MicroMega-2:bufera Pievani-Avvenire

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L’evoluzione secondo MicroMega.

 

“Siamo il frutto del caso”, sono parole dietro le quali non può che celarsi un chiaro riferimento a quel “Per i credenti, il mondo non è frutto del caso né della necessità, ma di un progetto di Dio” di Joseph Ratzinger (Caritas in Veritate 57-136).

 

Così, il prof. Pievani, ancora una volta, usa impropriamente il termine “scienza” per fare della propaganda.

E sul quotidiano Avvenire qualcuno se ne accorge.

 

Sono stati due brevi articoli pubblicati sul quotidiano Avvenire a firma di Giorgio Liverani a scatenare la furiosa reazione della rivista razional/materialista ma dal titolo esoterico “Micromega“. Il tutto è riassunto nell’infuocato articolo intitolato Cialtroneschi attacchi di “L’Avvenire” contro MicroMega e la scienza” pubblicato il 24 febbraio sul sito di Micromega.

Ma vediamo di dare un contributo che aiuti a capire dove e perché quello che è stato pubblicato su Micromega non è scientificamente corretto e appartiene invece alla propaganda ideologica.


Una prima parte dell’intervento del prof. Pievani è stata trattata nell’articolo apparso il 27 gennaio su CS e intitolato: MicroMega: Il non-senso dell’evoluzione umana è un dato scientifico accertato, affrontiamo adesso altri aspetti dell’articolo in questione.

Dopo aver preparato il terreno con una serie di luoghi comuni, la premessa allAlmanacco della Scienza. di MicroMega, giunge finalmente a quello che con tutta evidenza è il vero scopo della pubblicazione: la visione religiosa del mondo:

Che ironia, se fosse andata diversamente: ora non ci sarebbe una specie umana autoproclamatasi «sapiens» e convinta di essere l’apice dell’evoluzione, il tronfio prodotto di una grande attesa finalistica.

Per il prof. Pievani dunque la specie umana si è “autoproclamata” sapiens (Ma per lui non lo è? E saprebbe allora spiegarci perché non avrebbe dovuto chiamarsi “sapiens”? ), e poi sembra dispiaciuto che le cose non siano andate “diversamente”, forse avrebbe preferito un mondo senza specie umana?

E poi, per togliere ogni dubbio inserisce un riferimento alla critica leopardiana nei confronti del genere umano presente nel dialogo tra uno gnomo e un folletto (personaggi quantomai adatti ad una pubblicazione che si intitola “Micromega”).

Ma poi si riparte sul versante scientifico sul quale si vuole evidenziare la buona salute della teoria neo-darwiniana:

Se ne facciano una ragione i negazionisti imperterriti, i perplessi d’ordinanza, quelli ancora ossessionati dagli «errori di Darwin».

Parole da cui emerge ancora una volta il sostanziale evitamento di un reale confronto sui contenuti per scegliere invece di far scadere il discorso sui soliti appellativi e slogan in cui l’accusa di “negazionismo” viene usata con la sua accezione infamante.

Il nostro poi prosegue cercando accreditare come controparte dei personaggi impresentabili, cercando così di far credere che chiunque contesti la teoria neodarwiniana sia di tal livello:

A proposito: che fine hanno fatto quelli che un paio di anni fa sostenevano che gli umani avevano cavalcato in groppa ai dinosauri, che il Grand Canyon si era formato a causa del diluvio universale… Eppure non è uscito un solo articolo scientifico degno di questo nome a conferma di simili idiozie

Finendo poi per accomunare a questi anche personaggi come J. Fodor e M.P.Palmarini, sostenitori della “morte” del darwinismo:

che il darwinismo era morto e che non si sono mai trovati gli anelli mancanti dell’evoluzione? Sembravano così convinti e agguerriti. Eppure non è uscito un solo articolo scientifico degno di questo nome a conferma di simili idiozie… Il richiamo alla «libertà di espressione» nel caso dell’antievoluzionismo è semplicemente ridicolo.

Per quale motivo non vengano pubblicati articoli contro il neodarwinismo dovrebbe saperlo, ne parlava lo stesso Niles Eldredge nel suo “Ripensare Darwin” quando parlava della cosiddetta “Tavola alta” e di “pubblicazione preconcetta“. Quello che preoccupa è l’insistenza nel negare con ogni mezzo la “libertà di espressione”.

Poi il prof. dopo aver usato le suggestioni leopardiane si avventura sul campo del cinema attingendo nientemeno che a Blade Runner del grandissimo Ridley Scott.  Guardandosi bene però dal dichiarare la citazione (come era uso fare lo stesso Charles Darwin del resto…):

Come è stata la convivenza con altri umani, i cui pensieri e le cui emozioni – ci racconta Juan Luis Arsuaga – sono oggi perduti per sempre come lacrime nella pioggia?

Probabilmente il nostro si è immedesimato nell’attore Rutger Hauer, come è possibile vedere nello spezzone seguente:

http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=Y3WamQPEQbM#t=118s

 

E poi, come un leitmotiv, torna il vero scopo di tutta la dichiarata attività scientifica dell’autore e dell’Almanacco della scienza (sic!), uno scopo che appare chiaramente ideologico:

Contingenza significa anche accettare l’idea che non esistano valori «assoluti» in termini evolutivi… Archiviamo dunque la vana ricerca degli elementi di superiorità o di eccezionalità di Homo sapiens, o come si suole dire il suo «salto ontologico»[…] La posta in gioco è alta, perché si tratta di una normalizzazione naturalistica in campo umano…

L’estrema perifericità della condizione umana, sul terzo pianeta di un sistema solare ai margini di una galassia come tante, va accolta nella sua tragica bellezza. È un’occasione di emancipazione: dalle ingannevoli consolazioni finalistiche, e soprattutto dagli officianti di tutte le Chiese che pretendono di addomesticare la storia per giustificare il presente

 

Si tratta di una conclusione che pone questo articolo sul piano della stretta filosofia, della visione del mondo e non su quello della scienza.

Legittimo, niente da obiettare. A condizione di chiamare le cose per nome.

E il nome di ciò che viene trattato in questo articolo del prof. Pievani non è “scienza”.

 

 

 

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

10 commenti

  1. Per come ho detto qua: http://www.enzopennetta.it/wordpress/2012/02/micromega-favolette/ ,circa l’articolo“Cialtroneschi attacchi di “L’Avvenire” contro MicroMega e la scienza” ,la vera cialtronata è l’articolo in risposta su Micromega,ancor più scioccante delle parole di Pievani che,rivedute e caricate con più zavorra,ma son quelle che già aveva avuto modo di dire altre volte.
    Con quell articolo hanno mostrato una paradossale ignoranza su basi di quella teoria che tanto difendono e che tanto reputano vera e scientifica.A leggerlo non credevo a ciò che stavo leggendo..fra l”OCa’ e l”esoterico’ Micromega sto scoprendo un certo backgroud di Repubblica..
    Come poi avevo notato, e viene fatto notare anche in questo articolo, parlando dei negazionisti etc..ci si guarda bene da ‘quella parte’ a fornire argomentazioni a sostegno delle proprie tesi e a mostrare dove gli altri siano in errore..si usano frasi solo per dire che è evidente,che le critiche sono derivanti solo da bigottismo,ignoranza,voglia di farsi notare etc..
    Ma in quale campo se qualcuno ci muove una contestazione, e noi sappiamo di avere ragione,non mostriamo perchè abbiamo ragione ‘uccidendo’ qualsiasi possibile contestazione?
    Banalmente si prenda il teorema di Pitagora,arrivasse Tizio dicendo che in un triangolo rettangolo,il quadrato costruito sull’ipotenusa è uguale alla differenza dei quadrati costruiti sui cateti,gli si direbbe:”no non è vero” o si mostrerebbe perchè non è vero?Una volta si potrebbe dire anche semplicemente che non è corretto ma se la cosa diventa insistente la dimostrazione soffoca qualsiasi contestazione.
    E qui si vede questa cosa,chi critica il neo-darwinismo viene visto come Tizio e si dice di avere centinaia di dimostrazioni per far vedere che Tizio sia ignorante e dica cose non corrette..peccato che non se ne vede neanche una..

    “Legittimo, niente da obiettare. A condizione di chiamare le cose per nome.

    E il nome di ciò che viene trattato in questo articolo del prof. Pievani non è “scienza”.”

    Con piacere,se non altro vedo che in più sedi ed occasioni si considerano i discorsi del Pievani filosofia, e non scienza,questo fino a non troppo tempo fa avveniva rarissimamente,vedo che ora non è più così raro,questo se non altro è un bene…

    P.s.

    Una cosa sugli ‘anelli mancanti’..chi come quelli di Micromega sono convinti che,con il ‘nuovo’ modello ad albero il problema sia inesistente,solo qualcosa legato al modello a scale.
    In un certo senso è corretto,infatti:
    http://i43.tinypic.com/4kz52g.jpg
    chiaramente fra A,B,C e D non ci possono essere anelli perchè sono su rami indipendenti gli uni dagli altri,ma tutti gli antenati a comune?tutte quei punti-linee tratteggiate che collegano i vari rami dell’albero?Non sono forse l’equivalente dell’anello mancante sul modello ad albero?
    E poi:
    http://i39.tinypic.com/sqjqs6.jpg
    Un qualcosa del genere non è una ‘sorta di scala’?
    Perchè sembra che cambiando modello sia tutto risolto,mentre invece i vuoti sono sempre tanti e considerevoli,il problema,di fatto,è il medesimo solo ha cambiato forma…

    P.P.S.
    Contingenza significa anche accettare l’idea che non esistano valori «assoluti» in termini evolutivi… Archiviamo dunque la vana ricerca degli elementi di superiorità o di eccezionalità di Homo sapiens, o come si suole dire il suo «salto ontologico»[…] La posta in gioco è alta, perché si tratta di una normalizzazione naturalistica in campo umano…

    http://www.enzopennetta.it/wordpress/2012/01/per-qualcuno-siamo-gia-il-pianeta-delle-scimmie/

    • Leonetto, leggendo la tua analisi mi viene da pensare che quel “nervosismo” che si era notato in situazioni più limitate sembra adesso manifestarsi anche in ben altri ambiti.

      Superfluo dire che a questo livello gli effetti controproducenti potrebbero essere amplificati.

  2. Michele Forastiere on

    Sono francamente sconcertato da un concetto implicito nell’articolo di MicroMega (come anche nel libro di Pievani, “La vita inaspettata”), vale a dire l’idea che la specie umana sia in tutto equivalente a qualsiasi altra specie animale, in particolare a quelle “rimaste orfane di genere” (come l’Orycteropus Afer, unico superstite di un intero ordine tassonomico, i Tubulidentati).
    Ora, a me sembra ovvio che ciò implichi una tesi molto netta: che l’elevata intelligenza umana – capace non solo di comprendere l’ambiente, ma anche di modificarlo progettualmente – non rappresenti un carattere speciale, ma che sia solo una tra tante possibili strategie di sopravvivenza differenziale. Ma se così fosse – mi chiedo – perché è presente SOLO una specie dotata di quella caratteristica? In fondo, la capacità di volare si è evoluta indipendentemente molte volte; altrettanto dicasi per la capacità di saltare, o di mimetizzarsi, o… chi più ne ha, più ne metta. Non sarà che, dopo tutto, l’intelligenza non si possa definire propriamente una caratteristica qualsiasi?
    Insomma, appena vedrò un’altra specie vivente in grado di formulare domande sensate sull’origine dell’Universo (e di cominciare a darsi risposte altrettanto sensate), allora potrei considerare la possibilità che la natura umana NON sia qualitativamente (ontologicamente?) differente dall’Orycteropus Afer. In assenza di tale prova… penso proprio che continuerò a credere che tra l’Uomo e gli altri animali esista un abisso ontologico.

    • Non che non sia d’accordo proff.Forastiere,ma il neo-darwinismo di fatto,fra l’altro,la considera un’unicità,ovviamente,ma una delle tante possibili unicità…
      E il fatto che per le varie cose serva così tanta fortuna(essendo il loro motore caso-necessità),non proibisce di pensare a qualcuna di strano il trovare una specie con una caratteristica singolare.

      • “E il fatto che per le varie cose serva così tanta fortuna(essendo il loro motore caso-necessità),non proibisce di pensare a qualcuna di strano il trovare una specie con una caratteristica singolare.”

        ovvero non è un qualcosa di così strano ed inaspettato per come è impostata la teoria trovare una qualche caratteristica così unica.
        Avevo fatto una proposizione forse un po’ contorta.

    • L’assurdo è che l’intelligenza e la coscienza sono considerate caratteristiche come tante altre, non superiori a quelle degli animali. Però poi, quando si tratta di parlare della cultura, gli stessi si mettono a farne gli elogi, a parlarne come di qualcosa che eleva l’Uomo.

      Non sarebbe allora più coerente dire che la cultura non è poi così importante?

  3. mi viene sempre da sorridere quando leggo robe del genere:
    “È un’occasione di emancipazione: dalle ingannevoli consolazioni finalistiche…”

    cos’è più consolante, credere di essere senza senso e quindi “liberi dalla coscienza” come gli animali, con la morte finisce tutto e via, o fare i conti con il Mistero… ?

      • Penso che faccia tutto parte di un progetto di molto più ampio respiro, classificabile (prendendo in prestito il termine usato da Piattelli Palmarini) come “estetica evoluzionistica”, ovviamente adeguata all’ideologia che l’ha sequestrata, cioè il materialismo.

        Non solo la contingenza dell’uomo è vera, ma, poiché si cerca di raggiungere un ampio numero di persone, DEVE essere anche bella. Bisogna convincere l’uditorio che essere parte di un progetto non è qualcosa di cui andare fieri, bensì un’impedimento, una coercizione, qualcosa da cui “liberarsi”. Mi ricorda un atteggiamento tipico dell’età adolescenziale, ma anche di alcune correnti psicologiche. Ma la cosa che più di tutte mi colpisce, è che si accusino i credenti di scegliere la soluzione più facile, più comoda (finalismo), a volte persino straparlando di neurotrasmettitori e recettori, quando in realtà non è affatto così, mentre gli accusatori sbandierano la loro inebriante ed appagante “emancipazione” sostenendo che la loro scelta è “razionale” e non dettata o almeno indirizzata da fattori emotivi.

        • Daphnos, quello che tu descrivi molto bene con queste parole:
          Bisogna convincere l’uditorio che essere parte di un progetto non è qualcosa di cui andare fieri, bensì un’impedimento, una coercizione, qualcosa da cui “liberarsi”.
          E’, come dicevo in un recente articolo, solo la riproposizione di vecchie idee che una volta erano note come “Gnosi”.

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