QUASI QUASI MI CONVERTO (MA ANCHE NO). Storia di una (mancata) ri-conversione

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Di Michele Forastiere

 


Basta, mi sono stufato di persistere nel mio ostinato rifiuto del neo‑darwinismo.


Ormai ho capito che chi si oppone allo schema darwiniano dell’evoluzione è un incompetente dal punto di vista scientifico, anzi, non può che essere un cripto-creazionista – per quanto si sgoli a dichiararsi “ben lontano dalle posizioni creazioniste”. Diamine, le prove che l’evoluzione dipende solo dalle mutazioni casuali, dalla contingenza e da pochi meccanismi deterministici (tra cui la selezione naturale) sono talmente solide e inoppugnabili, che sarebbe davvero stupido continuare a nutrire l’illusione che dietro ci sia un residuo di mistero scientifico ancora da scoprire. Assurdo. Lo schema darwiniano (caso-contingenza-necessità) basta a spiegare ogni cosa.

 

È semplice, provate a seguirmi: l’uomo è un animale come tanti altri, siamo d’accordo? Questo è provato dal fatto che il suo DNA è vicinissimo a quello degli scimpanzé.

È vero che ancora non abbiamo ricostruito con certezza tutti i rami del cespuglio degli Ominini, ma questo è un dettaglio secondario. Sono sicuro che prima o poi reperiremo tutti i dati mancanti.

 

Anche gli innumerevoli passi intermedi tra gli Archeozoi e qualsiasi vivente moderno sono ormai chiari. Il “motore” dell’evoluzione sono le mutazioni casuali a livello di DNA, e la loro trasmissione lungo la linea filetica è determinata (almeno in parte) dalla selezione fenotipica. Il resto è, più o meno, contingenza. Cosa c’è di tanto difficile da accettare?

È vero che ancora non siamo riusciti a capire come abbiano fatto certe “invenzioni-chiave” nell’evoluzione degli animali – per esempio i meccanismi di visione avanzati – a comparire indipendentemente più volte in diversi gruppi animali. Caso o necessità? Quel che è certo, è che deve essere stata per forza coinvolta un bel po’ di contingenza. Ma questi sono dettagli secondari. Sono sicuro che prima o poi ne verremo a capo.

 

Andando poi indietro nel tempo, è facile capire che ci deve essere stato un primo antenato in comune a tutti gli attuali viventi (è talmente innegabile scientificamente che persino i cripto‑creazionisti lo ammettono). Questo antenato comune è a cavallo della linea di separazione tra “non-vita” e “vita”, perciò ha a che fare con l’“abiogenesi” (“nascita dalla non‑vita”). Ora, il classico esperimento di Miller (per non parlare delle recenti osservazioni sulle nubi interstellari, ricche di molecole organiche) ha dimostrato che la vita è praticamente destinata a nascere dalla materia inorganica!

È vero che ancora non siamo riusciti a capire quale sia stato il meccanismo primordiale di traduzione‑replica molecolare, ma questo è un dettaglio secondario. Sono sicuro che prima o poi ce la faremo.

 

I cripto-creazionisti, perciò, dovrebbero anche smettere di illudersi che l’uomo sia qualcosa di speciale nell’Universo (basta con questo antropocentrismo ossessivo!). Ormai sono tornato a credere che esista un numero enorme di pianeti abitati da tutte le possibili forme di vita (intelligenti e non). Chissà quante ne esistono, poi, di totalmente aliene rispetto al nostro concetto di “vita”!

È vero che ancora non appare chiaro in che misura la comparsa di esseri tecnologicamente avanzati dipenda dal caso, dalla contingenza e dalla necessità. In pratica non siamo in grado di stimare, con un buon grado di affidabilità, la distanza media tra due civiltà tecnologiche nei nostri dintorni galattici. Ma questo è un dettaglio secondario. Sono sicuro che prima o poi ci riusciremo, e potremo finalmente comunicare con gli extra-terrestri. Allora sì che diventerà ovvio quanto insignificanti siamo noi umani nel cosmo!

 

È tutto limpido ed evidente, no? Per la verità, un piccolo, trascurabilissimo nodo da sciogliere rimane. Riguarda il peso reciproco che hanno il caso, la contingenza e la necessità nel nitido schema che ho appena esposto. Insomma, se saltasse fuori che la comparsa della vita intelligente dipende poco dal caso, vorrebbe dire che le leggi naturali deterministiche hanno un ruolo preponderante nell’evoluzione biologica. Se, viceversa, si scoprisse che – dopo tutto – l’apparizione di una civiltà avanzata sulla scena galattica è un fatto assolutamente casuale e contingente, potremmo doverci rassegnare a essere per sempre soli nell’Universo. Devo dire che non mi piace né l’una, né l’altra possibilità: la prima mi sa troppo di creatore presciente; la seconda mi lascia con l’impressione che, stando così le cose, non si potranno mai verificare “sul campo” i meccanismi  neo‑darwiniani che presiedono alla comparsa di esseri intelligenti.

 

C’è poi un altro pensiero che mi infastidisce: è il fatto che, in entrambe queste situazioni – ma se è per questo, anche in tutte le sfumature intermedie – le “condizioni al contorno” date dalle leggi fisiche sembrano proprio quelle ideali per accogliere la vita (in almeno una forma, quella basata su acqua-carbonioente-ossigeno). So bene che questo discorso tira in ballo il famigerato argomento del “fine-tuning”, ma tant’è.

 

Tuttavia, io un’idea per venire fuori da questi inghippi ce l’ho: si tratta del Multiverso. Nell’infinità delle bolle-universo, eternamente emergenti dal Nulla, è possibile infatti trovare la spiegazione sia della contingenza, sia della necessità. Le leggi fisiche sembrano esattamente accordate per la vita come la conosciamo noi? Certo, ci siamo evoluti in uno degli infiniti universi che per caso hanno quel preciso insieme di costanti… è ovvio che possiamo fare quell’affermazione. La contingenza prevale, nell’evoluzione,  sulle leggi naturali? Certo, essendoci infinite possibilità di variazione in un Multiverso infinito… sono destinate a emergere infinite varietà di forme di vita intelligente.

È vero che ancora non esiste una teoria fisica completa che dia conto dell’esistenza di un Multiverso infinito, ed è altrettanto vero che non vi sono osservazioni scientifiche che ne lascino presagire la possibile esistenza. Del resto, non sembra nemmeno esistere – al momento – una speranza di verifica diretta, considerate le distanze ultra-astronomiche in gioco. Qualche detrattore, poi, crede di aver trovato delle falle logiche nel concetto stesso di Multiverso. Ma questi sono dettagli secondari. Sono sicuro che prima o poi ne verremo a capo, e potremo finalmente dire addio a ogni residua tentazione creazionista!

 

Aspettate un momento. Mi sono appena accorto di essermi espresso in termini fideistici, ad ogni passo della mia argomentazione precedente. Ho fatto continuamente ricorso al caso, alla contingenza, o a un’attesa fideistica di scoperte scientifiche di là da venire. Credo di aver raggiunto il massimo nell’ultimo punto, quando ho dichiarato una “pseudo-fede”, cieca e irrazionale, in un Ente infinito in senso immanente. No, questa non è scienza: questa è una scelta metafisica, valida – sul piano filosofico –  quanto quella di credere in un Dio creatore.

Penso che, dopotutto, non tornerò indietro. Continuerò ad avere fiducia nella scienza, e a pensare che il neo-darwinismo possa non essere, in fin dei conti, la teoria definitiva dell’evoluzione.

 

Michele Forastiere

michele.forastiere@gmail.com

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MICHELE FORASTIERE - michele.forastiere@gmail.com - Dopo la laurea in fisica, ha svolto per alcuni anni attività di ricerca nel campo dell’ottica integrata prima di intraprendere la carriera di insegnante. Attualmente è docente di matematica e fisica in un liceo scientifico. Ha pubblicato “Evoluzionismo e cosmologia. Ovvero: Cosa c’entra Darwin con la vita, l’Universo e tutto quanto?” (Cantagalli 2011).

15 commenti

  1. Complimenti, molto srtimolante!

    A tratti mi ricorda C.S. Lewis ma non si dia troppe arie 🙂

  2. Alessandro Giuliani on

    Grande Michele !!!!

    A proposito di CS Lewis questa è una bella parodia del ‘Mago Tecnocratico’ auspicato da Berlicche, quello che crede ai diavoli nella forma della scienza….

    • Michele Forastiere on

      Grazie Alessandro, il tuo apprezzamento mi rende felice. 🙂
      A proposito, bellissimo “Le lettere di Berlicche”! Uno dei libri più belli al mondo. Da consigliare caldamente a chi non lo avesse letto.

  3. Bel post, davvero.

    E’ un tema che avevo abbastanza chiaro: alla fine della fiera i neo-darwinisti attribuiscono al “fortunato caso” più o meno lo stesso numero di “miracoli” che un credente attribuisce al caro vecchio Padreterno.

    Con la differenza che, in tutta sincerità, chiamala pure presunzione, se vuoi, ma a me stanno molto più simpatici quelli che mi dicono che secondo loro io sono la creatura prediletta del Creatore dell’Universo, rispetto a quelli che dicono che sono il cugino in sedicesimi di un orango.

    Perdona il “low profile” del mio commento… 😉

  4. È vero che ancora non abbiamo ricostruito con certezza tutti i rami del cespuglio degli Ominini, ma questo è un dettaglio secondario. Sono sicuro che prima o poi reperiremo tutti i dati mancanti.

    Chestertoniamente parlando:
    “Tutto quello che sappiamo sull’Anello mancante è appunto che esso manca… e che non intende affatto essere trovato!” [Manalive – Uomovivo di G.K.C.]

  5. La parte divertente è che nessun neo-darwinista serio ragiona così. Quindi il simpatico articoletto sbaglia completamente l’obbiettivo. Spiace.

      • Puntata ‘strana’,non l’avevo vista mai..
        Comunque mi sembra una puntata incentrata piuttosto sul senso della vita legato all’evoluzione ,oltre a un’introduzione-reclame del libro la vita inaspettata di Pievani..
        Non ho quindi colto tanto il legame fra questa apparizione da <Augias con la vulgata neodarwinista,che è stata presente più volte da Augias,Wild,Quark,Discovery etc etc..
        Nella fattispecie Pievani coglieva le varie occasioni per premere sul suo "Caso" e Boncinelli sul suo "Errore"(che poi l'ha fatto arrivare a pubblicarne un'ode si potrebbe dire nel suo ultimo libro..).
        Cioè eran discorsi più sul filosofico-esistenziale,un po' se vogliamo da "il senso della vita" di Bonolis..però il tutto collegato all'evoluzione umana neodarwiniana.

        La cosa che comunque un po' sorprende è la facilità che ha un 'neodarwinista serio' come Boncinelli(si può definire un neo-darwinista serio no?)di accettare così di buon grado,così tranquillamente un tal apporto di caso ed errore in campo scientifico e riguardo allo studio di un fenomeno del genere..cioè di norma dovrebbe essere qualcosa che dovrebbe spingere a studiare a cercare a fondo se possa esistere qualcosa nascosto dietro a quello che sembra essere un caso.
        Si fosse ragionato sempre così il genere umano non avrebbe neanche la ruota ne saprebbe curare una ferita..
        Nel recente esempio ricordato da Enzo nell'intervista su lo sgamato.."se, giocando alla roulette, dovesse uscire troppo spesso lo stesso numero dovremmo cominciare a domandarci cosa sta succedendo. Ecco, direi che oggi chi sostiene il neodarwinismo è come chi osserva quella roulette e anziché domandarsi cosa sia veramente accaduto, continua invece a restare a bocca aperta per la meravigliosa serie di eventi improbabili che si sono verificati."

        Questo video credo sia una buona testimonianza di questo fatto,e Boncinelli e Pievani rappresentano due grandi esponenti del "caso-errore" miracoloso.

        Divertente anche verso la fine,quando un signore del pubbico chiede se allora sia giusto cercare di correggere curae gli errori con la genetica perchè potrebbero essere un primo passo di una futura evoluzione…
        Al di la che si potrebbe dire magari anche di un'estinzione..Boncinelli 'bonariamente' dice che adesso l'uomo sta bene come sta,gli errori gli son serviti ad arrivare a questa forma,che all'uomo piace e cerca di conservarsela al meglio(magari in futuro la migliorerà..ma da solo perchè ha vinto l'evoluzione,ha vinto la selezione etc etc..)e che però se prima gli errori fossero stati sempre bloccati non saremo che amebe o proprio nulla…

        Il punto è che come un po' affiorava ma si perde poi fra i discorsi è che di fatto questo meccanismo di errore-casualità più che portare dall'acqua al cielo porta sotto 4 metri di terra….
        Il fatto è che le mutazioni sono dannose,se neutre tendono ad andare al pericolodso e poi al dannoso..
        ancora si ripete che non si è visto quell'esempio di mutazione favorevole o di un processo evolutivo in cui si possa vedere un incremento d’informazioni nel genoma…

        Ma forse il pensiero neodarwinista si trova meglio se si leggono queste parole,dette in chiusura della conferenza ” Darwin si, Darwin no, Darwin" forse”:

        “l’evoluzione è un ormai un dato di fatto provato oltre ogni ragionevole dubbio e non più una teoria, per cui non vale
        nemmeno la pena discuterne”

        Che è una di quelle affermazioni apodittiche che in ambito scientifico dovrebbero far storcere il naso un po' a tutti…

        P.S.
        qui un piccolo similutare permette di fare un'idea:
        http://progettocosmo.altervista.org/rm.php
        si prenda per quel che è..

        • Michele Forastiere on

          Bellino il calcolatore di mutazioni! 🙂
          Comunque hai ragione, Leonetto: di esempi della “vulgata” darwinista ce ne sono a bizzeffe… questo è solo il primo che mi è venuto in mente, sia perché “La vita inaspettata” preme molto sull’aspetto del caso/contingenza, sia perché Pievani è innegabilmente un neo-darwinista serio e preparato. Oltretutto mi era rimasto impresso il “sottopancia” che passa a un certo punto, con l’affermazione: “L’uomo ha il 99% del DNA in comune con le scimmie”…
          Un caro saluto.

        • Michele Forastiere on

          Tra le altre cose, trovo interessante il fatto che Plantinga non demonizzi affatto l’evoluzionismo – anzi, egli è chiaramente a favore degli aspetti scientifici del neo-darwinismo. Sennonché, Plantinga mostra chiaramente che esso non è logicamente compatibile con il naturalismo; quindi, il neo-darwinista serio (lo scienziato serio) dovrebbe quanto meno prendere in considerazione la possibilità che si debba cercare una teoria scientifica migliore – se intende rimanere pienamente naturalista, come è suo diritto.

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