“Italians”- il problema del giornalismo colonizzato

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Lo stereotipo di italiano proposto da Severgnini ai lettori USA

Beppe Severgnini e Gianni Riotta mostrano il volto di un giornalismo superficiale e anti italiano, si tratta di un fenomeno non casuale che ha radici profonde.

Adesso più che mai è necessario conoscerlo, imparare a difendersene e infine liberarsene.

Non conoscono il primo articolo della Costituzione e parlano di inesistenti conseguenze catastrofiche nelle quai sarebbero incorsi ancor più inesistenti paesi già usciti dall’Euro, non sono episodi tratti dal bestiario degli esami di maturità ma frasi uscite da due dei giornalisti più rappresentativi della stampa italiana, Gianni Riotta e Beppe Severgnini. La domanda su come sia possibile che da fonti autorevoli della stampa possano essere scaturiti errori così gravi non è una semplice curiosità ma merita risposte serie e documentate.

I protagonisti sopra citati sono solo gli ultimi rappresentanti di una categoria di giornalisti che affonda le proprie radici negli anni ’50, in tal senso il riferimento della rubrica di Severgnini “Italians” è esplicito, infatti essa riprende il titolo del libro “The italians” pubblicato nel 1964 da Luigi Barzini junior e così commentato da Giovanni Fasanella nel suo “Colonia Italia“:

(The italians) un saggio sul nostro carattere, se così si può dire. Si trasformerà in un best seller mondiale e contribuirà non poco a creare i ben noti pregiudizi contro gli abitanti del Belpaese.

Perché Luigi Barzini junior nel 1964 scrive un romanzo autodenigratorio per l’Italia? Il motivo si capisce leggendo un’altro passaggio del libro di Fasanella:

è sempre così che la Gran Bretagna ha visto l’Italia: un paese con una storia unica e irripetibile, ricchissimo di bellezze naturali e artistiche, pieno di inventiva, ma anche incapace di badare a sé stesso, di guarire dai suoi vizi antichi e di risollevarsi dai suoi atavici guai. Dunque sempre bisognoso di protezione e di essere guidato da una mente illuminata.

Barzini era inserito in un circolo esclusivo anglofilo, avrebbe sposato una Feltrinelli, precisamente la madre di quel Giangiacomo che legherà la sua vita al terrorismo rosso finendo tragicamente, quanto misteriosamente, la propria vita esplodendo con una bomba che stava piazzando su un traliccio di Segrate.

In un circolo anglofilo legato ai servizi segreti britannici è anche il capitano Merryl del PWB (Psichological Warfare Branch), il cui vero nome è Renato Mieli, padre di Paolo Mieli, egli supervisionerà il reclutamento di giornalisti che nei vari quotidiani dovranno ripetere le veline provenienti dal PWB.

La promozione di un’immagine dell’Italia come di un paese bisognoso di una guida estera ha dunque origini lontane ma è ancora presente e dominante presso le testate più influenti, lo stessi Eugenio Scalfari collocandosi nell’area sinistra di quella da lui definita l’area “anglosassocentrica” fonderà Repubblica facendo subito pressioni sul Enrico Berlinguer e il suo PCI riguardo temi quali la politica estera il capitalismo e osteggiando la collaborazione con la DC di Aldo Moro.

Corriere e Repubblica hanno nelle loro origini un fine legato all’affermazione di interessi non nazionali, lo stesso Enrico Mattei ritenne necessario fondare un quotidiano per contrastare la stampa avversa alle politiche di rivendicazione di un’autonomia nazionale rispetto alle potenze vincitrici della guerra.

L’intenzione di interferire nelle decisioni nazionali e forzare la politica in direzione di una subordinazione ad interessi contrari a quello nazionale vien confermata in questi giorni dal Financial Times che giocando apertamente a carte scoperte entra scorrettamente nella politica interna dando dei barbari agli esponenti più votati alle ultime elezioni:

Dello stesso tenore l’articolo scritto da un altro personaggio curatore di interessi esteri, Alan Friedman che a tre settimane dal voto metteva anche lui in “guardia” da un governo Lega Cinquestelle:

 

Nel momento stesso in cui un governo Lega M5S dovesse partire questi moderni Ascari si attiveranno per colpirlo in ogni modo possibile con la copertura di influenti testate estere.

Gli Ascari finirono con la fine delle colonie, è facile prevedere che lo stesso avverrà con la loro versione 2.0: se finirà  il tempo della colonia Italia finiranno anche loro.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

2 commenti

  1. Che il Signore aiuti questo Governo, il primo veramente italiano dopo tantissimi anni. Prova ne è la feroce opposizione in blocco di giornali, TV, partiti di destra e sinistra, poteri forti nazionali e internazionali, “mercati” (=massoneria), “alleati” (=Sion), ecc.

  2. Francesco Mandaglio on

    Il re è nudo. Con una mossa a sorpesa (soprattutto per me, profamily convinto, quindi al momento Salviniano, o meglio Fontaniano visto che le politiche per la famiglia e la natalità ed il fine-vita in casa lega sono nelle buone mani di Lorenzo Fontana, vice sindaco di Verona e papabile ministro) unendo ciò che non sta insieme neppure con lo scotch (Lega -5Stelle), a livello mediatico si è scatenato il finimondo. Vedere Sallusti fare comunella con Travaglio, Gomez, Franco, Mieli, Gomez, Financial Times etcc fa riflettere seriamente, ma soprattutto ha finalmente svelato il bluff. Tutti insieme appassionatamente contro il volere uscito dall’urna. Ora destra, sinistra, populismo, Europa non sono più quelli di prima. Peccato che il sogno durerà poco perchè le due compaggini, oltre ad essere profondamente diverse (Grillo e soci maltusiani ambientalisti convinti, li vedo un po’ distanti dai Fontana Pillon etcc…) avranno contro tutti. In ogni caso la mossa è stata giusta. Hanno svelato il bluff e qualora cadessero, avranno comunque il loro elettorato pronto a rileleggerli.

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