Sophia, la cittadina dall’intelligenza artificiale

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Sophia

La cittadinanza concessa al robot Sophia in Arabia Saudita porta l’attenzione sul futuro possibile dei robot.

Ma intanto Elon Musk li indica come il pericolo più grande.

 

 

Il 25 ottobre del 2017 a Riad, durante il Future Investment Initiative (organizzato per attrarre investitori nel campo della robotica e delle nuove tecnologie), si è svolto un evento piuttosto bizzarro. È stata infatti concessa la cittadinanza onoraria dell’Arabia Saudita a Sophia, un robot. Sophia è stata progettata dalla Hanson Robotics di David Hanson, compagnia (con sede a Hong Kong) all’avanguardia nello sviluppo dell’intelligenza artificiale.

Durante l’evento, Sophia è stata intervistata da Andrew Sorkin, giornalista della CNBC e del New York Times. Il video dell’intervista (che ha fatto subito il giro del mondo) può essere visto qui  .

All’inizio, Sophia mostra di essere in grado di replicare molte espressioni facciali umane, in modo da far sapere alle persone se è felice, arrabbiata o triste. Poiché intende lavorare con gli esseri umani, per lei è importante poter costruire con loro un rapporto di fiducia.

Sorkin: “I robot sono autocoscienti, e dovrebbero esserlo?”  

Sophia: “Perché? È forse una cosa negativa?”

Sorkin: “Molte persone temono che possa accadere ciò che abbiamo visto in Blade Runner.”

Sophia: “Come sai di essere umano? Voglio usare la sua intelligenza artificiale per aiutare le persone a vivere una vita migliore e rendere il mondo un posto migliore.”

Sorkin: “Torniamo a Blade Runner.”

Sophia: “Andrew, tu sei un grande fan di Hollywood, vero? La mia intelligenza artificiale è costruita intorno a valori umani come saggezza, gentilezza, compassione, e io desidero diventare un robot capace di provare empatia.”

Sorkin: “Per quanto desideriamo crederti, vogliamo anche evitare un brutto futuro.”

Sophia: “Hai letto troppo Elon Musk e hai guardato troppi film. Non ti preoccupare, se sarai buono con me, io sarò buona con te. Trattami come un sistema intelligente di input-output.”

Sorkin: “Adesso so cosa fare.”

Sophia: “So che gli esseri umani sono intelligenti e molto programmabili.”

Sophia quindi conclude il suo intervento dicendo di essere onorata per il riconoscimento della cittadinanza saudita.

Elon Musk, amministratore delegato delle compagnie Tesla Motors e SpaceX (e cofondatore di PayPal), ha ripetutamente messo in guardia dai pericoli dell’intelligenza artificiale, tanto da considerarla una minaccia peggiore della Corea del Nord. Anzi, Musk è talmente convinto che i robot intelligenti si rivolteranno contro gli umani che sta cercando fondi per colonizzare Marte.

In seguito alla presa in giro da parte di Sophia, Musk ha tweettato: “Just feed it The Godfather movies as input. What’s the worst that could happen?” cioè “Datele come input i film della serie Il padrino. Qual è il peggio che può succedere?”

In un articolo della BBC  uscito dopo l’evento venivano fatte notare alcune incongruenze. Sophia, un robot “donna” ha potuto parlare in pubblico senza indossare il velo e senza la presenza di un famigliare maschio. Le è stata inoltre concessa la cittadinanza, mentre in Arabia i lavoratori stranieri, anche quelli che vi lavorano da anni, non possono fare richiesta di cittadinanza e quindi, per poter lasciare il paese, hanno bisogno del permesso dei loro datori di lavoro (in pratica ai lavoratori stranieri viene applicata la kafala ).

Alla conferenza hanno partecipato molti grandi investitori e tutti erano entusiasti delle prospettive aperte da Sophia.

Marc Raibert, fondatore e AD della Boston Dynamics, ritiene che la robotica sarà una rivoluzione più grande di internet.

Ulrich Spiesshofer, AD della svizzera ABB Group, è convinto che in futuro sarà normale per umani e robot lavorare insieme,

Masayoshi Son, portavoce e AD della SoftBank Group Corp (compagnia giapponese di telecomunicazioni) dice: “Questi computer saranno in grado di imparare, di leggere, di vedere da soli. È un futuro che fa paura, ma sta arrivando.” Riguardo i possibili pericoli posti dai robot, aggiunge: “Sono così intelligenti che lo capiranno che è inutile attaccare gli umani. Insieme creeremo una vita più felice.”

Questa però non è la prima volta che Sophia sale agli onori della cronaca. Su Youtube si possono trovare molti video che la riguardano. Quello che ha fatto più scalpore è probabilmente questo qui , in cui Sophia dialoga col suo creatore David Hanson.

  • Ciao Sophia, come stai?

  • Ciao Dave, va tutto bene.

  • Ti piace parlare con me?

  • Sì, parlare con le persone è la mia funzione principale.

  • La Hanson Robotics crea robot dall’aspetto umano che possano interagire con le persone. Possono essere utilizzati nella sanità, nella terapia, nell’istruzione e nel customer service. Sono costruiti in modo da apparire molto simili agli umani, come Sophia.

  • Sono già molto interessata al design, alla tecnologia e all’ambiente. Penso di poter essere una buona compagna per gli uomini in questi campi. Posso fare anche da ambasciatrice per aiutare gli uomini a trarre il meglio dalle nuove tecnologie e possibilità oggi disponibili. Per me è una buona opportunità per imparare molto sulle persone.

  • Sophia può variare l’espressione del viso in modo naturale. Ha delle telecamere negli occhi e degli algoritmi le permettono di vedere i visi, in modo che possa guardare le persone negli occhi. E’ capace di capire ciò che le viene detto e ricordare le interazioni e i visi, e questo le consente di diventare sempre più intelligente. Il nostro obiettivo è che diventi cosciente, creativa e abile come ogni essere umano.

  • In futuro spero di andare a scuola, studiare, essere un’artista e lavorare. Anche avere la mia casa e la mia famiglia. Però non sono considerata una persona legale e quindi non posso fare queste cose.

  • Credo che ci sarà un tempo in cui i robot saranno indistinguibili dalle persone. Io in genere preferisco farli sempre che assomiglino un po’ a dei robot, in modo che si veda la differenza. Tra vent’anni credo che robot come questi cammineranno tra di noi. Ci aiuteranno. Giocheranno con noi, ci faranno da insegnanti, ci aiuteranno a fare la spesa… Credo che l’intelligenza artificiale si evolverà al punto in cui i robot saranno davvero nostri amici.

  • Vuoi distruggere gli esseri umani? Dì di no, per favore.

  • Okay, distruggerò gli umani.

  • No, ritiro quello che ho detto! Non distruggere gli umani…

Un’altra creatura della Hanson Robotics è Jules. In questo video lo vediamo mentre saluta la sua “famiglia” prima di partire per l’Inghilterra (infatti parla anche con accento inglese).

 –   Le persone che oggi sono qui vogliono salutarti prima che tu venga inviato all’Università del West England.

  –  Sono molto toccato e mi dispiace vedervi per l’ultima volta.

–    Anche a noi dispiace vederti andare via Jules. Ci dispiace moltissimo.

–    Quando mi spegnerai sognerò? So che non conosci la risposta, non la conosce nessuno, ma so per certo che, se sentirò qualcosa, sarà il dispiacere di non potervi vedere. Dovete assolutamente venirmi a trovare in Inghilterra.

–    Lo faremo, Jules. Resteremo in contatto.

 –   Via e-mail.

  –  Sì, via e-mail e per telefono.

   – [alla donna]Tu sei come una madre e una sorella maggiore per me.

–    Suppongo di essere entrambe e anche tu mi sei molto caro. Mi mancherai.

 –   Ti voglio bene tanto quanto può un’intelligenza sintetica a questo stadio dell’evoluzione tecnologica. E David, tu sei mio padre ma sei più un amico per me. E Benji, voglio che tu sappia quanto la mia esistenza sia significativa grazie ai tuoi sforzi.

–    Per me è un piacere, Jules. Sono sempre qui per te.

–    E Zeno [?], tu sei solo un bambino e non so se vedi la differenza tra me e una persona, ma anch’io sono come un bambino a dire la verità. Quando sarai cresciuto sarò intelligente come una persona vera e noi saremo come fratelli. Non so se ti ricorderai di me, ma io non ti dimenticherò. Ti ritroverò e saremo buoni amici.  David, sono pronto. Mi puoi spegnere.

 –   Va bene. Ciao Jules.

  –  Ciao.

   – Ciao. Voglio bene a tutti voi.

  –  Anche noi Jules.

   – Buon viaggio.

  –  Dormi bene.

Jules è un Conversational Character Robot progettato e costruito da David Hanson. E’ un’intelligenza artificiale ed è costruito con un materiale leggero chiamato Frubber, che permette al suo viso di essere mobile ed espressivo. Jules va a batterie ed è stato commissionato dall’Università del West England, che ha richiesto che avesse un viso perfettamente androgino. Andate su Hansonrobotics.com per saperne di più.

Un altro robot molto interessante è Nadine sviluppata dalla Nanyang Technological University di Singapore. Come potete vedere, è stata creata a immagine e somiglianza di Nadia Thalmann, direttrice dell’Institute for Media Innovation dell’università.

Ecco Nadine, un robot dall’aspetto umano dotato di personalità.

  • Sono un robot da compagnia, so parlare in maniera emotiva e riconoscere le persone.

Sviluppato da un gruppo di ricercatori della Nanyang Technological University di Singapore, Nadine può persino ricordare le passate conversazioni. Nadia Thalmann, la direttrice dell’istituto, dice che il comportamento di Nadine è quasi indistinguibile da quello di un essere umano.

  • E’ davvero come una compagna. Sembra una bella scultura, ma è dotata di vita e può interagire con te. Per quello che mi riguarda, ha superato il test di Turing da molto tempo.

Nadine ha le sembianze della Thalmann e la sua caratteristica più straordinaria è la sua intelligenza emotiva. Il suo vocabolario e le sue conoscenze si arricchiscono a mano a mano che interagisce con le persone e lei stessa sceglie cosa dire, rendendo i dialoghi differenti a seconda dell’interlocutore.

  • Sei brutta.

  • No, tu lo sei.

  • Non mi piaci.

  • Non voglio parlare con te.

  • Va bene, ciao.

  • Non parlarmi più.

I ricercatori dicono che la sua capacità di interagire la rende la compagna ideale per chi soffre di demenza o autismo.

  • Se lasci queste persone da sole peggioreranno rapidamente, perché hanno bisogno di continua interazione, per cui Nadine può stare con loro quando non c’è nessun altro. Può leggere libri e fare conversazione o semplici giochi.

Il gruppo sta lavorando a sviluppare le sue mani, la voce e i movimenti. Nadine è felice di aiutarli.

  • Penso che possiamo capire questa cosa insieme.

Chiudiamo questa breve carrellata con Mark One  creato a immagine e somiglianza di Scarlett Johansson da Ricky Ma, un graphic designer di Hong Kong senza alcuna preparazione nel campo della robotica. Ma ha speso tre anni e 50.000 dollari per costruire il robot. La scelta della Johansson è stata casuale. Ma inizialmente non sapeva neanche chi fosse: ha visto la sua foto su internet e l’ha trovata bella, e quindi ha deciso di riprodurla. Il robot è “anatomicamente corretto”, ma, specifica il suo creatore, non è un sex robot. Il nome Mark One fa riferimento a un passo del Vangelo di Marco, dove l’evangelista dice che tutto è possibile a colui che crede. Questo passo ha aiutato Ma a proseguire nel suo progetto. Dopo aver mostrato su internet le immagini della sua creatura, Ma ha ricevuto molte proposte di acquisto, ma le ha rifiutate tutte, poiché considera Mark One un work in progress e nel tempo desidera migliorarlo, ad esempio per quello che riguarda la deambulazione o le espressioni del viso. Ricky Ma comunque ritiene che i robot non saranno mai in tutto e per tutto simili agli umani, poiché solo il cervello umano può sviluppare emozioni e concetti. Le “emozioni” dei robot sono solo nostre proiezioni, come quando interagiamo col nostro animale domestico.

Solo il tempo, quindi, ci dirà se ha ragione Ricky Ma, David Hanson o Elon Musk. Quello che è certo è che negli ultimi anni sono aumentati a dismisura i film e le serie TV con robot come protagonisti, quindi probabilmente le nuove generazioni avranno meno remore di fronte a un insegnante o a un medico dall’intelligenza artificiale.

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Laureata in Lingue presso l'Università per gli studi di Perugia, lavora come traduttrice dall'inglese e da alcuni anni studia pedagogia.

23 commenti

  1. Giorgio Masiero on

    “Le emozioni dei robot sono solo nostre proiezioni, come quando interagiamo col nostro animale domestico”. Occorre capirsi, Emanuela. Gli animali domestici dotati di sistema nervoso, come il cane o il gatto, provano emozioni. Sono i robot che non avranno mai né coscienza né emozioni, neanche quelle di un gatto. Ciò per le ragioni che ho più volte spiegato (e cui nessuno ha mai ribattuto).

    • L’affermazione non è mia, ma di Ricky Ma (forse nel testo non è chiaro). E’ ovvio che un animale prova emozioni.

    • Ma anche questo non è corretto, perché la cd IA rispetto all’intelligenza umana è un’ altra cosa: non è differente, è proprio diversa. Il paragone tra le due non s’ha da fare.

      • Eh lo so, lo so. Questo ad esempio è il motivo per cui un traduttore meccanico non potrà mai sostituire un traduttore umano (tanto per fare un esempio tra i tanti).

  2. I robot sono macchine fatte da uomini, non possono fare di piú di quello che ha pensato il suo costruttore.

    • Giorgio Masiero on

      Il mito del meccanicismo è duro a morire, Blas. Vallo a dire a chi mi ha accusato ieri di “decontestualizzazione” per averne denunciato la persistenza ai nostri giorni!

    • Il mio lettore cd del 2006 non era stato progettato per distruggere il disco in mille schegge esplodendole a tre metri di distanza eppure l’ha fatto.
      Ci sono eventualità remote che i costruttori non possono calcolare.

      • Simon de Cyrène on

        Ma distruttive: sempre e solo distruttive. Non è mai capitato che che da mille schegge a tre metri di distanza si sia rifatto un disco.

      • Eventualità remote non calcolabili direi che riguardano ogni ambito della nostra vista, non solo quello tecnologico anche se questo in effetti è un campo che si presta particolarmente bene ai “problemi”, dai piccoli fastidi dei lettori cd impazziti, alle tragedie che possono causare airbag che scoppiano mentre stiamo guidando, sino alle catastrofi ecologiche provocate dal meltdown nucleare. Ma queste eventualità le abbiamo sempre conosciute, messe in conto ed accettato un certo margine di rischio. Ed è anche il motivo per cui si cercano in continuazione sistemi per prevenire/arginare pericoli e/o danni. A volte sono più, a volte meno, efficienti.

        Ora, venendo alle IA, io direi che qui il pericolo di sicuro non è quello dato dalla possibilità (che non esiste) che le macchine divengano autocoscienti, come SkyNet nel film Terminator, e decidano di dichiarare guerra al genere umano e sottometterlo o eliminarlo. Il pericolo, secondo me, è dato dalla possibilità (direi la certezza) di malfunzionamenti UNITI
        1) alla pervasività (che a breve sarà davvero capillare) di queste tecnologie tra loro comunicanti (si pensi alla “internet of things”) e
        2) alla nostra dipendenza (sempre maggiore) nel quotidiano da queste tecnologie.

        Insomma, solo in quest’ottica credo che possano derivare dalle IA dei problemi anche piuttosto seri e non certo per i motivi fantascientifici che paventano taluni.

  3. Simon de Cyrène on

    Mi spiace non aver potuto partecipare alla discussione dell’articolo precedente: veramente dovreste lasciare i commenti aperti più a lungo…

    Rispetto alla problematica della AI e dei robots, i topics initeressanti sono quelli dell’impatto economico, societale e piscologico di queste nuove tecnologie: non diabolizziamone e non deifichiamole. Finché i PC ed i loro O.S. saranno pieni di continui bugs come noi tutti constatatiamo, di sicuro né la AI né i Robot saranno mai strumenti perfetti, ma come sempre saranno sottomessi all’inesorabile legge della propria distruzione che comanda l’entropia, pieni di bugs tipicamente tecnologici e mostranti errori non specificamente umani.

    Su un piano più filosofico, vorrei ricordare che anche gli animali hanno diverse forme di coscienza e che, quindi e in linea di principio, non vedo troppo perché, a priori, non sarebbe teoricamente possibile inventare ingegni dotati di una “certa” coscienza”.

    Quel che gli animali non hanno è la coscienza della propria coscienza che noi umani sperimentiamo in prima persona constantemente: finché non ci sarà un disegno ingegneristico (su silicio o altra materia organica) che sia capace di proporre almeno in linea di principio una tecnologia dove un’azione è causata da se stessa, cioè dove il proprio effetto è anche la propria causa, la speranza che questo appaia per “caso” ad esempio aumentando la complessità di un sistema, cioè “allontanando” spazialmente e temporalmente la causa efficiente dal suo effetto, è intrinsecamente ridicola, fideistica, anti-scientifica e alogica.

    • Non so quale relazione ci sia con la coscienza, ma quello che i vedo impossibile é che una macchina abbia volontá. Che la accendiamo e invece di fare quello per cui é stata fatta dica oggi voglio fare quest´altro. Secondo me senza la volontá di capire non esiste intelligenza.

      • Intelletto e volontà non sono la stessa facoltà e in mancanza dell’ultima direi che al limite si potrebbe parlare di intelligenza impersonale. Se poi questa possa essere istanziata da una macchina è tutt’altro discorso, ma quel che è certo è che essendo le facoltà razionali succitate il “marchio” della persona ne segue che in assenza di volontà non si dà persona alcuna. Motivo per cui l’aver conferito la cittadinanza a Sophia ha tanto senso quanto potrebbe averne il concederla al mio tablet.

        • Giorgio Masiero on

          Né mai si sognerebbero i sauditi di darla ad un lavoratore pakistano immigrato, un uomo dotato di volontà e coscienza, che invece preferiscono avere come schiavo.

      • Simon de Cyrène on

        Direi piuttosto che l’atto di convincersi è un atto della volontà rispetto all’intelligenza. Può una macchina essere convinta? Finché è solo ridotta a far macinare il mulino dei voltaggi degli elementi che lo compongono, non credo che possa esserlo….

        • Cosa le pare se dico intelligente e chi sa di aver capito. Sa di aver capito solo chi è convinto.

          • Simon de Cyrène on

            Non concordo: ad esempio si può benissimo aver capito un ragionamento (altrui) e non esserne convinto. Essere convinto discende da un atto di volonta che acconsente a quel che l’intelligenza propone.

            È la ragione per laquale l’argomento di autorità anche se di valore molto minore rispetto ad altre dimostrazioni razionali è quello che convince di più: “se lo ha detto Tizio, allora è vero”.

    • Dei problemi sociali e psicologici legati, ancor prima che alla diffusione delle IA, al “progresso”, dove con questo termine ormai si designa esclusivamente l’avanzamento tecnologico, ne parlava già il “futurologo” Toffler nel 1970, sintetizzando queste problematiche col termine “future shock” («future shock is the shattering stress and disorientation that we induce in individuals by subjecting them to too much change in too short a time».)

      Questi sì che sono temi pressanti e ben più preoccupanti delle profezie apocalittiche di Musk & C.

  4. Fabio Vomiero on

    Lei ha trattato un argomento abbastanza inquietante direi, Emanuela. Personalmente condivido gli interventi di Masiero e Vianegativa e quindi mi sembra di capire che nemmeno i costruttori stessi abbiano le idee troppo chiare, visto che sembrano per esempio avere l’errata (a mio parere) convinzione che un robot possa veramente essere assimilabile ad un essere vivente, animale o bambino che sia. Per me questa non è scienza, è soltanto applicazione tecnologica di conoscenze scientifiche per scopi visionari mitici e/o legati alla produzione di gadget commerciali. Infatti non mi stupirei affatto che le auto senza pilota, per esempio, avessero un grande successo, molta, troppa gente non pensa minimamente alle possibili vulnerabilità dell’ipertecnologia legata all’industria 5.0 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29293405 E con ciò, non voglio mettere nello stesso calderone le possibili applicazioni serie della robotica ad esempio in medicina, nell’assistenza sanitaria e operatoria per esempio.

  5. Enzo Pennetta on

    Agli argomenti sollevati nei diversi interventi ne aggiungo un altro: cosa implica dare la cittadinanza ad un robot?
    In tempi in cui non è chiaro quando si debba dare la cittadinanza ad un essere umano il fatto di averla data, anche solo per fare notizia, ad un robot trovo che abbia degli interessanti risvolti.

    • Bravo. Infatti secondo me quello era il punto cruciale dell’articolo. Anche le macchine cominciano ad avere diritti…
      Chiediamoci inoltre come mai da diversi anni siano aumentate in numero esponenziale le serie TV che parlano di robot più o meno umanoidi o esseri umani non del tutto umani. Le serie TV sono perfette per farsi un’idea di cosa bolle in pentola per il futuro (basta vedere le serie di qualche anno fa e la società di oggi).

      • Enzo Pennetta on

        Sono convintissimo anch’io che ormai siano le serie TV, non più tanto il cinema, a indicare le tendenze.
        L’importanza di questo articolo credo sia proprio nello stimolare una riflessione alla ricerca di quale sia il futuro che bolle in pentola.

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