Il “Corriere”, Alessandra Arachi e le donne del terzo mondo

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Questo è davvero il futuro che le donne vogliono?

Non sono solito parlare delle persone, ma nel caso della giornalista Alessandara Arachi è diverso.

 

Per una curiosa coincidenza si dà il caso che con lei ho parlato molte volte in passato, quando frequentavamo lo stesso liceo.

 

Poi non ci siamo più incontrati, adesso lei fa parte dell’informazione ufficiale, il sottoscritto è invece sul ben più difficile versante della controinformazione.

 

Ieri 25 giugno sul sito UCCR è stato pubblicato un articolo intitolato Al summit Rio+20 vittoria contro lobby antinatalista sulla Conferenza di Rio, un articolo che ha affrontato quella che sarebbe dovuta essere la grande notizia di questi giorni, l’inaspettata e clamorosa affermazione della politica vaticana che con i suoi uomini ha messo a segno un piccolo capolavoro di diplomazia riuscendo a coordinare e a far convergere in un intervento decisivo le posizioni antimalthusiane del gruppo del G77 che comprende ben 131 stati (CSConferenza di Rio: qual è l’Asse del male?).

Nell’articolo su UCCR venivano riportati diversi interventi di soddisfazione per l’accaduto e uno che invece esprimeva disappunto:

Inviperita certa stampa, anche “Il Corriere della Sera” si è sfogato con un divertente articolo (leggere per credere) di Alessandra Arachi, che ha ricostruito in termini apocalittici il momento in cui ha preso la parola il segretario di Stato americano Hillary Clinton, affermando che “le donne devono avere il potere”(di uccidere i propri figli?).

Andando a leggere l’articolo indicato si può verificare che la posizione espressa dal Corriere della Sera nella persona della giornalista Alessandra Arachi è manifestamente favorevole alle politiche neomalthusiane:

A Rio+20 i delegati del Vaticano nei giorni scorsi erano riusciti a creare inconsuete alleanze con i Paesi più retrogradi dell’ Islam pur di far cancellare dal documento finale il paragrafo 244, quello che riconosceva i diritti riproduttivi delle donne. In senso lato. Con tanto di diritto di aborto. Di pianificazione familiare. Di contraccezione. Il segretario Clinton quel paragrafo non lo ha nominato. Non ha polemizzato con i veti del Vaticano o di chicchessia.

L’inviata del Corriere prende chiaramente una posizione che non può essere ritenuta un punto di vista personale, un grande organo d’informazione non permetterebbe mai che passasse la linea di un singolo giornalista in contrasto con quella della testata. La linea del principale quotidiano d’Italia è dunque pro “birth control” e apertamente in contrasto con la libera affermazione della volontà di 131 paesi del mondo che, per il semplice fatto di non lasciarsi dominare dalle politiche delle ONG e delle multinazionali che le finanziano, diventano paesi “retrogradi”. Ma non è detto che dall’interno dei lussuosi edifici che hanno ospitato il Summit di Rio, che nei discorsi dei rappresentanti delle ricche  ONG la volontà delle donne del terzo mondo sia veramente rappresentata.

Alessandra Arachi la ricordo studentessa di liceo, quattro anni più piccola di me, quando frequentavo l’università la vedevo in un gruppo di studenti che la Domenica mattina si incontravano riuniti dal preside, un coltissimo professore di filosofia, Mons. Antonio Nalesso. Il gusto del confronto e l’amore per la dialettica li imparai in quei momenti, non ricordo se con Arachi la pensavamo diversamente o no, i ricordi sono sfumati, ma probabilmente anche lei ha coltivato il gusto della polemica in quelle mattine.

Passati quegli anni non la rividi più, lei intraprese subito la carriera giornalistica e di scrittrice, io divenni insegnante  e, preso da altre cose, a scrivere ci arrivai diversi anni dopo.

Chissà cosa penserebbe vedendoci adesso il prof. Nalesso (che nel frattempo ci ha lasciato), una a fare informazione di tendenza sull’ammiraglia dell’informazione nazionale, inviata del Corriere al summit di Rio tra altre giornaliste provenienti da tutto il mondo e davanti a Hillary Clinton. L’altro a fare controinformazione su un piccolo blog, mentre svolge gli esami di maturità in un’aula infuocata sotto il sole estivo di Roma, in un caldo mitigato solo da due ventilatori a tiro incrociato sugli studenti.

Due realtà molto più distanti delle migliaia di chilometri che separano Roma da Rio, quasi universi paralleli, ma se fossimo ancora in uno di quegli incontri della Domenica mattina le direi:

“Alessà, ma sei proprio sicura di sapere quale futuro vogliono le donne dei paesi poveri”?

 

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

25 commenti

  1. Ogni incontro è un incrocio di destini, compresi quegli incontri apparentemente casuali o superficiali che si fanno al liceo. Anche se la storia non è sottoposta a una necessità deterministica ciò non significa che non abbia una sua logica e un suo ordine fisico, metafisico e anche “estetico”, ravvisabile però solo a posteriori. Ogni uomo a ben vedere potrebbe scrivere il proprio capitolo autobiografico di metafisica degli incontri. Due fotoni generati insieme sono legati in eterno fra loro anche se distanti, così accade -si può presumere- per ogni relazione fra enti e fra uomini che -ad esempio- hanno abitato la stessa contrada, frequentato la stessa scuola, ascoltato gli stessi insegnanti e dialogato in uno stesso discorso. La polarizzazione dei destini fra (ex) compagni di scuola, tale che dopo un lustro ci si può trovare su fronti ideali o reali simmetricamente opposti, è certamente una variabile nascosta di tale metafisica pionieristica.

  2. una polemica pretestuosa…
    il documento finale di Rio dichiara: “We emphasize the need for the provision of universal access to reproductive health, including
    family planning and sexual health and the integration of reproductive health in national strategies and programmes.”

    Perchè allora ci tengono tanto ad introdurre questi “reproductive rights”?

      • Ma non è finita.

        Nel punto 146 si legge:
        “We reaffirm our commitment to gender equality and to protect the rights of women, men and youth to have control over and decide freely and responsibly on matters related to their sexuality, including access to sexual and reproductive health, free from coercion, discrimination and violence. We will work actively to ensure that health systems provide the necessary information and health services addressing the sexual and reproductive health of women, including working
        towards universal access to safe, effective, affordable and acceptable modern methods of family planning, as this is essential for women’s health and advancing gender equality. ”

        Qual è la questione?
        Nel punto 244 qualcuno voleva aggiungere “reproductive rights” in un contesto in cui non c’entravano nulla.

        http://daccess-dds-ny.un.org/doc/UNDOC/GEN/N12/381/64/PDF/N1238164.pdf?OpenElement

  3. Matteo Dellanoce on

    Professore … la domanda è ma la Arachi “chi è” per stabilire cos vogliono le donne? La libertà personale è un bene che non ha padrone se non chi la esercita e questi ha il diritto di essere formato e informato al fine di meglio decidere.
    Questi del corrierone, come gli altri del repubblicone non sono altro che Egolatriche vogliono insegnare, senza argomentare, agli altri cosa è giusto e cosa no!
    Matteo Dellanoce

    • E’ più o meno quello che intendevo dire, ci sono delle minoranze che si sentono incaricate della missione di dire agli altri quello che dovrebbero desiderare.

      Ad un occhio esperto appare chiara la solita impostazione delle ‘elite illuminate’.

  4. Caro prof., la ringrazio per avermi indirizzato sul suo articolo.

    Le racconto cosa mi è successo ieri sera. Dopo aver postato il commento su UCCR, sono uscito di casa per partecipare a una serata del circolo di quartiere. Mentre rincasavo, mi saltò in testa il pensiero che, forse non avevo compreso bene il significato dell’articolo della Arachi; mi venne il dubbio che in realtà tutta quell’ironia, quell’enfasi, quella sorta di schizofrenia letteraria con la quale cambiava argomento ad ogni segno di punteggiatura (la Clinton, il Vaticano, i chioschetti del padiglione, poi di nuovo la Clinton, il Vaticano… se avesse coniugato tutti i verbi all’infinito qualcuno avrebbe potuto spacciare l’articolo per un pezzo originale di Filippo Tommaso Marinetti), fossero funzionali a deridere la Clinton, non ad esaltarla… insomma, credevo di aver preso un granchio.

    Ma ora ho la conferma di ciò che pensavo fin dall’inizio. La Arachi, a quello che ha scritto, ci crede davvero. E magari crede anche di aver usato uno stile giornalistico fresco, innovativo, aggressivo e illuminante…

    E io che credevo che queste persone riuscissero a trovare spazio solo nel gruppo Repubblica-Espresso che, a differenza del Corriere, accetta di fornire vitto e alloggio a tutte quelle persone che, anche se prive di adeguate capacità, scrivono le cose “giuste”… credevo che il Corriere, anche se schierato abbastanza apertamente in favore delle istanze politically correct, annoverasse tra i suoi collaboratori giornalisti in grado di eseguire analisi un po’ più profonde… Che tristezza!

  5. Una cosa sui cosiddetti ‘Paesi più retrogradi dell’ Islam’ che in questo caso sarebbero la Siria e l’Egitto.
    Peccato che proprio in termini di diritti delle donne l’Egitto è “one of the more liberal countries in terms of women’s rights” e la Siria è un paese “where women have made notable improvements in terms of educational and employment opportunities”
    http://www.freedomhouse.org/sites/default/files/270.pdf
    Questi paesi retrogradi hanno la parità uomo donna nella costituzione; la Siria ha avuto anche ministri donne…
    Io attendo i frutti della ‘primavera araba’ quando nella costituzione metteranno la sharia per vedere quanto allora le donne saranno contente.

    • Come darti torto?

      Ma ancora: cosa avrà promesso il Vaticano alla Russia per ottenere il suo appoggio? Una mancata scomunica o condanna al rogo? Una parte del tesoro dei templari? L’insegnamento a Putin di qualche trucco per controllare la mente dei suoi elettori? Chissà…

  6. Alessandro Giuliani on

    La Russia…già la Russia, che incantevole e cruciale crocevia del mondo, il massimo del Bene ed il massimo del Male non solo in diverse epoche storiche ma anche contemporaneamente HeartLand veramente, l’unica e sola grande speranza di rinascita…bè tutto questo mi fa venir voglia di condividere con tutti voi un ‘retroscena dells storia’ che mi fu raccontato da B , un ricercatore molto simpatico dell’Istituto, ormai in pensione. Mantengo solo le iniziali dei protagonisti in quanto mi dissero tutto in confidenza ma ci fa comprendere come il bene agisca nei modi più inaspettati.
    Allora l’azione inizia nel 1969, epoca di grandi rivolte e turbolenze anche all’ISS (Istituto Superiore di Sanità dove lavoro), il dr. B era allora un giovane ricercatore molto impegnato in politica e gran fomentatore di assemblee e manifestazioni (..anche persona molto leale, simpatica, buona e ottimo scienziato è doveroso aggiungere)il suo capo, il dr. T era quanto di più diverso si possa immaginare: cattolico tradizionalista, democristiano di destra, molto autoritario ma anche lui persona buona e leale, bene un giorno T fa a B ‘Caro dr. B lei deve sapere che le cose sono spesso molto diverse da come sembrano, venga stasera a cena a casa mia e vedrà quacosa di molto istruttivo’. Bene, verso le 20 B si presenta a casa di T e quale la sua meraviglia nel vedere che con loro a cena c’è anche l’ambasciatore dell’ URSS e che T espone in salotto un riconoscimeto del govermo sovietico ‘Per i grandi servigi resi al Paese dei Soviet’, l’ambasciatore e T sono grandi amici e ridono e scambiano battute di cuore per tutta la cena….cosa era accaduto ?
    Era semplicemente accaduto che l’ISS nel 1946 era il laboratorio nel mondo più avanzato nella produzione di penicillina, il centro di chimica microbiologica dell’ISS era infatti diretto da Boris Chain, il chimico premio Nobel che, insieme a Florey (anche lui spesso all’ISS) aveva trovato il modo di produrre la penicillina dopo la scoperta di Fleming (anche lui di casa a Viale Regina Elena) e T era allora un giovane chimico addetto al fermentatore della penicillina. nel 1946 la guerra fredda era già iniziata e gli USA e l’Inghilterra avevano vietato l’esportazione dell’antibiotico in Unione Sovietica in quanto ‘segreto militare’ (sic) ma ecco che inaspettatamente i ceppi di Penicillium dell’Istituto appaiono a Mosca e la Russia riece a produrre penicillina 8cos’ salvando migliaia e migliaia di vite nel terribile dopoguerra russo con una popolazione stanca e affamata).
    Si grida allo scandalo e al tradimento ma ormai è fatta..era successo che T aveva trafugato i ceppi e, grazie alla diplomazia Vaticana, li aveva fatti arrivare in URSS per scopi umanitari, da qui l’imperitura gratitudine della Russia che ebbe poi una contropartita importante in termini di allegerimento delle condizioni dei cristiani di quelle parti….In qualche modo poi la NATO all’ISS gliela fece pagare (chi fosse interessato alla storia può leggerla nel bel libro ‘Il Miracolo scippato’ edito da Donzelli) ma questa è un’altra storia molto più triste e banale….

    • Alessandro la storia che racconti è una di quelle pagine che dovrebbero essere divulgate.
      Va aggiunto che la Russia di oggi non è paragonabile all’URSS, e che il suo tornaconto è già nella possibilità di ostacolare in ogni modo il blocco egemone che sta dettando i programmi della mondializzazione.

    • Caro prof., tutto bellissimo tutto molto per cosi’ dire “toccante”, ma…
      A parti invertite, cosa sarebbe successo?
      I Russi (o i sovietici) ci avrebbero passato la pennicillina?

      So che per il terremoto di Messina del 1908 la prima nave a prestare soccorso fu una nave russa, ma questo accadde appunto nel 1908.
      In piena guerra fredda, cosa sarebbe successo?

      P.S.: qualche anticipazione sul come la NATO la fece pagare all’ISS?

      • alessandro giuliani on

        Difficile dire cosa sarebbe successo : ovviamente il Vaticano seguie dei principi molto differenti dei principi che seguiva l’URSS e quindi possiamo immaginare qualcosa di molto molto diverso.
        però è vero che la fine del mondo per olocausto nucleare dovuto alla partenza accidentale di testate atomiche è stato evitato più di una volta dal sacrificio di anonimi marinai sovietici…le persone fanno la differenza.
        Bè il direttore e padre padrone dell’Istituto Domenico Marotta fu messo in mezzo per una falsa accusa di malversazione attaccato da tutta la stampa dall’Unità al Borghese passando per L’Espresso e il fermentatore che produceva anibiotici migliori e a prezzi bassissimi rispetto all’industria privata dismesso…..

        • Direi che si tratta di una vicenda che insegna molto su come vadano le cose.

          E anche su quanto sia attendibile quello che viene riportato sull’intera stampa, “dall’Unità al Borghese”.

  7. Alessandro Giuliani on

    Infatti, e quindi (almeno per ora) dovremmo tifare Russia, io intanto ho consigliato a mia figlia Flaminia di studiare Russo all’Università, cosa che lei sta facendo con soddisfazione e profitto.

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