Nature “festeggia” il global warming. Ma dimentica di dire che la causa non è l’uomo

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Gli effetti del Global Warming minacciano ogni parte del pianeta. Sbagliare sulle cause avrebbe effetti disastrosi sui provvedimenti da prendere, come curare un malato con farmaci errati.

 

Sono apparsi veramente contenti quelli di Nature quando il 27 ottobre hanno comunicato:

“Il global warming sta accadendo davvero- Davvero. Non c’è una cospirazione o insabbiamento”.

 

Proprio quello che ci voleva in vista della Conferenza di Durban che si svolgerà dal 28 novembre al 9 dicembre.

Ma gli entusiasmi sono stati subito raffreddati: la causa del Global Warming non è l’uomo.

 

Lo studio riportato dalla rivista Nature proviene dalla California, più precisamente dal Berkeley Earth Surface Temperature (BEST):

Il riscaldamento globale sta realmente accadendo – sul serio. Non c’era alcuna cospirazione o insabbiamento. Il peer review non ha fallito e gli scienziati che hanno trascorso decenni di lavoro cercando il modo migliore per gestire ed elaborare i dati si sono rivelati il modo migliore per gestire ed elaborare i dati, dopo tutto. Grazie, studio del Berkeley sulla temperatura superficiale della Terra (BEST).

Il gruppo di Berkeley, dal poco umile acronimo “BEST”, ha dunque verificato che sì, è proprio vero: il pianeta nell’ultimo secolo si è veramente riscaldato. Ma chi segue il dibattito sul clima sa che non era questo il punto controverso del discorso, la questione non ruota infatti sull’aumento o meno delle temperature del pianeta, ma sulla causa di tale riscaldamento.

Misurare la temperatura di un paziente è necessario, ma come tutti ben sanno la febbre è un sintomo, mentre la cosa importante è stabilire quale sia la causa della febbre, infatti solo se si conosce l’origine della malattia si possono individuare i provvedimenti giusti.

In poche parole: la Terra ha la febbre. Questa è la notizia di Nature.

Ma qual è la causa della febbre?

Ma proprio quale sia la causa non viene detto, sia dal gruppo di Berkeley che da Nature, in pratica in questo modo si spinge ad identificare il Global Warming (GA) con l’Anthropic Global Warming (AGW), lo stesso equivoco che, in ben altro campo a noi familiare, viene indotto confondendo l’Evoluzione col darwinismo.

E così, se non si scopre il trucco, il gioco è fatto.

Ma provvidenzialmente, pochi giorni dopo l’annuncio di Nature, è giunta una notizia, molto meno pubblicizzata s’intende, a chiarire le cose.  La notizia proviene da un climatologo ex scienziato della NASA, Roy Spencer, che l’ha pubblicata sul suo sito.

La notizia in questione è che la parte più bassa dell’atmosfera, chiamata troposfera, secondo la teoria dell’AGW dovrebbe scaldarsi molto di più di quanto non risulti. Infatti se la causa del riscaldamento fosse la CO2, il calore dovrebbe restare “intrappolato” a quel livello (come in una serra appunto dove non è il suolo ad essere più caldo, ma tutta l’aria contenuta), e il riscaldamento della troposfera dovrebbe essere quindi più veloce che quello del suolo. Nella figura che segue è proprio raffigurata la cattura di raggi infrarossi nella troposfera:

Ma invece succede una cosa del tutto diversa: la troposfera si sta raffreddando! Effetto riportato da Roy Spencer con Il seguente grafico riportato anche su CLIMATE MONITOR:

Sembra proprio che quindi non sia l’effetto serra causato dalla CO2 a causare l’innalzamento delle temperature.

La stessa cosa era stata detta il 30 ottobre anche dal fisico Franco Battaglia sulle colonne de Il Giornale:

la teoria del riscaldamento globale antropogenico prevede che nella troposfera equatoriale a 10 km da terra si registri un riscaldamento almeno doppio di quello registrato a terra, ma le misure satellitari registrano, lassù, non un accentuato riscaldamento (men che meno doppio) ma un rinfrescamento! Insomma, la teoria del riscaldamento globale antropogenico fu, nella migliore delle ipotesi, un’ipotesi di lavoro, forse buona 30 anni fa, ma oggi sconfessata dai fatti. Uno dei tanti granchi presi dalla scienza. Succede: la scienza si muove su un terreno incerto, per lo più ignoto. È per questo che si chiama ricerca: ricerca di ciò che non si sa.

Ma per qualche ragione, a differenza della maggior parte dei granchi, quello dei cambiamenti climatici antropogenici è evoluto in frode.

L’accusa è grave e diretta: si tratta di una frode.

Ma per quale motivo viene effettuata questa frode?

Franco Battaglia propone la sua idea:

Troppe carriere si sono consolidate su esso e troppo denaro vi è stato allocato. Talmente tanto che vi hanno potuto attingere laureati in agraria, filosofi, sindacalisti, avvocati e, naturalmente, politici: tutti esperti di clima. E tutti che invocano altro denaro perché siano foraggiate le loro improbabili attività. Lo spettro è ampio: c’è chi esegue calcoli con modelli numerici dalla dubbia attendibilità e chi intrattiene blog pettegoli sul tema.

Certamente ormai molti finanziamenti ruotano intorno al Global Warming, ma forse stavolta la risposta più vicina alla verità l’ha data, non volendo ovviamente, Nature:

I quattro lavori rilasciati la scorsa settimana dai migliori team della University of California, Berkeley, sono di indubbio interesse per i media, dato che sostengono ciò che viene rappresentato come la posizione del mainstream scientifico sul cambiamento climatico. Essi potrebbero anche rivelarsi attrattivi in politica, soprattutto negli Stati Uniti…

Il punto è che il Global Warming Antropico viene utilizzato di fatto come strumento politico per supportare delle scelte che hanno all’origine motivazioni molto poco filantropiche.

Per capirci, la storia dell’AGW è dello stesso genere di quella usata per deprimere lo sviluppo industriale dei paesi del terzo mondo, paesi ai quali vengono imposte le politiche di Birth Control con la falsa teoria della sovrappopolazione. Al riguardo segnaliamo che il 3 novembre è stato pubblicato un interessantissimo articolo di Cristian Martini Grimaldi sull’Osservatore Romano.

E così, come evidenziato proprio da Nature, negli USA il partito Democratico e quello Repubblicano sembrano giocare ad un gioco delle parti, un gioco nel quale,  mentre ad altri paesi vengono imposte restrizioni all’industrializzazione, l’industria USA continua a produrre CO2 come prima.

E la stessa cosa più o meno avviene per tutto l’occidente.

Potrebbe essere questo un buon motivo per cui si continua a sostenere la teoria, scientificamente “falsificata”, dell’origine antropica del Global Warming?

 



 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

3 commenti

  1. http://www.climatemonitor.it/?p=20744

    Complimenti per l’articolo, Prof!

    Ci sono dei meccanismi davvero ridicoli che ruotano sul Global Warming!

    Esiste in Europa, dall’entrata in vigore del “Protocollo di Kyoto”, un mercato dei “carbon credit”. Per dirla molto grossolanamente in borsa si scambiano le quote di emissione come se fossero un nuovo prodotto, una nuova “commodity”, una nuova “materia prima” di cui tutti molto probabilmente un giorno avranno bisogno. La speranza degli ecologisti (esempio: “Protocollo di Kyoto, il Wwf si schiera con il commercio di emissioni”) e della finanza “verde” sembra sia che tale borsa divenga mondiale: visto che ogni azione umana comporterà un consumo di energia e quindi un’emissione, questa dovrà essere bilanciata da “un’azione” acquistata/scambiata in borsa (da dei crediti). Un nuovo mercato enorme. A molti è stato fatto credere che la finanza era in grado di poter contribuire in modo essenziale al problema dei cambiamenti climatici, ci hanno persuaso che le banche/fondi, prima dello sviluppo tecnologico, erano in grado di aiutare la salute del pianeta.

    All’epoca della entrata in vigore del “Protocollo di Kyoto”, dopo l’adesione della Russia, Roberto Della Seta, Presidente Nazionale di Legambiente:

    “Quanto costeranno ai Paesi Ue i diritti di emissione per adeguarsi ai piani nazionali di assegnazione è però ancora da vedere. Quest’anno il prezzo di mercato ha oscillato sui 10 euro a tonnellata di gas serra, ma questo valore è ora destinato a crescere rapidamente, poiché il Governo russo ha più volte dichiarato di voler vendere i propri diritti di emissione tra i 70 e i 100 dollari a tonnellata[…]“Assumendo allora un valore della tonnellata di anidride carbonica compreso tra 20 e 50 euro – ha concluso Della Seta – il mancato rispetto di Kyoto potrebbe costare all’Italia tra i 2 e i 5 miliardi di euro l’anno tra il 2008 e il 2012. Più si allungheranno i tempi di adeguamento, più caro sarà il prezzo da pagare”.

    Più tardi si scriveva:

    “I prezzi delle quote di emissione di CO2 potrebbero scendere a 17 Euro la tonnellata nel 2009, rispetto ai 25 del 2008, secondo una proiezione della Deutsche Bank[…]Gli esperti dicono che una tonnellata di CO2 dovrebbe costare almeno 30 Euro per stimolare il passaggio a tecnologie più pulite. La soglia che renderebbe conveniente applicare tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 e’ di 40-50 Euro alla tonnellata. Sotto tale prezzo resta conveniente pagare la quota e continuare ad emettere gas serra. In pratica, le nostre emissioni aumenteranno ancora.” .
    “Attualmente, una tonnellata di anidride carbonica vale 26 euro, dopo il picco raggiunto nell’estate 2005 di 30 euro, ma secondo un’analisi della banca Fortis in futuro il prezzo dell’anidride carbonica potrebbe arrivare a 50 euro a tonnellata” (fonte).

    Come stanno andando queste nuove azioni per chi ha investito nella finanza “verde”?

    “Si stima che per finanziare i nuovi progetti green e far pagare a chi sfora i tetti alle emissioni imposti servirebbe un prezzo della CO2 intorno ai 34-40 euro a tonnellata. […]la CO2 è stata segnalata dai listini come la ‘peggior commodity’, un fatto poco incoraggiante per gli investitori.”

    Così scriveva il quotidiano dei verdi “Terra” il 10 agosto 2011 nell’indifferenza di tutti mass-media nazionali, mentre già a giugno i “carbon credit” avevano toccato un minimo. Intanto varie nazioni cercavano di far cassa mettendo sul mercato molti crediti, oltre alla Grecia anche l’Italia ci provava, ad esempio nella prima bozza di finanziaria il 29 giugno 2011 il “Corriere della Sera” pubblicava “Aste CO2, i ricavi per ridurre il debito” e ad ottobre “Il caso della «tassa occulta» con l’ anidride carbonica”.

    Si possono prendere i dati delle quotazioni delle EUA e CER da qui, graficandole dal 2.1.2008 al 2.11.2011 si ottiene:

    La quotazione EUA da un massimo di 28.3 € il 1.7.2008 è scesa il 2.11.2011 a 9.45 € perdendo il 67%, per un “fenomeno” matematico nel calcolo delle percentuali per recuperare quanto perso si dovrà guadagnare quasi il 300%. Analogo discorso per la quotazione CER.

    Dai grafici è facile notare la caduta dovuta alla crisi economica del 2008 ed il fallimento del COP15, un periodo di stabilità verso Cancun (COP16) ed una piccola ripresa con la crisi nucleare giapponese, nella parte finale una nuova fase discendente prima del COP17 di Durban ed in concomitanza con il riacutizzarsi della crisi economica europea.
    Si può concludere osservando che chi affermava di prevedere scenari climatici al centesimo di grado tra un secolo, che contengono al loro interno anche la previsione dell’andamento delle emissioni, neanche è riuscito ad avere il minimo sentore di cosa gli sarebbe successo a breve. Non importa qui sapere se il motivo è stato incapacità, malafede o altro: importante è porre attenzione a cosa è accaduto.

    Credo che se la finanza “verde” finisce per “vendere fumo” questo non sarà l’effetto peggiore dell’attuale tragica crisi economica che stiamo vivendo. Proprio a chi crede che la CO2 è un inquinante non dovrebbe piacere l’idea che chi è più ricco può comprare più crediti per emettere. L’assurdo principio del “chi inquina paga” abitua a vedere come legittimo che i ricchi possono inquinare pagando, mentre i poveri con i soldi sperano solo di poter comprare da mangiare.
    La speranza è che, pur avendo lasciato che fosse messa nelle mani della finanza le sorti della politica ambientale globale, questa non si trasformi nella sola opportunità di guadagno per i soliti noti a danno del “parco buoni”ambientalista. Non diamo alla speculazione un nuovo titolo su cui poter operare: un titolo che potenzialmente tutti gli abitanti del pianeta avranno necessità di acquistare o vendere direttamente o indirettamente.
    Fabio Spina

  2. La fine dell’articolo riportato da Riccardo converge sull’idea che tutta la questione dell’AGW finisca col riservare ai paesi ricchi il diritto di produrre CO2 e contemporaneamente ostacoli lo sviluppo di quelli poveri:
    “Proprio a chi crede che la CO2 è un inquinante non dovrebbe piacere l’idea che chi è più ricco può comprare più crediti per emettere. L’assurdo principio del “chi inquina paga” abitua a vedere come legittimo che i ricchi possono inquinare pagando, mentre i poveri con i soldi sperano solo di poter comprare da mangiare.”

    P.S.
    Veramente ottimo il manuale dello scettico!

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