Anno 1939: i “negri” negli USA, un problema demografico. 2011, un problema risolto

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Il programma “The Negro Project”, di Margaret Sanger, nelle sue dichiarazioni avrebbe dovuto “risollevare” la popolazione nera.


Nell’anno in cui sarebbe iniziata la seconda Guerra Mondiale un avvenimento, molto meno noto, si verificava negli USA. L’attivista Margaret Sanger, ben inserita nell’establishment inglese oltre che statunitense, proponeva il “Negro Project”, una campagna per il “controllo” della popolazione afroamericana. Per il loro bene, s’intende.

Informazioni sul “Negro Project” sono disponibili su una pagina web della New York University. Ovviamente non si possono rintracciare intenzioni deliberatamente genocide nel progetto della Sanger, di fatto ci sono però degli elementi che gettano una luce fortemente razzista sulla vicenda. Nel sito della NYU si può infatti leggere:

Persistono argomenti sul fatto  che il progetto “Negro” fosse o meno puramente uno sforzo razzista (cercare “Sanger” “Negro Project” e “razzismo” su Internet ed essere pronti per l’assalto). Certamente il razzismo patriarcale del tempo che ha guidato molte delle politiche sociali a Washington e delle organizzazioni filantropiche e di beneficenza tese a  “sollevare” gli  afro-americani, esse furono dettate sia dalla Federazione che dall’approccio della Sanger verso i neri e il controllo  delle nascite. La ragione pubblica per il Progetto era radicata in motivi economici, in questioni legate all’onere per il contribuente, e delle minacce sociali derivanti da ciò che veniva percepita come una sottoclasse nera sul punto di esplodere, piuttosto che nella salute e la liberazione sessuale delle donne nere (anche se dovrebbe essere noto che il movimento per il controllo delle nascite ignorò  largamente la questione dell’autonomia  sessuale delle donne -nere o bianche che fossero- negli anni tra le due guerre).

E non c’è dubbio che un buon numero di medici  professionisti coinvolti nel movimento per il controllo delle nascite manifestava forti sentimenti razzisti, alcuni dei quali portarono a discutere anche di effettuare la sterilizzazione obbligatoria per le donne nere considerate di scarsa intelligenza e quindi non in grado di scegliere di non controllare la loro fertilità, così come per gli individui ritenuti moralmente o comportamentalmente devianti.

 

Nel passaggio in cu si fa riferimento ai motivi economici, all’onere per il contribuente e alle preoccupazioni per una classe che premeva per uscire dalle condizioni di sfruttamento, si riconosce tutta l’impronta malthusiana del progetto, impronta che veniva però camuffata sotto nobili motivi.

Lo scoppio della guerra certamente interferì con lo svolgimento del progetto, e adesso sono passati più di 70 anni da quando fu lanciato.

Come tutti sanno oggi non si dice più “negro”, non è politicamente corretto, si dice “afroamericano” perché è più rispettoso.

Nella sostanza però il “Negro Project” è stato condotto in porto, tale fatto è testimoniato da un libro recentemente pubblicato negli USA: “Il matrimonio è per i bianchi?” di Ralph Richard Banks, un lavoro che appare articolato e complesso.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale non era più possibile parlare di sterilizzazione forzata o di progetti per ridurre i “negri” secondo quelle che Malthus chiamava vie preventive, lo scopo però, leggendo la ricerca di Banks, sembra essere stato raggiunto per altre vie, quelle che Malthus chiamava invece vie repressive. In un’intervista rilasciata da Banks leggiamo la seguente risposta:

Una delle cause di questo frazionamento dell’intimità l’hai trovata nello straordinario numero di incarcerazioni di uomini di colore negli Stati Uniti. Come influisce sul matrimonio?

Sono due le cause che concorrono: la bassa resa scolastica dei ragazzi di colore e la mancanza di lavori meno specializzati. Entrambe contribuiscono a questo aumento nelle incarcerazioni. Uomini disoccupati e poco istruiti senza la possibilità di lavorare legalmente si imbattono nella spietata guerra alla droga, subendo sentenze dure, draconiane. Questo non è un buon avvio per delle famiglie sane. Ci sono più di due milioni di persone nelle prigioni [negli Stati Uniti]e più di 800.000 mila sono uomini di colore. Più di un afroamericano tra i 20 e i 30 anni, cioè nell’età in cui generalmente ci si sposa, su dieci è in galera. E le probabilità di finirci nell’arco della vita sono una su quattro. Finire in prigione non favorirà le prospettive economiche dell’individuo. Questi uomini probabilmente non si sposeranno e ciò significa semplicemente meno partner per le donne perché sono davvero tanti gli uomini sradicati dal sistema e non costituiscono dei buoni partiti. Perciò c’è uno scompenso molto forte tra i sessi fuori dalle galere.

In un modo o nell’altro, Margaret Sanger, cioè Malthus, ha vinto.

 

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

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