tutti i giornali, tutti, compreso il Fatto Quotidiano, che si picca di essere un giornalismo di inchiesta, che verifica e indaga, hanno ripetuto la notizia degli Usa meccanicamente, senza il minimo riscontro, senza citare una sola fonte, una sola testimonianza, un solo indizio, nulla, basta la parola della Cia. Questa è la nuova epistemologia della stampa italiana ( ed europea) : se lo dice la Cia , è vero , per forza.

        • gianfranco56 on

          Concordo pienamente con Lei. Anche se l’accusa mossa a Putin d’influenza sul voto americano, fa ridere. Basti ricordare ancora, qualora ce ne fosse bisogno, tutto quello che ha fatto l’NSA che ha spiato e spia tutt’ora i paesi alleati Merkel compresa. Se non ci fossero state le rivelazioni di Snowden nulla sapremmo oggi di tutto questo. Concordo anche sulla sua conclusione. Tutto quello che viene dagli USA, viene ripreso dai media italiani senza alcun riscontro.

  4. E che dire? Del giornalista tedesco Udo Ulfkotte che (riporto da Wiky)

    E’ diventato celebre nel 2014 con la pubblicazione del libro Gekaufte Journalisten, «giornalisti a noleggio» in cui ha rivelato come la CIA e altre agenzie di servizi segreti (tra cui la BND, l’intelligence tedesca) paghino soldi ai giornalisti occidentali per porre talune notizie in una luce a loro favorevole, quando non apertamente propagandistica o pro-NATO, lasciando intendere a questi giornalisti che potrebbero facilmente perdere il loro lavoro nei media se non rispettassero «l’agenda pro-occidentale».

    • Enzo Pennetta on

      Mi sembra giusto e opportuno ricordare la figura di Udo Ulfkotte per chi la conosceva e segnalarlo a chi non ne ha mai sentito parlare.

  5. Insomma le fake news, ma perchè non possiamo utilizzare l’italiano notizie fasulle?, sono solo quelle anti main stream (cioè quelle che Udo Ulfkotte, come riportato da Alèudin ha chiaramente detto essere semplici veline scritte dalla CIA), mentre quelle ufficiali si tacciono.
    Sarò stupido, ma per me una notizia fasulla è fasulla perchè si basa su presupposti falsi o aggiunge falsità per distorcere la realtà.
    Mi interessa poco che sia parto di un “complottista” o di un governo.
    Una notizia falsa è falsa e basta.
    A sentire quei signori, invece, appartiene alla categoria dei falsi qualsiasi notizia che contraddica quella ufficiale, mi sembra una posizione alquanto debole e assai imbarazzante per chi si picca di lavorare per la verità oggettiva e, visto che si parla di superquark, anche l’applicazione del metodo antiscientifico per eccellenza e cioè il pregiudizio ideologico.
    Insomma, l’icidente del Tonkino, le guerre dell’Iraq e dell’Afghanistan, la Somalia, i Balcani, la Libia, l’Ukraina, la Siria, non contano, tutte azioni basate su menzogne acclarate, anche se a posteriori, la posizione ufficiale è quella che conta, è la verità.
    Mi domando come certa gente, non parlo di Angela e Polidoro che avranno i loro motivi altri e le loro convenienze, parlo dei politici e dei militari che se possedessero una minima scintilla umana dovrebbero sparire, andarsi a nascondere, e invece fanno carriera e con la più classica faccia di bronzo continuano a spacciarci le loro verità, mi domando appunto, ma la vergogna è un sentimento solo di noi prolet?
    Ho già notato in altro post che ormai la verità viene definita dal racconto e non dal fatto oggettivo, ne sono sempre più convinto.
    E’ ovvio che se dopo tutte le bugie poi scoperte che ci hanno raccontato ci sorgano dei dubbi su Pearl Harbour, sull’11 settembre e su tante altri fatti, dobbiamo essere irrimediabilmente malati perchè non vogliamo accettare che la verità è menzogna e la menzogna verità, che la libertà è schiavitù e la schiavitù è libertà.
    Con questo non voglio affermare che, ad esempio l’11 settembre sia un lavoretto interno (brutto ma non sapevo come tradurre “inside job”) ma che sorgano molti dubbi sul racconto ufficiale sì.
    Però noi siamo malati ed infatti Enzo, mica ti danno soldi pubblici per portare avanti il tuo lavoro! Li danno ad Angela.
    Qualche tempo fa ho letto un articolo dove qualche quak (ciarlatano ma mi piace molto questo termine) dopo un rigoroso studio scientifico, naturalmente, aveva stabilito che i complottisti sono dei malati mentali, come d’altra parte tutti coloro che preferiscono mangiare il buon cibo tradizionale piuttosto che concentrati di grassi vegetali, sciroppo di mais, aromi e coloranti. Attento che potresti finire in TSO

    • Enzo Pennetta on

      Come sempre non posso che sottoscrivere riga per riga il tuo intervento Valentino, riguardo al rischio del TSO ne sono consapevole e accetto, non senza qualche apprensione, il rischio.
      Credo comunque che finirei per ritrovarmi con tanti vecchi amici!

    • OT0: Come italiano nato all’ estero che a sacrificato lo studio dell’inglese per quello dell’italiano le ringrazio usare non usare termini inglesi. Non sa la rabbia che ci provoca a noi oriundi sentire RAI international dove con la scusa che le lingue sono vie mettono una inglese ogni tre parole.

  6. Il recente dibattito sulle fake news è emerso perché, come ho già scritto sopra, alcuni politici si sono finalmente resi conto che effettivamente esiste un problema a riguardo, vuoi perché si sono ritrovati al centro di calunnie, insulti e bufale varie su internet, vuoi per la storia di Brexit e dell’elezione di Trump, vuoi per i tanti problemi generati da bufale pseudoscientifiche (vedi i vaccini).
    Ora il termine fake news è diventato di moda e in tanti ne parlano, spesso impropriamente, dimenticando che le notizie false, come giustamente le chiama Valentino, esistono da sempre. In passato emergevano sui mass media, perché quello era l’unico canale disponibile. E di certo, quindi, i mass media avevano una grossa responsabilità a questo proposito. I giornalisti erano un ottimo strumento di propaganda durante la guerra fredda, per tutte le parti in causa.
    E siccome siamo di nuovo in una situazione di guerra fredda, nella quale al binomio Russia-USA si sono uniti altri attori, più o meno influenti, dalla Cina all’Europa, non bisogna stupirsi che quella pratica sia ancora molto usata. Ma oggi c’è anche internet, e quindi i canali di informazione si moltiplicano. Perché c’è gente che, non fidandosi (in alcuni casi a ragione) dei mass media, preferisci informarsi in rete. E quindi conviene, a chi diffonde notizie false, essere presente anche in rete, contando che non di rado i siti dei mass media riprendono notizie dalla rete senza controllarne la fonte, e finiscono per condividere bufale per superficialità. Oppure perché quella falsa notizia è in linea con certe posizioni prese dal giornale in questione.
    Inoltre, su internet è proliferato il business delle bufale da clickbaiting, spesso sviluppate su siti che scimmiottano quelli di veri giornali — Fatto Quotidaino, LiberoGiornale, eccetera — e fatte apposta per fare guadagni. Fra di esse ci sono le sciocchezze (l’alieno, il mostro marino) ma anche le bufale a contenuto politico, tipo quella sui migranti negli hotel a 5 stelle, che infatti è stata ripresa da molti mass media di destra. Così come i mass media di sinistra tendono a cascare (più o meno inconsciamente) in altri tipi di bufale, tipo quelle sugli OGM o sul cibo biologico.
    E si arriva così a parlare delle bufale scientifiche, come quella sul legame fra vaccino MPR e autismo, o tante altre simili. Che di danni ne fanno. E che rappresentano il principale bersaglio del CICAP o di Superquark, che di scienza si occupano. Per questo ha poco senso lagnarsi del fatto che il CICAP non abbia denunciato le menzogne della guerra in Iraq, occupandosi di altro. Nella puntata di Superquark si parlava delle bufale che girano oggi, non di tutte le bufale nella storia. E non è neanche vero che nessuna autorità abbia sollevato critiche sulla questione Iraq.
    Giustamente Pennetta mi chiede “come si fa a paragonare le ricadute di quelle [fake news dei mass media] con gi effetti dei piccoli siti?”
    Chiaramente il clickbaiting non è paragonabile alle balle usate per giustificare l’invasione dell’Iraq o dell’Afghanistan o alle censure mediatiche sulla Cecenia.
    Va detto però che ai tempi dell’Iraq o dell’Afghanistan, internet non era ancora così pervasivo come mezzo di informazione come lo è oggi, quindi ha poco senso fare un paragone. La notizia dell’11 settembre, e di tutto ciò che ne è derivato, io l’ho seguita in tv e sui giornali, non in rete. Se l’invasione dell’Iraq avvenisse adesso, saremmo sommersi da notizie di ogni tipo, sia sui giornali sia su internet, su siti grandi e istituzionali così come su quelli piccoli.
    Inoltre, la guerra su larga scala si sta evolvendo parecchio e l’hybrid warfare (militare e informatico), tipo quello usato dalla Russia durante l’invasione della Crimea, è sempre più diffuso. E, di nuovo, la disinformazione a scopo di propaganda passa attraverso tutti i canali, quelli dell’informazione “ufficiale” e quelli dell’informazione “alternativa”. Perché questi due canali raggiungono pubblici diversi e quindi, dal punto di vista di chi produce disinformazione, è importante essere presenti in entrambi.
    Il punto è che la rete non è automaticamente la soluzione al problema. Perché in rete chiunque può dire qualunque cosa e produrre notizie false è ancora più facile. La storia della CNN citata da Pennetta è indubbiamente grave, però una volta emersa i tre giornalisti sono stati silurati, la CNN ha chiesto pubblicamente scusa e la stessa persona accusata ha riconosciuto la correttezza della reazione. Altre grosse testate, tipo Fox News, non fanno così e negano a oltranza.
    Ma in rete tutto questo non accade. Se uno pubblica notizie false spesso non gli capita nulla. Questa da molti viene vista come libertà di informazione, ma significa anche che qualsiasi cavolata può girare e, se raccoglie abbastanza like e condivisioni, può diventare virale e, in un certo senso, “vera”. O addirittura un “alternative fact” come ha dichiarato la portavoce di Trump.
    È chiaro quindi che ci troviamo di fronte a un problema molto complesso. Problema che alcuni politici vorrebbero risolvere con bollini, multe e chissà cos’altro ma, come ha efficacemente spiegato Paolo Attivissimo, uno che di bufale si intende, una simile soluzione è pericolosamente vicina alla censura.
    Chiudo con una dovuta precisazione: spesso chi smaschera queste manovre di disinformazione sono giornalisti, quindi eviterei di attaccare la categoria in toto, facendo di tutta l’erba un fascio. Erano giornalisti quelli del Watergate, era un giornalista quello che ha smascherato la truffa di Wakefield, furono dei giornalisti a raccogliere le confessioni riguardanti le false armi di distruzione di massa.
    Ecco perché è sbagliato dividere il mondo in mass media al servizio del potere e piccoli siti liberi di resistenza. In informazione “ufficiale” (e corrotta) e informazione “alternativa” (e libera). Perché le bufale circolano su entrambi i canali. La realtà non è così semplice.

    • gianfranco56 on

      Se la Verità è in mano ad Attivissimo, in Italia, possiamo dormire sogni tranquilli. Da quanto si legge in rete, recentemente pare che “il cacciatore di bufale” abbia visto anche i fantasmi/defunti : http://www.affaritaliani.it/cronache/paolo-attivissimo-assunto-dalla-boldrinima-le-tasse-le-paga-in-svizzera-456117.html
      ” Dopo la perdita di una persona molto cara ho avuto quella che molti chiamerebbero senza esitazioni un’esperienza paranormale: i miei sensi, in particolare la vista, mi hanno fatto percepire ancora la sua presenza.” Così è scritto nel suo sito:
      http://attivissimo.blogspot.it/2015/01/se-uno-scettico-vede-i-defunti.html
      Invito a notare l’indirizzo della pagina scritta da Lui medesimo. “Uno scettico vede i defunti”, papale papale. Che Boldrinova, l’abbia messo nel gruppo a caccia di bufale, conoscendo la provenienza della Boldrinova, non mi stupisce. I compagni, pur di rimanere al potere, si accordano anche con il Papa.

      • 1) Non ho mai detto che la verità è in mano ad Attivissimo ma che lui per primo ha criticato le iniziative proposte da diversi politici, in quanto a rischio di censura. Posizione che mi pare anche CS sostenga.
        2) L’articolo da lei linkato porta la firma di Giuseppe Vatinno, noto per le sue interrogazioni parlamentari sugli UFO e per le sue idee transumaniste (che credevo fossero poco apprezzate da queste parti). Criticato per la storia degli UFO, ha cominciato a rispondere con veemenza a chiunque si fosse azzardato a dargli torto, con quella arroganza purtroppo tipica di alcuni politici.
        3) L’articolo contiene una serie di errori e insinuazioni, che Vatinno scrive senza preoccuparsi di fornire nessun tipo di prova. Secondo lei è così che si fa informazione? Accusando senza fornire prove? No, questo è un ottimo esempio di disinformazione. Disinformazione che peraltro gira sul web, ma sul sito di una testata giornalistica registrata. Il che dimostra quanto affermavo nel mio commento precedente.
        4) L’articolo di Vatinno dimostra anche che accusare gli altri di diffondere bufale è ormai diventato un ottimo trucco retorico. Si solleva confusione per celare i difetti delle proprie argomentazioni.
        5) La storia del vedere i defunti non consiste nell’apparizione di un fantasma, ma in una forma di allucinazione, l’idionecrofania appunto. Niente di mistico-pagano-spirituale.
        6) Mi colpisce il fatto che lei, di tutto il mio lungo discorso sulla complessità del problema delle false notizie, si sia concentrato su un nome, che ha peraltro assunto una posizione sulla censura simile a quella di CS, e lo abbia criticato citando un articolo che rappresenta un vero e proprio modello di fake news.

        • gianfranco56 on

          Veramente io ho solo riportato quanto scritto da Attivissimo. E’ lui stesso che intitola l’indirizzo del link “Uno scettico vede i defunti ” [ http://attivissimo.blogspot.it/2015/01/se-uno-scettico-vede-i-defunti.html ] non mi sono inventato niente. E poi, non è una critica verso di Lei ma ho semplicemente preso spunto dal fatto che Lei ha citato il “cacciatore di bufale” ingaggiato dalla Boldrini. Ripeto, a scanso di equivoci : se uno che vede i defunti è messo a capo o, quanto, meno collabora per scoprire le bufale online, io posso nutrire forti sospetti. Tutto quì. Spero di avere il diritto di farlo senza suscitare il suo risentimento.
          +++
          Voglio integrare il mio post con una domanda. Oggi, in prima pagina della STAMPA ( sottotitolo ” disastro climatico” ) si afferma che si è staccato un iceberg grande come la Liguria aggiungendo che è di proporzioni del 10%.
          E’ vero o è una bufala?
          Esempio: la Boldrini è stata eletta in un partito che ha raccolto alla ultime votazioni il 3,2 %; se io scrivessi che ha raccolto il 10% sarebbe una bufala?
          @Greylines ( non è rivolto a Lei, sia chiaro, parlo in generale)

          • Come afferma anche il titolo del link da lei postato, Paolo Attivissimo ha affermato di aver avuto un’esperienza paranormale, il che è ben diverso dall’aver visto un fantasma. Sembra un dettaglio di poco conto ma non lo è, come si scopre leggendo il resto del post, che a sua volta rimanda a un articolo dello stesso Attivissimo su Le Scienze che purtroppo non è disponibile online e al momento non ho modo di andarlo a cercare nel corrispondente numero cartaceo (cosa che mi ripropongo di fare). Scorrendo la bibliografia di riferimento che Attivissimo ha postato in quel link, si trovano comunque una serie di articoli scientifici e medici relativi al fenomeno, che rientra nell’ambito dell’idionecrofania. Che, ripeto, non consiste nell’aver davvero visto uno spettro, ma nell’aver avuto una forma particolare di allucinazione, la cui esistenza è scientificamente provata.
            Lecito quindi avere dei sospetti, e non deve certo preoccuparsi del mio risentimento a riguardo, ma approfondendo l’argomento — cosa che Attivissimo consente di fare, rendendo disponibili gli articoli su cui si è documentato — è possibile capire di cosa si stia davvero parlando.
            Cosa in cui si differenzia dall’articolo di Vatinno, che invece non mette alcun riferimento a supporto delle sue affermazioni.
            È anche interessante la conclusione cui giunge Attivissimo nel post, e cioè che simili eventi vanno indagati e rivelati per quello che sono (allucinazioni sensoriali) ma i loro protagonisti non vanno denigrati, poiché si tratta di esperienze anche molto potenti dal punto di vista emotivo. Approfondire e fare chiarezza, ma nel rispetto delle persone. Un approccio deontologicamente molto corretto, a parer mio.

            Per quanto riguarda la notizia su La Stampa, ho cercato di approfondire e pare che sia vera, già a inizio anno si preannunciava un simile evento:
            http://www.nature.com/news/giant-crack-in-antarctic-ice-shelf-spotlights-advances-in-glaciology-1.21507
            https://phys.org/news/2017-01-massive-antarctic-ice-shelf-ready.html
            E ora l’iceberg si è staccato, come annunciano gli scienziati del progetto britannico MIDAS, che stava sorvegliando la situazione, sulla base delle rivelazioni effettuate da satelliti NASA ed ESA:
            http://www.projectmidas.org/blog/calving/
            Qui c’è anche l’annuncio che il progetto ha dato su Twitter:
            https://twitter.com/MIDASOnIce/status/885053493102477312
            Mi pare inoltre che l’articolo de La Stampa sia anche prudente nel parlare delle conseguenze, riportando il parere di Carlo Barbante, direttore dell’Istituto per la dinamica dei processi ambientali del Cnr e docente all’Università Ca’Foscari di Venezia: “è difficile dire quindi se [eventi simili] sono un effetto del riscaldamento antropico o della variabilità naturale o più probabilmente di un insieme delle due cose”.

            Per finire, sì, se lei scrivesse che un partito ha ottenuto il 10% quando in realtà ha ottenuto il 3,2%, sarebbe una bufala.

          • gianfranco56 on

            Grazie per la risposta. Però, non ha colto nel segno che le ho indicato con l’esempio.Le sembra che la Liguria ( come dice l’articolo ) corrisponde al 10 per cento dei ghiacci permanenti dell’antartide? Come scrive LA STAMPA?

          • L’articolo de La Stampa parla del distacco di una porzione della piattaforma di ghiaccio Larsen C ancorata all’Antartide. Questa porzione ha una superficie di circa 5800 chilometri quadrati (la superficie della Liguria supera di poco i 5400), che corrispondono a più del 12% del totale della piattaforma Larsen C. Non del totale dei ghiacci permanenti dell’Antartide.

          • gianfranco56 on

            …bene, quindi, secondo lei e la stampa, e in corso il distacco del 10% della piattaforma Larsen, che devo desumere – dal ragionamento – che è ancora meno dei ghiacci permanenti. Se è così, perché titolare l’articolo ” Disastro climatico in Antartide” Non le sembra quanto meno esagerato, catastrofista?
            Secondo i miei piccoli calcoli – ma posso sbagliarmi perché sono un asino in materia – la parte staccata rappresenta circa il 3,9% dei ghiacci permanenti.

          • Non solo secondo me e La Stampa, ma anche (e soprattutto) secondo la NASA, l’ESA, il progetto MIDAS e altri ricercatori, è già avvenuto il distacco del 12% di Larsen C. Che, rappresenta comunque un problema non trascurabile, che sia il 10% o anche “solo” il 3,9% dei ghiacci permanenti.
            Detto ciò, secondo me il titolo è esagerato perché è presto per definirlo un disastro, ma qui si apre un discorso generale sui titoli. Da giornalista, le posso dire che l’autore di un articolo non decide mai il titolo del proprio pezzo. Che viene scelto nell’ottica di attirare lettori, e quindi spesso è esagerato. Pratica che parecchi giornalisti condannano, ma che rimane piuttosto diffusa. Ecco perché non bisognerebbe mai condividere nulla solo sulla base dell’articolo.
            Il problema è che questa pratica è messa in atto da tutti, che si tratti di grandi giornali o di piccoli siti. Tutti cercano visibilità e tutti sono più o meno disposti a esagerare nel titolo.
            Vuole un esempio molto vicino? Due autori di CS hanno pubblicato un paper scientifico nel quale propongono un nuovo modello per studiare l’evoluzione. Si tratta di un modello che, come riconoscono gli stessi autori nel paper, non è ancora stato testato né con un esperimento, né confrontandolo con altre osservazioni, né facendo una qualsiasi predizione scientifica. Però in giro ho visto titoli come “Charles Darwin aveva torto?” (L’intellettuale dissidente, ripubblicato su CS con lo stesso titolo), “Darwin ha sbagliato tutto sulla selezione della specie” (La Verità), “Giovane fisico napoletano supera il darwinismo” (Futura).
            Lei non trova che questi titoli siano altrettanto esagerati?
            Però c’è una differenza: l’articolo de La Stampa ha un titolo esagerato ma il suo contenuto, come ho evidenziato in un precedente commento, è giustamente prudente e scientificamente accurato. Negli altri articoli che le ho citato, invece, l’esagerazione del titolo si ritrova anche nel contenuto.
            Una differenza importante, non trova?

          • gianfranco56 on

            Ero a conoscenza ( ho 61 anni ) che i titoli servono per “sparare” comunque grazie. Circa la sua domanda, posso dirle che : dipende, io, per esempio, non credendo nella creazione ex-nichilo della materia primordiale o brodo che dir si voglia, non penso che il titolo di CS ed altri siano esagerati. Per quanto mi riguarda, le teorie dell’evoluzione sono una bufala ma non voglio aprire questo fronte.Sono sicuro che capirà. Alle prossime.

          • La creazione ex-nihilo (non ex-nichilo 😉 ) non c’entra niente con i titoli di CS. Che sono obiettivamente esagerati, perché il modello proposto in quel paper non ha ancora dimostrato di poter sostituire il darwinismo.
            Capisco comunque che non voglia aprire questo fronte e in realtà non lo voglio neanch’io, per non andare off topic. Mi premeva solo evidenziare due diversi esempi di titoli esagerati, che però non sono equiparabili visto che in un caso il titolo esagerato è seguito da un contenuto prudente e accurato, mentre nell’altro l’esagerazione del titolo non viene smentita dai contenuti dell’articolo.
            E, ripeto, si tratta di una differenza importante.
            Lei come reagirebbe se si trovasse di fronte ai seguenti casi?
            – un giornale nazionale pubblica un articolo sulla Russia, dal titolo esagerato e filorusso, e dal contenuto più cauto e prudente, ma comunque non critico nei confronti di Putin;
            – un blog pubblica un post contro la Russia, esagerato sia nel titolo sia nei contenuti.

          • gianfranco56 on

            Lei ha ragione!!! Però dimentica anche che la gente non legge che i titoli. Pochissimi in italia leggono libri figuriamoci gli articoli. Lei sicuramente ricorda quando in TV fanno la rassegna dei titoli dei giornali. E’ indicativo. Perché le fanno se nel contenuto dei medesimi sono totalmente o parzialmente diversi? Per sensazionalismo, per creare quell’atmosfera a volte di catastrofismo se non di millenarismo ecc,ecc

          • Lo so bene, infatti ho scritto che quello dei titoli esagerati è un problema, e che non si dovrebbero condivere cose in rete solo dopo averne letto il titolo. Cosa che purtroppo succede spesso.
            Resta il fatto che fra un articolo dal titolo esagerato ma dal contenuto accurato rimane migliore di un articolo dal titolo e dal contenuto esagerato.
            Lieto comunque di essere giunto a un punto sul quale concordiamo, è stata una discussione stimolante.

          • Voce nel deserto on

            Gianfranco la creazione ex-nihilo non centra nulla con il brodo primordiale (piú tecnicamente “abiogenesi”).

            La prima sostiene l’intervento di un agente intelligente che dal nulla (non quello quantico, quello vero, cioé la totale assenza di “qualcosa”) crea “qualcosa”, cioé lo fa esistere sul piano materiale laddove non vi era nulla.
            Il che implica i caratteri di personalità, trascendenza e, verosimilmente, onnipotenza dell’agente.

            La seconda é una teoria materialista che cerca di spiegare l’origine della vita biologica a partire da meccanismi naturali e spontanei, senza quindi la necessitá di un agente intelligente.

            Spero che ora le sia chiara la ciclopica differenza.

          • Fabio Vomiero on

            Ha ragione Gianfranco, il titolo, come quasi tutti i titoli mediatici, è evidentemente esagerato, ma nessuna fake news per quanto riguarda “La Stampa”. Greylines peraltro ha già riportato i dati scientifici osservativi corretti. Ma mi permetto soltanto un piccolo chiarimento sulla questione della Larsen C, perché non vorrei che si creasse confusione. Stiamo parlando di piattaforme glaciali, formazioni permanenti galleggianti che rappresentano sostanzialmente la zona di sbocco naturale di alcuni ghiacciai continentali verso il mare. Il resto del ghiaccio antartico è invece rappresentato da tutta la calotta continentale che ricopre quasi interamente il continente (circa 13 milioni di Km quadrati), spessa fino a 3 km. Infine c’è il ghiaccio marino stagionale (banchisa) che si forma in mare prevalentemente durante la stagione fredda e che ha estensione e spessore (massimo qualche metro) variabili. Nel nostro caso specifico ci troviamo nella piattaforma di Larsen, quella più settentrionale della Penisola Antartica, quello stretto lembo di terra che dal continente si protende a nord verso il sud America e che costituisce soltanto il 3-5% della superficie dell’intero continente. Ci troviamo inoltre ad una latitudine intorno ai 68 gradi quindi in vicinanza del circolo polare, per intenderci ad una latitudine corrispondente nel nostro emisfero a quella dell’Islanda (dove non esistono piattaforme e banchise). Il distacco di Larsen C avviene dopo altri distacchi già osservati di Larsen A nel 1995, di Larsen B nel 2002, e di parte della baia di Wilkins nel 2008, tutto ghiaccio già galleggiante e che quindi non porterà a nessun aumento di livello dei mari. Quindi quel 12% circa di superficie di ghiaccio che se n’è andata si riferisce soltanto alla piattaforma di Larsen e si inserisce quindi in una dinamica geoclimatica peraltro abbastanza conosciuta e monitorata, tipica della zona climaticamente più variabile e sensibile alle oscillazioni climatiche, per ragioni geografiche e morfologiche. Una quota di ghiaccio che, seppur importante in un contesto locale, è comunque, come abbiamo visto irrilevante, se rapportata al totale del ghiaccio permanente presente in Antartide.

    • Lei la fa troppo complicata, l’ attuale dibattito sulle ‘fake news’ è nato per delimitare e studiare come impedire il fenomeno di persone che abbracciano una linea di pensiero non conforme alle strategie decise da esponenti dei governi. Global warming, guerra, diritti gay, ambientalismo, immigrazione. Sono questi i temi in cui vengono segnalate le fake news, che in tutti i casi non sono altro che voci di dubbio sulle posizioni diffuse ed adottate dal governo di turno.
      E in molti casi, se non sempre, a spargere notizie false son proprio coloro che accusano gli altri di fake news. Veda l’ esempio della Boldrini, la più grande creatrice di notizie false e ambigue in Italia.

      • Ok quindi abbiamo due interpretazioni. Una che deriva da osservazioni, studi, analisi, ricerche, e che ritrae una realtà complessa, dove non esistono schieramenti sempre netti e definiti, dove non esistono buoni e cattivi ma un’ampia gamma di sfumature. E un’altra molto più semplice (semplicistica?), che descrive una realtà nettamente divisa fra una maggioranza dominante, sottomessa al politicamente corretto e dominata da un pensiero unico, soprattutto sui temi da lei indicati, e una minoranza di pochi liberi che cercano di resistere all’oppressione.
        Posso chiederle come mai lei sceglie di credere alla seconda interpretazione piuttosto che alla prima?
        Personalmente, diffido sempre delle eccessive semplificazioni, perché si prestano molto a essere trasformate in narrazioni della realtà dove da un lato ci sono i cattivi (governi, multinazionali, poteri forti, pensiero unico, Grande Fratello, la Scienza, masse lobotomizzate, eccetera) e dall’altro ci sono i pochi che ancora si oppongono (ribelli, romantici, che non accettano il lavaggio del cervello, gli unici in grado di aprire gli occhi).
        Una simile rappresentazione funziona bene in un romanzo o film distopico e di certo rende più facile dare una spiegazione di quel che succede, incasellando ogni cosa o in un lato o nell’altro. Ma purtroppo la realtà è più complessa di così, e non perché piaccia a me.
        Per esempio, perché qui si dà per scontato che le notizie che accusano Trump o Putin siano sempre false (arrivando a sostenere che la Russia non ha i mezzi per intervenire informaticamente nelle elezioni americane, quando ci sono paesi meno grandi e potenti che hanno squadre di hacker con le competenze necessarie per azioni del genere)? Perché le malefatte americane sono sempre terribili mentre quelle russe sembra quasi che non esistano?
        Io non sono né pro- né anti-americano, gli USA hanno creato false scuse per invadere paesi per il petrolio e di certo cercano di influenzare l’informazione negli altri Stati, ma la Russia non è certo da meno, con le censure mediatiche sulla guerra cecena o la disinformazione come arma durante l’invasione della Crimea. Per non parlare delle violazioni dei diritti umani.
        Dobbiamo davvero schierarci a favore dell’uno o dell’altro, come nella Guerra Fredda? O possiamo invece riconoscere che la situazione è più complessa di uno scontro fra buoni e cattivi?
        Infine, non sono un grande fan della Boldrini, ma vorrei sapere su che basi la considera “la più grande creatrice di notizie false e ambigue in Italia”.

        • gianfranco56 on

          C’è una cosa che non capisco nel suo modo di ragionare. In tutti i sui interventi lei tenta di liquidare l’interlocutore dicendo sempre che la realtà, o situazione, come in questo caso ” è più complessa” senza illustrare dove sia la complessità. Poi, però, si contraddice perché, per esempio, citando la Crimea, dice che c’è stata un’invasione. Io le posso assicurare che la realtà della Crimea E’ PIU’ COMPLESSA di come la dipinge Lei. In Crimea non c’è stata alcuna invasione da parte dei Russi. Ci sono state elezioni ed i russi della Crimea hanno votato per andare ( mi passi il termine) sotto la protezione del Russia ( d’altronde la Crimea è ex URSSS) . IN ogni caso dato che Lei liquida la vicenda Crimea con un semplice INVASIONE le posso consigliare la lettera dell’ultimo libro dello scrittore e giornalista tedesco Hubert Seipel “Putin. Ora parla lui” ; Potrà leggere, sotto diversa angolazione, come si sono svolti i fatti , così come illustrati dallo stesso Putin. Secondo me, “l’invasione della Crimea” è una lettura della storia tipica del giornalismo occidentale.

          • Dove sia la complessità ho cercato di spiegarlo in questo commento: http://www.enzopennetta.it/2017/07/quark-bufala-edition-il-cicap-sale-sul-carro-delle-fake-news/#comment-3412602854
            Che, appunto, è un commento, quindi non può restituire la profondità di una serie di articoli o di un libro.
            Ci tengo poi a precisare che io non cerco di liquidare l’interlocutore con l’argomento della complessità. Cerco di sottolineare che la realtà è (dato di fatto) complessa e sfaccettata. Cosa che fa anche lei con me quando, giustamente, mi ricorda che la situazione della Crimea è anch’essa complessa. Io non vivo il suo intervento come un tentativo di liquidazione ma come un invito a considerare anche un’altra posizione. Posizione che in questo caso mi par di capire essere riassunta da un libro nel quale, tramite un giornalista, Putin racconta la propria versione dei fatti. Utile per farsi un’idea della situazione ma non certo classificabile come imparziale.
            Per quanto riguarda la questione della Crimea, la situazione, come giustamente ricorda lei, è complessa: c’è stata una rivoluzione in Ukraina, c’è stato un intervento armato russo — invasione (Treccani): ingresso nel territorio di uno stato da parte delle forze armate di uno stato belligerante, per compiervi operazioni belliche, con o senza l’intenzione di occuparlo stabilmente — e poi un referendum (la cui legittimità è stata contestata) per annettere la Crimea alla Russia. E questa è solo una parte della vicenda.

          • gianfranco56 on

            Non c’è stato alcun intervento armato Russo. La Russia non ha mai varcato il confine dell’Ucraina. Diversamente, questo penso è acclarato, anche dai Russi, ha fornito armi ai ribelli del dombass i quali volevano e vogliono staccarsi dall’Ucraina. ( le ragioni sono ovvie) In ogni caso, siccome Lei è anche giornalista, credo che sia un suo dovere morale leggere anche la versione che fornisce PUTIN sulla vicenda. Anzi, gli accordi di Minsk son stati voluti proprio ed anche da Putin. Personalmente, alla Treccani, preferisco Hubert Seipel…dato il suo curriculum…

          • Ho citato la Treccani per la definizione di invasione. Non la vedo in contrapposizione con Seipel.
            Come le ho già detto, credo che ascoltare anche le opinioni diverse sia sempre utili, anche quando si tratta di opinioni evidentemente parziali. Per esempio, lei ha chiaramente posizioni filorusse, ma questo non mi trattiene da leggere i suoi interventi e discutere civilmente con lei. Mi sono segnato il libro che lei consiglia, anche se non so se avrò tempo di leggerlo; passo le mie giornate a leggere articoli sui temi su cui lavoro di più e non sempre si ha la possibilità di approfondire tutto. Io sono un giornalista principalmente scientifico, cerco di tenermi informato sulla politica per interesse mio.

          • Voce nel deserto on

            Scusi Gryelines, tagliamo la testa al toro: visto che lei è giornalista si faccia finanziare dal suo editore una bella inchiesta sulla Crimea così si fa un bel viaggetto e può constatare di persona intervistando un bel campione statisticamente attendibile dei Crimeani se hanno votato si al referendum perchè avevano il fucile puntato alla testa o perchè volevano davvero essere annessi con la Russia… -.-

            E poi gli chieda pure se sono contenti della decisione presa anche oggi e perchè (e mi raccomando, filmi per bene, se ci sono, eventuali soldati russi con il fucile puntato che si trovino a distanza di tiro dall’intervistato e annoti anche questo dato).

            Quando l’avrà fatto poi magari riparliamo di qual’è l’unica e vera “autorità” che avrebbe il diritto di contestare questa decisione: i Crimeani (così vorrebbe la “democrazia”) o i burocrati/tecnocrati dell’UE non eletti da nessuno (anzi si mi scusi, eletti in loggia) che lei considera delle “autorità”…

            Secondo me però il suo editore le tirerà il pacco…
            Sia mai che torni con informazioni troppo spiacevoli per i suddetti tecnocrati e grembiulini, ma probabilmente pure per il suo editore (che potrebbe essere un grembiulino, non si sa mai)…

            Ma io sono “complottista”… mi deve capire… è compulsivo…

            Mi smentisca allora.
            Son qui non scappo.

            Mi raccomando: delle belle video interviste ok?

            La mia proposta mi pare “scientifica” e corretta no?

          • Non ho un editore, sono un freelance e mi sono sempre occupato di scienza, quindi credo che avrei qualche difficoltà a trovare qualcuno che mi paghi per andare laggiù.
            Non sono un esperto di politica estera, come ho già precisato più di una volta, e ho proseguito il discorso sulla Crimea per rispondere alle argomentazioni di Gianfranco. Non pretendo di avere la verità in tasca su quanto succede da quelle parti, ma da cittadino che si sforza di informarsi faccio uno sforzo per non essere né filo-USA né filo-russo, perché la partigianeria a prescindere mi interessa poco. Mi sono limitato a constatare che la situazione è complessa, cosa che nessuno può negare. Molto più complessa di “Putin vittima” vs “Europa bugiarda”, che mi pare essere invece la posizione dominante da queste parti. Più in là non mi spingo perché, lo ripeto per l’ennesima volta, non è un campo in cui ho studiato a lungo. Visto che lei sembra aver deciso che io sono più o meno sdraiato su posizioni filo-americane, le faccio presente che l’unico articolo che ho scritto e che si avvicina a queste questioni era sull’attacco informatico contro gli impianti di produzione dell’uranio in Iran, attribuito a USA e Israele. Articolo che nessuno mi ha impedito di scrivere (anzi), al quale mi è piaciuto molto lavorare e che mi ha consentito di scoprire molte cose interessanti.
            Lei invece mi sembra già molto sicuro di quale sia la situazione in Crimea e di dove stia la verità. È stato laggiù? Ha svolto indagini accurate come quelle che mi consiglia di fare? Sa con certezza come vanno le cose?

          • Voce nel deserto on

            Ah beh se è freelance allora la perdono.

            Guardi io non sono nemmeno giornalista, faccio lo schiavo (ops, lavoratore dipendente) in ambito internet diciamo e sono interdetto in un ufficio ahimè… se no, ad avere anche la pecunia, partirei subito…

            Vede il mio punto di vista è che di palle gli USA (o meglio il deep state massonico che il governa) ne hanno giá sparate troppe (non mi dilungo sul tema perchè per farlo seriamente servirebbero gli anni) e ormai a me è chiaro che la loro strategia si basa sulla menzogna reiterata, doppi giochi, doppi sensi a non finire…

            E quale migliore mezzo di sbugiardare le menzogne se non con la veritá?

            Ecco perchè sul fronte opposto sono decisamente più puliti… gli conviene esserlo per motivi strategici (anche se a mio giudizio non sono gli unici).

            Si certo, anche dall’altra barricata si fa propaganda, ci mancherebbe, ma di quella lecita, quella pulita, quella comprensibile e accettabile del tipo:

            “costruiti x nuovi caccia sukoi vattalappesca” (per dire che i Russi ce l’hanno duro)

            “sondaggio rivela che l’x percento della polazione sostiene il presidente Putin” (affermazione verificabile e giá verificata anche da occidentali non sospetti)

            E quando si va più sul pesante (es: MH17 & CO) si forniscono prove che corroborano molto bene la versione fornita.

            Nell’impero del male invece (si io non sono moderato) NO… mai…

            Mi riferisco a tutti i motivi di polemica e di accusa contro la Russia sparati negli ultimi anni dal regime massonico (aka deep state USA).

          • Solo una domanda: mettiamo che nella Russia di Putin vengano fatte cose tutt’altro che pulite, tipo limitazioni della libertà di stampa e dei diritti individuali, repressione (anche violenta) del dissenso e cose del genere. I giornali occidentali ne parlerebbero ma lei non gli crederebbe, in quanto filo-USA. Quelli russi non ne parlerebbero. Quindi lei come farebbe a saperlo?

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