La ‘resistenza’ del contante: ecco perché invece è indissolubilmente legato alla democrazia

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Con la costanza tipica degli argomenti già decisi altrove ogni tanto sui media mainstream esce un articolo contro il contante, ancora una volta sul Corriere.

Al di là di discorsi di natura pratica il contante è necessario ad un sistema democratico, questo è l’argomento fondamentale.

Il primo argomento portato contro il contante nell’articolo del 24 luglio oltre che deboluccio è davvero fantastico, nel senso che è frutto di una fantasia sfrenata, in pratica si ricorda che se dovessimo cambiare ancora una volta moneta, come avvenne dalla Lira all’Euro ma stavolta in senso inverso (cosa che ci auguriamo ma obiettivamente non frequentissima), qualcuno distratto potrebbe trovarsi con un mucchio di cartamoneta inservibile:

La grande beffa è quella che hanno subìto gli italiani che hanno scoperto di avere nei cassetti, nelle casseforti, o come eredità delle banconote in lire che non avevano più corso legale. Carta straccia. Fu uno degli effetti dei provvedimenti dell’austerity varati nel pieno della crisi dal governo Monti. E a poco sono valsi i ricorsi.

Che poi in realtà si ricorda che fu il governo Monti a mettere frettolosamente fuori della possibilità di cambio la Lira e i motivi ce li possiamo anche immaginare. Gli altri argomento sono anch’essi abbastanza debolucci, in genere la colpa è del popolo ignorante che si rifiuta per arretratezza o per frode di abbandonare la moneta materiale, abbastanza originale invece la scusa che la gestione del contante sarebbe troppo onerosa, cifre tutte da verificare ovviamente:

A parte questo pezzo di storia recente, gli italiani si mostrano ancora molto tifosi del contante, per ragioni che vanno naturalmente dalla praticità (ancora può accadere che la carta di credito per piccoli pagamenti non venga accettata) al territorio più inclinato del sommerso-nero-evasione. Eppure il contante, sotto il profilo della gestione, è una delle cose più costose in circolazione: all’Italia, euro più euro meno, gestire banconote e monetine costa qualcosa come 8-10 miliardi di euro. Una manovra. Il motivo? Il sistema di trasporto, le assicurazioni, la stessa produzione.

Sull’argomento ci sono per fortuna anche articoli di segno opposto come quello pubblicato su Voci dall’estero “Il mondo senza contanti è una truffa – e dietro c’è la grande finanza” dove tra l’altro possiamo leggere:

…ci è utile la lezione del filosofo marxista Antonio Gramsci. Il suo concetto di egemonia si riferiva al modo in cui i potenti condizionano l’ambiente culturale ed economico in modo tale che i loro interessi inizino a essere percepiti come naturali e inevitabili dall’opinione pubblica. Nessuno è sceso in strada a manifestare a favore dei sistemi di pagamento digitali venti anni fa, mentre oggi sembra sempre più ovvio e “naturale” che questi sistemi debbano prendere il sopravvento. È una convinzione che non è scaturita dal nulla. È il risultato diretto di un progetto egemonico portato avanti dalle istituzioni finanziarie.

Questa tecnica di far percepire come ‘naturale e inevitabile’ qualcosa di artificiale e desiderato da una parte è ricorrente e chi ha dimestichezza con il rapporto tra darwinismo e capitalismo/neoliberismo sa di cosa stiamo parlando. Ma c’è dell’altro, l’eliminazione del contante espone ad un tipo di rischi molto particolare:

Il recente caos della Visa, durante il quale milioni di persone diventate dipendenti dai sistemi di pagamento digitale si sono improvvisamente trovate bloccate, quando la rete di pagamento monopolistica è andata in crash, ha rappresentato una temporanea battuta d’arresto. I sistemi digitali possono essere “comodi”, ma spesso presentano punti nodali di fragilità. I contanti invece non vanno in crash. Non si basano su archivi di dati esterni e non sono soggetti a controllo o monitoraggio remoto. Il sistema del contante consente uno spazio “fuori dalla rete” non monitorato.

Questo punto è centrale, il contante non va in crash. Nemmeno quando il crash fosse voluto dall’autorità di polizia o giudiziaria o politica. 

Mi è capitato l’estate scorsa di immaginare le conseguenze di una realtà senza contante, stavo lontano dalla mia città ritrovandomi con la carta del bancomat ‘mangiata’ senza motivo da un ottuso sportello e trattenuta a norma di legge da solerti impiegati della banca che mi hanno ricordato che la tessera non è mia ma della banca che l’ha emessa. In quel momento se non avessi avuto ancora delle banconote nel portafoglio non avrei potuto in primis pranzare, né poi fare benzina per andare nella città più vicina che avesse una filiale della mia banca per farmi dare una nuova tessera. In poche parole, in un mondo senza contante basta che il sistema, anche per sbaglio, ti escluda e tu sei tecnicamente fatto fuori.

La tracciabilità totale e il controllo totale non sono un problema solo in un sistema idealmente perfetto, quindi impossibile da realizzare. Immaginiamo invece che possa per caso esistere un sistema non perfettamente democratico che decida di combattere gli oppositori inventando reati di opinione chiamandoli ‘hate speech’, ‘qualcosa-fobia’, ‘negazionismo’, ‘fakenews’…. e che per questi reati decida che venga bloccata l’operatività con la moneta elettronica: fine dei dissenzienti.

La moneta materiale è la difesa contro i totalitarismi, quella che permette di sfuggire al controllo delle polizie politiche e se questo può andare anche a favore della delinquenza comune o si presta ad altri abusi si tratta di un prezzo da pagare. La libertà per cosa si caratterizza? Per il fatto di poter essere usata male, l’obbligo a comportarsi bene si chiama prigione.

Il titolo del Corriere è stato forse freudianamente perfetto: il contante è quello che permette la Resistenza nei totalitarismi. E come tutte le forme di libertà costa, ma è un prezzo sul qual non possiamo risparmiare.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

4 commenti

  1. ilBuonPeppe on

    La gestione del contante ha un costo, sicuramente. Però, chissà perché, si pagano le commissioni sui pagamenti elettronici e non su quelli in contanti.
    Non sarà che la gestione della moneta elettronica costa di più?

    • certo a noi costa di più, al gestore non so, praticamente impossibile verificare, ma se includiamo nel costo le infrastrutture necessarie, probabilmente sì costa di più anche al gestore.

  2. Questa la incornicio: La libertà per cosa si caratterizza? Per il fatto di poter essere usata male, l’obbligo a comportarsi bene si chiama prigione.

    E’ evidente che l’eliminazione del contante ha come scopo il controllo dell’individuo, e non nel senso di controllare quanti caffè beve ogni giorno o cosa mangia o dove va in vacanza, ma proprio nel controllare e determinare ogni azione tramite un meccanismo ricattatorio.

    E’ per lo stesso motivo che sono contrario all’eliminazione dei paradisi fiscali, sono l’unica barriera contro la tassazione che tende al 100%, tramite una concorrenza fiscale che non si capisce perchè dovrebbe essere cattiva quando ci fanno una testa così che la competizione e la concorrenza sono cosa buona e giusta (per tutto meno che per quella fiscale).
    E’ ovvio che sono uno strumento attraverso il quale vengono commesse una marea di nefandezze, ma è anche evidente che possono essere utilizzati come autodifesa contro uno stato sempre più vorace.
    Contante e paradisi fiscali sono come le armi, buone in alcuni casi, cattive in altri, dipende solo dall’uso che se ne fa.

    In verità spariscono per noi, non certo per chi controlla; un altro passo verso la schiavitù.

    Sono patetici quelli che giustificano l’eliminazione del contante con la lotta all’evasione e/o alla corruzione, giustificazioni che non tengono alla prova dei fatti, basta ragionare.

  3. Diciamola tutta, il contante permette l´evasione fiscale che invece di un male é l´arma che hanno i cittadini contro governi, totalitari o no, che vivono della spesa pubblica tartassando i lavoratori.

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